Capitolo XV

- Questa volta mi licenziano. Sicuro. - cammino su e giù per la mia stanza. Sudando come mai fatto prima.

Dopo l'uscita in scena del Principe Jordan, il fratello mi ha spedita nella mia camera.

Con tono pacato, ma fermo.

"Vai e non tornare fino a domani." ha detto, non lasciandomi modo di ribattere.

Non lo avevo mai visto così svuotato.

Provato.

Avrei voluto dire qualcosa, ma sembrava voler stare solo.

Cosa che, stavolta, gli ho concesso.

Troppe cose sono accadute in troppo poco tempo.

Scoperte, litigi, corse verso l'amore...

Insulti...

Se ripenso a ciò che ha osato dire il castano, il sangue ricomincia a bollirmi.

Subito poi, però, si gela. Al ricordo di come io ho risposto a tali offese.

Ok che sono stata una vera signora, quanto a termini e pacatezza, ma...

Resta il fatto che lui è pur sempre il Principe Jordan Donatien Allard, secondogenito del Re e della Regina del Regno di Lys.

Mio superiore e, probabilmente, causa del mio imminente licenziamento.

- Oh, al diavolo! - getto sul letto il grembiule, cominciando a cambiarmi.

Se devono licenziarmi per questo... ben venga.

Non mi pento di ciò che ho fatto e detto.

Se il castano fosse stato meno ottuso, la situazione si sarebbe risolta molto prima.

Senza tutta la sofferenza che il fratello ha dovuto sopportare.

Per lui.

Pur considerando quante se n'è sentite dire, in questi anni.

Se c'è qualcuno che davvero si è comportato da vile, non è certo il Principe Lionel.

Ah...

Diamine.

Chissà come sta ora.

Oramai dovrebbe aver terminato con l'incontro lavorativo da un po'.

Che starà facendo?

Sarà come suo solito sui suoi amati documenti?

Si starà buttando nel lavoro per non pensare al casino successo?

E se invece si stesse deprimendo sul letto? Come quando mi ha raccontato di tutta questa folle storia...

Se penso che forse non avrò nemmeno modo di scusarmi, per tutto il trambusto che ho portato nella sua vita...

Mi viene da piangere.

- Oh, mamma, papà... che dovrei fare? - stringo il ciondolo al mio collo.

Il pendente a forma di cuore, con dentro una nostra foto di famiglia, che mi regalarono per i miei dieci anni.

E che da quel giorno mai più tolsi dal collo.

Stringendolo a me ogni volta in cui mi sentivo sola per la loro lontananza o smarrita per qualche motivo.

- Non voglio andar via da qua... - le lacrime cominciano a scendere silenziose dalle mie guance.

Mentre alla mente mi torna il ricordo del moro, quando me le asciugò in maniera goffa.

Portando così sulle mie labbra un amaro sorriso, colmo di bei momenti passati assieme e paure per ciò che mi attende.

Ed è dunque così che giunge il giorno successivo.

Dopo una nottata trascorsa in costante stato d'ansia.

Rigirandomi nel letto, camminando per la stanza, borbottando tra me...

Di ora in ora ho aspettato.

Atteso che qualcuno arrivasse a dirmi che il mio servizio era giunto al termine.

Eppure... così non è stato.

Mi ero immaginata Camille, piombarmi in stanza come una furia. A lamentarsi di dover ricominciare da capo, dopo tutti i progressi che erano stati fatti.

O Aline, arrivare in lacrime. Chiedendo spiegazioni e giurando vendetta spettegolatrice.

Ma... niente.

Davvero.

Zero riguardo tutti i fronti.

Pure quelli più formali, che vedevano me convocata al cospetto dei sovrani. Per chiarimenti prima del licenziamento.

Il che... è strano.

Troppo.

Anche se i due Principi fossero stati in silenzio... io comunque manco da ieri pomeriggio.

Perché nessuno è venuto a vedere che sta succedendo?

Che ciò derivi dalla considerazione che hanno del Principe Lionel?

Non crederanno che io mi sia chiusa in camera perché vittima di uno dei "suoi" scherzi, vero?

- Mélodie? - il cuore mi esplode in petto, sentendo bussare Camille.

Quasi facendomi pure cadere dal letto, sul quale ero seduta.

- S-Sì? - apro con mano tremante.

- Come sei bianca, cara. - mi fissa preoccupata, poggiando una mano sulla mia fronte - Sei fredda, ma stai sudando. Dovresti riposare. Sei riuscita a dormire? -

- Eh? Io... non molto. - non so se fuggire od urlare.

- Lo vedo. L'aveva detto il Principe che non stavi bene. - sospira - Però non avrei dovuto ascoltarlo quando ha detto di lasciarti tranquilla. Se fossi passata a controllarti prima... forse ora avresti un colorito più roseo. -

- Il Principe... cosa? - il mondo sembra fermarsi, assieme a tali parole.

Il Principe ha detto che stavo male?

