Capitolo 18

Talua era più morta che viva.

Non ricordava cosa fosse successo ma la testa le faceva un male cane, le gambe come al solito a malapena le sentiva eppure poteva percepire l'acqua fredda di un ruscello bagnarla fino ai fianchi. 

Era distesa sulla riva di un fiume, la parte superiore del suo corpo era sdraiata su una spiaggia di ciottoli umidi che le avevano causato dei graffi superficiali che già si stavano rimarginando. 

Riusciva a sentire il suo forte ansimare e si chiese se anche nell'aldilà si potesse respirare, perché era morta, doveva esserlo.

Non aveva la forza di aprire gli occhi, non voleva nemmeno farlo ad essere sinceri, aveva deciso di starsene in quella posizione per sempre. 

La freschezza dell'acqua era piacevole e in ogni caso dove sarebbe potuta andare senza gambe funzionanti? No. La scelta migliore era riposare lì e se non era ancora passata a miglior vita, attendere la morte in quella posizione. 

Magari poteva essere divorata da qualche bestia selvaggia. Sperò con tutto il cuore che se dovesse per forza venir mangiata l'animale avrebbe puntato subito alla gola.

Dopo pochi minuti iniziò a percepire un lieve solletico alla spalla sinistra, qualcosa di bagnato la sfiorava e sentì anche dei lievi sbuffi. 

Ecco, l'animale che avrebbe decretato la sua fine. 

Sembrava essere molto più grande di lei quindi la lupa si consolò al pensiero che sarebbe stata divorata in un sol boccone e che quindi probabilmente non avrebbe sofferto troppo.

Per qualche strano motivo che l'omega non seppe spiegarsi la bestia si mise ad annusarle i capelli con foga, quasi come se l'avesse presa per un giocattolo. Sembrava estremamente felice... forse perché era da giorni che non mangiava e finalmente era riuscita a procurarsi un pasto senza nemmeno doverlo cacciare, servito su un piatto d'argento.

Talua iniziò a tremare leggermente, a quel punto aveva capito di non essere ancora morta e anche se ormai non desiderava altro, il suo istinto di sopravvivenza la obbligava comunque ad avere paura.

L'animale aprì le enormi fauci e Talua si sentì investire dal suo alito caldo che per qualche strano motivo era inodore. 

La bestia l'afferrò per il colletto della camicia ormai mezza distrutta che ancora indossava e la lupa si ritrovò a penzolare sopra il vuoto come un cucciolo senza forze. 

Finalmente riuscì ad aprire gli occhi e sotto di sé riuscì a vedere camminare due enormi zampe grigie simili a quelle di un gatto. L'odore dell'animale le sembrò familiare e ciò la convinse ad alzare lo sguardo verso l'alto per scrutare meglio quella creatura.

Quando capì chi si ritrovava davanti quasi scoppiò a piangere di nuovo.

"A-ami..." sussurrò con l'unico briciolo di forze che era riuscita a trovare.

La lince fece un piccolo balzo di gioia quando vide che la sua amica si era finalmente svegliata. 

Chissà dove la stava portando. Anzi a dire il vero a Talua non importava. Perché per la prima volta in vita sua, si sentiva completamente al sicuro. Tuttavia non ebbe il tempo di addormentarsi poiché con pochi lunghi passi Ami arrivò a destinazione, qualunque essa fosse.

Talua si era lasciata cullare dal forte dondolio ma un possente ruggito la ridestò all'istante. Si trattava del rumore più forte che lei avesse mai sentito, come se centinaia di orsi si fossero messi a rugliare insieme.

La lupa spalancò gli occhi e prese a tremare. Con delicatezza Ami la posò sull'erba fresca e solo dopo diversi minuti Talua trovò il coraggio di alzare lo sguardo. Oltre alla paura vi era anche il dolore a renderle difficile qualsiasi movimento.

Davanti a sé le apparve la creatura più magnifica che avesse mai visto. E superare Ami non era facile. 

