Capitolo 12
L'unica cosa che Asher poté fare in quella situazione fu stringere i pugni lungo i fianchi.
Era impotente, si sentiva impotente. Aveva nel cuore il grande desiderio di uccidere Talua seduta stante, di spargere il suo sangue sui bianchi tasti del pianoforte dove stava seduta.
Ma non poteva.
Uccidere lei significava uccidere il principe Nathaniel. Uccidere il principe Nathaniel significava una nuova guerra con il clan Malkavian e la più che probabile sconfitta del suo branco.
Talua aveva inoltre detto di aver organizzato un piano ulteriore per attaccare la sua famiglia prima ancora dei Malkavian e dubitare della sua parola poteva essere molto pericoloso.
Guardò nuovamente la figura della lupa che a causa della noia di quel silenzio, aveva preso a suonare una melodia lenta ed elegante a pianoforte. Asher si sentiva come se lui stesso fosse uno di quei tasti, al servizio della musicista che pareva premerli con rabbia e risentimento.
Talua non sembrava affatto la gracile e debole omega che aveva quasi ucciso pochi anni prima.
Si trattava di una storia molto lunga da raccontare e fino a quel momento Asher aveva creduto davvero che lei fosse morta.
In tutti quegli anni si era persino sentito colpevole, se n'era quasi pentito, specialmente i giorno in cui beccò il padre di lei piangere la morte della figlia di nascosto.
Quel vecchio aveva un bel coraggio a piangere, lui stesso aveva torturato e maltrattato sia fisicamente che psicologicamente la lupa che ora suonava indisturbata.
"Se dovessero scoprirlo... cosa pensi di fare?"
Talua fermò le mani smettendo così di suonare, ma non si voltò.
"Che penso di fare? Beh... nulla di particolare, nemmeno loro possono uccidermi o ne andrebbe della loro stessa vita e del futuro del clan. Sono intoccabile."
"Lui ti ama?"
Quella domanda fu improvvisa ed assolutamente insensata. Talua si voltò più che confusa e osservò Asher con un cipiglio sul volto, piegando leggermente la testa come aveva fatto Ascanio durante la cena.
"Cosa ti importa?" Gli chiese.
I due vennero interrotti da un insistente bussare alla porta che li colse di sorpresa. Talua si alzò dal piano e raggiunse la porta per poi aprirla e far così apparire la piccola figura di una delle serve del castello.
"Rosalba!"
Il volto della lupa si illuminò vedendo l'impacciata vampira che era venuta a chiamarli.
Rosalba aveva l'aspetto di una donna di mezza età ed era la serva che più aveva stretto un rapporto di amicizia con Talua.
Non aveva sentito nulla della conversazione tra la sua nuova principessa e l'ospite, era arrivata solo per avvertirli che stava per essere servito il dessert ormai.
"Arriviamo subito."
La serva li lasciò.
Talua lanciò un ultimo sguardo soddisfatto e ghignante verso Asher per poi uscire dalla stanza ridacchiando sottovoce.
Dovette frenare quasi immediatamente quell'attimo di ilarità, poiché sentì all'improvviso una forte fitta al ginocchio che la costrinse a cadere a terra dal dolore.
Si voltò con rabbia verso Asher che se ne stava in piedi, con il volto inclinato verso la lupa in modo da poterle parlare all'orecchio, lontano dall'udito di vampiri indiscreti.
"Se pensi seriamente che mi lascerò controllare da te sei completamente fuori strada. Non ti ucciderò. Non posso farlo, ma ti farò male... molto, molto male."
Detto ciò Asher la lasciò lì a terra, sola e inerme come quando erano piccoli. Si allontanò fino a sparire dietro a una curva alla fine del corridoio.
Gemendo dal dolore Talua si rimise in piedi, reggendosi alla parete. La tensione abbandonò rapidamente il suo corpo e si lasciò andare a profondi respiri spaventati, le gambe le tremavano e per poco non si lasciò andare ad un urlo liberatorio.
"Io non sono più così. Io sono forte. Sono forte cazzo."
Cercò di convincersi ma la paura aveva preso il sopravvento su di lei.
Voleva solo avere un momento per piangere.
Un momento per pensare a sua madre, al suo odio, per riprendersi e ricordarsi per quale motivo stesse facendo tutto quello. Un momento da dedicare completamente a sé stessa. Ma...
"René!"
Non poteva.
Alle sue spalle apparve Nathaniel, serio e sospettoso come non lo vedeva da molto tempo.
