La Morte non è niente - 3 [seconda parte]
La Morte cammina controvento per le stradine lastricate. Quando le campane della chiesa suonano le nove, nota che le poche persone ancora in giro si preparano a tornare a casa. Le lanciano occhiate strane, forse perché non mostra il suo solito volto da maestra.
Prima di partire, ha modificato alcuni connotati: le iridi verdi sono diventate nocciola, il naso affilato si è arrotondato, e le labbra a bocciolo si sono trasformate in un paio a cuore. I capelli lunghi e neri sono stati sostituiti da una lunga treccia bionda.
Lungo la strada, i due locali aperti sono un ristorante-trattoria tipico e un pub già affollato di ubriachi.
Sistemando il cappuccio del pesante cappotto, accelera il passo. La tentazione di abbandonare questo aspetto umano cresce: vorrebbe dispiegare le sue ali e librarsi in cielo, trasportata dal vento e dalle luci che già preannunciano il periodo natalizio. Solo gli animali randagi avvertono il suo incedere e scappano a nascondersi tremanti sotto i cassonetti o dietro le fioriere.
Quando raggiunge la pasticceria e sala da tè, il caos all'interno la fa sorridere. Entra e si ritrova immersa nel frastuono dei ragazzi travestiti che parlano a voce alta, con la musica di Halloween in loop che aggredisce il suo udito. Si fa largo tra i diciottenni in costume, schivando pasticcini e coriandoli sparsi, e si dirige verso la cassa, nella zona meno caotica.
Un ragazzo vestito da teschio sbuca da dietro il bancone e si avvicina con fare ammiccante.
«Buonasera, ha una prenotazione?» chiede, inclinando la testa con curiosità.
«No, non ho una prenotazione» risponde la Morte, mentre le labbra del travestimento si curvano in un intrigante sorrisetto.
«Be', se non ha una prenotazione, non può stare qui...» ribatte il ragazzo.
Lei lo guarda sottecchi, e la sua reazione è immediata: fa un passo indietro, ma non riesce a nascondere l'interesse.
La Morte accorcia la distanza, sorridendo a denti stretti, e si piega in avanti, osservandolo attraverso le lunghe ciglia.
Lentamente, gli sfiora il mento truccato di nero e bianco e poi si lecca le labbra. «Il mio ragazzo lavora qui» dice con voce languida. «Potresti dirgli che sono arrivata?».
Il ragazzo si schiarisce la voce, mostrando un filo di dispiacere.
«Emh... o-okay» balbetta, affrettandosi a tornare in cucina.
La Morte reprime una risata, compiaciuta, e attende.
Venticinque secondi dopo, il ragazzo teschio ritorna e le fa cenno di entrare. Con un bacio volante e un occhiolino, lo ringrazia ed entra in cucina.
Una volta chiuse le porte, si ritrova in un ambiente freddo e professionale. Le pareti bianche risplendono alla luce dei lampadari appesi al soffitto. Un grande tavolo in acciaio occupa il centro, coperto di meringhe, lecca-lecca e dolci di Halloween. Sul piano di lavoro, pentole e padelle di rame lucido brillano accanto a macchinari pronti a preparare dolci. Due enormi pacchi di farina bianca sono sistemati su un carrello, insieme a zucchero raffinato e coloranti alimentari.
Un uomo dai capelli rossi e con un grembiule sporco di blu è intento a osservare un macchinario.
Non appena si accorge di lei, abbassa la velocità e si volge.
«Puoi aspettare l'orario di chiusura?» dice. «Ho detto ai ragazzi di prepararti un tavolo un po' in disparte... abbi pazienza».
La Morte gli mostra i denti e abbassa la maschera che indossa per un attimo. Può nascondersi dietro quell'aspetto amabile, ma sa che dietro c'è Jack-O'-Lantern.
Le luci bianche sfarfallano e l'aria della cucina si fa gelida. Le ali compaiono all'improvviso dietro le sue spalle, mentre la pelle svanisce, rivelando il suo vero aspetto: ossa e pelle traslucida, con occhi brillanti di ira che si concentrano sull'uomo dai capelli rossi.
La Morte lo afferra per il bavero.
«Osi chiedermi di aspettare?» sibila, spalancando la bocca da cui gocciola bile.
Lui non fa una piega e sorride divertito.
«Suvvia, hai aspettato per mesi! Cosa ti cambia per due ore?» ribatte Jack, ridacchiando. «Goditi la festa e poi... passeremo ai nostri affari».
La Morte stringe la presa, facendo stridere i denti. È stanca di questi giochetti; l'hanno avvertita, persino il demonio, su quanto quel disgraziato fosse una causa persa.
«Ti ricordo che ci sono bambini in sala» mormora Jack. «Non vuoi di certo che ti vedano?».
La Morte chiude le fauci e i suoi occhi si spostano da lui per vedere oltre i muri, le ombre e le luci. Guarda i ragazzini e si rende conto che... Jack ha ragione. Si fa indietro: le ali, le ossa, la pelle traslucida svaniscono, e ritorna alla forma umana, mordendosi la lingua per placare la rabbia.
Nel frattempo, le luci tornano normali. Jack sghignazza.
«Pietro!» esclama poi.
Il ragazzo teschio si affaccia sull'entrata della cucina.
«Sì, capo?» mormora, lanciando alla Morte travestita un'occhiata veloce.
«Fammi un favore, sistema quel tavolino per la mia ragazza» ordina. «E servile quello che ti avevo detto prima».
Lui annuisce e aspetta che la Morte lo raggiunga. A malincuore, lei lo segue, non prima di rivolgere un'occhiata al "capo", che le rivolge un sorrisetto malizioso e torna a concentrarsi sul macchinario.
Celando la rabbia, la Morte segue Pietro fino a un tavolino sistemato in un angolo, diverso da quelli allestiti, con una tovaglia nera e un pizzo bianco ricamato sul bordo. Poco dopo, Pietro serve un'alzatina piena di pasticcini e una fetta di torta con pan di Spagna rosso e crema nera.
Con un sospiro, la Morte prende la forchettina e ne assaggia un boccone. Vorrebbe vomitare: odia mangiare. La torta sarà buona per gli umani, ma non per lei. Solleva lo sguardo e, nonostante la musica e le risate che la circondano, sente solo la risata di Jack che arriva dalla cucina.
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