Capitolo 11

Asher era fuori di senno, i suoi occhi erano diventati color cremisi, luminosi e spaventosi come solo quelli di un alpha potevano essere. 

Gli artigli e le zanne avevano preso ad allungarsi, la gola della lupa si ritrovò circondata da una presa che di lì a poco sarebbe diventata mortale.

Mortale per un qualsiasi altro lupo almeno.

"Vuoi uccidermi? Sei sicuro di essere pronto ad affrontarne le conseguenze?"

Un barlume di ragione passò nello sguardo di Asher che allentò la presa fino a mollarla completamente. René cadde a terra e le ci volle un po' per riuscire a rialzarsi.

E finalmente si sentì libera di sfoggiare il suo vero volto, niente più maschere, niente più inganni, mai più alcun freno alla sua rabbia e crudeltà. 

I suoi occhi presero a brillare di un blu talmente intenso che nemmeno il più puro oceano poteva sperare di eguagliare. Quelli erano gli occhi di un omega.

"Tu... dovresti essere morta." Ringhiò Asher.

"Ti avrebbe fatto molto piacere vero? Se io quella notte fossi morta tu non avresti più avuto alcun problema, non avresti deluso tuo padre e altre stronzate simili non è vero?"

Asher ghignò.

"Stai cercando di farmi sentire in colpa Talua?"

La lupa sorrise, un sorriso tutto zanne che avrebbe messo i brividi al demonio stesso. 

Quella lupa, si stava divertendo come solo una Kitsune ingannatrice del regno orientale avrebbe potuto eguagliare, la cosa peggiore è che ne andava fiera.

"Da quanto tempo che non sento nominare il mio nome. Mi era mancato devo ammetterlo."

"Come sei sopravvissuta?"

"Con un po' di fortuna immagino. Fortuna e le giornate passate tra le grinfie di mio padre che tentava di rendere utile la stupida vita di una pura omega."

"Quindi gli esercizi funzionarono..."

"Esercizi?" Talua guardò quello che una volta era stato un membro del suo branco, con rabbia incredula e sete di sangue. "Non provare nemmeno a far apparire ciò che mi facevano come dei banali esercizi. Torture, esperimenti sono nomi più azzeccati."

Asher ignorò completamente ciò che disse l'omega, non aveva né il tempo né la pietà necessaria per preoccuparsene.

"Che ne hai fatto di René?! Sporca cagna, parla!"

Asher sentiva la rabbia montare sempre di più dentro il suo petto. 

Premeva e graffiava per uscire, sarebbe bastato solo un misero input per perdere il controllo.

"L'ho uccisa."

Eccolo.

"Come?"

"Zanne, artigli e effetto sorpresa. Per essere stata una pura alpha è stato piuttosto facile toglierla di mezzo."

Asher reagì. Afferrò nuovamente Talua per il collo ma questa volta la spinse a terra. Le afferrò il ginocchio e con forza iniziò a spingerlo contro il pavimento come a volerlo sfondare.

La lupa cercò di nascondere il dolore senza riuscirci. Le gambe erano un suo punto debole da quando ne aveva il ricordo. Ringhiò a bassa voce e permise a qualche lacrima di dolore di traboccarle dagli occhi.

"Lo sai bene che accadrebbe se mi uccidessi." Disse Talua a voce un po' troppo alta. "Se io muoio, il principe morirà di sete poco dopo di me. Una nuova guerra con il clan Malkavian sarà inevitabile e per allora, per come sarà messo, il tuo branco perderà e verrà sterminato."

Asher allentò per poco la sua forza.

"Che intendi dire?"

Talua sorrise a discapito del dolore.

"Diciamo che ho degli amici che non vedono l'ora che arrivi un mio segnale per attaccare. Certo non penso che siano abbastanza forti da uccidere la regina Lyall, ma di sicuro riuscirebbero a divorare non pochi dei vostri lupi cacciatori."

Asher si fermò e non capendo come tutto potesse star avendo luogo si limitò solo a guardare negli occhi Talua. La lupa, nonostante fosse inerme sotto di lui, sembrava avere la situazione sotto controllo e essere pericolosamente in vantaggio.

"Non ti stai chiedendo cosa io abbia fatto in tutti questi anni? Dove io sia stata quando tu mi credevi morta? Se ora ci troviamo in questa situazione devi sapere che la colpa è solo che tua, tua e delle tue sorelle."

Asher si alzò e lasciò che anche Talua potesse rimettersi in piedi. 

Quest'ultima si sostenne al pianoforte e fu quasi tentata di mettersi a suonarlo lì in quel momento quando le sue dita premettero i tasti. 

Era da tanto che la lupa stava aspettando. 

