Capitolo 5
I licantropi non potevano provare freddo, erano animali a sangue caldo e il loro corpo era quasi costantemente in uno stato di adrenalina che impediva loro di essere disturbati dal tempo.
René non aveva mai provato il gelo dell'inverno, nemmeno il glaciale vento delle montagne dell'Est aveva mai scalfito la sua pelle bollente.
Tuttavia, il freddo in quel momento le stava facendo battere i denti incontrollatamente.
Era nuda. E la sua pelle non era mai stata così pallida.
Era circondata da una fitta nebbia che non le permetteva di vedere nulla, nemmeno con la sua vista anormalmente sviluppata.
Si guardava intorno nella vana speranza di capirci qualcosa, capire dove potesse trovarsi e come fosse arrivata in quel luogo gelido all'apparenza vuoto.
Il freddo stava iniziando ad occupare il fulcro dei suoi pensieri, non poteva concentrarsi su altro, persino respirare stava iniziando a farle male.
Poi finalmente sentì qualcosa di caldo, sembrava un miraggio, una piccola speranza di sopravvivenza e ci si attaccò con tutte le sue forze.
Portò le mani alla base del collo e sentì subito quel calore che tanto aveva bramato.
Ma era così poco.
Lasciò che gli artigli le si allungassero e prese a graffiare per procurarsi ancora più calore. Le mani finalmente si erano riscaldate, ma erano anche state ricoperte da una sostanza viscosa e appiccicaticcia dal forte odore di ferro arrugginito.
René sentì il calore colare lungo le clavicole e dividersi in due rivoli. Quello più abbondante scese lungo il seno, la pancia e raggiunse le ginocchia, l'altro corse più velocemente lungo il braccio e cominciò a colare dagli artigli.
La lupa si allarmò, non poteva permettersi di sprecare neanche una goccia di quel nuovo tepore. Abbassò lo sguardo sui suoi artigli neri, pronta a portare il calore in altre parti del corpo.
Ma si bloccò.
Il calore era di un colore rosso vivido e continuava a colare ininterrottamente, probabilmente ce ne sarebbe sempre stato abbastanza per scaldarle l'intero corpo tremante.
La mente di René era talmente offuscata dal freddo che non si era nemmeno resa conto che quel liquido caldo era il suo sangue, e che sarebbe stato pericoloso dissanguarsi al punto di ricoprirsi l'intero corpo del liquido amniotico.
Rimase incantata dall'abbondanza di calore, ma presto entrò nuovamente in panico quando vide alcune gocce abbandonare il suo corpo per confondersi con la nebbia.
Il suo sangue si trasformò in piccole nuvolette rossastre che iniziarono ad espandersi tutto intorno a lei. Nel giro di pochi secondi la nebbia non era più bianca ma di un colore rosso che diventava man mano sempre più scuro.
La nebbia i avvicinava sempre di più al colore nero e davanti a quello spettacolo, René smise di pensare al congelamento imminente.
Davanti a lei la nebbia iniziò a muoversi autonomamente e si posizionò quasi allo scopo di raffigurare qualcosa di particolare e immenso.
Solo due punti precisi della nebbia erano rimasti coloro rosso sangue, tutto il resto era ormai nero.
Quei due punti concentrici presero il posto degli occhi della figura che andava formandosi.
Era un viso enorme e terrificante del quale si vedevano solo le ombre e stava guardando René con aria di profonda delusione e disprezzo.
La nebbia in breve tempo andò a delineare i più piccoli particolari di quel volto che sembrava appartenere a un uomo di mezza età. Man mano che ogni più piccola ruga andava al suo posto, il cuore di René aumentava il battito.
Il freddo e il dolore al collo erano ormai un lontano ricordo, l'unica cosa che poteva fare era pregare che quel volto avesse pietà di lei.
Cominciò a piangere.
Quello era il volto di Ascanio Lyall.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che il capobranco le aveva rivolto uno sguardo così crudele e desolante. Nonostante la distanza, tutta l'autorità dell'Alpha aveva un potere mostruoso sulla principessa, persino in forma di nebbia.
I denti neri e aguzzi iniziarono a fuoriuscire da quella che avrebbe dovuto essere la bocca. Il capobranco spalancò le fauci dando a René la visione della sua gola di fuoco che presto l'avrebbe divorata.
La bocca di quella figura mostruosa si spalancò a dismisura e quelle che sembravano lingue di fuoco color sangue iniziarono a bruciare sulla pelle si René, Le zanne iniziarono a chiudersi intorno a lei.
