Capitolo XLI

- Angéline, vi piace la colazione? - domanda Francine, a tavola. Dopo un inizio giornata super silenzioso - Ho fatto preparare i vostri piatti preferiti. -

- È mangiabile. - annuisce, senza sbottonarsi in qualche complimento - Meglio della volta scorsa. -

- Lo farò sapere a Lucille, ne sarà felice. - le sorride.

Senza ricevere ulteriori commenti.

Riportando la tavolata al silenzio.

Che aleggia nell'aria dall'inizio del pasto.

Per nulla in assetto da festa, come dovrebbe essere. Dato l'evento che si terrà a palazzo stasera.

Il quale sta portando un via vai assai insolito, a causa della presenza della Regina Madre.

Che spinge i miei ex colleghi, Camille compresa, a correre in punta di piedi. Come dovessero camminare su bicchieri di cristallo, senza romperli.

Preoccupati di recarle disturbo al punto da ricevere qualche sua ramanzina.

Disturbo che, temo, di procurarle io con la domanda che voglio porle.

- Regina Madre... - azzardo, vedendo il suo sguardo sollevarsi su di me - Per la vostra richiesta di ieri, preferite la mattina od il pomeriggio? -

- Tu quale preferisci? - domanda, con tono indecifrabile.

Spingendomi però a rispondere in maniera onesta - Ad essere sincera, andrei meglio dopo la colazione. Così d'avere il pomeriggio libero per gli ultimi dettagli pre evento. -

Vedo Lionel bloccarsi, col fiato mozzato. Come Jordan, al suo fianco.

Sorpresi dalla mia esternazione e timorosi per la risposta in attesa.

- E sia. - annuisce lei, ridando aria ai polmoni dei nipoti.

Mentre la Regina, poco più in là, serra le labbra. Nel tentativo di reprimere un sorriso di soddisfazione.

Come contenta della mia piccola vittoria.

Ed è così che, dopo qualche preparativo post colazione, mi faccio accompagnare dall'anziana donna.

Pronta, quasi del tutto, per ciò che mi aspetta.

- Sei sicura di non voler cambiare idea? - mi segue Lionel, lungo i corridoi - Sei ancora in tempo per chiederle di spostare al pomeriggio. -

Come una sentinella era già fuori dalla mia stanza, quando ho aperto per avviarmi verso il mio incontro.

Agitato e guardingo.

Il che... mi ha fatta sia intenerire che infastidire.

Insomma, ho provato su pelle il modo in cui quella donna riesce a mettere in tensione le persone attorno a sé, ma...

Resta pur sempre umana.

E, come tale, deve aver un motivo per avermi convocata.

Motivo che sono intenzionata a scoprire, senza farmi intimorire prima del dovuto.

- Perché dovrei? - lo guardo di sottecchi - Senza contare che, spostare gli appuntamenti all'ultimo, non è per nulla educato. Gli impegni vanno mantenuti, tranne in casi di cause di forza maggiore. -

- E questa non è una causa di forza maggiore? Non devi fare per forza l'eroina, tu lo sei già per me. - non demorde, non riuscendo però a fermarmi.

- "Questa" cosa? - scuoto il capo, guardandolo curiosa ed innamorata più che mai.

- Questa situazione, troppo improvvisa. Insomma... ti ha domandato del tempo con troppo poco preavviso. - allarga le braccia, come se se ne fosse uscito con le verità delle verità.

- Che stai dicendo? Era già stato detto ieri, inoltre... oggi mi ha pure fatto scegliere l'orario a me più affine. - non so se mettermi a ridere o scuoterlo, per farlo riprendere.

Che cavolo avrà fatto quella donna ai nipoti, per far diventare due ragazzi così sicuri delle... gelatine tremolanti?

Anche se... dai loro racconti ho idea sia più autosuggestione che altro.

Causata dai tentativi vani di due bambini, di socializzare, che non hanno mai ottenuto le reazioni sperate dalla loro nonna.

- Ma se spostassi al pomeriggio potrei parlarci prima io. Mettendole in chiaro che, qualunque cosa lei dica, l'annuncio di stasera ci sarà. - insiste.

- Certo. - annuisco - Così facendo la porteresti solo ad essere più restia, riguardo noi due. Insomma, non ti sei guardato? - lo indico dalla testa ai piedi.

- Che vuoi dire? -

- Che stai cadendo di nuovo vittima dei traumi passati, quando si era detto di calmarsi. - gli faccio notare.

Osservando il suo sguardo mutare.

- Io... - si ferma, tirando un profondo respiro - Mi dispiace Mélodie. - mi tende una mano, che subito accetto. Vedendolo decisamente più in sé.

- Tranquillo. - gli sorrido.

