Capitolo XXXIII

- Io... ecco... mi sento abbastanza a disagio a dirlo, ma devo. È parte dei miei compiti. - Mathieu mi guarda terribilmente angosciato, mentre apro la porta della mia camera.

- Non preoccuparti, lo so. - gli sorrido - Fa pure. -

- Non ti è permesso uscire dalla tua stanza fino a nuovo ordine. - si raddrizza, assumendo la classica posa di ogni guardia intenta a ripetere un ordine che gli è stato impartito - I pasti ti verranno consegnati a tempo debito, ma oltre ciò non puoi ricevere alcuna visita. Come non ti è permesso mandare o ricevere messaggi. -

- Mi pare giusto. - annuisco.

- Inoltre, qualunque tentativo di evasione verrà considerato un atto di ammissione dei propri peccati. Che comporterà l'arresto immediato. Pertanto... - perde la sua compostezza, con un profondo sospiro - Per favore, non fare pazzie. Aline è già abbastanza preoccupata così e lo sono anch'io. - mi guarda sinceramente in ansia.

- La mia amica si è trovata proprio un bravo ragazzo. - gli sorrido nuovamente, sospirando poi a mia volta.

Consapevole di aver rivelato la verità alla ragazza nel peggiore dei modi.

- So che non posso mandare messaggi... - tentenno - E lo comprendo, però... ti sarei grata se dicessi ad Aline che mi dispiace. Ho taciuto importanti verità per non farle gravare anche sulle sue di spalle, ma ciò non toglie che il mio comportamento non è stato quello di una buona e sincera amica. Quando lei, invece, per me lo è sempre stata. -

- Non posso prometterti nulla. - si guarda in giro.

- Ne sono consapevole. - annuisco - Anche perché starai tu a guardia della mia stanza, vero? -

- Fino alla fine del turno. -

- Mi dispiace avervi rovinato il ballo. Lo attendevate tutti con trepidazione. - mi volto, per entrare nella mia camera.

- Non preoccuparti, ci sono cose ben più importanti. E tutti noi ne siamo consapevoli, perciò... vedi di tener duro. -

- Sarà fatto. - sento gli occhi pungermi, prima di salutarlo una volta per tutte.

Chissà a cosa starà pensando Aline.

Prego solo non creda che io abbia taciuto per carenza di fiducia nei suoi confronti.

Perché così non è.

Anche se all'inizio pensavo fosse una persona non molto brava a mantenere i segreti.

Col tempo ho compreso essere una tomba, quando serve.

E per ciò che riguarda il moro?

Solo il cielo sa quanto si starà arrovellando, ora come ora.

Pensando a come poter risolvere questa folle situazione, che è esplosa dal nulla.

Pur dopo tutte le premure avute fino a stasera.

Mentre io, per davvero, mi sento più che tranquilla.

Come in pace col mondo, che dico... con l'universo.

Forse il mio è una sorta di estraneamento, per non cadere preda della paura. Oppure un attacco folle di ottimismo.

Sta di fatto che va bene così.

Preoccuparsi prima del tempo, considerando che sono confinata nella mia stanza, mi renderebbe solo il tutto più difficile.

Senza contare che, oramai, ne ho affrontate così tante...

Per questo so che riuscirò a superare anche questa, me lo sento.

Non so perché, ma qualcosa dentro di me sta gridando.

Per dirmi a gran voce che è giunto il momento della verità.

Forse sono i miei genitori, che da lassù hanno deciso di darmi man forte.

Anche se... è più probabile che la mia sia una reazione di svuotamento psicologico.

Dopo aver passato più di un anno a mentire, nascondere la mia identità, a preoccuparmi per i miei cari... tutto è venuto fuori in un istante.

All'improvviso.

Spingendomi a svuotarmi di ogni cosa che tenevo dentro di me.

Al punto da farmi trovare qui, in uno strano limbo mentale.

Ed è dunque analizzando la mia inaspettata calma che giunge il giorno seguente.

Come detto da Mathieu i miei unici contatti finiscono per essere le due cameriere mandate a portarmi la colazione ed il pranzo.

Scelte accuratamente tra quelle con cui ho avuto meno a che fare in questi mesi.

Non a caso, subito dopo avermi consegnato il cibo, se ne sono andate in fretta e furia. Senza però mancare di fissarmi in maniera assai minuziosa.

Tentate di farmi mille domande, ma altrettanto professionali da scappare via a compito eseguito.

