Capitolo 9




La notte precedente trascorsa a parlare del più e del meno aveva concesso a René di distrarsi dall'imminente disastro.

Lei e Nathaniel avevano dormito sulla torre, all'aria aperta per tutto il giorno. Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che la rugiada e il cinguettare infernale dei passeri non l'avessero svegliata, eppure era già calato il sole quando aveva riaperto gli occhi.

La pelle era bollente a causa dei raggi solari che aveva assorbito, ma chiaramente la sua natura da lupa le impediva di scottarsi.

Per un attimo si preoccupò della salute del suo compagno che ancora giaceva di fianco a lei. Non ricordava di avergli preso la mano durante il sonno eppure al suo risveglio si ritrovò con le dita intrecciate a quelle di lui.

Arrossì violentemente e cercò di separarsi dal vampiro il più delicatamente possibile, la mano era l'unica parte del suo corpo ad aver mantenuto una temperatura tiepida. La pelle congelata del suo compagno era in contrasto con la sua bollente e il tutto generava un piacevole calore nel punto dove le loro mani si congiungevano.

René continuò ad allontanarsi ma alla fine i suoi piani fallirono e il principe si svegliò.

Lui sorrise gentilmente alla lupa e si mise a sedere. Si stiracchiò accusando una piccola fitta alla schiena per colpa della posizione scomoda, un dolore che passo nel giro di pochi secondi.

Notando il fatto che fosse sera si rattristò leggermente,non avrebbe potuto trascorrere un'altra giornata a vagabondare per le strade deserte della sua città. Sospirò e cercò di non pensarci.

Una volta essersi svegliati del tutto i due rientrarono, fecero colazione e dopo si separarono per un paio d'ore.

Nathaniel andò ad allenarsi, mentre René andò in esplorazione delle stanze del castello che ancora non conosceva per poi trascorrere un po' di tempo parlando con Stephan. Pranzarono separatamente e qualche ora prima di cena, Nathaniel e René si ricongiunsero in biblioteca dove passarono diverse ore a leggere in silenzio.

La cena era programmata per le quattro e, verso le tre e mezza, René si alzò dalla comoda poltrona. Appoggiò il libro che stava leggendo sul primo tavolino disponibile e si affacciò alla finestra della biblioteca sotto lo sguardo indagatore di Nathaniel.

La lupa guardò fuori, dovette attendere qualche secondo prima che i suoi occhi si abituassero al buio della notte.

La vetrata dava direttamente sulla via d'accesso al palazzo, per il momento ancora deserta. Non vi erano lampioni in Questo Mondo, solamente delle torce rudimentali appese agli alberi coperte da una cappa di vetro per sicurezza.

La luce fievole delle lanterne illuminava la strada tetramente. Nessun animale sembrava essere nei paraggi, probabilmente erano tutti terrorizzati dalle fiamme. L'aria fredda scuoteva i rami ma René non poteva sentirla, un po' le dispiacque.

Nathaniel la raggiunse e rimase in piedi dietro di lei, senza toccarla e senza parlarle, guardando solo nella sua stessa direzione.

"Pensi che saranno felici di rivedermi?" Chiese René a cuore aperto, pur già sapendo la risposta.

Nathaniel fece un sorrisetto nato grazie alla tenerezza che la sua compagna gli suscitava e si avvicinò ulteriormente a lei.

"Di sicuro non con questo addosso."

Detto ciò allungò una mano verso il collo della lupa e con una presa rapida slacciò il choker borchiato che la bloccava in una stretta possessiva.

L'oggetto  ricadde a terra silenziosamente, senza che nessuno si prendesse la briga di recuperarlo. René si voltò finalmente verso di lui con uno sguardo confuso.

"Pensavo che avrei dovuto tenerlo per sempre." Lo rimbeccò.

Nathaniel estrasse dalla tasca un piccolo cofanetto. Con un sorriso suadente lo aprì e ne estrasse una collana d'oro puro con un ciondolo a forma di spicchio di luna. Era talmente brillante che nemmeno la notte poteva nasconderlo, quella luna brillava negli occhi di René.