Dopo che se ne rese conto René inizio a urlare nel pianto cercando aiuto, ma nessuno la sentì. Poté solo lasciarsi ingoiare.
"Oh per l'amor del demonio fermati!"
Ad aver urlato con quella voce profonda e graffiante fu Stephan Malkavian, capo del clan Malkavian.
Sentirlo urlare era estremamente raro, specie di fronte a una grande folla come quella. Tuttavia non poté farne a meno quando davanti a sé si ritrovò la visione del suo unico figlio tentare di uccidere l'ormai principessa-lupa del clan.
Nathaniel quasi non lo sentì, non badò nemmeno alle piccole mani congelate di alcune donne vampiro che tentarono di separarlo dal corpo di René, ormai priva di sensi da diverso tempo.
Mia, mia, è mia!
Non sopportava quelle mani e quelle voci che insistentemente tentavano di separarlo dal corpo di ciò che ormai era di sua proprietà.
Mia, è mia!
Aveva perso il lume della ragione.
Le mani dalle dita ossute e allungate afferravano in maniera possessiva il petto della principessa, ormai il vestito di lei era completamente rovinato dall'eccessivo sangue che continuava a scorrere.
Nathaniel continuava a succhiare voracemente quel liquido divino quasi senza riprendere fiato.
Non ne aveva abbastanza, mai era abbastanza.
Quel sangue era suo, gli apparteneva e nessuno poteva permettersi di dirgli quando fermarsi, nemmeno suo padre.
Fu sufficiente un piccolo, microscopico dettaglio a farlo ragionare.
La mano che possessivamente premeva contro il seno sinistro di René smise di muoversi. Ciò significava che la lupa aveva smesso di respirare.
Un licantropo, un essere vivente, non poteva permettersi di smettere di respirare.
Preso dal panico Nathaniel smise di succhiare il sangue e riempì i canini di veleno vampiresco che con forse troppa foga iniziò a far scorrere nel corpo di René. Le vene di lei presero a colorirsi di un intenso blu scuro, segno che la tossina stava iniziando a scorrere.
Non farà in tempo.
Il principe trovò la forza di staccarsi dal collo di René per dirigersi verso le sue labbra, ritrasse i canini e tappandole il naso iniziò a praticare la respirazione bocca a bocca.
Tutti i presenti rimasero interdetti di fronte a quella scena surreale.
Nessun vampiro aveva mai salvato la vita a nessuno prima d'ora.
Per loro la mortalità era irrilevante, i viventi prima o poi muoiono quindi dal punto di vista di un essere eterno l'arrivo della morte, se prima o dopo, non faceva alcuna differenza.
Tutti parvero rendersi conto solo in quel momento di quanto quella situazione fosse grave. Ormai la perdita della principessa-lupa rappresentava anche la perdita del principe Nathaniel a tempo debito, in quanto unico erede non potevano permetterselo.
La folla assistette alla scena con aria preoccupata, anche un vampiro con un'espressione diversa dall'indifferenza o dalla malizia era cosa rara da vedere.
Nathaniel prese a praticare il massaggio cardiaco ma nulla, né i polmoni, né il cuore avevano ripreso a lavorare.
Non può morire, come farò a cibarmi se lei muore!
Il simbolo della pace tra il branco dei Lyall e il clan dei Malkavian stava davvero scomparendo?
Non era ancora arrivato il momento.
Il battito non partì, nemmeno il petto riprese ad abbassarsi e a rialzarsi con regolarità come faceva prima. La pelle della lupa era congelata a contatto con i freddi polpastrelli del vampiro, ma gli occhi di lei si erano aperti e richiusi già un paio di volte.
In quei piccoli movimenti, delicati minuscoli cristalli erano stati rilasciati dalle lunghe e fredde ciglia della principessa, che prese a guardarsi intorno con le pupille tremolanti.
Alla fine si focalizzò sul volto del principe che con preoccupazione la guardava negli occhi a pochi centimetri di distanza dal suo viso. I suoi occhi erano ancora del colore delle tenebre più buie e come se non bastasse per farle venire un colpo, la sua bocca era cosparsa di sangue.
Il mio sangue.
Le sembrava assurdo quanto fosse diverso rispetto a quello che aveva visto nel sogno, a confronto, quello della sua illusione sembrava acqua sporca.
Neanche lontanamente si poteva paragonare a quel rosso intenso e corposo che decorava in maniera invitante le labbra del suo nuovo compagno.
La mente di René divenne sempre più lucida, finalmente riuscì a concentrarsi ma il suo corpo ancora non riusciva a muoversi bene.
"Ciao" Sussurrò con voce gracchiante, la gola era così secca da far sembrare che non avesse bevuto per giorni.
