Capitolo XXXIX
- Ripetimi dov'è che vai, col Principe. - domanda mio padre, per la milionesima volta da quando abbiamo pranzato con la famiglia reale.
- Lionel, non Principe. L-I-O-N-E-L. - scandisce mamma, sbuffando.
- Lionel. - ripete a malavoglia, tornando a me - Dove vai, con Lionel? -
- Ti ho detto che non lo so. - faccio spallucce - C'eri anche tu quando mi ha chiesto di concedergli il pomeriggio. Non ha voluto dire a me, come a te, cosa faremo. - ricordo il curioso pranzo passato.
Lo sguardo divertito di Lionel, unito alla fermezza di non voler rivelare nulla. Nemmeno il più piccolo dettaglio.
Alla sua famiglia, quanto a me ed ovviamente... mio padre.
Il quale...
- Ed è proprio questo che non mi piace. - non riesce a star fermo. Continuando a camminare avanti ed indietro come un'anima in pena.
- Non capisco perché ti agiti così tanto, Joseph. - scuote il capo mamma - Dovresti essere tranquillo a sapere che nostra figlia sarà con una persona di fiducia. Responsabile e buona. -
- Peccato che, tale persona, sia il suo fidanzato. -
- E con ciò? Temi forse corrompa la sua virtù prima del matrimonio? - vedo papà bloccarsi sul posto. Il sangue del suo viso defluirgli dalle gote, rendendolo pallido come un cadavere.
E come dargli torto, perché... - Insomma, mamma!! Che vai dicendo? - avvampo.
- Come vi agitate per nulla, voi due. - agita le mani per aria. Voltando lo sguardo verso Lena e Séline - Lionel è un ragazzo troppo serio ed a modo per azzardare un passo del genere. Dopo aver annunciato a tutta la famiglia che la porterà da qualche parte. Non concordate con me? -
- Certo che sì. - annuisce con convinzione Lena, mentre Séline... distoglie di fretta il contatto visivo con mamma.
Probabilmente ripensando al bacio a cui ha assistito quasi due settimane fa.
- Séline? - scatta papà, agitato.
- Non pressarla. - il volto di lui viene girato a forza dalla moglie - Non vuole intromettersi in certi argomenti. Come dovresti fare tu. Sono affari di Mélodie e, in ogni caso, ripeto... non accadrà nulla di sconveniente. A parte qualche bacio, probabilmente... - sussurra in un soffio l'ultima parte.
Sentita, fortunatamente, solo da me.
Che subito mi accingo a dirigermi verso la stanza degli ospiti che mi è stata assegnata, per cambiarmi.
Prima che a papà venga un colpo o che decida di chiudermi a chiave in una delle torri del palazzo.
Anche se mamma si diverte... dovrebbe smetterla di punzecchiarlo in questa maniera.
Non fa bene al suo cuore come al mio, che fino a poco fa non era affatto così teso.
Forse è da lei che ho preso questo mio lato ribeccatore, che mi spinge quasi sempre a ribattere alle uscite di Lionel.
Anzi... dev'essere proprio così.
Come ho assimilato da papà le sue paralisi improvvise o gli scleri esagerati.
Scleri che... stanno per uscire dalle mie labbra. Al pensiero delle parole di mia madre.
Lei non ha idea di quanto Lionel sappia essere audace e sfacciato.
Davanti ai miei si comporta sempre in maniera pressoché impeccabile, lasciandosi andare solo con qualche piccola battuta qua e là.
Nulla a paragone di com'è quando siamo soli soletti.
Come saremo per tutto il pomeriggio.
Certo, non credo affatto voglia "corrompere la mia virtù" come detto scherzosamente da mamma, però... chi lo sa cosa mi aspetta.
Il mistero di tutta la faccenda non mi quadra, affatto.
Ma ecco che... un'ora dopo, sento bussare alla mia porta.
- Mélodie, sei presentabile? - lo sento ridere già, utilizzando lo stesso termine da me sfuggito il mio primo giorno di lavoro.
- Spiritoso. - apro la porta, trovandomelo di fronte.
Bello come una splendida notte di luna piena.
Tanto scura quanto luminosa.
- Pronta per il nostro giretto? - mi porge il braccio, portandomi giù per le scale.
- Non vuoi proprio dirmi dove mi vuoi portare? - domando, davvero curiosa.
- Altrimenti che sorpresa sarebbe? - sorride, mentre attorno a noi tutti corrono.
Intenti a preparare il castello per la festa programmata per la sera seguente.
Quella che ufficializzerà il nostro fidanzamento.