Ma ecco che, le cose cambiano, all'orario di cena.

Dopo una flebile bussata sento una voce, fuori dalla porta, estremamente familiare - Posso? - domanda.

Facendomi saltare come una molla ad aprirle.

- Aline? - la faccio entrare in fretta, più che sorpresa.

- Non posso restare molto. - si guarda nervosamente alle spalle, probabilmente colpevole di aver chiesto molto al suo ragazzo di guardia.

- Non dovevi venire. - mi agito - Potresti finire in qualche guaio con Camille o peggio. -

- Avevo bisogno di vederti. - si volta verso di me, guardandomi seria. Preoccupata.

- Lo immagino. - afferro le sue mani - Avrai mille domande da farmi. Sappi comunque che sei una delle persone di cui più mi fido e ti ritengo la mia amica più cara. -

- Io... - si blocca un secondo, scuotendo poi il capo - Lo stesso vale per me, però... non è questo il momento per certe cose. -

- Che vuoi dire? -

- Hai ragione. Per la testa ho mille miliardi di domande, che vorrei farti. Dubbi, ipotesi che vorrei confermare o smentire, curiosità, ma... davvero. Posso aspettare. Mentre quello che devo riferirti no. -

- Riferirmi? - sono ogni momento più perplessa.

- Il Principe Jordan mi ha chiesto di passarti un messaggio del Principe Lionel. -

- Mi sto perdendo sempre più... -

- Il Principe Lionel è stato confinato nelle sue stanze, quasi quanto te ed il Conte Doupont. Da ciò che ho sentito da Camille... voleva andarsene a caccia di qualcosa. Anche se, poi, si è placato. Forse a causa di quello che è venuto a sapere. - spiega, in maniera un po' sommaria - Pertanto, non potendo lui avvicinare me ha mandato suo fratello. A dirti tale messaggio... - si schiarisce la voce - "Le novità che attendevamo sono in arrivo. Non so di cosa si tratti di preciso, ma sembrano essere buone. Perciò, sii forte. Io sono qui, con te." -

- Oh. - sento esplodermi la gioia nel petto.

L'investigatore ha trovato qualcosa, finalmente.

Quindi... il mio folle ottimismo verrà ripagato?

- Tutto ciò ha qualche senso, per te? - domanda Aline, che probabilmente non c'ha capito niente.

- Sì. - le sorrido, carica.

- Ottimo. - indietreggia - Io ora devo andare, ma... - solleva lo sguardo al soffitto, tirando un profondo respiro.

Per poi gettarsi su di me, a darmi un rapido abbraccio - Non importa da dove arrivi, sei e resterai sempre la mia amica Mélodie. Ti voglio bene. - sussurra, con voce rotta.

- Ti voglio bene anch'io Aline e... grazie. - la stringo a me, con le lacrime agli occhi. Per poi lasciarla andare.

Come cambiano le cose in pochi mesi.

Credevo di dover restare sola a combattere questa battaglia.

Invece... non solo mi sono affidata a chi mi stava accanto, ma ho pure scoperto di avere più alleati di quel che credevo.

Anche se il primo tra tutti resta lo splendido ragazzo di cui mi sono innamorata.

"Io sono qui, con te." mi risuonano le parole del messaggio in testa.

Cullandomi tutto il resto della sera, tanto da farmi addormentare addirittura più serena di com'ero ieri notte.

Al punto da spingere pure il mio subconscio a far sogni assai rosei.

Nei quali il protagonista indiscusso è il bel moro che, con tono dolce, chiama il mio nome.

Ancora ed ancora.

- ...lodie. Mélodie. - tutto si fa oscillante.

Mentre la voce del ragazzo diventa più seria, ma sempre calma.

- Mélodie. - mi sento scuotere, aprendo di scatto gli occhi.

- Mélodie, scusami per l'improvvisata. - metto a fuoco ciò che ho davanti.

Trovandomi ad osservare il volto di Lionel sopra di me, illuminato dalla luce della luna piena che filtra dalla finestra.

Nella mia stanza.

Confusa, quanto assonnata mi metto a sedere fissandolo in silenzio.

- Quanto è reale questo sogno. - bofonchio con voce impastata.

- Forse perché non è un sogno? - inarca un sopracciglio, guardandomi divertito.

- Come no. - allungo le mani, pizzicandogli le guance - Visto? Non fa male. -

- Di solito si pizzicano le proprie guance, non quelle altrui. - si sporge verso di me, per prendermi il naso.

