Capitolo III

- Principe Lionel, avete intenzione di saltare il pranzo con la vostra famiglia pure oggi? - punto lo sguardo sul moro, intendo a leggere dei documenti presi rigorosamente da terra.

- Certo, come sono intenzionato a saltare pure la cena. - nemmeno si volta a guardarmi.

- E se non vi portassi il pasto in camera? - azzardo, oramai stufa di questa storia che va avanti da ben tre giorni.

Perché sì... sono passati tre giorni e sono ancora qua.

Intenta a lavorare per un ragazzo assai caparbio.

Che però è meno intrattabile di quel che mi aspettavo.

Il primo giorno e mezzo mi ha messa seriamente in difficoltà, prendendomi in giro ogni tre per due, cercando di farmi perdere tempo, tentando di mandarmi a far commissioni improponibili, continuando a gettare abiti a terra completamente a caso, rimanendo in pianta quasi stabile in camera, pure per i pasti...

Insomma, come mi era stato detto mi sono trovata ad aver a che fare con un uomo che si comporta da bambino.

Benché abbia un anno più di me sembra averne dieci in meno, molte volte.

Altre invece se ne esce con frasi in grado di spiazzarmi non poco.

Tralasciando la sua uscita sui miei occhi ed il mio carattere, spesso riesco ad intravedere il vero Principe Lionel dietro le sue parole affilate, i suoi sorrisi enigmatici, i comportamenti infantili...

Per qualche ragione sto cominciando a convincermi che tutto ciò sia solo una maschera.

Un modo per farsi vedere di cattivo occhio dagli altri, famiglia compresa.

Però... perché?

Che senso dovrebbe avere tutto questo?

- Non oseresti. - solleva lo sguardo verso di me.

- Mi state forse sfidando? - puntello le mani sui fianchi.

Anche se non ho avuto a che fare con lui così tanto ho ugualmente compreso una cosa assai importante.

Gli piace che gli venga tenuta testa.

Su certe cose non mi devo azzardare a metter becco, ma quando si tratta dei suoi capricci... è ok.

Non apprezza completamente la mia insistenza, però nemmeno la detesta.

- Sei libera di fare ciò che credi per tentare di adempiere ai tuoi compiti, ma anche in caso mi lasciassi a digiuno per giorni... io da qui non mi schiodo. - ribatte con estrema serietà.

- Ma... perché? - sbuffo, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi - Detestate così tanto la vostra famiglia? -

So bene che questo è uno degli argomenti taboo, ma proprio non riesco a capacitarmene.

Un tempo sembravano una famiglia così unita.

Anche se... da fuori tutti diamo un'impressione diversa da ciò che realmente siamo.

Eppure, anche sapendo questo, non posso rassegnarmi con tanta facilità.

Non perché è il mio lavoro, ma per il fatto che... sono una famiglia.

- Mélodie, mi sembrava d'essere stato chiaro l'ultima volta. - mi ammonisce - Perché non vai ad occuparti d'altro? Potresti sistemare l'orlo dei miei pantaloni, quelli di cui parlavi qualche ora fa. -

- Lo so che non è affar mio, come mi avete detto, però... - mi mordo il labbro inferiore - È più forte di me. Loro sono la vostra famiglia. I vostri genitori e fratelli. -

- E con ciò? - riesce a trapassarmi con la freddezza del suo sguardo. Che solo a causa di certe discussioni diventa gelido proprio come il ghiaccio.

Stavolta però non mi farò zittire.

Questa cosa mi preme molto, dopotutto...

- Con ciò... - il cuore mi si stringe forte in petto, mentre gli occhi cominciano a pungermi - Dovreste apprezzare di più il fatto di essere tutti gli uni accanto agli altri. C'è chi farebbe carte false per essere al posto vostro e non mi riferisco alla vostra situazione economica. Sia chiaro. -

Ancora brucia la loro perdita.

Mi sembra ieri d'aver ricevuto quella funesta notizia.

Non so cosa darei per poterli rivedere ancora una volta. Non ho nemmeno potuto dir loro addio.

Dopotutto... nemmeno ho potuto seppellirli.

- Ti devo le mie scuse. - d'un tratto me lo trovo ad un passo da me.