Si trattava di un orso, come aveva immaginato. Ma non un orso qualunque. Il suo manto era lucido e più nero della notte, il muso e le zampe erano cosparse da ghirigori argentati che sembravano quasi degli accessori separati dal manto, ma non lo erano. 

I suoi occhi erano completamente neri e inespressivi ma sembravano gentili, anche se la bestia non sembrava di buon umore.

Si vedeva chiaramente che l'orso ed Ami erano impegnate in una discussione mentale, perché entrambi sbuffavano di tanto in tanto e si lanciavano sguardi di sfida. Talua non poteva sentire ciò che si stavano dicendo, non aveva ancora imparato a percepire il linguaggio degli ibridi.

Dal nulla sulla scena si fecero vive altre tre piccole figure. Dei cuccioli d'orso che comunque già raggiungevano il metro d'altezza presero a trotterellare intorno alle zampe di quella che ormai, Talua aveva capito, doveva essere la loro madre. 

L'orsa più grande era talmente fiera e bella che sembrava l'incarnazione della dea della Luna stessa. La lupa si dimenticò della paura osservandola.

Quando l'animale le si avvicinò, scostò velocemente lo sguardo, non per timore ma più perché sentiva di non essere degna di guardare l'ibrida negli occhi. L'orsa l'annusò e per tutto il tempo Ami ringhiò con tono basso come una sorta di avvertimento a non fare mosse avventate.

L'orsa poteva anche essere un'ibrida ma Ami nella sua massima altezza la superava di almeno un metro, in uno scontro corpo a corpo probabilmente l'avrebbe sconfitta senza troppi problemi.

Talua si ritrovò nuovamente sospesa a mezz'aria. L'orsa l'aveva afferrata per il colletto della camicia come poco prima aveva fatto Ami. Talua era confusa, non conosceva quell'animale ma se la sua amica lince l'aveva portata lì allora lei avrebbe dovuto fidarsi.

All'improvviso tutti presero a muoversi e le figure si persero nel bosco.

Talua venne curata dall'orsa come fosse uno dei suoi cuccioli. Le leccò le ferite e le procurò frutta e carne per riprendersi. Grazie alle attenzioni dell'animale e alla sua capacità più che efficace di rigenerazione la lupa tornò nel pieno delle sue forze nel giro di una settimana.

In così breve tempo i cuccioli d'orso erano cresciuti di altri venti centimetri e Talua aveva imparato a distinguerli, due maschi e una femmina. Giocherelloni più che mai e degli ottimi fratelli per lei. 

Quando li aveva incontrati nessuno di loro aveva un nome e per questo fu la lupa a deciderli. La sua nuova sorellina la chiamò Desna, questo perché dei tre era la più grande e anche la più responsabile, talvolta si comportava anche un po' da capetto perciò il nome era più che azzeccato. 

I due maschi li chiamò Loki, poiché il più piccolo amava combinare guai, e Seth, quello di mezzo che era particolarmente orgoglioso e attaccabrighe. La mamma per ovvie ragioni la chiamò Estia e presto divenne la madre migliore che Talua potesse mai aver sognato di avere.

Estia aveva molta pazienza con lei. 

Nonostante fosse più lenta dei suoi fratelli e le sue gambe zoppe fossero un problema per gli spostamenti. Spesso le permetteva di cavalcarla e di abbracciarla tutte le volte che lo desiderava. 

Le insegnò a combattere nello stile degli orsi delle montagne e giorno dopo giorno, Talua diventava sempre più forte e tenace, come non lo sarebbe mai potuta diventare con il suo vecchio branco. 

Pensò più volte al suo passato e man mano che il tempo passava più il rancore cresceva, tuttavia Estia le aveva insegnato a lasciar perdere ciò che era stato per amare il presente e concentrarsi sul futuro. 

Talua amava la sua nuova famiglia e pensandoci su capì che non ne valesse la pena di farla pagare al suo vecchio branco quando poteva semplicemente godersi la sua nuova vita.

Estia era un angelo, fu davanti a lei che Talua assunse la sua forma di lupo per la prima volta, l'orgoglio negli occhi di sua madre non l'avrebbe mai dimenticato. 

