Capitolo XVIII

- Sire, Principi! Quale onore, benvenuti. - si avvicina l'uomo, sorridendo.

Con un sorriso che non gli raggiunge gli occhi.

- Duca Anthony, è un piacere vederla. - nostro padre ricambia il saluto, seguito da noi con un profondo inchino.

- Il piacere è tutto mio. - ci indica di seguirlo verso l'entrata - So che la mia umile dimora non è all'altezza del castello, ma vi assicuro verrete trattati come foste a casa vostra. -

- Villa Tulipe è magnifica come la ricordavo, non ha nulla da invidiare al palazzo reale. - papà parte coi convenevoli, dandomi modo d'osservare meglio l'uomo che gli cammina affianco.

Il Conte Anthony Bastien Doupont.

Diventato Duca in via provvisoria, dopo la sfortunata dipartita del nipote e della moglie, avvenuta lo scorso anno.

Da tale momento ha cominciato a farsi vivo, presso mio padre, sempre più spesso.

Per domandargli consigli.

Per ingaggiare trattative lavorative.

Per visite apparentemente prive di senso.

Insomma, ogni scusa era buona per aver a che fare col Re.

Nel palese tentativo d'ingraziarselo.

Come se mio padre fosse uno scemo credulone.

Il Conte, come molti altri nobili, non sa d'essere uno dei tanti.

Uno di quelli convinti d'essere riusciti a soggiogare il Re buono, quando la realtà dei fatti è ben diversa.

Buono non è sinonimo di stupido e questo ce l'ha insegnato bene già quando eravamo piccoli.

Non bisogna essere sgarbati con chi si mostra gentile, anche se serve imparare a distinguere la gentilezza vera da quella per interesse.

Gentilezza...

Di certo quella di Mélodie è vera eccome, oltre ad essere pure estremamente insi...

Oh, ma andiamo!!

Ancora?

Non si era detto che mi dovevo concentrare?

Eh, testa?

Perché i pensieri mi cascano sempre su di lei?

No. No, no.

Pessima domanda.

Pormi un quesito del genere non mi farà certo concentrare. Anzi.

- Guarda come fa il lecchino. - mi bisbiglia Jordan, d'un tratto. Indicandomi i due di fronte a noi - Secondo te cosa vuole? Fin'ora non ha ancora espresso le sue richieste, il che è insolito. -

- Cosa vuoi che desideri, se non il decadimento di provvisorietà del suo attuale titolo? - faccio spallucce.

- Ma ciò non è possibile. Il Duca e la Duchessa erano genitori, motivo per cui l'erede non può venir privato della posizione che gli spetta. - spiega, vedendosi bene dal non farsi sentire.

- Uhm, quindi c'è un figlio? E perché non è lui ad occuparsi degli affari che concernono il suo titolo? È ancora un ragazzino? - cerco di riportare alla mente la faccenda.

Del Duca di Glycine e di sua moglie conservo gran pochi ricordi.

L'uomo veniva in zona solo in caso di necessità d'affari o per rare presentazioni di cortesia a feste ed eventi.

Non era una persona viscida ed arrivista come suo zio, qui di fronte. Semmai lo consideravo un uomo quasi troppo alla mano, per la media di nobili in circolazione.

Uno dei pochi davvero e sinceramente in linea coi pensieri miei e della mia famiglia.

- È una ragazza e dovrebbe avere all'incirca la nostra età. Però, da quel che so, non è mai stata coinvolta più di tanto nei doveri del Duca e della Duchessa. Pertanto, lo zio, si è offerto di aiutarla fino a quando non si sentirà in grado di prendere le redini del titolo. - l'uomo ci scorta in una grandissima e decisamente troppo sfarzosa sala per le riunioni.

- Sentitevi come a casa vostra. - ci fa accomodare, per poi schioccare le dita ad uno dei maggiordomi appostati alla porta.

Che subito sparisce, probabilmente per andare a prenderci cibo e bevande.

Che pochezza...

Nemmeno la decenza di chiedergli di portarci un rinfresco a voce.

È proprio una persona diversa dal nipote.