Lo sguardo di rabbia, dolore, pentimento e paura che Asher le stava rivolgendo era tutto ciò per cui aveva lavorato e mentito. 

Tutto ciò che desiderava da quando la sua vita le era stata strappata via ancora una volta. 

Da quando la sua felicità era stata uccisa definitivamente. 

Ora rimaneva solo una cosa: la vendetta.

"Mi avete sempre trattato come un giocattolo." 

Talua si sedette sullo sgabello del pianoforte. Guardava Asher negli occhi con ritrovata sfacciataggine, nel mentre tentava di riprendersi dal dolore al ginocchio. 

"Solo perché ero più debole, più lenta, più incapace. Ho perso il conto di quante volte i membri del branco mi hanno picchiata. Ragazzi e ragazze, nessuno si tirava indietro."

Talua per un attimo si rivedette da piccola, mentre barcollando camminava per il bosco alla ricerca di una lince selvatica che aveva trovato pochi giorni prima. 

-

Aveva solo otto anni e dopo quelli che Asher aveva definito impropriamente esercizi, faticava a reggersi in piedi senza tremare. 

La piccola guardava in alto, sperando di scorgere quella palla di pelo tra i rami più alti degli alberi. 

L'aveva chiamata Amamelide. Questo perché la bestiola vedendola ferita pochi giorni prima, l'aveva soccorsa e trascinata afferrandola per una manica del vestito che indossava. L'aveva portata verso un punto della foresta dove crescevano piante medicinali, in particolare appunto piante di amamelide.

"Ami..." La chiamava a bassa voce. 

Terrorizzata dall'idea che i suoi compagni di allenamento e caccia potessero sentirla. L'avevano tormentata tutto il giorno e il peggio del peggio era proprio quando decidevano di attaccarla dopo gli esercizi.

"Ami!"

"Ah!"

Talua sobbalzò nel sentire quella voce. Quella tremenda, cattiva e spaventosa voce.

"Quindi era te che questa bestiaccia cercava."

Una piccola René di otto anni apparve seguita subito dopo dalla sua solita scorta di ragazzini spasimanti. 

Talua non ricordava più i loro nomi, non erano importanti. Specialmente perché ogni giorno ne arrivavano di nuovi. 

I bambini ridacchiarono malvagiamente senza osare superare la pura alpha.

Lo sguardo di Talua però era catturato da ciò che René stava stringendo tra le mani. 

Amamelide si trovava una gamba intrappolata tra la stretta già fin troppo forte di René, lasciata a penzoloni nel mentre che tentava di azzannarle la mano per liberarsi.

"Quante volte ho detto che non voglio animali nel mio territorio?"

"Non farle del male!"

"Perché se no che fai, piangi?"

René rise sbeffeggiandola, lanciò il povero animale tra le grinfie di uno dei bambini che lo afferrò prontamente anche se era preoccupato per i dentini aguzzi della lince.

"Facciamo così, se mi batti ti restituisco il tuo animaletto senza neanche un graffio."

Le lacrime iniziarono ad accumularsi negli occhi di Talua, le lasciò scivolare lungo le guance e anche se sapeva che non sarebbe mai riuscita a battere l'alpha si mise dritta, per quanto le sue gambe potessero permetterglielo.

René era sempre stata una bulla, con i suoi lunghi capelli biondi e i suoi occhi di ghiaccio però rubava il cuore di tutti i bambini e adulti del branco. 

Erano tutti affezionati a lei e Talua era l'unica a conoscere il suo lato perfido. 

Anzi, anche i bambini e i suoi fratelli Asher e Dakota la conoscevano per ciò che era veramente. Ma facevano finta di nulla, anzi, a volte si aggiungevano a lei per tormentare gli omega del villaggio. 

Talua in quanto pura omega era sempre stata la preferita di quelle barbarie.

La piccola omega si mise in posizione di difesa. Alzò le sue gracili braccia e mise le mani a formare due pugni. Tremava come una foglia e tentava di auto convincersi che sarebbe stata pronta ad affrontare il peggio.

Amamelide si agitò tra le braccia di uno dei lupetti e tentò di mordere e graffiare senza troppo successo. Si lamentava e ringhiava sperando che in qualche modo il rumore avrebbe fermato René dall'attaccare la sua nuova amica.

Talua piangeva ma non voleva darsi per vinta, non se la vita della sua nuova amica era in pericolo.

René scoppiò a ridere.

"Ma guardati. Non riesci nemmeno a stare in piedi. Tremi come una foglia e io dovrei impegnarmi seriamente in uno scontro con te?! Va bene."

René scatto con una velocità incredibile, iniziò a correre a zig zag intorno a Talua che non sapeva dove guardare. Era troppo veloce, troppo potente, come ci si aspetta da un puro Alpha.