Desna, Seth e Loki erano i fratelli migliori che potesse aver sognato di avere, nonostante i loro difetti. Nel giro di un solo mese imparò persino a comunicare con loro telepaticamente e quando imparò a farlo si mise quasi a piangere dalla gioia, per poi venir presa subito in giro da Loki nonostante anche lui si commosse un po' nel sentire la sua voce per la prima volta.

Tutto era perfetto, ma se lo fosse rimasto la nostra storia non sarebbe mai iniziata no?

Come al solito la famiglia di orsi stava dormendo nella loro grotta dietro a una cascata tra le montagne delle terre di nessuno. Era pieno inverno e per Talua non c'era niente di meglio di dormire abbracciata al caldo manto nero dei suoi fratelli. 

Col passare del tempo la lupa imparò a confezionare da sola dei vestiti ma non erano mai abbastanza caldi per quelle rigide temperature.

Un raggio di sole la destò e quando aprì gli occhi sorrise nel vedere che come al solito Estia si era svegliata prima di lei. 

Quando l'orsa notò che una delle suoi figlie si era svegliata le si avvicinò e le leccò il viso per salutarla.

"Vado a cercare del cibo." Le comunicò mentalmente, con la sua calda e materna voce.

"Vengo con te."

"No. Il freddo ti ha irrigidito ancora di più le gambe, faresti scappare tutte le prede inciampando ovunque."

Talua sbuffò infastidita ma con una zampa Estia le accarezzò la testa ridacchiando con un verso gutturale.

"Va bene, io parto subito. Tu riscaldati e quando ti sarai sciolta abbastanza i muscoli raggiungimi, segui il mio odore e cacceremo insieme."

La lupa sorrise e annuì e quando l'orsa cominciò ad allontanarsi lei prese a fare un po' di riscaldamento decisa a portare a casa una preda più grande di quella di sua madre.


"Non dovremmo essere qui."

Asher si guardava intorno teso mentre le sue sorelle e altri giovani lupi del branco gli camminavano davanti con decisione in mezzo al bosco.

Pur esprimendo il suo timore a bassa voce René che era a capo della fila lo sentì e alzando gli occhi al cielo si pose davanti a lui.

"Senti piccolo codardo. Questo è l'esatto motivo per cui papà non ti voleva come capo branco prima di vendermi a quel clan di vampiri di merda. Hai paura. Hai sempre paura di infrangere le regole beh... le regole sono fatte per essere infrante! E prima di partire voglio assolutamente portare a nostro padre la preda più grossa, l'animale che nemmeno lui è mai stato in grado di catturare."

"Questo è troppo perfino per te René."

"Pensi che non lo sappia? Per questo mi sono portata dietro tutti i nostri amici. Attaccando in gruppo ce la faremo." René tornò a guardare avanti. "Porteremo a casa la carcassa di un orso delle montagne."


Talua ormai era completamente sveglia, così come i suoi muscoli e le sue ossa. 

Era pronta a cacciare ed essendo ormai in grado di controllare perfettamente l'argento presente il lei si sentiva invincibile. Anche se pareva che quel metallo non fosse un punto debole per gli ibridi del posto. 

Anche Desna, Loki e Seth si erano svegliati ormai ma erano ancora troppo assopiti per anche solo pensare di mettersi in piedi. Ormai i tre avevano quasi raggiunto la stazza della loro madre, anzi, questione di poco e Talua sentiva che l'avrebbero anche superata.

"Fate di nuovo la vostra sfida?" Chiese Desna per poi lasciarsi andare ad uno sbadiglio che non si preoccupò per niente di nascondere.

"Partecipo anche io!" Esclamò Loki.

"No, io e te abbiamo ancora un conto in sospeso!" Ringhiò Seth afferrando il fratello per il collo.

"Oh andiamo. Ti giuro che non te l'ho rubato io il pesce di ieri." Protestò Loki palesemente mentendo.

Talua ridacchiò.

"Vado da sola. Lo sapete che ormai questa è una sfida solo tra me e mamma."

