Oddio...
Oddio!!
OH MIO DIO!!!
Che mi è saltato in mente?
Come ho potuto fare una cosa del genere?
Così all'improvviso poi...
Dal nulla...
Sono impazzita, non c'è altra spiegazione.
O forse, tutto, è stato un sogno, no?
Certo, dopotutto non è possibile che...
E invece sì che è stato tutto reale.
Dopo più di tre giorni a sclerare in camera da sola non posso tentare ancora di fingere che sia stato un sogno.
Io... l'ho fatto davvero.
Ho baciato Lionel.
Ho baciato... il Principe Lionel Maxime Allard!
Il che è... folle!
Tutta quella strana serata lo è stata, ma il finale che ho scelto di darle supera tutti i miei standard.
Non importa che sia stato magico, io non dovevo farlo.
Non così.
Certe cose si fanno per ordine, insomma!
Ci si frequenta un po', si passa al dichiarare i propri sentimenti e poi, solo dopo, si arriva a baciarsi.
BaciarSI. Non baciare.
Questo è uno dei punti focali del mio stress degli ultimi giorni.
Io non ho dato opzioni al ragazzo.
Ho agito di mia iniziativa, senza dargli voce in capitolo.
In pratica... il mio primo bacio è stato rubato e non sono stati altri a rubarlo a me.
Maledizione!
Si può essere più sfacciati?
E dire che, mesi fa, mi sentivo terribilmente ardita per atteggiamenti ben più insignificanti.
Mi ero addirittura offesa alle allusioni del Principe Jordan e adesso?
Adesso sono io ad aver compromesso il fratello, non il contrario.
Ah... vorrei solo sotterrarmi, per l'imbarazzo. Anche se...
Quella sera non ce l'ho proprio fatta a lasciarlo andar via senza far nulla.
Senza mostrargli quanto anch'io tengo a lui.
E quello slancio di coraggio mi è costato tutta la sanità mentale che mi era rimasta.
Al punto da farmi concentrare più sul bacio che sui giorni di attesa.
Attesa di un momento che oramai dovrebbe essere alle porte.
Dopo la sera dell'improvvisata di Lionel non ho più avuto nuove, se non alcuni commenti di Mathieu.
Il quale mi diceva quasi sempre la stessa cosa, riguardo al moro che mi intimava di star tranquilla.
Peccato solo che, al semplice nominarlo, il cuore mi schizzava in gola. Dando il via a scleri degni di una pazza isterica.
Per nulla calmi e posati come dovrebbero essere, per la figlia di un Duca.
Ah... cielo.
Meglio non mi metta pure a pensare ai miei genitori.
Fossero qui diventerebbero bianchi come lenzuola, a sapere come si è comportata la loro bambina.
Altro che i battibecchi amichevoli che hanno fatto balbettare Lena.
I battibecchi, tra me e Lionel...
- Chissà se, dopo il giorno x, avrò ancora modo di discutere con lui così serenamente... - sospiro, pesantemente.
Per quanto io cerchi di restare nell'ottica di ottimismo della sera del ballo... non posso negare che, a volte, ho ceduto un po'.
Anche se nervoso, il mostro pareva davvero sicuro delle sue parole.
Il che mi fa pensare abbia cancellato ogni traccia dei suoi comportamenti compromettenti.
Eppure... no!
- Devo restare positiva. - scuoto il capo.
Non posso crollare.
Non adesso, ad un passo dalla fine di questo calvario.
Ed è lì, mentre tiro un profondo respiro tranquillizzante che...
Sento bussare.
Con decisione.
Segnale palese che si tratta di un qualcosa d'ufficiale, perché...
La colazione mi è stata portata circa trenta minuti fa.
- Avanti. - cerco di non far tremare la voce, mentre la porta si socchiude.
Facendo entrare un volto a me estremamente noto, ma al tempo stesso inaspettato.
- Camille? - la guardo sorpresa.
- Sono qui per ordine del Re. - mi fa un cenno col capo - Per darti disposizioni. -
- Disposizioni di che genere? - la osservo, rigida di fronte a me.
Lo sguardo serio e la schiena dritta come un fuso.
In quella posizione che ho imparato a conoscere, data dal nervoso.- Devi farti trovare pronta, con l'abito della festa dell'altro giorno, per le dieci e mezza. Dopo ciò verrai scortata da una guardia nel luogo prestabilito. -
- Che sarebbe? - cerco di ottenere più informazioni.
Nel vano tentativo di non andare subito in panico.
Anche se... il suo sguardo non aiuta.
- Lo scoprirai quando sarai là. - si volta - Ora, se volete scusarmi... - fa per uscire, ma la blocco.
Realizzando lo strano intercalare dell'ultima frase, unito pure all'utilizzo del voi. Marcato con tono quasi infastidito.
- Camille, c'è qualcosa che vuole dirmi? - mi torturo le mani a sguardo basso.
- No. - rimane di spalle, per poi voltarsi di scatto. Col cipiglio - "Qualcosa" è riduttivo. - rimango spiazzata, dall'impeto nella sua voce.