Gesto che... mi fa svegliare completamente.

- P-Principe Lionel?! - mi raddrizzo.

- Non si era detto di rimuovere pure il titolo nobiliare? - ridacchia, al mio allontanamento repentino.

- Ma voi... tu... che ci fai qui? Mi era stato detto che eri confinato nella tua stanza, quanto me. -

- Avevo bisogno di vederti. - sta in ginocchio al mio cospetto.

- Aline mi ha riferito il messaggio. - lo guardo agitata - Venire fino a qua... è rischioso. Potresti finire in guai seri con tuo padre, con cui hai da poco ricominciato ad andare d'accordo. -

- Non dovresti preoccuparti di queste cose. - scuote il capo, sorridendo rassicurante, ma...

Se pensa di placarmi così si sbaglia di grosso e dovrebbe saperlo.

Sospirando gli afferro nuovamente le guance, per pizzicarle ancora - E tu dovresti essere più prudente. - brontolo.

Sarà che siamo soli a tarda notte nella mia stanza o che sono ancora in una sorta di bolla creata dallo strano risveglio, ma...

Mi sento più libera di "osare".

Di comportarmi in maniera molto poco formale.

- Stai tranquilla. Ho le spalle ben coperte. - soffoca una risata, prendendo le mie mani nelle sue - Non si accorgeranno nemmeno della mia "fuga". -

- Ti rendi conto che il castello ha occhi ed orecchie ovunque, vero? - ribatto scettica.

- Gli occhi e le orecchie di stasera sono dalla nostra. -

- Uhm... - mugugno, sentendo le sue mani stringere di più le mie - Come sta procedendo il tutto? Il Re sta dando di matto, a causa della folle faccenda? - decido in fine di cedere alla curiosità.

- Non è affatto contento di tutto questo, ma no. Non sta impazzendo. Oggi, inoltre, ci siamo fatti una bella quanto lunga chiacchierata. - spiega.

- Riguardo...? Se posso chiedere. -

- Gli ho spiegato la questione per come l'ho appresa io e, dopo aver scoperto dell'indagine da me aperta, ha convenuto con me che aspettare l'arrivo del nostro uomo è la migliore opzione. Dato che sembra avere le risposte che tanto attendevamo. -

- Risposte che però non sono state spiegate, nel messaggio, giusto? -

- È una persona molto prudente e affidabile. Probabilmente avrà pensato non fosse sicuro lasciare in giro una traccia dettagliata delle sue scoperte. In ogni caso, ha detto d'essere di ritorno. Tempo tre o quattro giorni e dovrebbe arrivare a palazzo. -

- Capisco. - annuisco, conscia di dover restare in "gabbia" per tale quantitativo di tempo.

- So che sarà una rottura restare qua dentro per così tanto, ma... sento che ne varrà la pena. - si alza, tirandomi in piedi - E se mai dovessi sentirti sola od annoiata, ti basterà fare un fischio e correrò da te. - mi fa l'occhiolino.

- Non accadrà. Hai già fatto abbastanza, soprattutto piombando qua. - borbotto, distogliendo lo sguardo. Per calmare il cuore schizzatomi in gola a causa della sua uscita.

- Ah... e dire che mi ero immaginato di trovarti in tutt'altra condizione, rispetto a questa. - scuote il capo, falsamente deluso.

- Che intendi? - lo fisso guardinga.

Anche se c'è poca luce riesco ugualmente a percepirlo. È divertito.

- Temevo di trovarti in lacrime, in ansia per la tua sorte. Invece stavi dormendo talmente pacifica che... per un attimo ho pensato di tornarmene in camera senza svegliarti. - allunga una mano, per spostare una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.

In un gesto tanto dolce quanto confidenziale da farmi scoppiare il cuore.

- E c-cosa ti ha fatto cambiare idea? - lo guardo di sottecchi.

- La voglia di farmi ammonire da te. Stavo andando in astinenza dei tuoi brontolii. -

- Ma se è da un pezzo che non ti tampino più. - stavolta tocca a me reprimere una risata.

Che mi porta così a notare il cambio d'espressione del ragazzo, che cala una mano sul mio capo.

- Sono felice di vederti così tranquilla. - accarezza dolcemente i miei capelli.