Il che rende abbastanza palese che, il suo aiuto alla nipote, non è stato offerto per puro affetto familiare.

Di certo spera di accattivarsi mio padre abbastanza da ottenere il passaggio ufficiale del titolo e delle terre che erano sotto giurisdizione del Duca.

Forse la sua idea è quella di far passare per incapace la nipote, ma...

Con mio padre non attacca.

La giovane dovrebbe davvero essere inetta, un caso disperato, per portarlo ad una tale decisione.

Dopotutto... pure dopo il mio comportamento ha continuato a darmi lavori da svolgere.

Cosa che rimarca le parole dette prima da mio fratello.

In me ripone ancora speranze ed io so perché.

Ciò non dipende solo dal fatto che sono suo figlio, ma soprattutto perché sono giovane e lui concede sempre opportunità di farsi valere, alle nuove generazioni.

- Dal luogo dove ci ha fatti accomodare... deduco lei debba discutere d'affari, con noi, oggi. - mio padre chiude i convenevoli, dando il via libera al suo lato da Re.

- Oh, no. Non è così. - scuote il capo l'uomo - Ho solo ritenuto che questa fosse la stanza più adatta a ricevervi. Se preferite, però, possiamo andare in giardino. Oggi è una splendida e tiepida giornata. -

- Nessun problema. Qua va benissimo. - gli fa cenno di sedersi.

- Ne sono felice, a breve dovrebbe raggiungerci pure il Duca Roussel. Pensavo che potremmo farci una partitina a poker tutti assieme. Una bevuta con chiacchierata, una battuta di caccia... di sopra ho una collezione di fucili che potrebbe far gola pure a voi, Altezza. - ridacchia.

- Mi piacerebbe vederli. - annuisce mio padre, più per cortesia che altro.

L'unico interesse che, dei fucili, potrebbero suscitare in lui è quello storico. Qualora ne avesse d'epoca, nella sua collezione.

- Magnifico, vi porterò a vederli non appena arriverà il Duca. - si gasa - È bene che anche voi, ogni tanto, vi prendiate una pausa. Poi sapete più di me quanto, certe giornate, siano importanti per rafforzare i rapporti tra nobili. -

- Sì, certo. - noto un guizzo, nello sguardo di papà.

A sapere che le cose stavano così non saremmo venuti.

Avremmo potuto sfruttare la giornata in maniera più produttiva.

Per quel che mi riguarda... avrei cercato di comprendere le turbe di Mélodie.

Oh, ma... ancora?

Allora è un vizio della mia testa.

Ok che il suo atteggiamento mi ha infastidito, quasi ferito, però... basta.

Non può girare tutto attorno a quella ragazza, no?

- Duca Doupont? - una bussata mi fa tornare ai tre presenti in sala con me - È arrivato il Duca Roussel. -

Entra così l'ultimo ospite, col suo tipico passo zoppicante. Accompagnato dal suo inseparabile bastone.

Come il Conte Doupont, il Duca Roussel ha più di settant'anni, ma al contrario del primo è un uomo molto più sincero.

Una persona d'onore di quelle che, al giorno d'oggi, si vedono sempre meno.

Motivo per cui non comprendo cosa l'abbia spinto ad accettare l'invito del Conte.

- È un piacere vedervi, signori. - ci salutiamo tutti, mettendoci poi nuovamente a sedere per altri convenevoli.

La mia parte preferita...

Così, circa un'ora dopo, al termine di banali chiacchiere e tanto cibo... ci avviamo verso la collezione di fucili del Conte.

- Finalmente siamo all'ultimo step. - sussurra Jordan, col quale non posso che concordare.

Di norma queste giornate non mi fanno né caldo né freddo, ma oggi sono più sofferente del dovuto.

Troppe cose sono capitate in questi giorni.

Troppe a cui pensare. Da elaborare...

Da capire.

- Oh, Duca Doupont! Dovevate dirmelo che eravate proprietario di tutti questi magnifici gioiellini. - s'illumina l'altro.

- Sono lieto le piacciano. - annuisce compiaciuto.

Fiero d'essere stato lodato per i suoi possedimenti.

