Capitolo XXVIII
- Mélodie, davvero non mi è permesso andare a prenderlo per il collo? - sbuffa il Principe Lionel, immerso tra mille carte.
Carte di numero ben superiore di quello solito.
Il perché?
Perché oltre agli abituali documenti di lavoro si sono aggiunti tutti quelli riguardanti il Conte Doupont.
Nel tentativo di trovare in qualcuno d'essi qualche sua mossa falsa.
Che, inutile dirlo, non è ancora saltata fuori.
Cosa di cui non sono per nulla stupita.
- Davvero. - sospiro, mettendo giù l'ennesimo foglio esaminato a vuoto - Sono frustrata quanto voi di non aver ancora trovato nulla, ma sapevamo già che sarebbe andata così. Era troppo ottimistico sperare di scovare qualche suo inganno tra i documenti di corte. Anche se, comunque, non potevamo evitarli fin dal principio. -
- Questo è vero. Sono consapevole della sua bassa opinione di mio padre, ma dubito sarebbe così sciocco da mettergli sotto il naso l'evidenza di qualche suo misfatto. - annuisce, posando pure lui un altro foglio sopra la pila che si sta cumulando.
- Come si fa ad avere una bassa opinione del Re? È stimato da tutti, nobili e non. Per non parlare dei sovrani dei regni vicini, che lo hanno preso spesso a modello. - guardo storto il Principe.
Per quanto mio zio sia un mostro, come può non vedere quanto il Re sia adatto al suo ruolo?
Che sia invidia, per il potere che il sovrano ha?
Conoscendo il tipo è probabile.
Non a caso sta cercando di far sposare la falsa me col ragazzo che mi sta di fronte.
- Credo lo ritenga troppo morbido. Un mollaccione, per capirci. Da certi suoi commenti ho compreso che vorrebbe qualcuno di più freddo e rigido, sul trono. - spiega - E forse è per questo che sembra così "favorevole" alla mia, di ascesa. -
- Voi però non siete freddo, men che meno rigido. - torno con lo sguardo sulle carte, ricordando i suoi occhi.
Il giorno in cui gli ho rivelato la mia storia.
Stessa giornata che ho dovuto passare quasi interamente a fargli da "balia".
O meglio... per tutto il pomeriggio, dopo il suo risveglio, sono dovuta stargli addosso a mo' di cozza.
Nel tentativo di fargli capire le motivazioni per cui non volevo andasse dal Conte, come per convincerlo ad adottare una tattica più in sordina.
Come quella attuale. Che consiste nel cercare i suoi scheletri nell'armadio.
Scheletri che, come già detto, ancora non sono saltati fuori, ma...
Ehi.
Mica mi aspettavo di trovare qualcosa subito.
Un uomo così calcolatore avrà di certo nascosto bene i suoi inganni, ma non abbastanza da riuscire a cancellarli dalla faccia della terra.
Pertanto... c'è solo da aspettare.
E cercare.
- Sarà pur vero, ma questo lui non lo sa. - il Principe mi riporta alla conversazione.
- Dite? Anche nel periodo peggiore, della vostra fase ribelle, non siete mai stato definito rigido. Freddo, in parte, nei confronti della vostra famiglia. Però... più che rigido mettevate la gente in soggezione. -
- E che differenza c'è? Sempre ostile restavo, ai loro occhi, no? -
- Ostile? Uhm... - gli presto poca attenzione, concentrata sulle righe di fronte a me - Per la maggior parte delle persone eravate un capriccioso egoista. -
- Comprendo l'egoista, ma... capriccioso? - sento il suo tono cambiare.
Cosa che mi fa bloccare di colpo.
Maledizione!
L'ho fatto di nuovo.
Ho nuovamente dato fiato alla bocca senza pensare.
- Ecco... - non so come salvare la discussione.
Potrei ferirlo come indispettirlo.
- Non avrai paura di rispondere, spero. Mi pareva avessimo superato tale cosa, da tempo. No? - mi sorride, divertito.
Facendomi realizzare che si sta beando della mia espressione. Che esprime palesemente quanto mi sento in difficoltà.
- In effetti più che capriccioso vi definirei dispettoso. Lo vedo che vi state divertendo. - sollevo il mento, falsamente offesa.
- Non guardarmi così. Lo so che, in fondo, questi "battibecchi" divertono anche te. - ridacchia.