Il principe fece girare la lupa e ci pensò lui a fargliela indossare, come nei migliori film d'amore.

René si sentì invadere da un senso di sicurezza e protezione che non si aspettava, aveva ancora un segno rosso causato dal choker al quale però non diede alcun peso.

"Consideralo come una specie di collare." Gli disse Nathaniel, non volendo rendere la scena più sdolcinata di quanto già non fosse.

"Sembra molto più elegante di un collare."

"Sarai comunque la mia bestiolina obbediente."

"Non lo sono mai stata."

Nathaniel rise. Ormai non sapendo nemmeno lui che fine avrebbe fatto la loro relazione.

L'unica cosa alla quale pensava era che René forse non sarebbe mai stata la sua compagna. Lo vedeva chiaramente negli occhi lei.

Da quando l'aveva vista la prima volta oltre alla sua particolare camminata, aveva notato quanto i suoi occhi fossero vuoti, e di conseguenza anche il suo spirito. Le mancava qualcosa, qualcosa che forse nemmeno lui sarebbe mai stato in grado di colmare.

Tuttavia, c'è da aggiungere che forse nemmeno lui avrebbe mai voluto lei come compagna, forse mai si sarebbe innamorato di lei e si chiese se fosse giusto così.

Sapeva di non sentire quell'affetto che contraddistingue l'amore, non era attratto da lei dal punto di vista sessuale ma per ora le voleva bene. Lei non gli aveva chiesto di volergliene ma era stato inevitabile.

Lei con quell'assurda camminata, con quel modo di fare scontroso, con la sua tipica acidità e con il suo essere incontrollabile. Forse l'aveva scalfito in qualche modo, ma forse era anche colpa del suo sangue.

Dopo aver allacciato sul gancio più stretto la collana, Nathaniel alzò lo sguardo anche lui verso la strada, la quale non era più vuota.

Dove gli alberi lasciavano lo spazio necessario per vedere il sentiero, si trovavano tre figure troneggianti, due giovani lupi e un adulto.

L'adulto stava davanti, dirigendo il piccolo gruppo. Doveva essere alto almeno un metro e ottanta e nonostante avesse l'aspetto di un uomo di mezza età, il suo corpo non suggeriva neanche per un secondo che sottovalutarlo sarebbe potuta essere una mossa saggia.

Muscoli guizzanti sembravano voler distruggere l'abito da cerimonia che indossava, un normalissimo e banale smoking grigio/argento che sembrava già essere stato usato troppe volte. Mascella definita delicatamente cosparsa da una peluria chiara e uno sguardo di ghiaccio, tagliente come una lama.

I ragazzi dietro di lui sembravano avere la stessa età. Uno era un ragazzo biondo con gli stessi occhi del padre, alto poco più di lui con un fisico leggermente più asciutto ma pur sempre muscoloso, come ce lo si aspetta da un lupo di tutto rispetto (per quanto delle bestie selvagge potessero essere rispettate).

Al suo fianco una ragazza alta e snella, molto leggiadra per essere una lupa. Capelli lunghi, lisci e biondi. Occhi grandi e curiosi che sembravano voler catturare ogni dettaglio di quella parte di bosco che non avevano mai visto. Mentre suo padre e suo fratello avanzavano con decisione e orgoglio, lei sembrava persa nel suo mondo e per nulla intimidita dal fatto di trovarsi in territorio nemico.

"La tua famiglia?"

René ebbe un brivido al suono di quella parola. Ricordava ancora il volto del capobranco nel suo sogno, enorme e minaccioso che l'avrebbe mangiata in un sol boccone.

Ritrovarselo in carne ed ossa proprio davanti a lei faceva meno paura, ma aveva imparato da molto tempo a non sottovalutare quell'uomo.

"Così credevo." Rispose.

"Come?"

"Niente, andiamo."

