Capitolo XVI

- Grazie Mélodie, grazie. - sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividire a causa del suo caldo respiro sulla mia pelle.

Le braccia che ancora avvolgono il mio corpo, in maniera ferma, ma gentile.

- Grazie. - continua a ripetere, in una sorta di litania.

Lasciandomi tanto confusa quanto felice e, per assurdo, pure agitata.

Dopo tre lunghi anni di agonia tutto si è concluso. Per il meglio.

La coppia di innamorati è stata riunita e lui, ora, può finalmente riposarsi.

Togliersi di dosso tutti i pesi che gli opprimevano il petto.

Prendersi il respiro che tanto meritava.

Per la prima volta dopo tanto può evitare di guardarsi attorno con aria torva, pure quando desideroso di sorridere.

Può mettere da parte il sarcasmo, l'ironia, le risposte sgarbate forzate, i comportamenti infantili... tutto per concedersi un attimo del vero sé.

Quel Lionel che aveva nascosto in un angolino, per la sua sceneggiata.

- Non serve che mi ringraziate, siete voi quello da ringraziare. - mi riferisco sia al discorso col fratello che a miei pensieri personali.

- Tutto stava andando a rotoli, prima che tu intervenissi. - ribatte con tono pacato - Ho tentato molte volte di fargli capire la realtà dei fatti, ma senza te non gli si sarebbe mai nemmeno instillato il dubbio, in testa. Per una volta... la tua faccia tosta ha sortito frutti assai utili. -

- Ehi! - scatto - Il mio atteggiamento vi ha aiutato in più di un'occasione. Non parlate come se io fossi solo una persona fastidiosa ed impicciona. -

- Hai ragione. - stringe un attimo la presa, prima di allontanarsi per guardarmi in viso.

Con un'espressione che mai gli avevo visto prima.

Una di quelle in grado di farti andare il cuore a mille.

- Mi hai aiutato molto, in questi due mesi. - annuisce.

Lasciandomi incantata.

A fissarlo per un attimo di troppo.

Caspita... tutta questa onestà è spiazzante.

Con mani tremanti mi volto verso il carrello, col cibo per la colazione - Ora chi è che sopravvaluta chi? - rido nervosamente.

Di norma se ne sarebbe uscito con una battuta, mentre oggi sembra proprio aver aperto completamente le saracinesche.

Abbassato ogni difesa.

Dandomi modo d'aver a che fare col ragazzino con cui parlai quando venni in visita a palazzo, a dodic'anni.

Quello, in effettivo, fu il nostro primo incontro. Tralasciando quella volta che venni qua coi miei genitori, a cinque anni.

Essendo quasi della stessa età finimmo presto per restare soli. Io, il Principe Lionel ed il fratello.

Che, però, ben presto corse via per giocare ad arrampicarsi sugli alberi. Per somma gioia del personale del castello, obbligato a stargli dietro.

In quell'occasione ebbi modo di dialogare col moro, scoprendolo essere molto maturo per la giovane età.

E soprattutto... estremamente dolce e desideroso di prendersi cura del suo popolo, in futuro. Come della sua famiglia.

Di quella conoscenza conservai un bel ricordo, per anni. Felice di sapere che, un giorno, il Regno di Lys sarebbe finito nelle sue amorevoli mani.

Accolto da quel dolce sorriso che mi scaldò il cuore.

Fino a quando... tre anni fa mia madre mi raccontò del suo improvviso cambiamento.

La notizia mi sorprese molto, ma la archiviai con lo stesso pensiero che mi percorse al mio arrivo.

La possibilità di un sovraccarico di responsabilità, che... insomma...

Alla fine non era poi così lontano dalla realtà.

Certo, non erano responsabilità derivate dalla consapevolezza di essere il prossimo Re, ma...

Ehi.

Alla storia della Marchesina e del Principe Jordan mica potevo arrivarci ad intuito.

- Ti senti forse in imbarazzo? - ridacchia, riportandomi così al presente - In fondo ti capisco. Di solito ti offendo o prendo in giro. Non credo di averti mai fatto un complimento. -

- Sbagliate, me ne avete fatti molti fin'ora. - comincio ad impiattare, sentendomi più rilassata - Mi avete detto che sono una persona fuori dal comune, insistente, impossibile... -

- Tutte cose che ho detto davvero, eh? - mi guarda di sottecchi, sedendosi.

- Perché mi guardate così? Per me sono stati davvero complimenti. Non crucciatevi, so che dicevate così in senso positivo. - ridacchio, versandogli il caffè - Siete riuscito a dormire, stanotte? Avete due occhiaie che fanno spavento. Cercate di non farvi vedere dalla Principessa, prima d'aver fatto un pisolino di bellezza. -

- E tu invece? - il mio polso viene afferrato all'improvviso, impedendomi di voltarmi per recuperare il dolce del giorno.

Gli occhi cristallini di lui puntati su di me.

Il mio cuore che accelera i battiti.

L'abbraccio di prima mi deve aver dato alla testa.