Ma nemmeno il tempo di riprendermi che riparte - Avevo capito esserci qualcosa di diverso in te, ma questo... - scuote il capo - È folle. -
- Dunque... non mi crede. - sento un nodo formarmisi in gola.
Con Camille non ho chissà quale rapporto, se non quello dipendente/capo, però... ciò fa ugualmente male.
Anche se è una donna estremamente ligia al lavoro sa essere pure sinceramente di compagnia.
Una persona composta, ma amichevole.
A cui mi sono affezionata molto e che, ahimé, non crede alla mia storia.
Cosa di cui neanche posso farle una colpa, consapevole dell'assurdità del tutto.
- Al contrario. - mi blocco, alle sue parole.
Restando in silenzio, a fissarla come una scema.
- Anche se la tua espressione attuale, a bocca aperta come uno stoccafisso, sembra tutto fuorché quella di una nobile... ti credo. Come detto, ho sempre pensato ci fosse qualcosa di diverso in te. -
- Allora... perché sembra così arrabbiata con me? Pensavo ce l'avesse perché mi considerava una bugiarda manipolatrice, intenta a soggiogare la famiglia reale. - sono sempre più confusa.
- Oh, ma io sono arrabbiata con te. - annuisce - Non solo ho perso un valido membro del mio staff, ma ho pure scoperto che tale persona era nei casini fino al collo. E che non me ne ha parlato, per farsi aiutare. -
- Io... - vengo interrotta - Comprendo che devi aver avuto le tue motivazioni, ma sono ugualmente infastidita. Il dovere di un buon capo è quello di accorgersi di ciò che non va e dar man forte ai suoi dipendenti. -
- Camille, è una delle donne più perspicaci che io conosca, però... mi lasci dire che questo era troppo pure per lei. Non sarebbe mai potuta arrivare al nodo del pettine, col solo spirito d'osservazione ed analisi. - le sorrido, sentendo gli occhi pungermi commossi.
- Una cosa però posso farla. - le spalle le si sciolgono un po'.
- Ovvero? - la noto assumere nuovamente l'espressione grave di quando è entrata nella mia stanza.
- Zittire i pettegoli maligni. - si volta a guardare la porta - Quelli che fanno allusioni spregevoli, senza avere uno straccio di informazione. -
- Oh. - ribatto sorpresa, anche se...
Me lo sarei dovuta aspettare.
È vero che ci sono molte persone dalla mia, come mi è stato detto più volte da Mathieu, però...
Altrettante sono contro.
Chi solo per il gusto di spettegolare.
Chi crede io sia una manipolatrice della peggior specie.
Coloro che mi ritengono pazza.
O semplicemente chi è scettico, perché mi conosce solo di vista.
- Ma non preoccuparti. Come detto, ci penso io. - annuisce - Tu vedi solo di farti trovare pronta, dopo. - si avvicina alla porta.
- Sarà fatto, ma... - sento la tensione crescere in me - Sa per caso qualcosa di più? -
- Ci è stato fatto organizzare un brunch, per oggi, in tutta fretta. -
- Un brunch? - inarco un sopracciglio.
- Non so altro, mi spiace. - mi fa un ultimo cenno, di saluto. Per poi andarsene a sistemare le ultime cose e tenere a bada le malelingue.
Lasciandomi con addosso una confusione non indifferente.
Un brunch?
Perché? Con chi?
Non capisco.
Qualunque sia l'esito delle scoperte fatte in questi giorni... che senso ha un brunch?
Essi sono eventi di svago. Organizzati per far rilassare tutti gli ospiti, non per... svolgere un processo.
Davvero, non capisco. Più ci penso e meno comprendo.
Soprattutto ora, davanti a ciò che i miei occhi stanno osservando.
Giunto l'orario prestabilito sono stata scortata nei giardini reali, per il misterioso brunch, realizzando così un'inspiegabile realtà.
Il grandissimo prato non solo è stato addobbato con dovizia, per poter ricevere una quantità spropositata di ospiti, ma... è pure pieno, d'essi.
Persone che riconosco, sia dal portamento che dai modi di fare. Senza contare i molti, anzi troppi, colleghi in zona.
Ovunque io guardi vedo persone, che siano nobili confusi e curiosi o parte del personale del palazzo che, come detto, è presente in eccessive quantità.
Pure per la visibile presenza di quasi tutti i nobili di Lys.
Eppure... non penso siano qui per caso e nemmeno solo per curiosità.
Altrimenti sarebbero di certo stati spronati ad andare ad adempiere qualche mansione, in giro per il palazzo.
- Accidenti... davvero, che sta succedendo? - sospiro, seguendo diligentemente la guardia con me.
- È un mistero pure per noi. - mi lancia una fugace occhiata, per poi mettersi in posizione poco dietro di me.
Lasciandomi così... in mezzo ai nobili in "prima fila".
Giusto un attimo prima di veder arrivare la famiglia reale, accompagnata da niente di meno di... lui.
L'uomo che è stato protagonista dei miei peggiori incubi.
La quale vista, al fianco dei sovrani, dovrebbe farmi rizzare di paura ogni singolo pelo presente sul mio corpo, ma...