- Sono davvero stupendi ed alcuni d'essi hanno fatto la storia. - si volta stranamente verso di noi.

Lo sguardo arzillo e pronto ad una seduta estenuante di chiacchiere.

- Qua giovanotti, è bene sappiate anche voi certe cose. - ci "invita" ad avvicinarci. Iniziando a parlare a macchinetta di ognuno dei pezzi presenti.

Di una collezione che ne contiene più di un centinaio.

Con entusiasmo e minuziosità passa da uno all'altro parlando delle marche, dei metodi di produzione, di chi li utilizzava e come... ogni cosa.

Fino a quando, non so come, riesco a svignarmela. Lasciando alle sue grinfie mio padre.

Il quale non vedeva l'ora di liberarsi del Conte Doupont.

- Il Duca sembra essere molto preso. - ridacchia, al mio fianco. Osservando mio padre e mio fratello intenti ad ascoltare, senza possibilità di spiccicare parola, l'uomo.

- A quanto pare. Non si è nemmeno reso conto che sono stato sostituito da mio padre. -

- Voi dite? In effetti guarda a malapena i due al suo fianco. - mi batte una mano sulla spalla - Sapete... siete davvero un bravo giovane. Così educato ed a modo. -

- Grazie. - chino il capo, non capendo minimamente il senso della sua uscita.

Vuole fare il lecchino pure con me?

Non avrebbe più senso tentare d'ingraziarsi Jordan, alla luce dei fatti?

- È un peccato che il vostro fidanzamento sia stato sciolto. - m'irrigidisco, a tale frase.

- Posso chiedervi da chi avete sentito una tale storia? - serro la mascella.

L'annuncio non è ancora stato reso pubblico.

Sia per il fatto che la questione è ancora fresca sia perché il Marchese vuole fare le cose a modo. Coi giusti tempi.

Pertanto... lui non dovrebbe sapere certe cose.

È troppo presto pure perché si siano sparsi pettegolezzi vari.

- Oh, scusate. Come sono stato indiscreto. - scuote il capo - Non è ancora notizia pubblica, vero? Ma non temete, so tenere per me certi argomenti delicati. -

Un brivido mi scorre lungo la schiena.

Facendomi capire quanto viscido è l'uomo accanto a me.

- In cambio di cosa? - devo trattenermi dal rispondergli male.

- Oh, ma... che avete capito? - si finge offeso - No, no. La mia frase non era un modo per domandarvi un favore. - scuote il capo - Semmai il contrario. -

- Non vi seguo. -

- Mia nipote è una ragazza estremamente dolce e carina. Sono certo potrebbe essere di vostro gradimento. -

- Detta così sembra mi stiate offrendo un bicchiere di vino. - mi sento quasi disgustato, dal suo comportamento.

- Un ottimo vino. - fa l'occhiolino, scoppiando a ridere per la sua stessa pessima battuta.

- Non credo gradirebbe il paragone. -

- Forse, ma non lo direbbe. Mélodie è una persona molto pacata. Perfetta per stare al fianco di un forte giovane come voi. - annuisce convinto, ma...

Solo una parola è entrata nella mia testa, tra le tante da lui pronunciate.

Il nome della nipote.

- Scusi, com'è che si chiama vostra nipote? -

Adesso ho pure le allucinazioni uditive?

Qui si sta esagerando...

- Mélodie. C'è forse qualche problema nel suo nome? -

No.

Non era stata un'allucinazione.

La ragazza si chiama proprio Mélodie.

Che fatalità.

- Affatto. È solo... un nome che non si sente spesso. - mento.

Anche se in effettivo conosco solo un'altra persona con esso.

Proprio quella a cui ho cercato di non pensare, in queste eterne ore.

- Un nome delicato per una giovane altrettanto leggiadra. - torna a decantare le lodi della nipote.

- Buon per lei. - annuisco.

- Anche per voi, se vi venisse voglia di incontrarla. - insiste.

Lo sguardo che parla chiaro, molto più dei suoi giri di parole.

Non dirà mai esplicitamente che desidera io la incontri, per il suo silenzio sulla faccenda del fidanzamento, ma... questo è quanto.