- Ok, ok. - sbuffo rassegnata, notando però uno strano dettaglio.
Invece d'andare verso l'ingresso ci stiamo dirigendo al giardino posteriore.
E da lì fino alle stalle dei cavalli.
- Aspettami qui un secondo, torno subito. - si ferma, davanti all'ingresso.
- Lionel... - lo fermo - Non mi dirai che... faremo un giro a cavallo? - fisso il tutto con aria perplessa.
Puntando lo sguardo, in particolar modo, sul nostro abbigliamento.
Perché, tralasciando me che non ero stata avvertita, pure lui non è vestito da equitazione.
- Non ti va? - domanda con quel sorriso incerto che mi fa cedere quasi sempre.
- Non è questo. Solo... forse è il caso d'andare a cambiarci. Anche se, non ho portato con me indumenti abbastanza adatti. - ragiono.
- E che problema c'è? Ci cambieremo al nostro ritorno. -
- Facile a dirsi, per te. Sei mai salito a cavallo con una gonna? -
- No, questa esperienza in effetti mi manca. - ridacchia - Comunque non temere. Ci penserò io a far in modo che tu non cada. -
- Uhm... e va bene. - scuoto il capo, motivata dal suo curioso entusiasmo - Ti aspetto. -
Chissà dove vuole portarmi.
Forse al lago.
Suo posto prediletto dove, però, non sono ancora mai stata portata.
Ciò anche a causa di mio padre, che ha sempre spinto per farci fare degli appuntamenti circoscritti.
Tutti in zona castello.
- Eccoci qua, pronta? - mi raggiunge sorridente, accompagnato dal suo cavallo.
Uno splendido Frisone dal manto nero carbone, con una chioma folta e lucente.
- Fin'ora l'avevo visto solo da lontano. Quando mi mettevo in attesa del tuo ritorno, per intercettarti. - faccio annusare le mie mani all'animale, prima di posarle su di lui. Per accarezzarlo.
- Oh, parli di quando eri il mio cane da guardia? - ride.
- Ero? Sarò sempre la tua voce della ragione. -
- Non chiedo di meglio. - mi tende una mano - Ma tornando a noi... vi presento, visto che è il vostro primo vero incontro. - sorride - Mélodie, lui è Swart. Swart, lei è Mélodie. La ragazza di cui ti ho parlato spesso. -
- Gli hai parlato spesso di me? - sbuffo una mezza risata, intenerita.
- Certo, di cosa credi parlassi quando scappavo dalle tue pressioni? - mi afferra per i fianchi, sollevandomi sulla sella. Mettendomi seduta con le gambe penzoloni da un lato.
- Quindi gli hai raccontato solo delle tue lamentele nei miei confronti. Carino. - commento, l'attimo prima di vederlo salire a sua volta.
Con estrema destrezza, dietro di me. Per tenermi ferma tra lui e le redini.
- Perché pensi subito a qualcosa del genere? - studia il mio sguardo - Per la cronaca, Swart è stato il primo a cui ho detto d'essermi innamorato di te. -
- Davvero? - scatto sorpresa.
- Andiamo, va. - sprona il cavallo, ignorando la mia domanda. Un timido sorriso imbarazzato che gli aleggia sul viso.
Dandomi così la risposta e portandomi ad immaginare tutte le sue lunghe chiacchierate con Swart.
L'unico al quale, probabilmente, avrà rivelato le sue preoccupazioni. Prima del mio arrivo.
Quando era solo e chiuso in se stesso.
Completamente diverso dal ragazzo spensierato che ho ora al mio fianco.
- Mélodie, potresti guardare il panorama, invece che puntarti sul mio viso? Mi deconcentri. - finge un colpo di tosse. Lo sguardo fisso oltre la mia testa.
- Oh... ma fammi il piacere. Volendo potresti cavalcare pure ad occhi chiusi. Swart sta seguendo le tue direttive come se sapesse in anticipo quale sarà la tua prossima scelta. - ridacchio.
- Gradirei comunque tu guardassi altrove. - mi lancia una rapida occhiata, mezzo divertito.
- Ok. - roteo gli occhi teatralmente, voltandomi ad osservare l'immenso terreno del palazzo - Stiamo andando al lago? -
- Immaginavo lo avresti capito. Per questo ho cercato di restare vago fino all'ultimo. -
- Ciò ha fatto diventare matto mio padre. -
- Che novità. - commenta senza sorpresa - La volta che sono riuscito a strappargli un appuntamento con te, in periferia, stava quasi per farci andare con la scorta. E non certo per paura d'incappare in chissà chi. -
- È colpa di mamma, non fa altro che istigarlo. Si diverte a vederlo impazzire. - lo guardo di sottecchi - Come qualcun altro di mia conoscenza adora punzecchiare me. -
- Sarà per questo che vado così d'accordo con Mirielle. - ride.
