6.

«Allora? Ci sono novità in vista?» Claudio solleva il suo calice di vino e ne prende un sorso. Questa sera ha deciso che dovevamo passare una serata tra amici e io non avevo alcuna intenzione di contraddirlo. Dal tono che ha usato durante la telefonata, sembrava che avesse davvero bisogno di una serata libera, così abbiamo deciso di venire al bar, come ai vecchi tempi, con la differenza che i bicchierini di superalcolici sono diventati calici di vino. I tempi dell'università sono definitivamente andati, e l'età anagrafica comincia davvero a farsi sentire.

Osservo distratto il mio calice. Ho sentito chiaramente la sua domanda, ma non so davvero cosa rispondere. Serena mi ha baciato e quando ho provato a parlare con lei, sembrava non ricordarsi di quanto accaduto. Il ché è un bene. Sarebbe stato stupido rovinare tutto per una cosa accaduta per sbaglio.

Negli ultimi due giorni mi sono dedicato al lavoro, cercando di non perdere la testa per quello che non riesco a controllare, come Clara che non risponde alle mie chiamate e ai miei messaggi. Ho anche aspettato per ore sotto casa sua, ma non si è fatta vedere. Sospiro tristemente.

«Che ti prende?»

Già, che mi prende? Se lo sapessi, eviterei di sentirmi così inerte. «Sono solo stanco», è tutto quello che mi va di dire, evitando così eventuali indagini sulla mia vita, che tirerebbero in ballo il mio passato e la mia incapacità a relazionarmi con il prossimo.

«La causa di Serena è così complicata?» mi chiede e attende la mia risposta, sinceramente interessato.

Guardo il mio bicchiere vuoto, poi lui. «Serena non te l'ha detto?» Accenna un finto sorriso. Allora è vero quello che mi ha detto Serena. Come sono arrivati a questo? Mi schiarisco la voce. «Si sono rifiutati di versare il risarcimento. Andremo in tribunale.» Con un gesto della mano chiedo al barista un altro calice di vino. «Gliel'hai chiesto?» mi guarda stranito e gli rifaccio la domanda: «Lo hai chiesto a lei?» Mi accorgo di aver usato un tono un po' troppo duro rispetto alle mie intenzioni, ma è tardi per tornare indietro.

I suoi occhi sono puntati su di me e la sua aria stranita diventa risentita. «Scusami, Daniele, ma non credo che dovresti intrometterti nelle nostre questioni personali.»

«Non lo faccio. È solo che mi preoccupo per voi.»

«Senti, non so cosa ti abbia detto Serena, né perché tutta a un tratto si confidi con te. Sta di fatto che non sono cose che ti riguardano. Quindi, per favore, stanne fuori.»

Il suo atteggiamento ostile è una cosa del tutto nuova per me. Io e Claudio ci siamo sempre raccontati ogni cosa e dati dei consigli. So tutto anche della loro relazione, o almeno credevo di sapere tutto. Conosco ogni pensiero di lui, ogni serata organizzata per lei, la loro prima volta. La proposta di matrimonio l'ho aiutato io a organizzarla.
Forse questo non mi da' l'autorizzazione di giudicare la loro relazione, né di intromettermi, ma mi farebbe piacere poterli aiutare a sistemare le cose. So che può sembrare falso da parte mia, dal momento che sento qualcosa nei confronti di Serena, ma sono comunque sincero. Non mi perdonerei mai se dovesse capitarmi di avere una situazione con Serena, senza prima sapere se le cose tra loro sono davvero irrecuperabili. In ogni caso, in questo momento non sono dell'umore giusto per questo. La mia mente è presa da Clara e dalla sua scomparsa.

«Come ti pare», sollevo il calice e prendo un sorso di vino, quando intravedo una chioma corvina uscire dal bar. Immediatamente lo rimetto giù. «Scusami.» Scappo via, sotto lo sguardo sconcertato di Claudio. Mi dirigo verso l'uscita, zigzagando tra i tavolini. Finalmente sono fuori, con non poca difficoltà, e la vedo. È Clara. La riconoscerei tra mille. Continuo a tenere un passo sostenuto, ma smetto di correre. È vicina e l'ho quasi raggiunta. «Clara!» la chiamo e lei si volta, sorpresa nel vedermi lì, con il fiatone e lo sguardo perso. La immagino corrermi incontro e buttarmi le braccia al collo, ma ciò che succede è del tutto inaspettato. Mi da' le spalle e sale su una BMW nera. Tasto le mie tasche e solo dopo mi ricordo che siamo venuti con l'auto di Claudio. Mi guardo intorno. Non ci sono taxi. Claudio però è dietro di me.

