Capitolo 4

Mi guardo intorno, ma lo Sconosciuto non è più qui. Cerco di sollevarmi, ma il dolore alla spalla è troppo forte, quindi con uno sbuffo decido di rimettermi steso e aspettare che il ragazzo ritorni qui, ovunque lui sia adesso.
E quindi ti ha lasciato usare la coperta? Può anche essere che se ne sia andato lasciandoti qui senza averti detto dove trovare l'acqua. E quindi ha lasciato qui la coperta come per dire "grazie mille, ma ti lascio qui a morire".
Non faccio in tempo a cercare una motivazione migliore per contrastare questo pensiero, che lo Sconosciuto rientra nella stanca con i vestiti zuppi e due borracce spero piene d'acqua.
Va verso il suo zaino, rimette una delle borracce al suo posto e poi viene verso di me con una scatola in mano.
-Che cosa stai facendo? Perché sei tutto bagnato?-
-Dio, ma non la smetti mai di fare domande tu?- senza neanche guardarmi, mi toglie la coperta di dosso con un gesto per poi aprire la scatola. Dalla mia posizione non riesco a vedere cosa ci sia dentro.
-Dovresti alzarti sai? Mi faciliteresti il lavoro.- mi dice, armeggiando con quello che c'è nella scatola di metallo.
-Facilitarti cosa?-
Lo Sconosciuto alza gli occhi al cielo, prima di mostrarmi un ago con del filo attaccato all'estremità.
-Non vorrai mica rimanere con il braccio aperto, spero. Non credevo fossi stupido fino a quel punto.-
-E di certo io avevo pensato avessimo superato il punto in cui mi insulti quando mi hai piantato un benedetto pugnale nel braccio.-
Un suono che sembra quasi una risatina esce dalla gola dello Sconosciuto, ma è troppo breve perché io possa esserne sicuro.
-Poggia la schiena al muro, e stringi questo fra i denti.- mi passa un panno arrotolato, e io non esito a ficcarmelo in bocca. Non devo azzardarmi ad urlare, o ci scoprirebbero in poco tempo e tutto questo non sarà servito a nulla.
Lo Sconosciuto prende la borraccia e viene verso di me.
-Dovresti togliere la maglia.-
Mi tolgo il panno di bocca e lo guardo di traverso. -La toglierei se solo riuscissi a sollevare il braccio non credi?-
-Ma tu si che rompi. Mi chiedo ancora perché sto sprecando del tempo con te.-
Senza guardarmi negli occhi, lo Sconosciuto mi toglie la maglia con cautela, cercando di farmi muovere il meno possibile.
-Se ti sto così antipatico, perché non te ne sei andato e non mi hai lasciato qui a morire? Almeno non ti sarei stato fra i piedi.-
Il ragazzo evita di rispondermi. Butta la mia maglia logora da un lato e poi apre la borraccia, butta un po' d'acqua sulla ferita cercando di lavarla alla bell'e meglio.
Rimetto il panno in bocca, rassegnandomi a non ricevere nessuna risposta da lui.
Prende l'ago e comincia a bucarmi la pelle.
Il dolore è lancinante. Mi sforzo per non gridare, ma è quasi impossibile, quindi dei gemiti alquanto patetici riescono comunque ad uscire dalle mie labbra.
-Stai calmo, ho quasi finito.- dice lo Sconosciuto, tutto concentrato sul suo lavoro.
Quando ormai credevo di non poter sopportare oltre, finalmente smette. Riprende la borraccia, lava ancora una volta la ferita e poi passa un panno tutto intorno al mio braccio per fasciarlo.
Poi si alza, lasciandomi li ancora frastornato per il troppo dolore.

Dopo quel che mi sembrano ore, apro gli occhi, rendendomi conto solo in quel momento che mi ero addormentato.
La coperta è di nuovo addosso al mio corpo quasi nudo, e il ragazzo è affianco a me che guarda il soffitto, in silenzio.
Stavolta alzarmi risulta molto più facile, quindi riesco per la prima volta dopo un giorno ad alzarmi in piedi.
-Hai bisogno di recuperare le energie. Adesso ti accompagno al fiume e poi andrò a cercare da mangiare.-
Si alza, facendomi segno di seguirlo. Ormai il sole sta tramontando, creando un panorama magnifico.
Nel bosco tutto si colora di arancio e rosso, e sembra quasi che il mondo non sia cambiato per niente e che io sia solo insieme ad un amico, mentre facciamo una passeggiata prima di cena.
In poco tempo arriviamo davanti ad un piccolo corso d'acqua. L'acqua è l'impidissima, lasciando vedere il fondo roccioso, dove alcuni pesci fanno avanti e indietro.
Senza pensarci troppo mi butto in acqua, con anche i pantaloni addosso per poterli lavare dopo tempo.
L'acqua ghiacciata ha un effetto rigenerante sul mio corpo, e in poco tempo mi sento come rinato.
Girandomi verso il ragazzo, noto che cerca di infilzare dei pesci bloccandoli con il pugnale.
Per ora è riuscito solo a prenderne uno piccolo, ma a quanto pare questo ragazzo ha un sacco di talenti nascosti, quindi non mi stupisco se ci ritroviamo con un intero sacco di pesce prima di mezz'ora.
Infatti, quando ormai la notte è calata, lo Sconosciuto viene verso di me con quattro pesci. Me ne mette due nelle mani prima di cominciare a camminare verso il rifugio.
Una volta tornati li, il ragazzo poggia i pesci in un angolo, e poi mi porge un pezzo di stoffa.
-Cos'è?- gli chiedo, prendendola.
-È una maglia. L'ho ricucita ricavandola da una mia camicia. Dato che sei più alto di me era l'unica cosa che potessi usare per fabbricarti dei vestiti.-
Ancora attonito indosso la maglia, che anche se un po' stretta, almeno mi coprirà.
Senza aggiungere altro, il ragazzo si allontana, cominciando a tagliare i pesci.
Dopo alcuni istanti di silenzio, decido di parlare.
-Grazie.-
Lo Sconosciuto rimane in silenzio per un po', prima di dirmi -Di cosa?-
-Di esserti preso cura di me, anche se non eri tenuto a farlo, in tutta onestà.-
Il ragazzo non risponde, preferendo continuare quel che sta facendo, in silenzio.
Decido allora di sedermi accanto a lui, aspettando che dica qualcosa.
Quando ormai tutti i pesci sono puliti e tagliati, mi guarda negli occhi per la prima volta dopo che mi ha accoltellato.
-Stiles.-
-Cosa?-
-Mi chiamo Stiles.-

Spazio MOIII
Scusate l'immenso ritardo, ma praticamente tutti i virus immaginabili hanno deciso di rompermi le scatole in queste feste.
Adesso, sperando di essermi ripresa del tutto, sono tornata con questo capitolo, svelandovi finalmente l'identità del famigerato Sconosciuto. Immaginavate fosse lui, eh?
Come sempre votate e commentate.
Bisous,
-pll2016

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