Portando la conversazione su toni sempre più allegri.
Facendo passare in un battito di ciglia il tempo della cavalcata, fino a destinazione.
- Eccoci arrivati. - scende in un salto, tendendo poi le braccia verso di me - Vieni, ti aiuto. - mi sorride.
- Grazie. - poso i piedi a terra, iniziando a guardarmi attorno.
Dopo aver attraversato ampi campi con alberi disposti qua e là in una perfettamente disposizione, siamo giunti in una zona un po' più "selvaggia".
In mezzo ad un boschetto ordinato, ma al tempo stesso naturale.
Come se i terreni del palazzo fossero stati allestiti con dovizia, attorno ad un bosco lasciato com'era in origine.
Dentro il quale è nascosto un magnifico quanto splendente lago.
La quale acqua luccica, grazie alla bella giornata.
- Capisco perché adori questo posto. È perfetto per stendersi a pensare od a rilassarsi. - commento, avvicinandomi al pelo dell'acqua.
- Vero? Ci passerei le ore qua. Ad assaporare solo il suono del vento tra le foglie ed il cinguettio degli uccelli. - lega le briglie di Swart ad un albero, dandogli qualche coccola con l'aggiunta di una bella carota.
Dolcezze che il cavallo apprezza con un giocoso nitrito.
- Farei lo stesso fossi in te ed avessi a portata di mano un posto come questo. - sistemo la gonna, per sedermi a terra senza troppi fastidi.
- Quando vuoi puoi pure farlo. Questo luogo è anche casa tua, ora. - si accomoda al mio fianco.
- Tu non sei agitato, almeno un po', per domani? - svicolo la sua dolce uscita.
- Non particolarmente. Non apprezzo molto le doppie facce che vengono a farmi moine di ogni genere, per poi parlarmi alle spalle, ma... a chi piacciono, persone così? - fa un'alzata di spalle.
- Le cose però sono molto migliorate rispetto a prima. - ricordo l'ultima festa a cui abbiamo partecipato.
Quella per il settimo compleanno di Lily.
- Non si dovrebbe fare, ma ho origliato varie conversazioni quel giorno. Mi bloccavo ad ogni "Principe Lionel" che giungeva alle mie orecchie. - ridacchio - Ed è così che ho sentito molti commenti positivi sul tuo conto. La gente sta iniziando a pensare che, la tua, fosse davvero una qualche fase ribelle adolescenziale tardiva. -
- Bah, le persone sono brave a farsi una loro opinione. Anche se completamente sprovvisti d'informazioni. -
- Questo però non puoi dirlo dei dipendenti del palazzo. - intercetto il suo sguardo, sorridendo orgogliosa - Aline mi ha detto che quasi tutti hanno cambiato pensiero su di te. -
- Ah sì? - inarca un sopracciglio, non del tutto convinto.
- A quanto pare il tuo prodigarti per aiutarmi ha sortito molti effetti positivi, ma... a far cambiare loro bandiera è stato un evento di cui t'eri ben visto dal raccontarmi. - sono io ora a studiarlo, curiosa.
- Giuro, non ho idea di cosa tu stia parlando. - è sincero.
- Della storta che, a quanto pare, hai preso due settimane fa. Ti dice nulla? -
- Ah. - si blocca - Non capisco, però, cosa ci sia di speciale. Chiunque si sarebbe sporto verso quel ragazzino, come me, per evitargli di cadere di testa. -
- Può darsi, ma a farlo sei stato tu. Per il figlio di una cameriera. -
- Che c'entra di chi è figlio? - brontola - Un bambino è un bambino. -
- Oltre a ciò... - sorrido, poggiando la testa sulla sua spalla - Ho sentito di altre piccole cose che ti hanno solo che aiutato. Hai portato al posto di Lucille il grande e pesante sacco di farina che stava cercando di condurre in cucina. Saluti tutti quelli del personale, quando li incroci per il castello. Chiamandoli pure per nome, quando nemmeno io ricordo quelli di ognuno. Pur essendo stata loro collega. Ti perdi sempre più spesso in chiacchiere con le guardie. Dispensi sorrisi qua e là... insomma, stai portando avanti con successo la conquista dei loro cuori. -
- Non parlare come se lo stessi facendo solo per ottenere un qualcosa. - borbotta - E ricaccia indietro quel sorrisino che hai stampato in volto. Non sai quanto mi risulta difficile salutare persone che saltano come molle a sentire la mia voce. A volte penso che, forse, non dovrei farlo. Preoccupato di spaventarli più che far loro cosa gradita. -
- Ma se ti ho appena detto che, tutte queste cose, stanno effettivamente mostrando a tutti chi sei davvero. Non abbatterti. - mi scosto un poco, per colpirlo spalla con spalla - Stai andando alla grande. -
- Non sarebbe mai successo se non ti avessi incontrata. - il suo sguardo cambia, per un istante.