- Era da anni che non lo vedevo così in pena per qualcuno. È stato sorprendente. - scuote il capo - Lo avevo detto che avevo una buona sensazione, su di te. -

- Quindi... mi sta dicendo che non sono licenziata? - non riesco a smettere di guardarla come fosse un unicorno a tre teste.

- Licenziata? - aggrotta la fronte - E perché mai? A tutti capita di ammalarsi. -

- Ma... il Principe come farà? -

- Ieri c'ho pensato io, mentre oggi pensavo di affidarlo ad Aline. Se l'è cavata egregiamente alla festa. -

- Oh, ma... non è necessario. Posso svolgere il mio lavoro. - ricomincio a sentire il sangue fluirmi in corpo in maniera normale.

- È ammirevole la tua diligenza, ma hai bisogno di riposo. - mi dà delle affettuose pacche sulla spalla.

- Insisto. Sto molto meglio, oggi. - annuisco convinta.

Così tanto da riuscire a far breccia nella donna.

- Sicura? Non vorrei crollassi per lo sforzo. -

- Lo sforzo è più mentale che fisico, posso farcela. - sono sempre più intenzionata ad andare dal moro.

Per chiedere spiegazioni e per scusarmi.

- Uhm... non sono del tutto convinta. Anche se... a pensarci Aline non arde di rispetto per il Principe, cosa che le si riflette in volto. -

- Motivo in più per lasciarmi svolgere il mio lavoro. - afferro le sue mani - Le prometto che chiederò di venir sostituita, in caso mi sentissi di nuovo male. -

- Ah... e va bene. - sospira, scuotendo prepotentemente il capo - Tutto questo è completamente lontano da qualsiasi mia più rosea aspettativa. Il Principe che si preoccupa per una sua dipendente, la dipendente che non approfitta della giornata di riposo pretendendo di poter lavorare... assurdo. -

- Tengo a questo impiego. - le sorrido, grata di tutto.

- Il che ancora mi stupisce. - mi guarda come fossi io, stavolta, la creatura fantastica - Vedi però di far attenzione. Credo ci sia ancora tensione nell'aria. - abbassa il tono di voce, guardandosi attorno.

- T-Tensione? - deglutisco pesantemente.

- Ieri i Principi hanno litigato in maniera molto accesa. - mi spiega - Stavo uscendo dalle stanze della Principessa quando li ho sentiti, facendo di conseguenza sgomberare il piano. Sono ben consapevole di quante orecchie lunghe sono presenti, tra i dipendenti. -

- Molto professionale da parte sua. - annuisco - Quindi non ha sentito nemmeno lei di cosa discutevano? -

- Credo di aver sentito il Principe Jordan nominare la Marchesina Julienne. Comunque... - scuote il capo - È stata una fortuna che tu fossi già nella tua stanza. Altrimenti ti saresti trovata nel mezzo di un folle fuoco incrociato. -

- Uhm... - mi mordo il labbro.

- In ogni caso, dopo cena si sono incontrati tutti per disquisire della faccenda. Cosa che non accadeva da parecchio tempo. Per questo... sono dell'idea che il Principe Lionel non abbia ancora smaltito tutto. Perciò, all'occhio. - punta un dito contro di me.

- Certo. - ci scambiamo qualche ultima parola, prima di salutarci.

Lei per cominciare il lavoro.

Io per prepararmi a... tutto.

La famiglia reale si è riunita?

Dopo la lite di ieri?

Ed io sono ancora qua...

A questo punto davvero ho idea che i due non abbiano parlato.

Anche se mi sembra così strano.

Cioè... ok per il moro, ma il castano?

Seriamente ha accettato di passar sopra alla mia impudenza?

- Proprio te aspettavo. - è la risposta che ricevo, alle mie domande.

Davanti alla porta del fratello c'è il Principe Jordan.

In attesa, a quanto pare, di me.

Dunque voleva affrontarmi di petto.

Buon cielo...

E se volesse ricattarmi, per farmi allontanare dal Principe Lionel?

Dopotutto nella sua testa è convinto io abbia una storia col fratello.

- Se siete qui in attesa delle mie scuse, sappiate che non arriveranno. - serro le mani sulla maniglia del porta vivande. Ricordando chiaramente ognuna delle parole da lui pronunciate, meno di ventiquattr'ore fa.

- Oh, io... - sussulta, prima di diventare rosso come un pomodoro.

Ma che... cavolo?

- Veramente, se qui c'è qualcuno che deve scusarsi... quel qualcuno sono io. - avanza impacciato - Sono stato estremamente maleducato ieri. Le offese che ti ho rivolto... non sono quantificabili. - scuote il capo - Per questo non so nemmeno come dovrei fare per porgerti delle scuse adeguate. Degne. -

Mi lascia senza parole.

Lui è qui per... scusarsi?

Dopo tutto ciò che gli ho detto io, in risposta alle sue calunnie?

Ci sono andata giù pesante.

L'ho messo davanti alla realtà.

Spinto verso la sua amata.

Spronato a reagire.

In effetti... sì.

Ha senso sia qui per scusarsi.

Anche se troppo diretta sono comunque stata impeccabile.