Con cattiveria la lupa tirò le tende in modo da nascondere la vetrata. Si voltò ed iniziò ad incamminarsi fuori dalla biblioteca, decisa a raggiungere a testa alta la sala da pranzo. Nathaniel le fu subito accanto e la prese sottobraccio lasciando lei di nuovo confusa.

"Sto iniziando a credere che avrei dovuto regalarti un bastone invece che una collana."

"Non ho bisogno del tuo aiuto per camminare."

"Lo so, ma voglio comunque accompagnarti nella sala come un bravo compagno innamorato."

"Noi non siamo innamorati."

"Possiamo pur sempre fingere per salvare le apparenze."

René non aveva mai sentito la necessità di preoccuparsi della sua apparenza, ma quasi si sentì onorata di aver finalmente l'opportunità di farlo. Accettò la presa del principe e riprese a camminare con ancora più barcollante decisione.

Arrivati in sala furono accolti solamente da Stephan, che li salutò con un cenno della mano come un bambino innocente. Ancora pochi minuti e avrebbe dovuto indossare la sua maschera da capo clan duro e indecifrabile.

"Avanti sedetevi al mio fianco, Nathaniel tu alla mia destra e Renè alla mia sinistra."

Il re sembrava stranamente euforico e emozionato. René si era ormai abituata alle sue stranezze, ma comunque non riusciva a comprendere tutto quell'entusiasmo nell'incontrare l'alpha di un branco che alla fine era sempre stato una spina nel fianco.

"Padre, a cosa è dovuta tutta questa emozione?"

Stephan non rispose, si limitò solamente a lanciare una rapida occhiata a René dopo che questa si fosse seduta. La principessa si sentì come travolta da innumerevoli spilli acuminati.

Aveva avuto la sensazione che il capo clan l'avesse appena scrutata nel profondo, come se avesse appena visto i suoi segreti più oscuri e indicibili. Come se già l'avesse smascherata solo guardandola, e forse anche da molto più tempo di quanto le sarebbe piaciuto ammettere.

Non disse una parola, si limitò a riportare lo sguardo di fronte a sé e, dopo aver sfoggiato un sorriso maligno che sperò nessuno notasse, indossò finalmente la sua maschera.

L'immenso portone che conduceva alla sala da pranzo si spalancò e i tre licantropi fecero il loro ingresso, seguiti subito dopo dalle guardie di palazzo.

Ascanio Lyall non sembrava invecchiato di un giorno, pur essendo che i lupi non erano affetti da immortalità.

Aveva uno sguardo forte, deciso, come se fosse stato pronto a divorarsi tutto il clan Malkavian in una volta.

Il primo sguardo lo rivolse al capo clan, Stephan, che gli sorrise con eleganza ma pure lui sembrava pronto a saltargli al collo se necessario.

Spostò subito dopo lo sguardo alla sua destra e per la prima volta vide il principe dei vampiri, Nathaniel, che lo guardava con sufficienza.

Dannato vanitoso moccioso vampiro.

Infine spostò lo sguardo alla sua sinistra e non appena vide chi c'era rimase impietrito.

René godendosi l'espressione pietrificata di suo padre non poté far a meno di sorridere malvagiamente.

Aveva avuto paura fino a quel momento, ma quell'emozione aveva lasciato totalmente lo spazio al suo desiderio di vendetta, all'intento omicida, alla voglia di sangue.

Si alzò in piedi e si diresse da suo padre, avvicinandosi sentiva chiaramente il cuore di lui battere all'impazzata nonostante fosse ancora completamente immobilizzato.

"Salve padre."

Dopo il saluto lo abbracciò teneramente, sentì così ogni muscolo del corpo dell'uomo irrigidirsi ulteriormente.

Aprendo gli occhi notò alle sue spalle anche i due fratelli, sconvolti e presi dal panico quasi quanto il padre. Tentavano in ogni modo di mantenere un'espressione impassibile, per non destare sospetti dinanzi ai vampiri.

René si trattenne dal ridere. Non ci stava riuscendo affatto.

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