Prima di fuggire via da me.
Facendosi quasi... imbarazzato.
- Lionel? - lo vedo alzarsi, tendendomi poi una mano.
Che accetto, seppur confusa.
- Hai presente ciò che è stato per il fidanzamento di Jordan e Julienne? - domanda, senza lasciare la presa sulla mia mano.
- Dovrai essere più specifico, se vuoi una risposta. -
- Lo svolgimento della serata te lo ricordi, no? -
- Ovvio. È stato appena due mesi fa. - sono sempre più perplessa - Hai paura che faccia qualche gaffe? Lo so che l'ultimo anno mi ha resa un po' meno fine, ma so ancora come ci si comporta durante certi eventi. L'ho dimostrato con quelli passati recentemente, no? -
- Non mi riferivo a questo. Non temo nulla del genere. - scuote il capo - Sei sempre stata perfettamente impeccabile. -
- Allora... che c'è? - studio la sua espressione, sempre più... agitata.
- Sai che, per tradizione, ci sarà una teatrale proposta con anello, giusto? -
- Sì. - annuisco - Davanti a tutti i presenti, col discorso ufficiale che ogni Principe ereditario deve esporre alla sua compagna. Come fosse una sorta di giuramento degno del matrimonio stesso. - ricordo con tensione.
Per me che detesto d'essere sotto l'attenzione di tutti... sarà uno spasso. Davvero.
Già...
- Che poi, da quel che so per te e Julienne non è stato fatto. - riporto alla mente una conversazione con la ragazza.
- Sì, ma... ciò di cui volevo discutere è la questione dell'anello. - si schiarisce la voce - Ho pensato molto al tutto e... ho realizzato quanto la festa sarà una noia, per noi. So che si è detto di fare le cose come si deve e non ho intenzione di cambiare nulla. Semmai... insomma... -
- Lionel? Tutto ok? - tiro le nostre mani giunte, per riportare il suo sguardo su di me.
- Che cavolo... - borbotta, scompigliandosi i capelli - La prima volta che te l'ho chiesto non è stata così dura. Forse perché era buio e... ah, e va bene. - sbuffa, prima di tirare un profondo respiro.
Calmandosi in un colpo.
- Quello che sto cercando di dire è che... voglio fare un giuramento diverso. Qui ed ora, davanti a te ed a te soltanto. - mi si mozza il fiato in gola, vedendolo inginocchiarsi.
La mia mano sinistra nella sua destra, mentre mi guarda con un'intensità che mi lascia completamente senza parole.
Il cuore che mi schizza a mille.
- Mélodie, da quando sei entrata nella mia vita il mio mondo è stato stravolto da te. Con testardaggine e perseveranza hai insistito ed insistito, con un qualcuno che non ti ha reso le cose affatto facili. - stringe la presa sulla mia mano - Per questo ti ringrazio. Grazie per non aver mollato, per aver guardato oltre, per avermi accettato e spronato. Sei una persona meravigliosa, di una nobiltà d'animo senza pari. Ed io sono immensamente fortunato d'averti al mio fianco. Motivo per cui... sono qua, ora, a giurarti amore eterno. Non perché lo chiede una qualche tradizione o perché mi sento in dovere di farlo. Semplicemente perché ti amo e so, per certo, che questo fatto non cambierà. Né ora né mai. -
Estrae da una tasca una scatolina dall'aria assai preziosa, mentre silenziose lacrime commosse sgorgano dai miei occhi.
- Perciò, mia testarda Mélodie, te lo domando ancora. Stavolta come si deve. - apre l'astuccio portagioie, mostrando così un delizioso anello.
Perfettamente in linea coi miei gusti.
Semplice e fine.
Come il ragazzo davanti a me.
Che con semplicità e dolcezza mi sta dimostrando, di giorno in giorno, quanto tiene a me.
Lo stesso che, ora, mi sta fissando con sguardo assai tenero.
Convinto quanto me di voler percorrere il resto del nostro cammino assieme.
- Mélodie Christelle Doupont, vuoi sposarmi? -
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