- È raro sentirvi domandare scusa... - lo studio curiosa, distogliendomi dai tristi pensieri che mi stavano aggredendo - Solo... per cosa sono le vostre scuse? Per quando avete rovesciato il cassetto dei pigiami a terra? Per le prese in giro che ho dovuto sopportare fin'ora? Oh, ci sono! Vi state scusando per i pasti. Vi siete finalmente deciso a mangiare con la vostra famiglia? -

- Non tirare troppo la corda, Mélodie. - inarca un sopracciglio, divertito - So che stai cercando di fare. -

- Potete spiegarlo pure a me? - fingo di non comprendere.

- Tentare di convincermi utilizzando i sensi di colpa non avrà successo, fidati. - scuote il capo.

- Io veramente... stavo domandando seriamente per cosa vi siete scusato. - lo studio con attenzione - Mentirei a dire che non speravo, un po', di muovervi a sensi di colpa. Però non ho sinceramente compreso le vostre scuse. -

- Ah, e va bene. - sbuffa, scompigliandosi i capelli.

Gesto che fa ogni volta in cui si sente a disagio.

O quando non riesce a trovare una soluzione in ambito lavorativo.

- Ti devo le mie scuse per il modo brusco con cui ho reagito, poco fa. - mi guarda di sottecchi, quasi in imbarazzo.

- Voi reagite spesso in modo brusco. Perché stavolta vi sentite in obbligo di scusarvi? - inclino il capo, sempre più confusa. E pure un pizzico divertita, dalla sua espressione sgomenta.

- Io... - si zittisce, raddrizzando poi la postura - Non sapevo avessi perso qualcuno a te caro, per questo mi sto scusando. Anche se ciò non cambia la mia decisione. Non voglio mangiare assieme alla mia famiglia, se non in caso di reale necessità. -

- Oh... vi riferivate a questo. - mi dondolo sul posto.

Avrei dovuto arrivarci subito.

- Posso domandare... chi? - tentenna, cercando il modo più delicato per porre un simile quesito.

- I miei genitori. - sento un nodo formarmisi in gola.

- Entrambi? Mi spiace davvero molto. - serra le labbra, con una mano a mezz'aria.

Che subito lascia ricadere lungo il fianco.

- Sì, a causa di un incidente avvenuto circa un anno fa. È stata una cosa piuttosto improvvisa. - annuisco, voltandomi a sistemare la scrivania messa in ordine da poco più di venti minuti ed ancora impeccabile.

Parlare di questo argomento mi mette sempre in tensione.

È triste ripensare a quei terribili giorni, ma ancora di più è tremendo sapere che non li rivedrò mai più.

Per quanto io possa pregare per un miracolo.

- Per questo insisto così tanto, affinché facciate un piccolo sforzo per riavvicinarvi alla vostra famiglia. - mi volto verso di lui, vedendolo sfocato - Davvero vi sta bene questa situazione? -

- Mélodie... - si avvicina sospirando, per poi allungare una mano sulla mia guancia. Per catturare una lacrima fuggitiva - È una questione complicata. -

- Perché? Dipende forse dalla vostra fama degli ultimi anni? Ad essere onesta non riesco proprio a capirvi... perché vi sforzate tanto d'apparire un soggetto così pessimo? A me sono bastati tre giorni appena per comprendere che non è come si dice in giro. - scuoto il capo.

Ho come la sensazione di poter arrivare finalmente a capo di questa aggrovigliata coda.

- Dunque, in tre giorni credi d'avermi già inquadrato? Ho idea tu ti sia fatta sviare dal mio bel faccino. - ghigna, allontanandosi.

Barricandosi nuovamente dietro il suo spesso muro di protezione.

- Siete in grado d'essere davvero impossibile. - borbotto, dirigendomi verso la porta - Potete dire ciò che volete, ma so valutare le persone che ho davanti. Ho dovuto imparare a farlo per sopravvivere in questo ultimo folle anno. -

Solo dopo aver perso i miei genitori ho realizzato quanto i due mi avevano sempre protetta.

Da tutto ciò che di brutto c'era nel mondo.

E per quanto io gli sia grata di ciò, devo pure in parte ammonirli.

Dopotutto... se solo mi avessero permesso d'aver a che fare con più situazioni scomode... probabilmente mi sarei trovata molto meno in difficoltà.

Anche se, nulla avrebbe potuto prepararmi a ciò che ho passato dopo la loro scomparsa.

- Dove stai andando? - mi domanda il Principe Lionel.