«Che succede?» mi chiede, guardando nella stessa direzione in cui sto guardando io.

«Dobbiamo seguire quella macchina.» È assurdo. Quello che sento è un vuoto allo stomaco. Non so chi sia l'uomo che ho intravisto guidare l'auto, né cosa ci faccia con lei, ma ho tutta l'intenzione di scoprirlo.

Claudio non fa domande, prende le chiavi e in un attimo siamo sulla loro scia. Ogni tanto mi lancia un'occhiata, ma io non riesco a staccare gli occhi da quell'auto, cercando di evitare così anche le sue probabili domande. Ma è Claudio, quindi me le fa lo stesso. «Chi stiamo seguendo?»

Non gli piace più parlare delle sue cose, ma vuole sapere le mie. Comodo. «Sono preoccupato per una persona», evito il suo sguardo.

«Una donna?»

«Sì.» Prego affinché si fermi qui.

«Davvero? Quindi ti è passata?»

E riecco il vecchio Claudio. Sapevo che sarebbe stata una pessima idea renderlo partecipe, ma cos'altro potevo fare? Devo assolutamente parlare con Clara, capire cosa sta succedendo. «Un'influenza passa. La mia è una scelta.» Mi appoggio alla porta e mi tengo la testa con la mano.

«La tua non è una scelta, è un trauma. Sono felice che le cose stiano cambiando», accenna un sorriso.

«Credi di essere un terapista? Non ne ho mai avuto bisogno, quindi smettila.»

«Non ne hai mai voluto uno, che è diverso. Tu sei la persona migliore che conosca, quindi smettila tu, di torturarti.»

«Non voglio continuare questo discorso.»
Claudio alza le mani dal volante, arreso al muro che ho alzato. Non mi va che uno con più problemi di me, mi dica cosa farne della mia vita.

Dopo circa mezz'ora, finalmente la BMW si ferma davanti a una villa piena di luci. A quanto pare qualcuno sta dando una festa privata e Clara sembra avere tutta l'intenzione di parteciparvi, perché lei e il suo "autista" vanno proprio in quella direzione.

«E adesso cosa facciamo?» Claudio attende mie istruzioni e nel frattempo spegne l'auto.

I due non si sono accorti di noi, quindi l'effetto sorpresa è ancora possibile. Se Clara se la fa col biondino, io davvero non ci ho capito un cazzo in tutto questo tempo. Sento la rabbia che fa capolino dentro di me. «Io scendo. Tu torna pure a casa da tua moglie.» Apro lo sportello e scendo dall'auto.

«Non se ne parla. Non ti lascio qui da solo, soprattutto non con quella faccia.»

«Quale faccia?»

«Quella di uno che ha intenzione di fare a botte.»

Fare a botte? Sembra assurdo, eppure per un attimo ci ho pensato. Me ne rendo conto solo ora che lo sento uscire dalla sua bocca.
Claudio mi conosce bene, ma sa che non sono il tipo che parte in quarta. Non sa la natura del rapporto che ho con Clara e nella mia posizione non posso neanche prendermela se esce con un altro. L'unica cosa che posso rimproverarle è di non avermi aggiornato sulla situazione. Anche se non credevo fosse cambiato qualcosa. È stato tutto così strano. Sembrava andare bene. Allora perché? Perché mi ha fatto questo? Non riesco a fermare i miei pensieri e la rabbia fa un po' di spazio alla delusione.
Era mia, solo mia ed ora è qui con un altro. Uno che non sa quanto può essere passionale o dolce. Uno che non sa di cosa ha più bisogno. I miei passi diventano più veloci e Claudio fa fatica a starmi dietro. Nella mia mente si fa più chiaro un pensiero. Quell'uno forse sono io e non l'altro.

«Tutto bene?» Claudio studia la mia espressione, mentre aspettiamo che qualcuno ci venga ad aprire.

«Te lo dirò quando saremo andati via.» Non è molto, ma è l'unica verità che posso offrirgli. Lui annuisce e torna a guardare avanti.

Senza neanche chiedere chi è, il grande cancello in ferro si apre e sento una stretta allo stomaco. «Dividiamoci. Tu il piano di sotto, io quello di sopra.» Gli invio una foto di Clara «se la vedi, chiamami al cellulare.»

«Come ai vecchi tempi», accenna un sorriso e s'immerge tra gli ospiti.