"Ciao." Rispose con lo stesso tono di voce Nathaniel.
Un saluto che era un incrocio tra il preoccupato e l'imbarazzato.
Il vampiro non riusciva nemmeno a ricordare l'ultima volta che aveva perso il controllo in quel modo, forse era successo una sola volta durante una battuta di caccia in adolescenza.
Era vergognoso che alla sua età potesse essersi perso così nei suoi piaceri, il desiderio l'aveva sopraffatto e ciò che era peggio, l'aveva fatto di fronte a tutto il clan e a suo padre.
Il principe aiutò René ad alzarsi cingendola per un fianco delicatamente. Lei accettò controvoglia l'aiuto, cominciando a percepire le gambe riprendere a muoversi normalmente, almeno, nel modo che lei considerava normale per sé stessa.
"Oh cara, meno male che state bene. Tenga."
Il capo clan si era avvicinato alla coppia con un panno bagnato che lasciò nelle mani di René, in modo che potesse pulire il disastro di sangue che era il suo collo.
Con un autocontrollo invidiabile Stephan esaminò le ferite avvicinandosi esageratamente a René che rimase interdetta quando cominciò a sentire le mani del suo re avvicinarsi.
Tuttavia non la toccarono mai.
Nathaniel si era nuovamente mosso con una velocità sorprendente, aveva afferrato il polso di suo padre bloccandoglielo a mezz'aria, utilizzando una forza che fungeva più da avvertimento che da attacco.
Sorpreso e indignato da quel gesto irrispettoso, il capo clan fulminò il figlio con lo sguardo per poi mutare la sua espressione in un sorrisetto divertito una volta capito quel gesto.
Il legame rendeva entrambi i compagni possessivi ma era comunque strano un atteggiamento del genere, specie nei confronti di un padre.
"Incredibile." Commento Stephan tornando a guardare il collo di René. "che sia questo il potere di un Alpha purosangue? Le ferite del morso sono già guarite nel giro di pochi minuti, ma che dico minuti? Secondi! Lasciando spazio ai consueti nei."
Il morso di un vampiro, una volta abbandonato la presa sul collo della vittima, tramutava nel giro di quindici minuti in una costellazione di nei, lì dove i denti avevano lasciato i fori e gli eventuali graffi.
Si trattava di una delle tante tecniche di caccia grazie alla quale i vampiri riuscivano a nascondere la loro intera esistenza agli occhi umani dell'altro mondo.
Nonostante inizialmente fosse una strategia azionabile a comando, divenne talmente tanto di quotidianità nella caccia che ormai i vampiri non riuscivano più a evitare di utilizzarla. Nemmeno quando non ce n'era alcun bisogno.
"Presto questo potere rigenerativo scorrerà anche in te figliolo! Uh, non riesci nemmeno ad immaginare quanto io sia elettrizzato per te."
Il re Stephan Malkavian era noto per le sue stramberie e la sua singolare personalità iperattiva, per nulla comune per un vampiro, specialmente del suo rango.
"Che si dia inizio alle danze!" Dichiarò infine.
Tutti i presenti finalmente distolsero l'attenzione dalla nuova coppia e diedero inizio ai festeggiamenti, chiaramente nella maniera pacata ed elegante che ci si aspetta da una vanitosa specie qual'erano i vampiri.
"Mi è data la possibilità di cambiarmi d'abito?"
Chiese infastidita René che ormai si era ripresa del tutto. Il sangue aveva preso a seccarsi e ora tutto il vestito le dava una sensazione disgustosa di appiccicume.
"E privarmi della vista materiale del mio possesso su di te?"
Chiese Nathaniel afferrando le mani della lupa e portandosele sulle spalle, sotto lo sguardo sconvolto di lei.
"Mai."
Il vampiro cinse i fianchi di René e fece un passo, subito dopo ne fece un altro e velocemente i due presero a ballare un lento sotto le note di Beethoven che aveva continuato a suonare per tutto il tempo.
I due compagni si guardavano negli occhi nel mentre che volteggiavano sul piedistallo, calpestando con delicatezza l'enorme macchia lasciata dal sangue di René che ricopriva quasi interamente il velluto bianco.
René non rispose alla provocazione del vampiro, per quanto l'odiasse sapeva che ormai lei e Nathaniel si appartenevano a vicenda, dopotutto faceva parte del suo piano fin dall'inizio.
I due compirono i loro passi guidati solo dall'istinto, con serietà, isolandosi completamente, tutto intorno scomparve ma i due continuarono a ballare al di sopra di chiunque.
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