- Che importanza ha? Tanto preferite star solo, no? - lo guardo appena, uscendo dalla stanza.

Decisa a portargli un pasto assai minimale.

Degno di un raffreddato.

Se vuole restarsene chiuso in camera come un malato, lo tratterò di conseguenza.

- Oh, buongiorno. - una voce maschile attira la mia attenzione, alle mie spalle.

Ed è voltandomi in direzione d'essa che mi ritrovo di fronte al secondogenito della famiglia reale.

Il Principe Jordan Donatien.

Se Lionel Maxime è moro, con gli occhi azzurri come la madre, il fratello è tutto il padre.

Capelli castano scuro ed occhi verdi come il muschio.

Bello quanto Lionel, seppur in maniera assai diversa.

- Buongiorno, vostra Altezza. - mi prodigo in una profonda riverenza.

- Sei la nuova cameriera di Lionel, vero? - sorride cordiale.

- Sì, esatto. -

- Mi dispiace per te. - comincia ad osservarmi da cima a fondo - Spero non ti stia facendo impazzire, i miei genitori non sanno più a che santi far ricorso. Tanto che sono finiti col farsi mandare te da un'agenzia dell'estremo est del paese. Tutte le altre avevano cominciato a rifiutarsi di mandarci nuove... vittime. - scuote il capo - Scusa, non volevo spaventarti il tuo primo giorno di lavoro. -

- Veramente... è il terzo, non il primo. - sento stranamente di dover stare in assetto da difesa.

Non che lui mi stia trasmettendo sensazioni negative, solo...

C'è qualcosa sotto le sue cordiali parole.

- Terzo? Oh, wow. È sorprendente. - sbarra gli occhi - Devi essere una persona incredibilmente paziente. - si ricompone.

- Non saprei... - comincio a sentirmi a disagio - Se volete scusarmi... -

- Ma certo. - mi fa un inchino - Ti ho rubato anche troppo tempo. Solo... - i suoi occhi tornano a studiarmi con attenzione - Ho come la sensazione d'averti già vista, da qualche parte. -

- Probabilmente tra i corridoi del castello. Ho vagato in giro ogni volta che ho avuto un momento libero, per imparare ad orientarmi. - arretro.

Devo muovermi ad andare in cucina.

Anche se sono ancora indispettita dal comportamento del Principe Lionel, non ho intenzione di farlo digiunare.

- Hai fatto bene. - annuisce - Ah, prima che tu vada. - mi ferma nuovamente, cambiando improvvisamente tono - Questo pomeriggio verrà a farci visita la Marchesina Julienne. Ricordalo a mio fratello. Sa quanto sarebbe gradita la sua presenza, ma si comporta ugualmente come meglio gli gira. -

- Sarà fatto. - gli faccio un cenno del capo, avviandomi verso la mia destinazione.

La Marchesina Julienne, eh?

La promessa sposa del Principe Lionel.

Chissà com'è in sua presenza.

Che cerchi di evitarla come evita la famiglia?

Dal tono del fratello ho idea di sì.

Da cordiale ed accomodante è diventato glaciale, tanto quasi da farmi sentire freddo fin nelle viscere.

- Mélodie, di che hai parlato col Principe Jordan? - vengo improvvisamente agganciata per un braccio da Aline, una mia collega.

Con la quale ho instaurato una sorta di amicizia, essendo quasi coetanee dai gusti molto simili.

- Eh? Mi stavi spiando? - inarco un sopracciglio divertita.

- Stavo per andare a dar da bere alle piante del corridoio, quando vi ho notati. - mi indica l'abbeveratoio nella mano libera - All'inizio volevo avvicinarmi per approfittare della situazione per parlare pure io col Principe, ma guardandovi mi è sembrato foste nel mezzo di una conversazione piuttosto seria. -

- Non particolarmente. - faccio spallucce - Mi ha semplicemente chiesto come procede con suo fratello. -

- Immagino fosse preoccupato per te. Tre delle cameriere precedenti sono fuggite via dopo appena un giorno. - sospira - Non t'invidio proprio, sai? -

- Tu conosci il motivo di ciò? - domando curiosa, mentre proseguiamo verso la cucina.

A pensarci mi è sempre stato detto lo stesso da tutti, ma mai nulla di dettagliato.