La musica è alta e questo mi impedisce di sentire la sua voce, casomai si trovasse nei paraggi. Intravedo le scale e le prendo per raggiungere il piano di sopra. Mi basta arrivare in cima, per scorgerla mentre chiacchiera con un piccolo gruppo di uomini. Mi avvicino, prendendo al volo due flute di champagne dal vassoio portato da uno dei camerieri. Cerco di nascondere il nervosismo che mi contrae il viso. «Signori», accenno un saluto. «Vi dispiace se vi rubo questa bellissima donna?»
Clara sorride educatamente e si allontana da loro, mentre prende il flute che le sto porgendo. Quando siamo abbastanza lontani da non poter essere visti, la trascino per il gomito in una delle stanze di quel piano. Mi guarda senza pronunciare una parola. «Mi dici che significa tutto questo?»

«Non avevi il diritto di trascinarmi via da lì. Sto lavorando e tu mi stai ostacolando.»

«Sì? Ho ostacolato anche la mano che quel porco stava facendo scendere sul tuo sedere.» Butto giù tutto d'un sorso lo champagne nel mio bicchiere.

«Chi cazzo credi di essere? Mio padre?»

La mia mascella guizza in uno scatto di nervosismo. Prendo un grosso respiro, nel tentativo di restare calmo. «Chi era quello con cui sei venuta?»

Sbuffa un sorriso e mi da le spalle. «Non ci posso credere», dice fra sé.

Le afferro il braccio e la faccio girare verso di me. «Ho il diritto di saperlo, così come ho il diritto di sapere se è finita tra noi! Non puoi semplicemente sparire. Non sei una bambina.» L'autocontrollo è una cosa con cui non vado molto d'accordo in questo periodo e la mia reazione lascia trasparire una prepotenza che di solito non mi appartiene. E mi merito quello che ne consegue.

Clara mi tira in faccia tutto lo champagne contenuto nel suo bicchiere. «Tu non hai alcun diritto!» mi urla in faccia. «Sei solo uno stronzo bugiardo.»

Mi passo una mano sul viso per liberarmi dal liquido frizzante. «Di cosa stai parlando?» il mio tono segue la sua stessa scia.

«Vuoi giocarti questa carta? Davvero?» finge un sorriso. «Siete tutti uguali. Stupida io a fidarmi di un altro stronzo.» I suoi occhi diventano lucidi.

«Clara, non so di cosa parli», provo ad avvicinarmi, ma lei mi intima di stare al mio posto. «Parlami.»

«Io ti ho creduto quando mi hai detto che non c'era niente fra di voi.» Una lacrima le scivola lungo il viso e io mi sento uno schifo. «Ti ho chiesto di dirmi la verità. Ci sarei stata lo stesso, ma almeno sarebbe stata solo una mia scelta. Invece ti sei preso gioco di me.»

«Clara, tra me e Serena non c'è niente. Ti ho detto la verità.» Mi avvicino e la prendo per le spalle. Lei cerca di divincolarsi, ma io la stringo a me con decisione.

«Allora perché l'ho vista entrare in casa tua l'altra sera? Vi siete visti di nascosto, perché sapeva che non c'ero.» Si spinge contro il mio petto e si allontana da me.

«Cosa? Voleva sapere del caso ed era ubriaca. Lei e Claudio stanno attraversando un brutto periodo. Perché non sei entrata in casa, invece di scappare via appena l'hai vista? Ti ho dato le chiavi. Non le avevo mai date a nessuno.» Prendo il suo viso tra le mani. «È crollata sul mio divano e ho chiamato Claudio, che se l'è venuta a prendere.»

Le sue guance sono segnate dalle lacrime. Non posso dirle del bacio, non ora almeno. Mi sento uno schifo al solo pensiero di mentirle, ma non voglio che si preoccupi inutilmente. Due giorni passati a chiedermi dove fosse e perché non rispondesse, mi hanno lasciato un segno dentro. Per me tutto ha un significato. Se essere interrotti è il segno del destino che mi dice che tra me e Serena non deve esserci nulla, essere preoccupato per Clara è il segno che qualcosa di importante sta nascendo fra di noi. Il tempo ci darà tutte le risposte. «Ho pensato solo a te in questi due giorni», la bacio, «mi sei mancata.» La luce nei suoi occhi mi fa perdere il respiro. Le sue labbra sono così piene e dolci, e le mie mani hanno ritrovato il suo corpo sinuoso e caldo. Ho sentito davvero la sua mancanza.

I baci diventano più intensi e le nostre mani non smettono di cercarsi. La sua schiena contro la porta e le gambe attorno alla mia vita sono un segno inequivocabile. Faccio un giro di chiave alla porta e mi lascio andare alla passione che rapisce entrambi.
Non c'è nessun altro posto in cui vorrei essere.

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