Mio padre era stato, fin'ora, l'unico uomo ad avermi mai abbracciata. Oltre a mio nonno paterno, quand'ero piccola.

Motivo per cui credo d'essere ancora scombussolata da quanto accaduto prima.

Cosa che mi porta a faticare, per la prima volta, a sostenere il suo sguardo.

Per non parlare della reazione che ha il mio corpo al suo tocco.

- Io... cosa? - sento la sua mano rovente, sulla mia pelle.

- Tu hai dormito? Mi sembri fiacca. -

- Ad essere onesta... - decido di confessare - Ho creduto, per tutta la notte, d'essere in attesa di venir licenziata. -

- E perché mai? - inarca un sopracciglio.

- Siete serio? - scuoto il capo - Vi siete forse dimenticato come mi sono rivolta a vostro fratello? -

- Senza ciò lui ora non sarebbe a conoscenza dei sentimenti di Julienne. Non si sarebbe mai fatto avanti e, soprattutto, non sarebbe così felice. -

- In effetti mi stava attendendo davanti alla vostra porta, per ringraziarmi e scusarsi. -

- Davvero? L'hai visto? - s'illumina in maniera estremamente tenera.

- Sì, come vi ho detto era davanti alla vostra porta. - annuisco - Mi ha fatto piacere vederlo così. Immagino che le cose siano migliorate pure tra voi. - la presa sul mio polso scivola via.

Come il suo sguardo su di me - Sarebbe troppo facile, fosse così. - sorride amaramente - Tra loro la questione si è risolta, ma io resto io. Ancora non digerisce il comportamento che ho tenuto fin'ora, il che è logico. Naturale. Inoltre mica posso tornare quello d'un tempo dall'oggi al domani. Anche perché... nemmeno ricordo più com'ero un tempo. -

- Se volete ve lo riporto io alla mente. - gli porgo la torta.

Sussulta sorpreso - E come vorresti fare, sentiamo? Non ci siamo mai visti prima del mio cambiamento. -

- Questo lo dite voi. - avverto il pericolo nelle mie parole, senza però riuscire a frenarle.

- Che stai dicendo? Mi ricorderei di te, se ti avessi conosciuta, in passato. Una ragazza così impertinente non passa certo inosservata. - scuote il capo divertito - Se stai cercando di confondermi non ci riuscirai. -

- So essere discreta, quando voglio. - sollevo il mento falsamente offesa - Comunque non sto cercando di confondervi, men che meno di prendervi in giro. -

- Oh, e sentiamo. A che età è che ci saremmo parlati? - studia il mio volto, ancora con fare scettico.

Scettico... io dovrei essere scettica, riguardo questa conversazione.

Anzi, spaventata.

Dovrei fare retromarcia finché posso.

Il punto è che... non voglio.

- Io ne avevo dodici, voi tredici. -

- Uhm...? Ma... sei seria? - ora ho tutta la sua attenzione.

A cui rispondo solo con un cenno del capo.

Sto impazzendo.

Decisamente.

Perché ho tirato fuori questa storia?

- Dove? Quando? - riesco a leggere nei suoi occhi il tentativo di riportare alla mente il nostro incontro.

Cosa che fortunatamente non gli riesce.

Al tempo ero ancora più minuta di come sono adesso e decisamente più pacata, anche se comunque gli diedi un paio di risposte degne dell'attuale Mélodie.

- Ricordo bene la nostra conversazione. - gli sorrido - Mi parlaste del regno e di com'eravate pronto a prendervi cura d'esso, in futuro. I vostri occhi brillavano mentre discutevate delle meraviglie di Lys, cosa che mi colpì molto. Come l'affetto che vi si leggeva in volto, per la vostra famiglia. Vostro fratello era molto più vivace di com'è adesso, ma anche se diversi non litigavate mai perché voi lo amavate troppo. Già al tempo. Non eravate molto differente da ciò che siete oggi, anche se probabilmente non mi crederete. Però eravate decisamente più sereno e... libero. Ed ovviamente non usavate maschere da giovane Principe capriccioso e viziato. -

- Ma tu... - i suoi occhi cominciato a studiarmi con meticolosità - ...si può sapere chi sei? Ho sempre pensato avessi un'aria familiare, ma avevo archiviato la questione a causa del tuo portamento. Visto che sei molto posata, pensavo mi sembrassi un volto già visto perché le tue movenze mi ricordavano quelle di quasi tutte le donne d'alta classe. Però, dopo le tue parole di oggi... - afferra la mia mano, tirandomi a sé - Non riesco proprio ad inquadrarti, ma c'è di certo qualcosa di strano. -

- Solo perché non vi ricordate di me non significa che io debba essere strana, di conseguenza. - svicolo via dalla sua presa, tesa - Comunque non dovreste preoccuparvi così tanto. Non sono offesa, della vostra perdita di memoria. Ciò che volevo, col mio discorso, era di farvi capire che siete ancora la persona meravigliosa che eravate un tempo. -

- Quindi non vuoi dirmi dove ci siamo incontrati? - insiste.