- Le Signorine di buona famiglia non trovano divertenti certe cose, dovreste saperlo. - mi sventolo teatralmente con un foglio, fingendo sia un ventaglio.
- Chiedo venia, avete ragione. - mi sorprende, utilizzando il voi - Dovrei quindi proporre come argomento qualche tipo di pettegolezzo sentito in giro? Lo sapevate che si dice che la capo cameriera abbia una tresca con uno stalliere? - abbassa il tono, guardandosi attorno furtivo.
Come non fossimo nelle sue stanze, da soli.
Cosa che mi fa scoppiare a ridere, grazie anche all'atteggiamento con cui ha posto la domanda.
Da vera "Signorina pettegola".
- Ma cosa...? - cerco invano di ridimensionare la mia risata - Certo che lo so, Camille è sposata con uno degli stallieri. -
- Ah, quindi non è una relazione scabrosa? Che peccato. - ridacchia, puntando lo sguardo su di me.
Divertito, felice.
Dolce.
Così tanto da riuscire a tramutare il mio divertimento in imbarazzo.
Un imbarazzo di quello buono.
Che ti fa battere forte il cuore, consapevole d'essere con la persona che ami.
- Dovreste comportarvi più spesso in maniera così scherzosa e naturale. Vi fa brillare lo sguardo, come se foste libero da ogni pensiero o peso. - gli sorrido, tornando timidamente a leggere il mio "ventaglio".
È difficile concentrarsi se si viene guardati in tal modo.
- Non potrei mai comportarmi così, con altre nobili. Rischierei di far diventare calvo mio padre e mia madre bianca, per lo shock. - scuote il capo.
- Quindi... poter assistere a questo lato del vostro carattere è un lusso che riservate solo a me? In effetti vi capisco. - ridacchio - Immagino non sia facile pensarmi diversamente dalla petulante cameriera che sono sempre stata, per voi. -
- Mentirei a dire che gli ultimi mesi, con te alle mie dipendenze, non hanno influito sul mio atteggiamento nei tuoi confronti. Però... - mi fissa con serietà, spingendomi a sollevare lo sguardo - Sono dell'idea che sarei finito così pure dopo vari incontri formali. -
- Così, come? - inclino il capo confusa.
- Rilassato e scherzoso. - risponde - Anche se ne hai passate tante è palese che, in buona parte, sei riuscita a rimanere quella di un tempo. Non ti sei lasciata condizionare dalle brutte esperienze e, questo, probabilmente è merito di come sei stata cresciuta. Libera di poter essere te stessa. Per questo sono dell'idea che sarei finito a comportarmi in maniera amichevole pure in una situazione diversa. A prescindere che tu sia la mia cameriera o la figlia di qualche nobile. -
- Principe Lionel... - mi sento trafitta al cuore.
Centrata in pieno dalle sue dolci e dirette parole.
- Sì? -
- Sapete essere davvero scorretto. - mi copro il volto col foglio. Sentendomi inondare da caldo imbarazzo.
- E perché mai? - ribatte, con tono confuso.
Perché, chiede.
Pazzesco!
Come può non notare com'è fraintendibile il suo discorso?
Questa sua ingenuità è letale, per il mio povero cuore.
Già deve reggere le sue mille meravigliose espressioni, dover aver a che fare anche con certe conversazioni... è decisamente troppo!
- Se qualcuno vi sentisse penserebbe che avete detto che vi comportate così solo con me, perché sono io. - gli faccio notare.
So che voleva intendere che il mio carattere lo mette a suo agio, ma...
Poteva metterla giù in modo diverso.
- Penserebbero così perché è esattamente ciò che ho detto. - mi fa sussultare, sulla sedia - Se non fossi tu, sarei diverso. -
Oh mamma...!
Ma cosa si mette a dire?
Vuole davvero uccidermi, questo giro.
- Credo di capire ciò che intendete, dopo tutta l'acqua passata sotto il ponte... mi considerate un po' come la Marchesina, giusto? - le mani mi tremano, facendo vibrare il foglio tra esse.
- Ah? Che c'entra Julienne? Nemmeno con lei sono così... me stesso. - si alza, per rubarmi il documento.
Gli occhi fissi nei miei.
Di un'intensità tale da bruciarmi, quasi.
