Capitolo XXVII

- Ovviamente... dal Conte Doupont. - risponde, con lo sguardo già puntato alla porta.

Le spalle rigide e la mascella serrata.

Pronto a far a pezzi l'uomo che è causa della mia situazione.

In panico lo osservo sconvolta, fino a quando lo vedo avanzare verso l'uscita.

Istintivamente mi getto su di lui, ad afferrargli il braccio. Nel tentativo di fermarlo.

- P-Principe! Che state dicendo? Non potete. -

- Non posso? Questo è tutto da vedere. - nemmeno mi guarda.

- Volete andare dal Conte? E poi che farete? La vostra espressione mi preoccupa. - lo stringo, rallentandolo - Credo sia bene vi mettiate a riposare. Siete stanco per la nottata passata in bianco. Andate a cambiarvi, mentre io vado a domandare di far spostare i vostri appuntamenti della mattinata. -

- Sono libero oggi. Libero di poter confrontarmi con quello. - pronuncia l'ultima parola con palese disprezzo.

- A parlare è il nervoso misto al sonno. - sono sempre più agitata - Vi prego, riposate qualche ora. Poi ne riparleremo, a mente più lucida. -

- Ma io sono lucidissimo. - finalmente gira la testa verso di me.

- A me sembrate arrabbiato. E la rabbia è cattiva consigliera. -

Che cavolo...

Io non m'immaginavo una reazione del genere.

Questa furia cieca potrebbe metterlo nei guai non poco.

E ciò era l'ultimo dei miei desideri quando ho deciso di confidarmi con lui.

Una parte di me è felice per il suo comportamento, dettato dal suo senso di giustizia.

Però, razionalmente parlando, tutto questo è folle.

Non può partire a capo chino verso il suo obbiettivo. Non è mica un toro pronto ad infilzare il suo avversario.

Anche se, guardandolo...

Credo sia proprio qualcosa del genere, ciò che vuole fare a quel maledetto.

E capiamoci...

Pure io mi sono immaginata mille volte di prenderlo a schiaffi, ma...

Il Principe Lionel non può cedere all'istinto, in questa maniera.

Dopo anni ha finalmente ricominciato ad essere se stesso, a riavvicinarsi alla sua famiglia...

Non gli permetterò di rovinare tutto a causa mia.

- Certo che sono arrabbiato. Non potrebbe essere altrimenti, dopo ciò che ho sentito. Ho sempre pensato che il Conte fosse una persona viscida, falsa e avida, ma fino a questo punto? Sono disgustato, furente, desideroso di afferrarlo per il colletto per appenderlo a testa in giù davanti al castello. E questo solo per cominciare. - serra i pugni lungo i fianchi.

Lo sguardo sofferente puntato nel mio.

Quasi come se tutti i torti che ho ricevuto fossero anche suoi, in qualche modo.

Facendomi così sentire le spalle assurdamente più leggere.

Nemmeno si fosse sobbarcato davvero metà dei miei problemi.

Sapevo essere un ragazzo buono e meraviglioso, ma a guardarlo così... non posso non dire d'essermi innamorata ancora di più di lui.

- Principe Lionel... - mi sorprendo ad allungarmi in un secondo gesto assai poco consono.

Dopo essermi stretta a lui come se da ciò ne dipendesse la mia vita, ora...

La mia mano è posata sul suo capo.

La stessa mano che gli ha sistemato i capelli innumerevoli volte e che, adesso, li sta accarezzando con dolcezza.

- Ve ne prego. - insisto, sentendo gli occhi pungere nuovamente - Non è il caso andiate ora. Il vostro umore attuale vi farebbe finire nei guai ed io... non potrei sopportare nulla del genere. Vi supplico, mettetevi a riposare. I vostri occhi... - l'altra mano si alza, andando a posarsi sulle occhiaie monumentali che gli contornano il viso.

Sfiorando la sua pelle per un istante, prima di venir afferrata.

- E va bene. - cede sospirando.

Rilassando finalmente le spalle pronte a dar battaglia.