- Sono davvero un caso perso. - si passa una mano tra i capelli - È solo che... non la vediamo da così tanto. E i nostri ricordi passati, di lei, sono di una donna rigida come un sergente. - sospira - Dimmi te se è normale che sia tu a calmare me, in una situazione del genere. -

- Si fa quello che serve. - ridacchio, tirando la sua mano. Per riportare i suoi occhi nei miei - Chi lo sa cosa si nasconde nel cuore di vostra nonna? Magari è semplicemente una persona che non sa esprimere l'affetto che prova. - ipotizzo - In ogni caso... anche se fosse come dite voi, vedrai che andrà tutto bene lo stesso. - lo incoraggio, con sguardo serio.

- Se me lo dici così convinta non posso che crederti. - sospira, afferrando il mio viso tra le mani - Tieni comunque presente una cosa... sarò nella stanza affianco, in caso di bisogno. Per tutto il tempo. -

- Esagerato. - rido, scivolando via dalla sua presa - Se vuoi evitare di farla innervosire è meglio non dar spettacolo in mezzo al corridoio, perdendosi a pensare a piani d'emergenza. Inoltre, è bene pure muoversi. Nemmeno il ritardo le farà cosa gradita. -

- Agli ordini, mio amato grillo parlante. - mi fa un inchino.

- Sempre a disposizione, come tua saggia voce della ragione. - mi prodigo in una rapida riverenza, giungendo poi a destinazione.

Davanti alla porta dietro la quale mi attende la Regina Madre.

- Allora... buona fortuna. - mi fa un cenno - Io sarò qui accanto. - indica la stanza poco più avanti.

- Ho capito, grazie. - sopprimo una risata, prima di venir fatta accomodare al cospetto della donna.

Donna che se ne sta seduta composta sul divanetto, a guardare fuori dalla finestra con una tazzina da tea tra le mani.

Il viso rilassato, per la prima volta da quando l'ho incontrata.

- Regina Madre. - saluto, vedendola voltarsi verso di me. Mutando l'espressione in una più severa.

Cominciamo bene...

- Siediti. - m'invita ad accomodarmi al suo fianco.

Posando la tazzina sul tavolino, per servire a me del tea. Visto che, nella stanza, oltre a noi non c'è nessun altro.

Rendendo ancora più concreta la sua richiesta di voler stare sola con me.

- Oh, non preoccupatevi... - mi sporgo verso di lei - Ci penso io. - ignora le mie parole, continuando a versare la bevanda.

Dal delicato profumo di rose.

- Pensi forse sia troppo vecchia pure per versare da bere a qualcuno? O credi che sia un compito troppo umile per un'ex sovrana? - alza lo sguardo su di me, incastrando nel mio i suoi caldi occhi castani.

- Nulla di tutto ciò. - scuoto il capo - Volevo solo essere cortese. -

- Mélodie, giusto? - continua imperterrita verso una direzione a me ignota.

Senza darmi modo di capire dove vuole arrivare.

Creando un'atmosfera assai strana.

- Sì, Regina Madre. -

- Angéline. -

- Come, prego? - cerco di non far trapelare dalla mia espressione lo stupore.

Non mi avrà mica domandato di...

- È il mio nome. Usalo. - risponde, dandomi la sorprendente conferma di ciò che avevo inteso.

Il suo volere di venir chiamata per nome.

- Come desiderate. - annuisco, incerta su che argomento tirar fuori per far avanzare la conversazione.

Potendo partirei chiedendole il perché della sua visita o della sua richiesta di star sola con me, però...

Non credo sia adatto iniziare così in quarta.

Il punto è che, proprio non so di cosa parlare. Il che è... insolito, per me.

Sono stata cresciuta affinché fossi sempre in grado d'intrattenere discussioni con chiunque mi si parasse davanti, eppure... costei non è chiunque.

Bensì una signora che non sembra affatto avvezza a dialoghi futili, ma nemmeno interessata a discutere di qualcosa di più d'attualità.

E meglio evitare anche le banalità sul tempo, mi farebbero solo sembrare una a corto di idee.

- Mélodie, ti pongo una domanda. - è lei, in fine, ad anticiparmi - Che significa, per te, essere un nobile? -

- Oh. - mi blocco un istante, sorpresa dalla curiosa domanda.

Domanda che, anche se non comprendo del tutto perché mi è stata posta, stuzzica il mio interesse - Per essere un nobile, come lo intendo io, non basta il titolo nobiliare. - inizio a rispondere - Un nobile dev'essere una persona buona quanto giusta. Ferma, ma non tiranna. Lungimirante e gran ascoltatrice perché... non basta saper fare le cose se non si sa ascoltare le idee o le richieste altrui. -

Si zittisce, restando un'eternità a soppesare le mie parole.

Di cui però non dubito, essendomi uscite dal cuore.

Anche avesse desiderato sentirmi dire altro, questa è la mia sola ed unica risposta.

- E dunque... - finalmente riapre bocca - Credi che mio figlio abbia tutte le qualità da te elencate? -

- Certamente. - sostengo il suo sguardo con fermezza, convinta di ciò che sto dicendo - È tutto ciò e molto di più. Lui come la Regina. -

- Quindi li ritieni dei buoni sovrani, ne convieni? -

- Assolutamente sì. - annuisco.