- Sei tu quella che ha riportato a galla il Lionel che avevo rinchiuso. Tu soltanto. - continua, serio - Ti sarei pertanto grato evitassi di alludere che potrei mostrarmi così ad altri, solo perché socievoli ed alla mano come te. -
- Io... - sento il cuore in gola - ...va bene. -
- Grazie. - si risiede, mettendosi lui ad esaminare il documento.
Chiudendosi in un'aura di professionalità che mi lascia assai interdetta, ma...
Mai come il discorso appena concluso.
Insomma... che dovrei evincere da ciò?
È così solo con me?
Non mostra certi suoi lati nemmeno ai fratelli od alla Marchesina?
Se davvero è così... perché a me sì?
Solo perché l'ho aiutato coi suoi casini?
Eppure...
Mi sembrava volesse intendere qualcosa di più.
Ah!!!
La testa finirà per scoppiarmi!
- Mélodie? - mi fa saltare sul posto, chiamandomi all'improvviso.
- Sì, P-Principe? - mi sento rigida come un pezzo di marmo.
- Che ne pensi se invitassi a palazzo la tua sostituta? - alza lo sguardo su di me, pensieroso.
Facendomi ricordare che stiamo avendo a che fare con una questione assai importante.
- Sperate di poter ottenere qualche informazione da lei? -
- Non credo sappia molto, ma potrebbe comunque darci dettagli utili. - si poggia allo schienale, con un sospiro.
- Dite? Di che genere? -
- Potremmo farci un'idea più precisa di come, quell'uomo, passa le sue giornate. Scoprire se ha determinate abitudini o appuntamenti periodici regolari. - spiega - Inoltre, invitando qui la ragazza, gli daremo pure l'illusione d'avere la chance che tanto gli interessa avere con me. -
- Astuto, in tal modo terrà la guardia bassa. -
- Già. In fondo non ha idea che tu lavori qui. E questo è il suo peggior tallone d'Achille. -
- Credo comunque non sarà ugualmente facile. È un uomo piuttosto sospettoso. - sospiro, alzandomi.
- Immagino. Chi ha molto da nascondere è inevitabilmente così. - annuisce, per poi sbarrare gli occhi. Non appena mi vede levargli le carte di mano - Si può sapere che fai? -
- Ho altro lavoro da sbrigare e pure voi. - mi approprio di tutto il mucchio di fogli riguardanti il Conte - Pertanto, questi se ne vanno nel cassetto. Fino al mio ritorno. - li chiudo a chiave, nello spazio che il Principe ha preparato appositamente per loro, mettendola poi in tasca.
- Potevi almeno lasciare che finissi di leggere l'ultimo foglio. - sbuffa.
- Con voi non si tratta mai di "solo l'ultimo foglio". - lo studio con attenzione, vedendolo cedere con un sospiro.
- Stai vincendo troppe battaglie, ultimamente. -
- Se così fosse sareste nello studio reale, coi vostri genitori e vostro fratello. - mi avvio alla porta.
- Se andassi a lavorare in studio poi non avrei più modo di sentirti brontolare, come adesso. - ridacchia.
- Siete davvero impossibile. - scuoto il capo tra il divertito e l'esasperato, voltandomi appena.
- Solo con te. - mi blocco, con la mano sulla maniglia.
Un attimo... cosa?
Io... che?!
- Altrimenti ti annoieresti. - aggiunge, poi. Dopo un attimo di interminabile silenzio.
Che sciocca che sono...
Per un istante avevo inteso che lui...
Ah... perché ci sono rimasta così male, a realizzare la realtà?
Lui si diverte a prendermi in giro.
Non è una novità.
Eppure... il tono da lui usato...
Era diverso.
Strano.
Tanto che quasi stavo per voltarmi a guardarlo, per chiedergli spiegazioni.
Che scema.
Mi sono fatta influenzare dallo strano discorso di prima. Il che non è da me.
Per questo...
Meglio tornare sulla retta via.
In fondo sono già abbastanza grata e fortunata così.
Chiedere altro sarebbe da ingordi, visto già il gran sostegno che sto ricevendo.
Senza contare che, per adesso, sono più che felice così.
Al che, dopo un profondo respiro - Avete ragione, Principe Lionel. - mi volto, sorridendogli - Ad avere a che fare con un falso voi mi annoierei a morte. -
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