Capitolo 3
Le serve giunsero e non si preoccuparono minimamente di presentarsi. Spogliarono e lavarono René velocemente ma ben attente a non ferirla, nonostante sembrassero tenerci ad essere rudi mentre strofinavano la sua pelle con lozioni e oli profumati.
Erano in tre, una più cadaverica dell'altra. I banali capelli scuri le rendevano così simili l'una all'altra che René non si preoccupò in alcun modo di imparare a distinguerle. Ogni volta che le si avvicinavano si strofinavano il naso con eleganza, come a tentare di nascondere il loro fastidio verso l'odore di lupo che la principessa emanava, e che doveva essere particolarmente forte per loro.
René fece finta di non notarle anche se era alquanto infastidita. Si lasciò truccare e vestire.
Alla fine fu molto soddisfatta dal risultato. Anzi, doveva ammettere che da quando aveva ricordo non era mai stata così bella.
Prima che se ne andassero René si preoccupò di ringraziare le vampire che l'avevano vestita.
"Grazie." Disse a bassa voce, quasi con paura di sembrare ridicola.
Le vampire fermarono la loro avanzata verso l'uscita e si voltarono verso la principessa. La guardarono visibilmente stupite ma poi le fecero solo un veloce cenno del capo per ringraziare a loro volta e sparirono tra i corridoi.
René ricordò che Nathaniel le aveva detto che le serve del castello erano vampiri di rango inferiore alla norma, quindi probabilmente non erano abituate a ricevere ringraziamenti o in generale ad essere trattate con decenza. Sentendosi leggermente in colpa abbassò lo sguardo provando l'improvviso desiderio di fare amicizia con loro.
Si voltò di nuovo verso lo specchio per rimirarsi ancora una volta, gli occhi le si inumidirono vedendo la pregiata seta color blu notte sfiorarle la pelle con leggerezza.
A coprirla era un lungo vestito privo di pizzo, fronzoli e qualsivoglia decorazione se non qualche rara perla sistemata con casualità lungo tutto il tessuto.
Con il trucco dalle tonalità blu non troppo leggero e i gioielli in oro bianco sembrava in tutto e per tutto una figlia della notte, quel vestito le sembrava quasi il simbolo della sua vera natura che la legava ai boschi e alla dea della luna.
Si sentì stranamente onorata e rispettata anche se sapeva che quel vestito agli occhi dei vampiri sarebbe servito solo per dire qualcosa come 'sì gente, sono una lupa... rawr?'
Sorrise divertita a quel pensiero ma una lacrima le sfuggì dagli occhi tornando a guardarsi.
Sono veramente bellissima.
Si chiese se potesse definirsi degna di essere trattata con tale cura, da che ricordava era la prima volta che qualcun'altro la vestiva e lavava.
Si andò ad affacciare alla finestra lasciandosi travolgere dalla tenue luce lunare che l'accolse come una madre, facendo brillare le perle del suo vestito. Si sentiva al sicuro sotto il cielo notturno e mai sola, persino in quel momento in cui era letteralmente sola nel territorio del nemico.
Guardò verso il basso e sul prato scorse altri servitori che correvano da una parte all'altra per sistemare il giardino in vista della cerimonia.
Panche erano state sistemate ovunque con ordine, ai lati due enormi tavoli che probabilmente più tardi sarebbero stati riempiti di caraffe colme di sangue. Si chiese se le avrebbero mai preparato del cibo vero adatto a lei.
Da qualunque lato lo si guardasse il giardino sembrava essere stato allestito apposta per un tipico matrimonio degli umani. Solo che dopo lo spazio lasciato vuoto per la camminata degli sposi vi era una specie di basso piedistallo colpito direttamente dai raggi lunari che gli conferivano un candido colore quasi accecante.
Presto quel bianco si sarebbe macchiato del colore del suo sangue.
René rabbrividì al pensiero cercando di non lasciarsi intimorire.
Decise di indossare ancora una volta quella maschera metaforica che si era preparata con cura e di dare inizio alle danze.
Uscì dalla stanza e da sola si avviò verso il salone principale dove poteva già sentire il chiacchiericcio di tutti gli ospiti.
Fece per entrare ma una voce che conosceva bene la bloccò di colpo.
"Sei in anticipo."
Era Nathaniel.
René si voltò verso quello che di lì a poco sarebbe stato il suo compagno ufficiale. Non sembrava minimamente stupito di vederla per la prima volta tutta in ghingheri. René ne rimase stranamente offesa.
"Non mi è stato detto nulla sugli orari."
"Errore mio."
Il principe si avvicinò, sempre di più, decisamente troppo. Era di pochi centimetri più alto rispetto a René, con capelli color cenere e gli occhi di ghiaccio inespressivi che quasi sembravano bianchi. I due si guardarono dritto negli occhi a pochi centimetri di distanza, rifiutandosi di distogliere lo sguardo.
"Io entro per primo, tu dovrai aspettare qui mio padre che ti accompagnerà verso il piedistallo."
Nathaniel fece altri passi avanti costringendo René ad indietreggiare fino a che non sbatté contro il portone.
Si sentì minacciata e il suo battito cardiaco cominciò ad accelerare per la paura e l'impotenza, così come il suo respiro. I sensi sviluppati del vampiro gli permisero di cogliere la sua agitazione e ne rimase compiaciuto.
Portò una mano ad appoggiarsi sul legno di fianco alla testa della lupa e l'altra a stringerle il collo senza applicare forza eccessiva ma solo per tenerla ferma.