- I-Il merito è tuo. - ringrazio il cielo della scarsa luce, mia alleata. Che nasconde, almeno in parte, il rossore che certamente mi tinge il viso.

- Mio? E perché mai? -

- La tua vicinanza mi dà forza. -

- Chissà che riesca a restituirtene un po' di quella che tu hai dato a me, dal tuo arrivo a piè pari nella mia vita. - sorride.

-Non ho fatto così tanto. - scrollo le spalle - Tra noi due chi si sta esponendo di più per l'altra... non sono certo io. -

- Veramente sì. Io volevo andare a prenderlo per il collo, se ben ricordi. E quello sì che sarebbe stato esporsi. - si china verso di me, poggiando la fronte sulla mia.

Sorprendendomi.

Stasera è così... così...

Non lo so.

Pare come fossimo solo noi due nell'intero universo.

In un attimo che è unicamente per me e lui.

In una bolla dove non sono ammesse bugie o ritirate.

- Comunque... - si schiarisce la voce - ...seriamente. Se mai dovessi sentirti sola o triste, fammi chiamare. -

- Non accadrà, seriamente. - sorrido, sempre più intenerita ed innamorata - Dopotutto, tu sei già qui. Con me, no? - alludo al significato del messaggio riferitomi da Aline.

- Certo che sì. - fa un passo indietro, per guardarmi negli occhi.

Le labbra schiuse, come desiderose d'aggiungere altro, ma...

Una flebile bussata ritmata batte sulla mia porta, facendogli distogliere lo sguardo da me.

In un pesante sospiro.

- È Morel. Devo andare. - si scompiglia i capelli.

- Mathieu? Il ragazzo di Aline? - lo guardo curiosa.

- È davvero una brava persona. - annuisce, per rispondere alla mia domanda.

- Concordo. - mi molleggio sul posto, dispiaciuta perché...

Lo ammetto.

Per quanto la presenza del moro non sia buona cosa, per possibili malelingue... sapere che deve andare non mi fa impazzire.

Soprattutto dopo ciò che c'è stato.

Insomma...

Negare l'intensa intimità avuta stasera sarebbe folle, da parte mia.

Io e Lionel non siamo solo amici, decisamente.

Da nessun punto di vista ci si guardi.

Un ragazzo come lui non terrebbe mai certi comportamenti con qualcuno per cui prova solo del semplice affetto platonico. E lo stesso vale per me.

Per troppo tempo ho finto di non vedere.

Mi sono data la zappa sui piedi, per evitare ulteriori casini, ma...

La verità è che non esiste nulla di più semplice.

Niente di più bello d'avere accanto chi si ama. Consapevoli d'essere sulla stessa barca.

Per questo... vorrei gettarmi tra le sue braccia, fare i capricci per farlo restare e dirgli tutto ciò che ho taciuto fin'ora, però...

Deve davvero andare.

Almeno, per stasera.

Perciò, anche se dispiaciuta ed irritata di non aver preso coraggio prima - Allora... buonanotte Lio... - le parole mi muoiono in gola, colta alla sprovvista dal repentino gesto del ragazzo.

Il quale, tirandomi per un polso, mi spinge verso il suo petto. Per abbracciarmi.

Forte.

Come se da ciò dipendesse tutto.

Come se... con tale abbraccio volesse comunicarmi quello che pure io provo per lui.

- Buonanotte Mélodie. Continua a sognarmi, se proprio non hai intenzione di farmi chiamare. - sussurra suadentemente al mio orecchio, prima di voltarsi di scatto verso la porta.

La mano già sulla maniglia.

"Continua a sognarmi" risuona la sua frase, nella mia testa.

Facendomi avvampare.

Quindi... è così che vuole chiudere il nostro incontro?

Lasciandomi con questo spiazzante scacco matto?

Non se ne parla.

Da ieri sera ho smesso di farmi problemi su problemi, perciò... stavolta sarà mia la mossa finale.

Ho cominciato a lottare per la mia felicità ed ho intenzione d'andare fino in fondo.

- Lionel? - lo faccio voltare, tirandolo per una manica.

Allungandomi sulle punte dei piedi, l'attimo dopo, per poggiare sulle sue labbra un fugace bacio.

Seguito successivamente da una mia spinta fuori dalla porta, tanto rapida quanto agitata.

E lì, senza nemmeno guardarlo negli occhi per il troppo imbarazzo, lo saluto.

A capo chino, con una semplice e sussurrata parola.

- Buonanotte. -

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