Dal loro primo incontro per essere precisi. La principessa si ricompose, si staccò dalla parete e guardò il suo compagno a testa alta.
"La cena è terminata?" Chiese, pur sapendo già la risposta.
"Credo che non ti importi."
"Già, è così." Sospirò la lupa.
Era inutile, Nathaniel aveva già capito che c'era qualcosa che non andava. Glielo si leggeva chiaramente negli occhi.
Non sembrava preoccupato, più che altro percepiva di star subendo un inganno, che qualcuno stava nascondendo dei segreti lì, in casa sua e lui doveva scoprire chi.
René chiaramente era la principale sospettata.
"Devo parlarti."
"Anche tu?"
Il vampiro non l'ascoltò e, senza perdere tempo, cominciò a trascinarla lungo il corridoio. Completamente incurante del suo dolore la spinse afferrandola per il braccio.
René si lamentò più volte per la sofferenza che la sua malandata gamba le causava ma venne totalmente ignorata.
Nathaniel non disse una parola finché alla fine si ritrovarono di fronte a una vetrata alla fine del corridoio, questa dava all'esterno e trovandosi al terzo piano del palazzo con la notte fonda al di fuori, guardando in giù non si riusciva nemmeno a vedere il cortile sul quale la finestra si affacciava.
Solamente il buio più nero.
"Vuoi parlarmi qui?"
Nathaniel non disse ancora una parola, si avvicinò a quella vetrata la quale era decorata da fiori realizzati in stile gotico. Strinse la maniglia e con il minimo rumore possibile spalancò così la finestra verso l'aperto.
Talua era confusa ma non disse più nulla, non si mosse nemmeno di un centimetro, sadicamente curiosa di vedere ciò che il vampiro avesse intenzione di fare.
Nathaniel si arrampicò, fino a mettere il primo piede sulla traversa inferiore. Parte del suo corpo si trovava ora all'esterno. Il vento della notte gli sferzava il viso scompigliandogli i capelli mori, la luna faceva quasi splendere la sua pelle bianca come la neve e faceva brillare i suoi occhi di ghiaccio.
Era bellissimo.
Talmente bello da incantare la stessa luna e le stelle, più qualsiasi creatura che si trovasse nelle vicinanze e che per caso si fosse ritrovata ad ammirare quello spettacolo.
La lupa rimase ammaliata troppo a lungo da quella visuale che pareva quasi peccaminosa e non si rese conto che il vampiro si stava sporgendo sempre di più verso il vuoto.
Quando finalmente se ne accorse era già troppo tardi, e il misero passo in avanti che fece con l'intento di salvarlo risultò totalmente inutile.
Tuttavia Nathaniel non rischiò la vita quella notte, anzi, si rese ancora più spettacolare di quanto il suo aspetto già non gli permettesse.
Con la grazia del vento più leggero cominciò a librarsi in aria. Ormai fuori dal castello piroettò su se stesso per tornare a guardare la lupa in faccia, questa era rimasta a bocca aperta ormai scordatasi del dolore al ginocchio.
Si avvicinò alla finestra osservando il suo compagno senza alcun ritegno.
Questo ancora non aveva detto una parola.
Molto semplicemente sporse la mano verso Talua, invitandola ad afferrarla e a raggiungerlo in mezzo al nulla.
La lupa indietreggiò scuotendo la testa, chiarendo così che non aveva nessuna intenzione di seguirlo.
"Questa non la sapevo..."
"Ci sono tante cose che non sai sui vampiri. Un esempio lo è anche il fatto che ignori di poter volare con me se ti decidi a stringermi la mano."
La lupa rise.
"Credi davvero di potermi ingannare così facilmente vampiro? Non esiste maniera che io possa credere a una cosa del genere. Quali sono le tue intenzioni? Lasciarmi a penzoloni minacciando la mia vita per delle risposte?"
"Minacciare la tua vita?"
Nathaniel era quasi stupito dalla stupidità della sua compagna, tornò ad avvicinarsi alla finestra fino a sedersi sopra di essa e con un ghigno che era un incrocio tra l'infastidito e il divertito continuò a tentare di convincerla.
"Ti sei scordata del fatto che senza di te io non posso vivere? Quale senso avrebbe minacciare la tua vita se facendolo sarebbe come condannare me stesso." Non aveva tutti i torti.