"Tanto non la batterai mai." La derise Loki ancora tenuto bloccato a terra dal fratello.

"Vedremo... sento che oggi è la volta buona."

Una folata di vento scompigliò i rami e fece cadere le foglie nelle vicinanze. Fu talmente forte che raggiunse anche gli orsi dietro la cascata facendoli rabbrividire. Ma non fu solo il freddo a far venire la pelle d'oca a Talua.

Un odore.

Un odore che non sentiva ormai da troppo tempo e che sperava di non dover sentire mai più.

Si trasformò all'istante e corse fuori dalla grotta nella sua forma di lupo senza dare spiegazioni ai suoi fratelli, i quali non avevano un olfatto abbastanza sviluppato per poter sentire ciò che aveva sentito lei.

Nel mentre che correva l'odore sembrava non fare che spostarsi da una zona all'altra, il vento era troppo forte e il freddo le annebbiava i sensi. La paura e la rabbia le impedivano di agire in maniera lucida perciò sbaglio strada diverse volte. 

Quello che aveva sentito era l'odore del suo vecchio branco. Aveva percepito chiaramente la puzza nauseabonda di René e anche quella di Dakota e Asher. In mezzo a quella di tanti altri lupi che non era riuscita a riconoscere. 

Ma che ci facevano lì? Solo agli adulti del branco era permesso di addentrarsi nel bosco delle terre di nessuno, e comunque nemmeno loro si spingevano così lontano solitamente.

Talua era terrorizzata. il bosco le sembrava tutto uguale. Poi lo sentì. L'odore di Estia, di sua madre. Ma era forte. Troppo forte.

Finalmente la lupa non aveva più dubbi su quale direzione prendere ma una volta giunta... era troppo tardi.

Il sangue era ovunque, la neve si era completamente colorata di rosso ed era schizzato anche sui tronchi degli alberi nelle vicinanze. Sulla neve vi erano le impronte di sua madre ma anche quelle di almeno una decina di lupi alti tre metri. 

Licantropi, e Talua sapeva perfettamente di chi si trattava.

Si volle illudere per un attimo che sua madre fosse ancora viva, che nonostante l'orrore che vedeva avrebbe trovato il suo corpo ferito da qualche parte ma ancora vivo. Non fu così,fiutando la zona, seppellito in mezzo alla neve trovò qualcosa di terribile.

Il cuore di Estia, sua madre.

Ululò a pieni polmoni, ringhiò furiosa e pianse disperatamente.

Nuova vita? Ma quale nuova vita. Come aveva potuto anche solo sperare di poter essere felice per sempre. 

Non avrebbe dovuto ascoltare tutte le belle parole di Estia che per anni avevano tentato di farla desistere dalla sua sete di vendetta. Avrebbe dovuto vendicarsi prima, avrebbe dovuto sistemare il suo vecchio branco non appena aveva imparato a controllare l'argento che era in lei. Ma non l'aveva fatto, non l'aveva fatto per amore della sua famiglia e quello era stato il risultato.

Oh... ma l'avrebbe fatto. Si sarebbe vendicata e la sua vendetta sarebbe stata peggiore di quanto potesse anche solo pensare.


"Perché... p-perché?" Chiese agonizzante René con i suoi ultimi sospiri, mentre si teneva una mano premuta al collo nel vano tentativo di fermare l'emorragia.

Talua e la principessa si trovavano al confine tra il territorio dei Lyall e il territorio dei Malkavian. Dove l'omega le era piombata alle spalle mordendola con le sue zanne e graffiandola con i suoi artigli d'argento senza alcuna esitazione.

"Per mia madre." Ringhiò Talua con un ghignò malvagio. "E per la vita da incubo che mi hai fatto vivere."

Nello sguardo di terrore di René, Talua non era stata in grado di percepire se fosse stata riconosciuta, ma sperò con tutto il cuore di sì. 

La principessa si spense dopo aver sopportato un tremendo dolore e l'omega ne fece sparire il corpo e il sangue da puro Alpha divorandola rapidamente e senza ripensamenti.

La sua vendetta aveva avuto inizio.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top