Credere che la sua sia solo una semplice proposta sarebbe troppo ottimistico.

Il soggetto non è mica un buon samaritano che vuole vedere il suo Principe accasato con una brava ragazza.

- Potremmo organizzare un incontro, non appena il Duca libererà mio padre dalle sue spiegazioni. - gli concedo la cosa, dovendo ammettere d'essere curioso di conoscere la ragazza.

L'uomo l'ha descritta come pacata e dolce, il che la rende ben diversa dalla giovane che lavora per me.

Pur portando lo stesso nome della mia cameriera.

Pertanto... non posso non chiedermi come possa davvero essere, quest'altra Mélodie.

Ed è con questa curiosità per la testa che torno a casa.

Dirigendomi subito verso le mie stanze.

- Lionel, non abbiamo terminato il discorso tra noi. - mi ferma Jordan, davanti alla porta.

Unica cosa che mi separa dalla mora che mi ha evitato per più di mezza giornata e che, ora, voglio vedere. Per constatare se il tempo datole l'ha calmata.

- Tu dici? Non abbiamo altro da dirci. Non ho intenzione d'alzare le mani su di te, per nessuna ragione. -

- Mi devo prendere a schiaffi da solo? -

- Se ti fa stare meglio. Io però non resterò a guardarti. - abbasso la maniglia.

- Hai fretta, per caso? - un mezzo sorriso gli sorge in volto.

- Ho fame. -

- Bugiardo. Il Duca Doupont ci ha rimpinzati così tanto che non so nemmeno se cenerò, stasera. -

- Duca provvisorio. Lui è un Conte. -

- Che nascondi? Le tue risposte sono sospette. -

- Mi vedi sospetto solo perché sei appena venuto a conoscenza di realtà che prima ignoravi. Per questo, ora, tutto ti sembra equivoco. -

- Non me la dai a bere. - sbuffa - Comunque ti vedo davvero di fretta, perciò... va pure. Mélodie ti starà aspettando. -

- Chi ha detto che c'entrava... - mi blocco - Volevo dire, a domani. - gli do le spalle di fretta, riuscendo però a vederlo coprirsi la bocca di scatto.

Per non scoppiare a ridere del suo imbranato fratello.

- Salutamela. È una brava ragazza, dolce e pure... molto carina. Non trovi? - percepisco il sorriso nella sua voce.

- Oggi sei proprio un chiacchierone. -

- E tu un testone. Dovresti pensare anche alla tua di felicità, ogni tanto. - sento la sua porta aprirsi - A me non dispiacerebbe, come cognata. E neppure a Julienne, di sicuro. -

- Ma che?! - mi volto di scatto, vedendolo chiudersi in camera.

Senza darmi modo di ribattere.

Maledetto infame.

Che erano quelle cavolate?

Cognata?

Insomma... ok che oggi tutti i miei pensieri finivano per convergere su di lei, ma... piano con le parole.

Mélodie non è il mio tipo.

È troppo insistente, impicciona, puntigliosa...

Ribatte ad ogni mia frecciata.

Mi tiene testa anche quando vorrei evitasse.

S'intromette nei miei affari privati.

Mi aiuta quando sono in difficoltà.

Crede in me anche quando cerco di sembrare il peggio del peggio.

Mi legge dentro.

Non mi dà un attimo di respiro.

Mi sta vicino quando più ne ho bisogno...

I suoi sorrisi mi abbagliano come fari nella notte.

Quando mette il broncio mi fa tenerezza.

Le sue lacrime mi fanno stringere il cuore, come fa la sua risata. Seppur in maniera diversa.

Diamine...

Ho proprio idea di aver capito cosa mi turbava, da tutto il giorno.

Il perché mi desse così tanto fastidio che Mélodie evitasse il mio sguardo.

Io... credo d'essermi preso una bella cotta.

Proprio per la ragazza che mi ha fatto penare per due lunghi mesi.

Scombussolando completamente la mia quotidianità.

A me piace Mélodie.

La persona che sta dietro questa porta.

La stessa dalla quale è entrata, mettendo con prepotenza piede nella mia vita.

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