"A volte sei davvero stupida bestiolina. Voglio solo allontanarmi per un po' da questo stretto castello, da quelle persone eleganti e signorili in sala da pranzo e da quella doppia faccia di mio padre. E voglio farlo con te."
Talua era disorientata.
Non solo dalla scelta che le si parava davanti ma anche dall'imbarazzante rossore che aveva preso a crescerle sulle guance.
"Voglio andarmene con te." Così il suo cervello aveva rielaborato la frase che il vampiro le aveva detto. E anche se l'aveva resa decisamente più smielata e rassicurante in maniera inverosimile, fu abbastanza per accettare quella mano che le veniva offerta.
Chiuse gli occhi, aspettandosi un eventuale caduta che non arrivò mai.
Piuttosto cominciò a sentire il terreno mancarle sotto i piedi, l'aria aperta cominciare a circondarla e un vento delicato soffiarle sulle gote.
Riaprì gli occhi solo per ritrovarsi circondata dal buio della notte. Stava volando, così come il suo compagno.
Il tempo per realizzarlo non fu minimamente sufficiente poiché cominciò a sentire di venir trascinata via, lontana dal casello, a una velocità strabiliante che la fece sentire libera.
Il vento le scostava i capelli dal viso che quasi le parve le si potessero staccare dalla cute, il dolore alla gamba alla quale ormai si era abituata scomparve, non subendo ormai più alcuna pressione sul ginocchio.
La sua vita era legata solamente da quella stretta di mano salda che il vampiro le stava concedendo e che insieme li portava lontano dalle responsabilità di essere i principi del clan Malkavian.
"Dove mi porti?" Chiese con leggerezza la lupa, non riuscendo a trattenere una risata spensierata causata dall'euforia del momento.
Il vampiro non rispose, continuò semplicemente a guardare avanti, verso la notte, guidando il loro spostamento.
Non si vedeva nulla, ma alle orecchie di Talua iniziò ad arrivare il suono di onde che si abbattevano l'una sull'altra, l'odore salino e presto la tenue luna illuminò quello specchio d'acqua che era il mare.
I due iniziarono a rallentare e ad avvicinarsi sempre di più alla spiaggia.
La discesa alzò un groppo in gola alla povera lupa, affatto abituata a volare.
Finalmente tornò a sentire il terreno sotto i piedi, che per quanto soffice fosse creava comunque abbastanza pressione da donare una fitta di dolore, il quale ridestò Talua dallo stato di mancanza di preoccupazioni che aveva raggiunto volando.
Nathaniel lasciò la sua mano, facendole così venire un brivido di freddo che non riusciva a spiegarsi. Dopotutto, i vampiri avevano la pelle congelata, qualsiasi cosa era più calda della sua mano.
Eppure, la lupa senza la sua stretta sentiva freddo.
Si ritrovarono sulla spiaggia, la sabbia fresca non più riscaldata dai raggi del sole, dinanzi a loro una distesa di acqua nera a causa della buia notte, illuminata solo dalla lontana luna.
All'orizzonte si potevano vedere delle tenue e lontani luci sospese a mezz'aria. Riconoscendole Talua le indicò entusiasta.
"Guarda! Ricordi che te ne parlavo? Quella deve essere la città delle streghe del clan Ruega, fluttua grazie a antichi incantesimi, ma non immaginavo che fosse così in alto."
"Quindi nemmeno tu l'avevi mai vista..."
"Non da così vicino, è incredibile. Come ti ho detto le streghe sono aggressive con la mia specie, non ne ho mai vista una."
Nathaniel si avvicinò al mare e portò lo sguardo verso quelle luci sbuffando. Il buio impediva di vedere qualsiasi cosa altro di quella città volta misteriosa.
"Il golfo delle sirene dovrebbe trovarsi qui vicino, giusto?"
"Sì. Ma non penso che ci convenga andare a vederlo. Le sirene non sono forti quanto noi ma vorrei evitare di fare baccano e attirare troppi occhi indiscreti." Talua sospirò "Poi non siamo venuti qui per vedere le sirene, no? Di cosa volevi parlarmi?"
Nathaniel sospirò, evitando di rispondere nell'immediato. Non sapeva come buttare giù il discorso ma bene o male credeva di aver capito cosa stesse succedendo veramente tra le mura del suo castello.
"Ormai, è da troppo tempo che mi nutro del tuo sangue. Il sangue di una vera alpha giusto? La mia forza avrebbe dovuto aumentare a dismisura, i miei riflessi anche. Eppure, non è cambiato nulla da quel punto di vista, sai cos'è cambiato invece?"