Così non è.
A causa dello sguardo, sereno, di Lionel. Puntato su di me.
- A tutti i presenti... - invoca a gran voce la Regina - Vi ringraziamo d'essere qui. Pur considerando il poco preavviso ed il moltissimo mistero. - tutta la folla tace, in attesa di altre delucidazioni.
- Vi starete giustamente domandando che sta accadendo... - prosegue il Re, voltandosi verso l'uomo con loro.
Che tronfio lancia un'occhiata verso la mia direzione.
Sentendosi sicuro quanto salvo da ogni accusa, eppure...
Non lo so.
Anche mettendo il caso che, l'espressione rassicurante del moro fosse solo un tentativo di tenermi calma, c'è qualcosa di decisamente strano in tutto questo teatrino.
Un qualcosa di così singolare da non farmi sentire alla gogna.
- Pertanto... - il Re riporta la mia attenzione su di lui - Vediamo di cominciare col far riunire il Conte Doupont con sua nipote. - mi sento spingere in avanti, da Camille.
Verso coloro che sono al centro dell'attenzione.
Esposta a tutti gli sguardi di chi ci circonda.
Ma è lì che... mi rendo conto d'avere qualcuno al mio fianco.
Una giovane dai capelli scuri e gli occhi grigi.
- Signori e Signore, vi presento la Duchessina Mélodie Christelle Doupont. - indica l'altra, facendo sorgere nel volto di mio zio una soddisfazione senza pari.
Soddisfazione che si tramuta in sgomento puro all'aggiunta della Regina, che allunga un braccio verso di me - Assieme alla Duchessina Mélodie Christelle Doupont. -
Sgomento che inizia a permeare l'aria, di tutta la folla.
Sconcertata.
- Che significa questo, Altezza? - serra i denti, l'uomo.
Mentre Séline, vicina a me, comincia a sudare freddo.
- Vede, Conte... - soppesa le sue stesse parole - Dopo aver saputo dell'esistenza di ben due Duchessine, con lo stesso nome, abbiamo cominciato a fare le nostre indagini. Come le avevamo preventivato. -
- Indagini che non hanno sortito alcuna anomalia, per lei. - si accoda il Principe Jordan, guardando la giovane con me - La Duchessina Doupont non è mai stata una persona particolarmente mondana, motivo per cui non si sa poi molto di lei. Senza contare che i documenti e le foto presenti alla residenza a Glycine, del Duca e della Duchessa, non hanno smentito né confermato le parole vostre o quelle della qui presente. - fa un cenno verso di me - Perché anche le foto, tutte della Duchessina da bambina, davano adito a far pensare che si trattasse di una come dell'altra. -
Tutte di me bambina, eh?
A quanto pare deve aver gettato quelle più recenti.
Gli unici ricordi fisici che mi rimanevano di me e dei miei genitori.
- Inoltre... - interviene la Regina - A prova del Conte Doupont ci sono i documenti di Mélodie Beaumont. Che attestano i suoi precedenti lavori, cominciati ai suoi diciott'anni d'età, come la sua identità. Grazie al certificato di nascita. -
Certificato di... nascita?
È riuscito a crearne uno falso, davvero?
- Eppure, in mezzo a ciò c'era un alone di sospetto che aleggiava attorno a tutta la faccenda. - è Lionel, questo giro, a parlare. Avvicinandosi con calma.
- Sospetto che è stato sciolto al ritorno, a palazzo, dell'uomo da me mandato ad investigare. - aggiunge, mettendosi alla mia sinistra. Per guardare con aria imponente mio zio - Conte Doupont. Vi siete impegnato molto per far apparire tutto nella norma. Dovete aver speso molto denaro come altrettante risorse per far quadrare tutto, ma... sfortunatamente per voi, non avevate fatto i conti con un'eventualità assai difficile da gestire. Ovvero che... l'essere umano, soprattutto coloro che delinquono per professione, tende a far in modo di tenere per sé un asso nella manica. Un qualcosa che serva da "assicurazione". -
- Di cosa accidenti state parlando, Principe Lionel? - lo fulmina, scocciato.
- I vostri giorni di terrorismo psicologico sono terminati, Conte. - poggia una mano sulla mia schiena, per darmi forza.
In questa scena che ancora non ho compreso fino in fondo.
- È stato trovato chi saprà dire con certezza chi è la vera, unica e sola Mélodie Christelle Doupont, Duchessina di Glycine. - fa un cenno del capo alla sua famiglia.
Portando così il Re a far arrivare tale soggetto.
Soggetto che finisce per essere più d'uno.
Ovvero... due persone a me più che familiari, le quali non possono essere altro che un'allucinazione perché...
Loro...
Non possono essere reali.
Proprio no... vero?
Eppure... le voci che escono poi dalle labbra dei "miraggi" davanti a me, so essere proprio loro.
Delle stesse persone che mi leggevano le favole quand'ero bambina. Che mi hanno guidata, amata, rimproverata... lungo tutto il percorso della mia vita, fino a poco più di un anno fa.
Le voci dei miei "defunti" genitori.
- Mélodie, tesoro. -
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