Ed è lì che si porta le mie nocche alle labbra, posandoci sopra un bacio appena percettibile.

Gesto che mi fa schizzare il cuore in gola.

In una situazione diversa ciò verrebbe considerato una sorta di saluto, nel mondo dell'alta classe, ma... non qui.

Quello che c'è tra noi, in questo momento, è tutto fuorché buon costume aristocratico.

Se mia madre mi vedesse ora diventerebbe paonazza.

Per non parlare di Lena, che comincerebbe a balbettare.

Eppure, anche consapevole di ciò, non ho la minima intenzione di tirarmi indietro.

Questo ragazzo si è arrabbiato per me.

È preoccupato per il mio futuro e soffre a vedermi penare.

La sua empatia è immensa.

Per questo non ho intenzione di ritrarmi, solo per imbarazzo. Men che meno per colpa di ciò che mi è stato insegnato.

- Solo perché sei tu a chiedermelo. - aggiunge, guardandomi con un dolcissimo sorriso stampato in volto - Non voglio aggiungerti altri pensieri a quelli che già hai. -

- Dunque... andrete a mettervi il pigiama per poi riposare un po'? - lo fisso sorpresa.

- Se è questo che desideri. - sospira, scompigliandosi i capelli. Prima di dirigersi verso il bagno.

- Vi ringrazio. - mi sento immensamente sollevata.

- Comunque dubito sarò di diverso avviso, al mio risveglio. - avverte.

- Mi auguro accada il contrario. - poggio una mano sulla maniglia della porta - Ora, se volete scusarmi... vado alle cucine a domandare di prepararvi la colazione più tardi. Anche se forse, prima, dovrei occuparmi di spostare i vostri impegni. -

Percepisco una parvenza di ritorno alla normalità.

Che tento di cogliere al volo.

- Di quelli non devi preoccuparti. Come ti ho detto, sono libero oggi. - si volta a guardarmi.

- Davvero? -

- Pensi forse che stia mentendo? - sorride divertito - È vero che vorrei potentemente andare a prendere quell'uomo per il collo, ma non al punto da mentirti. -

- Non mi riferivo a questo... - scuoto il capo - Già vi ho detto che mi fido di voi. È solo che... ricordo bene che avevate degli impegni, programmati per la giornata. -

- Avevo, esatto. - annuisce - Mi sono occupato di sistemarli prima del tuo arrivo. Perciò... non preoccuparti. -

- Uhm... capisco. - lo studio ancora un po' preoccupata.

Andrà davvero bene spostarli in questo modo?

Ciò non gli darà la scusa per farlo andare da mio zio?

Ah... che casino.

Quanto è complicata tutta questa faccenda, che già da principio non era affatto semplice.

- Dai, va pure. - ridacchia, poggiandosi sullo stipite della porta del bagno - Ti giuro che mi metterò davvero a riposare. E quando tornerai mi troverai qua, da bravo. Non scapperò a tradimento, promesso. - aggiunge.

Probabilmente notando il mio essere sul chi va là.

- Desiderate che vi faccia portare direttamente il pranzo? Potreste dormire per tutta la mattina. -

- Un paio d'ore saranno sufficienti. - inarca un sopracciglio - E non guardarmi così. Non sono stanco come credi. -

- Trascurare il sonno non fa bene. Vedete di riposare. Sul serio. - lo sfido con lo sguardo.

- Va bene, va bene. - solleva le mani in segno di resa - Non ho le forze per oppormi alle tue solite pressioni. -

- Questo dimostra quanto siete stanco, al contrario di ciò che avete detto. -

- Touché. - ridacchia, per poi salutarmi.

Chiudendosi la porta alle spalle, mentre io mi appresto ad uscire dalle sue stanze.

Buon cielo...

Com'è finita così?

Non pensavo davvero potesse reagire in un modo del genere.

Il Principe non è il tipo di persona che si fa prendere dalla cieca rabbia, nemmeno quando dovrebbe.

