Capitolo 12

STILES' POV
Una ragazza mi punta un arco, con tanto di freccia addosso.
In un attimo sono in piedi con le mani alzate.
-Piove.- mi limito a dire, guardandola negli occhi.
-Non mi interessa. Vattene.- mi dice, accennando con la testa verso la porta, senza mai muovere il braccio che mantiene l'arco.
-Morirei.- dico, cercando di fare leva sul suo lato umano. Se ancora ne ha uno.
-E credi che questo cambi qualcosa per me?- dice, avvicinandosi.
-Non ti sentiresti in colpa?- le chiedo cercando di sedermi ancora una volta.
-Nessuno ti ha detto di rimanere!- getta l'arco di lato, mi afferra per i capelli cercando di spingermi fuori.
-Ti prego, non ce la faccio più! È da anni che scappo, e ora sono di nuovo solo. Ti prego. Ti prego non lasciarmi morire.-
Il mio viso è ad un palmo dalla pioggia. Un solo passo e morirò.
La ragazza mi lascia andare, e per poco non cado fuori.
Di corsa, vado a rimettermi nell'angolo più lontano dalla porta.
-Se credi che condividerò il mio cibo con te, ti sbagli di grosso. L'unica cosa che avrai, sarà poter rimanere in quell'angolo.-
-Non preoccuparti, sono sopravvissuto con molto meno di così.-
La ragazza non dice niente, ma anzi, si siede all'altro capo della stanza, cominciando a lucidare la sua freccia con un panno.
-Io sono Stiles.-
-Allison.-
-Da quanto tempo sei qui?- le chiedo, poi prendo dal mio zaino la borraccia, ormai quasi del tutto vuota.
-Da un paio di mesi.-
-E non sono mai venuti a prenderti?- metto la borraccia apposto dopo averla svuotata, cercando inutilmente del cibo nel mio zaino, sapendo di non trovarne, avendolo già finito due giorni fa.
-E tu credi che scappare serva a qualcosa? Loro sanno sempre dove trovarti. Puoi scappare quanto ti pare, ma quando meno te lo aspetti loro saranno alle tue spalle per catturarti.-
-Un mio amico è stato catturato. Due settimane fa.-
-Ecco vedi? Non serve a nulla scappare. Potevate stare tutto il tempo chiusi da qualche parte, e almeno sareste stati al caldo.-
Non trovando nulla da dire, mi giro dall'altra parte e cerco di dormire.

DEREK'S POV
Da una settimana ormai procede il mio allenamento.
Sto imparando ad usare i droni, a guidare i mastodontici furgoni portaprigionieri, e la cosa che odio di più: imparare a sparare ad un bersaglio.
Gli altri miei compagni sono qui da più tempo di me, a parte Theo, che è arrivato qui solo un mese prima di me.
-E tu, come sei stato trovato?- gli chiedo mentre mi tolgo la divisa mimetica dopo tre ore di allenamento.
-Detto sinceramente, ero così stanco di scappare da qualcosa che non sapevo neanche cosa fosse che mi sono consegnato volontariamente.-
-Davvero? E dov'eri quando ti hanno preso?-
-Ero a Pasadena. Non mi sono mai mosso da casa mia. Uscivo solo per rubare del cibo.-
-Beato te. Io avevo così paura dei militari che sono scappato quasi subito. Inutile dire che l'unica cosa che ho ottenuto è stata digiunare per giorni interi e un'orribile cicatrice al fianco.- E Stiles. Ma questo preferisco non dirlo.
-Finalmente domani mi faranno l'iniezione e sarò libero.- mi dice Theo andando verso le docce.
Lo seguo anche io a poca distanza.
-Beato te, io devo aspettare ancora tre settimane.- dopo un mese di iniziazione e allenamenti super sfiancanti, Emy Clarke approva la somministrazione del vaccino sulle reclute.
Dopo un mese dal vaccino, in cui si continua comunque ad esercitarsi, si diventa militari del centro a tutti gli effetti e si comincia ad andare alla ricerca dei fuggitivi.
Aspetto quel momento solo per trovare Stiles e portarlo in salvo prima che sia troppo tardi.
-Ricorda, prima l'iniezione...-
-...E poi si comincia a sgobbare.- termina per me Theo.
Ridacchiando, apriamo il getto dell'acqua calda.

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