- Siete perspicace. - fingo una risata - Ora volete mangiare? Tra la mia conversazione con vostro fratello e quella con voi... questo cibo sarà oramai freddo. -

- Mélodie, è una cheesecake fredda. - mi fa notare.

- Beh, resta il fatto che sta attendendo d'essere mangiata da troppo tempo. - scuoto il capo.

Che diavolo mi è preso di raccontargli quella cosa?

Certo, da ciò non può certo comprendere chi sono, però...

È stato comunque imprudente, da parte mia.

Maledizione me e la mia voglia d'essere sincera.

Troppo sincera.

- A te è mai capitato di trovarti davanti a qualcuno al quale fatichi a mentire? - è la domanda che mi pone Aline, quello stesso pomeriggio.

- Eh? Di che parli? - la fisso confusa, mentre stendiamo le lenzuola del castello.

- Sì, seguimi... sei mai stata di fronte a qualcuno in grado di farti sentire così sicura da spingerti a dirgli sempre la verità? Una di quelle persone capaci di guardarti in quel modo... quello che non ti permette di mentire, nemmeno sulla cosa più stupida. -

- Tipo Camille quando ti squadra chiedendoti se hai svolto tutti i tuoi compiti? - ridacchio.

- Ma no! - mi spinge ridendo - Mi riferivo a qualcosa di più profondo. -

- Oh, non c'è nulla di più profondo dell'abisso in cui quella donna ci spedirà, se non finiremo questo incarico entro un'ora. - scuoto il capo divertita.

- Dobbiamo stendere tutti i completi di ogni singolo letto presente a palazzo. Non è cosa veloce. - sbuffa - Comunque... sii seria. - il suo tono cambia.

Facendosi stranamente timido.

- Allora, tu, sii più chiara. -

- Ok. - annuisce - Credo d'essermi presa una bella cotta. - abbassa il tono di voce, guardandosi attorno circospetta.

- Ma è meraviglioso! - mi volto verso di lei, sorridente.

- Grazie. - ridacchia - Sta di fatto che mi sento una completa imbranata quando sono con lui. Il cuore mi batte all'impazzata, il cervello mi va in panne e... quando lo guardo negli occhi... rispondo a ciò che dice senza riflettere. Con un'onestà che a volte mi spaventa. - scuote il capo - Insomma... non che io di solito sia una bugiarda, ma confessargli che lo stavo fissando perché lo trovavo carino è stato estremamente imbarazzante. -

- Tu gli hai detto... oh... ora capisco il tuo discorso di prima. -

- Appunto. - si copre il volto con le mani - Ora comprendi? Il fatto è che, quando mi guarda... i suoi occhi... è come mi scavassero dentro dicendomi che posso dirgli tutto. Ogni dubbio, pensiero, paura, farneticazione... - scatta a guardarmi - A te è mai capitato? Ti sei mai trovata davanti ad occhi ai quali non volevi e non riuscivi a mentire? -

- Ecco... - la mia mente subito pesca dal mazzo gli occhi color ghiaccio del Principe.

Confondendomi.

- Ah, lascia stare. Scusami. - torna a sistemare i panni - Se non ti sei mai innamorata prima, dubito che la cosa possa esserti successa. -

- Che vuoi dire? - mi blocco.

- Beh, semplice. Occhi in grado di scombussolarti così tanto possono essere solo quelli di qualcuno che si ama. -

- Si fatica a mentire anche di fronte a sguardi sinceri. Indipendentemente da chi è a farli. - comincio stranamente a sentire caldo.

- Vero, ma si capisce a pelle la differenza. Quando menti ad una persona sincera ti senti in colpa, mentre se lo fai con qualcuno che ami... oltre a sentirsi in colpa ci si sente pure da schifo. Visceralmente. - ragiona.

- Io se mento mi sento male visceralmente, a prescindere. -

- Forse ci stiamo focalizzando troppo sulla questione menzogne. Il punto è che... quando si tratta di "quello" sguardo lo si capisce. -

- Quello? -

- Sì, quello che sembra leggerti dentro. Che pare dirti che andrà sempre tutto bene. Che, però, al tempo stesso è in grado di farti schizzare il cuore a mille. Per calmarlo nei momenti di tensione. Di difficoltà. Lo sguardo capace di portarti sulle montagne russe, tanto quanto in un rilassante e pacifico acquario. Quello in grado di farti provare quel sentimento che non può essere confuso con altro. Nemmeno quando si prova a spacciarlo per altro. - si perde nei ricordi di lui, nella sua mente.

Lasciandomi sola pur avendola al mio fianco.

Sola a riflettere sulle sue parole, mentre l'immagine del volto del Principe Lionel si salda fermamente nella mia mente.

Il suo, in tutte le molte espressioni scoperte fin'ora.

Che in questi due mesi mi hanno messa a dura prova. Spingendomi più volte sull'orlo di rivelargli cose di troppo.

Un sentimento che non può essere confuso con un altro, eh?

Ma no. Dai.

E se invece...?

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