Eppure... a causa del mio racconto è scattato.

Come una furia.

Diamine!

Se non l'avessi fermato come sarebbe andata?

Non voglio neanche pensarci.

Meglio mettersi a pregare, perché si plachi prima del suo risveglio.

Dopotutto, se davvero volesse, non potrei far poi molto per fermarlo.

A malapena sono riuscita a rallentarlo.

Ah... speriamo bene.

- Mé-lo-die! - sussulto, sentendo il mio nome canticchiato. Dalla voce di Aline, che subito mi raggiunge.

Cavoli...

Proprio ora dovevo incontrarla?

- Ti stavo cerca... - si blocca, per piazzarsi di scatto di fronte a me.

Afferrandomi le spalle - Chi ti ha fatta piangere? -

Dannazione.

Ecco perché dicevo non essere il momento giusto per vederla.

- Non è nulla, davvero. - minimizzo, consapevole di non poter negare l'evidenza.

Anche senza guardarmi so d'essere un disastro.

Ho pianto così tanto che è impossibile credere d'avere un aspetto normale.

- Anche se è un Principe giuro che stavolta lo faccio secco! - il suo sguardo si punta sulla porta del moro, poco distante da noi - E dire che aveva cominciato a guadagnare punti, ai miei occhi. -

- Aline, ti ringrazio per il supporto, ma non è colpa del Principe Lionel. - sospiro.

Non ho le forze per fermare un secondo toro infuriato.

- Allora... chi è stato? - mi studia pensierosa e preoccupata.

- Brutti ricordi del passato. - confesso con onestà.

Dopo il suo dolce atteggiamento era il minimo.

Ogni volta che la guardo, così sincera ed amichevole, soffro.

La sua amicizia è per me preziosa, ma rivelarle la verità su di me la metterebbe solo nei casini.

Custodire un segreto del genere le peserebbe troppo.

- Ah, capisco. - sospira, abbracciandomi - Potendo farei secchi pure loro, ma comunque... almeno una cosa la posso fare. - gli occhi mi pungono, di lacrime commosse.

Mi sento così falsa ad accettare queste gentilezze, sapendo di averle fatto conoscere solo parte di me.

Per quanto possibile ho sempre cercato d'essere sincera, ma... tutte le mie omissioni cominciano a pesare sempre più.

Soprattutto dopo aver confessato tutto al Principe Lionel.

- Oh, Aline... scusa. - ricambio il suo abbraccio, col cuore stretto in una morsa.

- Scusa? - si scolla di poco da me, sorridendo - Non hai motivo di scusarti. Piuttosto... le mie parole non erano riferite all'abbraccio. - si agita sul posto, tornando ad utilizzare il tono con cui mi aveva chiamata.

- Non ti seguo. -

- Sono venuta a cercarti su richiesta di Camille. Ha detto che il sarto verrà a prenderti le misure alle dieci, per il vestito per la festa. - mi fissa con aria emozionata - Ed io ho avuto il permesso di accompagnarti all'incontro. Così da poterti aiutare a scegliere il giusto modello. -

- Oh, la festa! - ricordo solo in tale momento l'imminente evento.

- Che è questa reazione? - si blocca scioccata - Non oserai dirmi che te ne eri dimenticata! Hai pure domandato al Principe di riservarti un ballo. -

- Non mi ricordare certe cose! - scatto, coprendomi il viso per l'imbarazzo.

Ho avuto così tante cose a cui pensare, in questi giorni, che il ballo proprio mi era sfuggito di mente.

E, forse, questa dimenticanza era una sorta di autoprotezione. Che tentava di non farmi sprofondare dalla vergogna per la mia audacia.

Audacia che... sfigura, se accostata a quella di oggi.

- Invece lo faccio, perché trovo tu sia stata grande. - ridacchia.

- Scherzi? L'etichetta dice... - ferma le mie parole - Chi se ne importa di ciò che dice l'etichetta. Grazie al tuo coraggio ho trovato la forza per farmi avanti con Mathieu che... - le si illumina lo sguardo - Sembra essere interessato a me quanto io lo sono di lui. -

- Sono felice per te. - ricambio il sorriso, sinceramente contenta.