Al contrario di lui. Che vantava la nomea di "fratello buono".

- Potreste iniziare con delle scuse semplici, purché sincere. - rispondo in fine, ancora intenta a studiarlo.

Ha qualcosa di diverso oggi.

E non lo dico solo perché lo vedo normale, senza sguardo omicida.

- Hai ragione. - ridacchia, sorprendendomi con un profondo inchino - Ti chiedo immensamente scusa. Non ho parole per descrivere quanto sono stato odioso e spregevole. Non pensavo davvero ciò che ho detto, ma ero così accecato dalla rabbia da essere arrivato a non ragionare più. -

- P-Principe, vi prego. - mi agito - Tiratevi su. - comincio a guardarmi freneticamente intorno.

Ringraziando tutti i santi del cielo per il deserto corridoio.

- Sono serio, mi dispiace per come mi sono comportato. - si rimette dritto, per guardarmi negli occhi - Avevi ragione a dire che stavo gettando su Lionel le mie frustrazioni. -

- Io... - sospiro - Vi perdono. Mentirei a dire che ho superato a pieno le vostre accuse, ma sono consapevole del fatto che sono state frutto della disperazione. Del panico che stavate provando. Ciò non le rende meno gravi o più giustificabili, ma il vostro sincero pentimento mi fa ben sperare che quella sarà l'ultima volta, che vi avrà portato a comportarvi in tale maniera. -

- Lo giuro su ciò che mi è di più prezioso. - poggia una mano sul cuore.

- Vi credo. - annuisco - Ora se volete scusarmi... - mi ferma.

Guardandomi con un timido sorriso stampato in volto.

- Oltre ad essere qui per scusarmi, volevo anche ringraziarti. - fa per chinarsi di nuovo, prima di venir frenato da me - Se non fosse stato per le tue parole non sarei mai andato da Julienne. Non avrei mai "lottato" per lei e... non mi sarei mai reso conto di quanto sono stato stupido. -

- Oh, dunque... ora sapete la verità. - un sincero sentimento di gioia mi sboccia nel petto.

- Sì, anche se mi vergogno ad ammetterlo. Visto che ho scoperto che se n'era resa conto pure Lily. - si strofina la nuca, a disagio, ma... pure estremamente felice.

- Perciò immagino che ora la questione nuovo fidanzamento si sia aggiustata. - gli sorrido.

- All'incirca. Il Marchese ha dato di matto sentendo la mia confessione, ma dopo le lacrime e le parole di Julienne... si è deciso di fare le cose per gradi. Cominciando dallo sciogliere ufficialmente, una volta per tutte, la promessa fatta tra mio fratello e lei. Dopodiché dovrò guadagnarmi la fiducia del Marchese che poi, forse, mi concederà d'uscire con sua figlia. - ridacchia, innamorato come non mai.

Chissà che si prova ad amare qualcuno a tal punto.

Tanto da desiderare ogni bene per tale persona, pure a costo d'affrontare situazioni del genere.

- Forse? Sono certa che tutta questa scaletta sia più per le malelingue che per voi. Dopotutto avete già con voi il cuore di sua figlia, che tratterete di certo con tutti i riguardi. -

- Farò di tutto per darle una vita felice e serena. - il suo sguardo serio mi colpisce, addolcendomi.

- Non serve che facciate di "tutto", basta che l'amiate e la rispettiate. -

- Sei davvero una persona saggia. - sorride - Grazie, grazie di cuore. Senza di te sarei ancora ad urlare contro mio fratello. -

- A tal proposito... - gli indico il carrello di fronte a me - Dovrei portargli la colazione. -

- Oh, domando scusa. - si leva da davanti alla porta.

- Immagino vi siate scusato anche col Principe Lionel. - poggio una mano sulla maniglia - Lui più di tutti desiderava la vostra felicità. -

- Eh? Io... - gli faccio un cenno col capo - Mi auguro torni presto a mangiare con voi tutti. - sorrido, concedandomi dal secondogenito. Per raggiungere il primo.

Primo che... se ne sta seduto sul letto.

A gambe divaricate, coi gomiti sulle ginocchia e le mani giunte. Sulle quali è posato il suo mento.

Con un'aria assai funebre.

Cosa che mi sorprende come non mai.

Dopo la bella notizia... come può stare in questo stato?

- Principe Lionel...? - lo chiamo tentennante.

Vedendo così la sua testa scattare sull'attendi.

Lo sguardo che si rilassa, non appena si posa su di me. Mentre a passo deciso avanza nella mia direzione.

Senza spiccicare mezza parola.

- Avevate così tanta fame? - fingo una risata, tesa - Vi domando scusa, in effetti sono in... - le mie parole mi muoiono in gola.

All'improvviso gesto che consegue la sua avanzata.

Afferrandomi per un polso mi tira a sé.

Sul suo petto.

Stringendomi forte.

Tra le sue braccia.

In un abbraccio tanto inaspettato quanto caldo.

Rassicurante e soprattutto... pieno di gratitudine.

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