Talua non rispose, sapendo che si trattasse di una domanda retorica.
"La mia resistenza, è aumentata in maniera esponenziale. Posso stare senza problemi sotto la luce del sole. Ho anche iniziato a sviluppare una capacità rigenerativa che ha dell'incredibile. Per quanto molto più utili nel mio caso, suppongo che queste non siano le doti predilette che contraddistinguono un puro alpha, o un alpha in generale."
Talua iniziò ad innervosirsi, spostò il peso del suo corpo da un piede all'altro, già prevedendo dove quel discorso sarebbe andato a parare.
"C'è qualcosa che mi stai nascondendo René. La reazione della tua famiglia nel rivederti me lo ha confermato." Affermò Nathaniel voltandosi finalmente verso la lupa, che lo guardava preoccupata ma a testa alta.
Uno sguardo deciso che non le aveva mai visto fare, che lo incantava e spaventava leggermente al tempo stesso. Lo sguardo di una principessa pronta a spodestare la regina.
"Tu non sei ciò dici di essere non è così?"
Talua, ormai sconfitta, abbandonò ogni maschera. Aveva pensato di negare fino alla morte in una situazione del genere. Fin dall'inizio del piano aveva avuto paura che qualcosa andasse storto troppo presto, portandola ad un fallimento di dimensioni epocali.
Quando aveva visto Nat per la prima volta, dopo essersi legata a lui, quasi si era sentita in colpa per l'inganno messo in atto.
Ma la posta in gioco era troppo alta e lei ormai aveva vinto.
Poteva solo che vincere.
Anche se il suo compagno avesse scoperto tutto in quel preciso istante, non poteva fare nulla.
Ormai erano legati per il resto dell'eternità, come aveva detto lui prima di spiccare il volo.
Se l'avesse uccisa si sarebbe condannato da solo.
"Anche non fossi chi dico di essere, sarei comunque meglio di ciò che ti aspettavi."
La lupa si tolse i sandali, lasciò che i granelli di sabbia le si infilassero tra le dita e si abbandonò alla fresca morbidezza di quel contatto.
"Stavi per legarti a una stronza colossale, se non fossi intervenuta avresti dovuto sopportarla per il resto dell'eternità."
Quale modo migliore di combattere la tensione se non con l'ironia? Nathaniel non scattò.
La lupa si sedette sulla spiaggia, la sabbia cominciò ad infilarsi ovunque sul suo corpo. Era fastidiosa ma da troppo tempo non si lasciava turbare da quella sensazione.
La sensazione di pura libertà, di poter andare dove le pareva senza preoccuparsi dei confini.
I giochi erano fatti.
Gli anni passati a nascondersi finiti.
"René era la principessa del branco Lyall, una pura alpha estremamente forte, ma troppo fiduciosa in sé stessa. Non credo di averla mai vista allenarsi in vita mia, nessuno l'ha mai battuta, nessuno fu mai stato all'altezza di durare più di un quarto d'ora in uno scontro diretto con lei. Non ti stupirà sapere che lo stesso valesse anche per me. Anzi."
A Talua passarono per la mente le immagini di quella volta che si era lasciata pestare per salvare Ami. Il sorriso divertito, ghignante e maligno di quella che era stata la sua principessa. La rabbia montò dentro di lei.
"Io non ho neanche mai provato ad affrontarla." La lupa portò nuovamente lo sguardo su Nathaniel che, ancora in piedi, la osservava impassibile.
"René ha lasciato il villaggio e per arrivare al confine tra il branco e il clan ci ha messo poco più di un paio d'ore. Una volta superato il fiume ci sono circa cinquanta passi di terreno che non appartiene né ai Lyall né ai Malkavian ed è lì che ho colpito. Ho camuffato il mio odore e l'ho attaccata alle spalle, quando si è resa conto di ciò che stava succedendo aveva già la gola tagliata."
"Tagliata?"
"Dai miei artigli."
Una luce curiosa passò negli occhi di Nathaniel. Dal vampiro non si riusciva ad intravedere nessuna traccia di emozione alcuna. Niente rabbia, né sorpresa, né paura, tutte cose che la lupa si sarebbe aspettata di vedere.
"Anche se le ferite degli Alpha non si rimarginano rapidamente tanto quanto quelle degli Omega non credo che sarebbe mai bastato un graffio al collo per uccidere un puro Alpha."
Talua sorrise.