Il colpo arrivò talmente rapidamente che Talua nemmeno lo vide. Netto e troppo potente il suo ginocchio si spezzò subito.

La piccola omega cadde a terra urlando disperata. 

Un dolore simile non l'aveva mai provato. Gli esercizi di quel giorno erano stati troppo per lei e per il suo corpo. Non era riuscita a sopportare quel nuovo attacco.

"Oh andiamo. Lo sanno tutti che il tuo punto debole sono le ginocchia. Credevo che avresti imparato a proteggerle un po' meglio sapendolo."

René ridendo riapparve di fronte a lei e, anche se ormai inerme, Talua la guardò con tutto l'odio che una piccola cucciola di otto anni poteva provare.

"Come osi guardarmi negli occhi?"

L'alpha le mise un piede sulla testa, la bloccò così sul terreno, sconfitta e umiliata.

"Hai perso. Da regolamento ora dovrai ubbidire a tutti i miei ordini."

"N-non era nei p-patti..." Mormorò Talua sentendo le forze abbandonarla.

"Ancora parli?!"

René si posizionò per tirarle un calcio tra i denti ma non riuscì a fare nulla. 

Proprio in quel momento Amamelide si liberò con un morso dalla stretta del cucciolo di lupo che la imprigionava, cadde a terra sulle zampe e arrabbiata cominciò ad aumentare di dimensioni.

 Crebbe, crebbe e crebbe fino a diventare grande come un orso delle montagne.

"Ma cosa?" Disse Renè spaventata indietreggiando.

La lince la guardò negli occhi e con la forza di un leone ringhiò spaventosamente contro di lei, L'alpha cadde in ginocchio per la paura mentre gli altri bambini se la davano a gambe.

Amamelide ormai divenuta gigantesca afferrò con le zanne il vestito di Talua, la sollevò da terra come una mamma gatto prenderebbe i suoi cuccioli e cominciò a correre nella foresta alzando la terra sotto le sue zampate.

Con quelle dimensioni Ami correva a una velocità esorbitante e presto le due scomparvero tra gli alberi. 

Si fermò una volta raggiunto il campo di erbe medicinali e lasciò cadere Talua sull'erba fresca per poi riassumere le sue normali dimensioni e pulirsi soddisfatta il viso con le zampette.

"Tu... sei un ibrido." Sussurrò Talua stupefatta, dopo essersi un minimo ripresa dallo shock.

La lince sembrò capirla e annuì con eleganza cominciando a leccarle le ferite superficiali.

La lupa si guardò intorno per assicurarsi che non vi fosse nessuno ad assistere.

"Devi andare via." Afferrò la piccola bestiola da sotto le zampe e se la strinse un'ultima volta al petto prima di appoggiarla sul prato e guardarla intensamente negli occhi per assicurarsi di venir capita. 

"René andrà da suo padre e ti farà cacciare, devi scappare o il branco ti ucciderà! Vedi? aldilà di quelle montagne c'è il territorio di nessuno. Gli animali ibridi come te vivono al sicuro lì. Devi andare!"

Ami la guardò, triste e preoccupata.

"Io me la caverò." Altre calde lacrime salate scivolarono lungo le sue guance. "Te lo prometto, per favore vai via."

Amamelide esitò.

"Scappa! Non mi hai sentito? Scappa!"

Talua le lanciò contro un sasso trovato nelle vicinanze e la lince quindi scappò, sparendo nella vegetazione. Non la rivide per molto tempo.

-

Senza rendersene conto l'omega si era persa tra i suoi ricordi d'infanzia. 

Sorrise spaventosamente riportando alla sua memoria il giorni in cui aveva ucciso René, il suo sangue che scorreva tra le sue dita puzzava quasi tanto quanto lei.

Talua si guardò le mani, assaporando il momento di quella piccola parte della sua vendetta.

"L'ho uccisa mentre attraversava il confine. Sembrava così fiera e sicura che quasi ero tentata di lasciarla andare. Ma come potevo dopo ciò che tu e lei mi avete fatto?"

"Quali sono le tue intenzioni ora?"

Talua rialzò gli occhi verso Asher.

"Quel giorno in cui quasi mi uccidesti venni salvata da una vecchia amica. Mi portò da quella che considero mia madre a tutti gli effetti e sarei anche stata pronta a lasciar perdere le mie tracce e sparire. Ricominciare una nuova vita e dimenticarmi di voi." René fece respiri profondi per costringersi a calmarsi "Ma... mi avete portato di nuovo via tutto, siete stati voi ad ucciderla. Non posso perdonarvi, non di nuovo, per questo io vi tormenterò. Sarò il vostro incubo peggiore finché avrete vita!"

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