"Presto questo diventerà di mia proprietà per il resto dell'eternità." Disse sfoggiando i lucenti canini che lentamente si allungarono, si avvicinò minacciosamente al viso impaurito di René che se possibile si appiattì ancora di più contro la porta.
"E ti assicuro bestiolina che pagherai per la tua insolenza. Ti farò diventare la più obbediente delle cagne."
Quelle affermazioni lasciarono René senza parole, non riuscì a trovare il tempo per reagire che Nathaniel aveva già attraversato il portone lasciandola indietro. La principessa emise dei respiri profondi tentando di riprendersi con poco successo.
Non riusciva a credere a ciò che era appena successo, si sentì scatenare dentro una forte rabbia che la portò a lasciare i suoi artigli crescere incontrollabilmente. Dovette stare attenta a non ferirsi, altrimenti a causa del suo sangue si sarebbe scatenato il panico generale.
Si lasciò quasi governare dalla rabbia se non fosse per una seconda voce che la richiamò, si trattava del re questa volta.
"Mia cara, cosa ci fa già qui?"
"Non ero certa... dell'orario." Rispose René tra un sospiro e l'altro.
"Mia cara, mi segua, la porto in un posto più isolato dove potrà sedersi, mi sembra alquanto scossa."
La principessa si lasciò guidare verso un salottino privato che fino a quel momento non aveva mai visto, sembrava una biblioteca e la grande quantità di libri ebbero la capacità di tranquillizzarla.
"Se mio figlio l'ha infastidita in qualche modo chiedo perdono, di solito sa controllarsi."
"Non si preoccupi, mi sento meglio." sospirò René massaggiandosi il collo al ricordo della presa del vampiro.
"Ora mio figlio starà accogliendo gli ospiti e li starà portando verso il giardino, ci vorrà un po'. Sappia che le ho fatto preparare dell'ottima carne per riprendersi dopo la cerimonia. Le servirà."
"La ringrazio molto."
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che il re riprese a parlare per smorzare l'imbarazzo e il disagio.
"Mi rincresce molto che vostro padre non abbia potuto partecipare questa notte, lei per caso ne conosce il motivo?"
René fu presa alla sprovvista da quella domanda alla quale faticava dare una risposta.
"Probabilmente non avrebbe gradito lo spettacolo." Rispose infine.
Il re si lasciò sfuggire una risata.
"Probabilmente ha ragione principessa, non era molto felice dell'accordo ma gli ho assicurato che sua figlia sarebbe stata trattata con il massimo riguardo e rispetto."
Questa ha tutta l'aria di essere una bugia.
"In ogni caso spero che mio figlio non si comporti mai in maniera troppo... come dire... crudele."
René ricordò lo sguardo assassino e la presa ferrea che Nathaniel aveva esercitato su di lei con poco riguardo. Rabbrividì ma cercò di non farlo notare.
"Definisca crudele."
"Beh sa... che non le faccia più del male necessario suppongo."
René non se la prese. Probabilmente con 'male necessario' il re intendeva dire il morso che i vampiri usavano per succhiare e avvelenare il sangue delle loro vittime.
Nonostante fosse esattamente quello il motivo per cui si era recata nel territorio dei Malkavian, tutto lì dentro la faceva sentire come una banalissima vittima umana. Impotente, debole, e lei non lo sopportava.
Gli occhi di ghiaccio del principe l'avevano intimidita, il suo sguardo furente carico di un perverso sadismo le aveva fatto tremare le gambe.
Cosa voleva farle il principe? Era veramente pazzo come ci si dovrebbe aspettare da un Malkavian? Come si sarebbe sentita una volta incrociato di nuovo il suo sguardo sull'altare?
Anche solo porsi quelle domande la faceva sentire fragile e lei non lo sopportava.
Senza farsi notare dal re che nel frattempo era andato a guardare dalla finestra gli ospiti raggiungere il giardino, René lasciò i suoi denti crescere e acuminarsi dentro la sua bocca.
A differenza dei vampiri i denti dei lupi si acuminavano tutti e trentadue ma restavano della loro normale lunghezza, la potenza del loro morso risiedeva nella forza delle mascelle che aumentava di tre volte durante la trasformazione.
René quasi lasciò tingersi gli occhi del loro vero colore ma si trattenne. La rabbia stava prendendo il sopravvento, non poteva sopportare di sentirsi debole. Non dopo tutti gli anni passati a lottare e fortificarsi.
Quello che era successo in sala doveva essere stato solo un momento di smarrimento, nulla di più, di certo non paura.
Stava succedendo tutto così in fretta che il suo corpo non aveva fatto in tempo ad adattarsi e reagire. Di certo non centrava nulla la macabra possenza del principe dei Malkavian.
Ripensando alla scena precedente la rabbia di René crebbe ancor di più, non avrebbe permesso a nessuno di trattarla come un giocattolo, come un essere inferiore.
Non di nuovo.
E non di certo da un vanitoso, viziato, ridicolo e sadico vampiro.
"Andiamo."
Persa nei suoi pensieri René non si accorse che il re le si era avvicinato e le aveva porto la mano per aiutarla ad alzarsi ed invitarla a seguirlo.
Era arrivato il momento, stava per farlo, stava per compiere al suo più importante dovere da quando era nata.
Stava per diventare una proprietà, una sacca di sangue e nulla di più, almeno agli occhi di Nathaniel.
Quell'unione per lei rappresentava al contrario la salvezza, per sé stessa e per il suo branco.
Doveva desiderarla quindi giusto?
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