- E per ciò che riguarda Lionel e Jordan? Chi pensi sia più adatto a diventare il prossimo Re? - mi spiazza, ma solo per un attimo.

Non so perché mi stia ponendo queste strane domande, però... sono del tutto intenzionata a rispondere come fatto fin'ora.

Con onestà.

Anche perché... non ho nulla da nascondere.

- Sinceramente... credo sia ancora presto per dirlo. -

- Stai tentando di rispondere in maniera diplomatica, per non parteggiare direttamente per il tuo fidanzato? - studia con attenzione la mia espressione.

- Oh, no Reg... Angéline. - mi schiarisco la voce - Sono seria. Entrambi hanno tutte le carte in regola per diventare il nuovo Re, solo... insomma... - speravo di non doverlo dire così crudamente, ma meglio essere dirette - Devono ancora maturare un po'. -

- Che intendi? - m'incalza. Uno strano luccichio le trapassa lo sguardo.

Spingendomi a spiegarmi meglio.

- Ecco... attualmente sono un po' troppo impulsivi. Hanno la capacità d'analisi che serve a dei regnanti, ma quando accade qualcosa di emotivo partono in quarta. Mandando tale capacità a farsi un viaggio. Lontano. - non riesco a fermare la lingua - Sul frangente burocratico sono ineccepibili, semplicemente devono... sì, maturare ancora un po'. Come già detto. -

- Si dice infatti che gli uomini maturino dopo le donne. Anche se, per esperienza personale, posso dire che alcuni non lo fanno mai. - commenta, per poi aggiungere con tono più... indagatore - Tu in quale categoria credi stiano, i miei nipoti? -

- Nella prima, senza ombra di dubbio. - annuisco fin troppo prepotentemente.

- Cosa ti dà tutta questa convinzione? -

- La natura dei due, unita al fatto che sono guidati verso tale futuro da due genitori stupendi. -

- Capisco. - fa un cenno col capo, come soddisfatta dalle mie risposte.

E tornando ad un rigoroso silenzio si sporge verso una scatola, poggiata sul tavolino.

Di legno intarsiato con raffinati gigli che parrebbero veri, se non fosse per il colore naturale del ciliegio.

La quale non contiene dolci, come pensavo, ma... lettere.

Tante, forse... una cinquantina, se non di più.

- Queste sono le missive che Liliane mi ha mandato, nell'ultimo anno. Da quando ha cominciato a scrivere fino alla settimana scorsa. - spiega, senza che io abbia domandato nulla.

Probabilmente consapevole che non avrei mai osato farlo.

- Mi era stato detto che vi scambiavate lettere con la famiglia reale, ma non pensavo che Liliane vi avesse scritto così tanto. Si vede che tiene molto a voi. - le sorrido, immaginando la piccola scrivere all'intransigente nonna. Che, anche se non vedeva, voleva poter sentire.

- Può darsi. - serra le labbra - In ogni caso, non te le sto mostrando per discutere di cosa prova Liliane per me. -

- Capisco. - le faccio un cenno - Quindi, il vero motivo sarebbe...? - punto lo sguardo sulla colorata carta.

Carina come la bambina a cui sono tanto affezionata.

- In principio mi scriveva solo qualche frase, essendo lei ancora una principiante. Col tempo però sono diventate dei veri e propri resoconti della vita a palazzo. - inizia a spiegare - I bambini, al contrario degli adulti, hanno molti meno filtri. Cosa che l'ha spinta a raccontare del cambiamento caratteriale di suo fratello, di come s'era allontanato da tutti, della tristezza che stava provando a causa del suo comportamento, di quanto lui le mancasse... - si volta a guardarmi, trafiggendomi il cuore col ricordo della piccola sconsolata che domandava di poter far colazione col moro.

Gli occhi lucidi e pieni d'affetto come di speranza e paura.

- Poi, d'un tratto, i toni delle sue lettere si sono fatti molto più allegri. Mi raccontò così di una ragazza che l'aveva aiutata a chiarirsi con Lionel, la quale lo stava riportando a quello che era un tempo. Fanciulla che, con onestà e dolcezza, ma anche fermezza e caparbietà si stava facendo strada tra i cuori di tutti. Fino a diventare la futura sposa di mio nipote Lionel. - i suoi occhi quasi mi trapassano.

Ma... non posso cedere.

Non ora che siamo giunti al clou della faccenda.

Di fronte al motivo per cui mi ha fatta chiamare a passare del tempo da sole.

Per questo... è tempo d'essere ancora più diretta di come ho fatto fin'ora.

Senza esitazione.

- Angéline, domandatemi quello per cui mi avete chiesto un incontro privato. - sostengo il suo sguardo.

In attesa.

Di una risposta che, già so, è probabile finirà per non piacermi.

Almeno... non completamente.

- E sia. - annuisce, un bagliore le si accende in volto.

L'attimo prima di pronunciare con calma e pacatezza una domanda assai... inaspettata.

- Ti sei insidiata nella vita di tutti loro allo scopo di diventare, un giorno, Regina? -

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top