Il suo nome era Emily

Ho un lato migliore di questo. Sto solo portando una maschera da tempo, temo di non farcela più e che prima o poi mi ribellerò contro il mondo.

Passarono altri giorni, altri lenti giorni in cui Klaus era costretto a portare una maschera ed agire passivamente agli ordini, quando in realtà non desiderava altro che la pace.
Spesso si ritrovava a controllare la parte del campo femminile e, ancor più spesso, incontrava la ragazza dai corti capelli corvini, simili ai suoi.
Quella ragazza si chiamava Lianne, trovò che fosse un nome incantevole ed adatto a lei: il suo viso era grintoso, di una bellezza semplice e armoniosa. Standole vicino riusciva a sentirsi già meglio, in realtà.

Era sera e il freddo scese delicatamente verso il terreno. Nonostante tutti fossero rientrati nelle proprie baracche - per ordine dei soldati - c'era una ragazza seduta sull'uscio della porta ed oramai Klaus aveva imparato bene a distinguerla.

«Klaus!» Lo richiamò lei, sorprendendo il ragazzo sul fatto che si fosse ricordata il suo nome: allora lo considerava almeno un po'.

Le sorrise con spontaneità, sedendosi poco dopo di fianco a lei. Un attimo dopo, il silenzio fu protagonista, mentre entrambi avevano già alzato gli occhi al cielo ammirando uno spettacolo di luci intrise nel buio.
Improvvisamente non sentivano neanche più freddo.

Si scambiarono qualche parola e Klaus sembrava essere veramente preoccupato per lei; dormiva poco e si notava, non pareva mangiare abbastanza. Eppure, al solo cenno di un aiuto nel portarle del cibo, ella negò con la testa, insistendo che stesse bene in quel modo.
Più la guardava e più gli tornava in mente sua cugina Ginevra: i lineamenti del viso erano più o meno simili ma, soprattutto, lo sguardo colmo di curiosità accomunava entrambe. Lianne confessò di avere paura di tutta quella bizzarra situazione, eppure ne era paradossalmente anche attratta; spesso Klaus notò che osservasse un qualcuno o un qualcosa, che quella stessa curiosità la spingesse a compiere altre determinate azioni, in un certo senso.
Semplicemente, profumava di vita. Klaus riusciva a capirla tanto bene che anch'egli, di conseguenza, si era aperto con lei, senza comandare la sua voce o i suoi gesti, le confessò di provare un forte interesse romantico verso una ragazza del campo, una ragazza che vedeva spesso in sua compagnia.

Non si pentì delle sue parole ma continuo con una certa energia che colpì anche lui, in verità. Da tempo, più pensava a quella ragazza e più si sentiva colmo di contentezza nel suo animo; la descrisse come meglio poteva, menzionando il colore particolare, rossastro e meraviglioso dei suoi corti capelli che la distinguevano dalle altre donne. Il pallore caratteristico sul viso e sulle braccia esili la rendeva all'apparenza fragile ma incantevole, immaginando quanto i raggi solari sbattevano con delicatezza illuminandola, rendendo all'apparenza anche la sua pelle morbida e liscia, perfetta. Che lei fosse una creatura meravigliosa ed unica lo disse col cuore in gola, una certa ansia che da poco tempo lo pervase. Che degli occhi grandi e più azzurri del cielo lo avessero colpito lo raccontò con una grande enfasi da sentirsi appena sopra le nuvole ogni volta che ritraeva il suo volto in mente.
Gli venne spontaneo sorridere ed era rasserenato dal fatto che poteva parlarne con Lianne, esprimendosi per la prima volta ad alta voce.

La ragazza non riuscì a dire nulla, sorpresa. Klaus lo interpretò come un senso di felicità anche se appena dopo ella ebbe il coraggio di avvisare il giovane soldato che la sua amica era più grande di lui, di molto a dir la verità. Sinceramente ciò non lo interessò minimamente, era elettrizzato all'idea di conoscere qualcosa in più su di lei, ignorando totalmente già i primi ostacoli che si presentarono. Suo padre non aveva mai raccomandato altro, appoggiato anche dalla moglie, che in una coppia modello l'uomo doveva essere più grande della donna; anche cinque o sei anni in più, non importava. Klaus ignorò anche quel pensiero distorto ed insensato, per nulla convinto che l'amore funzionasse in quel modo, con tante e diverse regole rigide da mantenere.

Scoprì, oltretutto, da Lianne il nome di quella meravigliosa ragazza: Emily. Emily, suonava più dolce di una poesia alle sue orecchie e nella sua mente.
«È un bel nome.» Volle esprimersi ad alta voce, sorridendo.

La fortuna nell'aver incontrato Lianne gli recava una gioia immensa; da giorni si sentiva meno solo, più compreso, capendo di non essere effettivamente lui quello sbagliato al mondo. Apprezzava la compagnia di Lianne perché non erano necessarie delle parole per sorridere o stare bene, anche stare in silenzio ad amminare il suggestivo cielo notturno come allora era una una sensazione meravigliosa.
Non avrebbe saputo spiegare tutto ciò a parole ma, molto probabilmente, la situazione lì per lui parve migliorare, facendolo andare a dormire quella notte con la mente leggera e libera da pensieri solo negativi.

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