"Ovviamente vampiro, hai ragione. Per questo i miei artigli non sono esattamente normali."
Talua si mise in piedi pronta a una dimostrazione.
Mosse le mani di scatto e le normali unghie della sua mano destra cominciarono ad allungarsi diventando sempre più appuntite.
Accadde però qualcosa di insolito persino per un lupo, gli artigli non solo aumentarono di spessore ma cambiarono persino colore, partendo da un tenue grigio fino a brillare nel buio di una luce fredda. Erano color argento. L'elemento più letale per un licantropo.
"Ho scordato di dirti che allo scopo di rendermi utile il mio branco mi sottopose a diversi esperimenti che io chiamerei più saggiamente torture.
Lo scopo principale di questi era quello di rendermi immune all'argento, mi iniettarono in corpo poche dosi alla volta per non uccidermi sul colpo e alla fine mi ritrovai con 150 grammi d'argento nelle ossa.
Ma non ti ho detto la cosa più interessante.
Dopo un po' di allenamento ho scoperto di essere in grado di spostare l'argento nel mio corpo a mio piacimento, negli artigli, nelle zanne, ovunque mi sia più utile. In stato di riposo però si annida nel punto esatto dove mi è stato iniettato."
Nathaniel abbassò lo sguardo.
"Nelle gambe. Per quello zoppichi."
Talua sorrise.
"Me l'hanno iniettato nelle gambe pensando che il dolore mi avrebbe impedito di scappare in caso di un eccesso di follia causato dalle continue torture."
A Nathaniel iniziarono a tremare le mani, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli incredibili artigli lucenti, meravigliosi quanto letali.
"E tu... hai preso il posto di René allo scopo di vendicarti di queste torture? No. Non solo. Deve esserci altro."
La voce del vampiro tremava, ma non di paura, ma di qualcosa di molto più profondo e spaventoso.
"Ci tieni tutti sotto scacco. La mia vita, quella del clan, ma anche tuo padre e il branco sono piegati al tuo volere ora. Devono mantenere il segreto e non possono ucciderti per non scatenare una guerra. Cos'hai pianificato? Una specie di rivoluzione?"
Il vampiro si avvicinò alla lupa con uno sguardo folle, quest'ultima non indietreggiò, non voleva dimostrarsi insicura né spaventata. Era certa che il suo compagno, per quanto potesse essere arrabbiato, non avrebbe potuto torcerle un capello neppure volendo.
Lui le afferrò le mani e si portò quegli artigli affilati verso il viso per farsi accarezzare.
Due graffi leggeri, dai quali non fuoriuscì alcuna traccia di sangue, solcarono la sua guancia sinistra e un sorriso allargato in maniera quasi innaturale prese il possesso del suo volto. I suoi occhi erano folli e iniettati di sangue. Ma ancora la lupa non riusciva ad interpretare le sue emozioni.
"Tu chi sei? Mostrami il tuo vero volto."
Fu come se la sua coscienza si azzerasse. La volontà di Talua non era più sotto il suo controllo. In quel momento sentì solo l'impellente desiderio di obbedire alla richiesta del vampiro.
I suoi occhi erano fuori dal suo controllo e presto cominciarono a cambiare colore diventando di un blu oceano brillante, simbolo degli Omega. Le sue labbra cominciarono a muoversi da sole.
"Sono Talua Lyall. Pura Omega. Figlia della luna e delle montagne di nessuno."
"E io sarei diventato il tuo burattino? Figlia della luna e delle montagne di nessuno?"
"No."
Si affrettò a rispondere Talua, completamente inebriata dai feromoni che il vampiro stava cominciando a rilasciare su di lei.
"Tu sei la mia arma migliore."
Nathaniel non resistette. Completamente sovrastato dalla folle eccitazione si avventò sulle labbra della lupa, i canini cominciarono ad allungarsi e a mordere in un impeto di passione.
La lupa rispose con frenesia accompagnando i movimenti con la sua lingua.
Cominciò a sentire l'amaro sapore del suo stesso sangue in bocca e un po' la disgustò, resistette perché sapeva che il vampiro oltre che a baciarla si stava anche cibando di lei. Il suo sangue aumentava l'eccitazione in lui e di conseguenza lo lasciò fare fino a che non fosse stato soddisfatto.
Quasi non sembrava un bacio, ma un tentativo di divorarla.
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🦋Come al solito chiedo scusa per la lunga assenza, io e la costanza siamo nemiche di lunga data.💙
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