- Grazie, grazie. - ridacchia, per poi prendermi sottobraccio - Ora però tocca a te. -

- Ah? Riguardo cosa? - m'irrigidisco.

- Non fare la finta tonta. - scuote il capo - Lo sai. -

- Se stai intendendo ciò che credo... non è il momento. Decisamente. - sospiro.

- E perché mai? A me pare che la festa sia un'ottima occasione per farvi avvicinare. -

- Aline, ti ringrazio per la premura, ma ho altro a cui pensare adesso. - tento di chiudere il discorso.

Mi piacerebbe potermi concentrare solo sui miei sentimenti per lui, però non è proprio il momento.

Ho problemi più seri a cui pensare.

- Ovvero? -

- Parlando di un futuro assai imminente... devo andare alle cucine. - scivolo via dal suo braccio.

Pronta a dirigermi verso i miei compiti.

Ma è lì che lo sguardo di Aline cambia, fermandomi sul posto.

- Stai scappando. - esordisce, seria - Lo fai sempre, ma... a che pro? Le cose non cambiano se si resta a guardarle scorrere, senza muovere un muscolo. -

- A volte è meglio lasciarle scorrere. - mi si stringe il cuore in una morsa - Non sempre lottare è la risposta giusta. Anzi, in determinati casi potrebbe portare più casini che altro. - rispondo, riferendomi a discorsi più profondi di quelli apparenti.

- Che sciocchezza. Se non si lotta per le cose importanti, per cosa dovremmo farlo? Spesso ciò che conta non è di facile accesso, per questo si dice che bisogna rimboccarsi le maniche per ottenere dei significativi risultati. -

- Io... - mi blocco.

- Mélodie. - prende le mie mani nelle sue - Tu sei una delle pochissime persone che ha sempre creduto nel Principe Lionel. Per questo ti dico... non smettere di farlo. Non adesso. E lotta, perché se c'è qualcuna ad aver speranza con uno così... sei tu e solo tu. - sorride dolce.

Cercando di spingermi a dichiararmi.

Inconsapevole d'aver aperto la mia mente a pensieri ben diversi.

Per molto tempo mi sono comportata in maniera passiva, riguardo la mia situazione.

Ho nascosto la verità, per proteggere le persone a me care, ma...

Se avessi reagito?

Se mi fossi ribellata che sarebbe successo?

In quel periodo non avevo la forza psicologica per tener testa a quell'uomo, però adesso...

Adesso non sono più sola.

Dalla mia ho un alleato non indifferente.

Una parte di me è ancora restia a metterlo in mezzo alla questione, ma la realtà dei fatti la conosco già.

Indipendentemente da ciò che voglio e non voglio lui si metterà in mezzo.

A piè pari.

Pertanto, dopo le conclusioni che Aline mi ha aiutata a raggiungere, sono giunta ad una decisione.

È il momento di lottare.

Solo... con testa.

A causa di un piano elaborato in sordina sono stata derubata di ciò che mi apparteneva, perciò...

Perché non rendere pan per focaccia?

Il tempo di farsi tenere al guinzaglio dalle sue minacce è finito.

Concluso, per lasciar spazio alla giustizia. Che si farà valere.

Perché di farmi condizionare dalla paura non ne ho più voglia.

Lui ha dalla sua potere, carisma, conoscenze, una mia sostituta... di tutto e di più, ma non abbastanza.

Dopotutto... la verità è una sola.

Ed essa varrà più di tutte le sue belle bugie, messe su ad arte.

O almeno... così spero.

In fondo c'è pur sempre da tener conto di un dettaglio assai importante.

Tutto si basa sulla mia parola contro la sua.

Quella di una semplice, seppur petulante, cameriera.

Una cameriera che, però, sa essere assai ostinata quando c'è di mezzo qualcosa a cui tiene.

Perciò... che guerra sia.

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