- Te l'ho già detto. Le ha fatte sclerare, in un solo giorno. Nemmeno il tempo di far la loro conoscenza che se ne andavano via in lacrime. -

- Ma perché? Che diceva loro? Come si comportava? Perché... è vero che sa essere sfibrante, ma non al punto da farmi fuggire via preda del pianto. -

- In verità non so molto altro, dovresti provare a chiedere a Camille. Lei è quella che ha avuto a che fare con loro di più. Come ti ho già spiegato, mi è capitato pure di vederle andar via ancora prima di venir a conoscenza del loro nome. - fa una scrollata di spalle.

- Uhm... - annuisco, trovando la cosa sempre più strana.

- Se solo fosse più simile a suo fratello minore. - sospira - E dire che un tempo non era così. Fino a qualche anno fa era un Principe impeccabile, proprio come il secondogenito. I modi eleganti ed educati, il comportamento affabile, l'orgoglio dei propri genitori... degno erede al trono. -

- Quindi deve essergli successo qualcosa se è cambiato in questo modo. - rifletto tra me.

- Cercare di trovare un nodo al suo pettine ti farà solo ammattire. Il suo cambiamento è avvenuto da un giorno all'altro, senza una reale motivazione. -

- Non credo proprio. Nessuno muta così tanto senza una ragione. -

- E quale potrebbe essere secondo te? Fino al giorno prima non sembrava risentire della sua posizione. -

- Questo non puoi saperlo, esteriormente poteva sembrarti normale, ma dentro... chi lo sa. Ognuno di noi ha un limite di sopportazione. Forse il suo è stato raggiunto senza chissà quale evento eclatante, ma qualcosa deve essergli accaduto. -

- Uhm... non lo so. Capirei se stessimo parlando di una famiglia reale oppressiva. Con sovrani che bacchettano i figli a destra e manca, ma... così non è. Affatto. Gli sono sempre state date moltissime libertà. A tutti e tre. Anche se, in effetti, la Principessina è ancora piccola per venir investita di incarichi gravosi o di responsabilità. -

- Essere un nobile non è comunque facile. Anche se si è parte di una famiglia tranquilla si è ugualmente consapevoli di ciò che si ha sulle spalle. Già le responsabilità di un duca, un marchese, un visconte... possono risultare con l'essere un bel peso. Figuriamoci quelle di un Principe, che deve assicurarsi il più possibile di far felice il suo popolo. Compreso quello sotto supervisione degli altri nobili. -

Posso solo immaginare quanto debba essere soffocante la consapevolezza d'essere il futuro sovrano di un regno grande come Lys.

Sapere d'essere giudicato per ogni passo falso o giusto fatto.

- Sei molto comprensiva. Io non riesco ad immedesimarmi nei problemi di un membro dell'alta società. - si fa pensierosa, lungo la strada.

- Forse sono stata troppo a contatto col Principe. - ridacchio - Piuttosto, sicura di poter venire con me in cucina? Alla fine non hai annaffiato le piante del corridoio delle camere reali. -

- Oh, cielo! Hai ragione. - si blocca sul posto - Se Camille lo scopre mi ammazza. -

- Sei ancora in tempo per non farti beccare. - trattengo una risata.

- Meglio che scappi. Ci si vede stasera. - mi saluta, per poi fuggire via a passo spedito.

- È il caso mi sbrighi pure io. - parlo tra me.

Il Principe attende il suo pasto.

E questo pomeriggio bisogna pure prepararsi per l'incontro con la promessa sposa.

A pensarci un attimo...

Potrebbe essere lei il motivo del suo cambiamento?

I due sono promessi da oramai sette anni, mentre il Principe ha cominciato a far notizia circa tre anni fa.

Le tempistiche non combaciano, ma so essere un fidanzamento combinato.

Anche se questo non significa nulla.

Potrebbero essersi messi d'accordo coi genitori, per mettersi insieme in maniera formale.

Dopotutto... se i figli non sono obbligati a succedere al trono, perché costringerli a sposarsi con qualcuno con cui non desiderano vivere?

Sarebbe un gran controsenso.

Ah... più ci penso meno capisco, ma in fondo credo sia normale.

Sono qui da solo tre giorni.

Che pretendo?

Magari in futuro riuscirò a comprendere che si nasconde dietro tutte queste stranezze, ma per ora meglio concentrarsi solo su ciò che ho di fronte.

Ovvero la cucina.

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