11.
Il tempo sembra essersi fermato e il caldo asfissiante di quest'estate bollente mi porta via il sonno e l'energia.
Rigiro il cuscino e mi sposto più in là, cercando il sollievo che mi danno le lenzuola fresche. Dalla porta finestra che da sul giardino, l'aria entra più calda che mai.
Sono appena le due e non vedo l'ora che sopraggiunga il mattino.
L'immagine di Clara che si stringe a me tra le lenzuola mi ossessiona. Mi tortura da tre giorni e sembra non voler smettere. I suoi respiri profondi, le sue mani sul mio corpo.
Che cosa mi hai fatto? Avevo considerato l'idea di riconquistarla, ma sono tornato sui miei passi. Sono un codardo, ma cosa potrei mai dirle per rimettere tutto a posto? L'ho tradita. Se avesse voluto perdonami, l'avrebbe già fatto.
Non ne posso più, il calore mi sta opprimendo e i pensieri ancora di più. Vado a farmi una doccia, nella speranza di riprendermi.
Purtroppo anche qui, sotto il getto d'acqua, i ricordi dei momenti che ho condiviso con Clara non mi lasciano in pace. Ripenso a lei, alla sua pelle bagnata, all'acqua che scivola lungo le sue curve favorendo il percorso delle mie mani. I suoi seni schiacciati contro il mio petto, mentre prendo famelico le sue labbra. L'eccitazione, il caldo, i brividi lungo la schiena e quella sensazione di appagamento. Non avrei mai creduto che potesse mancarmi così tanto. Mi sono illuso che un mese sarebbe stato più che sufficiente per sentirmi meglio, ma non immaginavo di sbagliarmi tanto.
Torno in camera da letto per rispondere al cellulare, che non smette di squillare. Non lo ammetterò mai a viso aperto, ma per un istante ho sperato che fosse lei. La delusione mi stringe il cuore.
«Ehi», uso un tono inespressivo.
«Sto venendo da te. Ho bisogno di parlarti.» Rimette giù e dopo tre minuti la luce dei fari di un'auto illumina parte del mio giardino.
Dopo pochi secondi sento bussare al campanello. Indosso in fretta un pantaloncino e vado ad aprire. «Claudio, sono le tre. Cosa ci fai qui?» Mi sposta di lato ed entra senza fare complimenti.
Rassegnato, chiudo la porta e lo seguo. «Allora?»
Fa avanti e indietro come un pazzo e si porta le mani sul viso. «Ho fatto una cazzata.»
«Di cosa stai parlando?»
Mi guarda con aria persa e si lascia cadere seduto sul divano. «È colpa mia se le cose tra di noi vanno male.»
Prendo del whisky, due bicchieri e lo raggiungo. «Prendi questo e spiegati con calma», gli allungo un bicchiere.
«L'ho tradita, Daniele. Ho tradito Serena.»
Fa la faccia stupita, fa la faccia stupita. Mi riesce male, ma Claudio neanche ci fa caso. «Sei impazzito?» riesco a dire. Come posso considerarmi un buon amico, mentre lo faccio sentire in colpa per una cosa che ha fatto anche lei? E non dimentichiamoci di me! Sono un ipocrita.
«Credo di esserlo stato, per un attimo.» Beve tutto il contenuto del bicchiere in un sorso «ma ho confessato e lei mi ha perdonato. Capisci?»
Mi do un tono. «Allora qual è il problema? Ti vedi ancora con l'altra?»
«Certo che no, ma non afferri il punto. Tu perdoneresti un tradimento?»
Bella domanda. D'istinto direi di no. Evito le relazioni da tutta una vita per non ritrovarmi in queste situazioni. Odio i traditori. Poi però, guarda come sono finito. Ho tradito il mio migliore amico e la mia donna, ma nonostante questo, ancora spero che lei mi perdoni. Devo fingere di essere ancora lo stesso Daniele di sempre, solo che questa volta oltre che gentile, sincero e bello, aggiungerò un altro aggettivo: "Ipocrita". «Mi conosci, no?» sbuffo un sorriso.
«Appunto.» Mi porge il bicchiere per farselo riempire di nuovo.
«Continuo a non capire.»
Claudio mi guarda seccato. «Mi perdona perché mi ha tradito anche lei! Non è ovvio?»
Sento il mio cuore battere più forte. Le mie mani si serrano in due pugni. È terribilmente vicino alla verità, ma non può scoprirlo se nessuno dei due parla, e Serena sono certo che non lo farà mai. «Non pensarci nemmeno», concludo, sforzandomi di non lasciarmi trascinare dall'ansia. «È raro trovare qualcuno che ti ami così tanto da saper perdonare uno stupido errore. Perché di questo si tratta, giusto?»
«Assolutamente! Sono stato debole e stupido, ma non si ripeterà.»
Butto giù l'altro bicchiere di whisky. «Allora vai avanti e non pensarci più.» Improvvisamente il suo viso sembra aver ripreso colore e il respiro torna regolare. «In ogni caso, perché sei qui in piena notte, invece di stare con lei?»
«Perché non è a casa, è da sua madre, e io da solo non faccio altro che rimuginare sui miei errori.» Prende un grosso respiro. «Siamo stati così lontani nell'ultimo periodo che ho sul serio iniziato a pensare che potesse avere un altro.»
Stare qui ad ascoltare le sue parole e guardarlo negli occhi, con la coscienza sporca che mi ritrovo, mi sta facendo impazzire. Mi metto in piedi e mi allontano un po'. «Non devi preoccuparti di questo. Serena ti ama davvero e non ti lascerebbe mai.» Parole vere le mie, me lo ha dimostrato. Neanche per un attimo mi ha fatto intendere che avrei avuto un barlume di speranza.
«Prenderò dei giorni di ferie e andrò da lei», dice con ritrovato ottimismo.
«Bene.»
Si passa una mano dietro al collo e abbassa lo sguardo. «Però, posso restare a dormire qui? Quella casa mi trasmette delle sensazioni terribili, vuota com'è.»
Perché la casa lo sa, sa che io e Serena abbiamo fatto sesso. Mi sento una persona orribile. «Resta quanto vuoi.» Gli do una pacca sulla spalla e torno nella mia camera.
Quanto vorrei poter cancellare l'ultimo mese. Per me, per Clara, per Claudio e anche per Serena.
Claudio è tornato a casa all'alba per preparare la valigia e raggiungere Serena da sua madre. Spero che risolvano i loro problemi, così potremo dimenticare tutti questo brutto periodo e andare avanti con le nostre vite.
Io mi sto recando a lavoro e, come ogni mattina, faccio il giro lungo per passare da casa di Clara nella speranza di vederla, ma in un mese non è mai accaduto. Ho addirittura iniziato a pensare che possa aver cambiato casa. Sospiro rassegnato e proseguo per la mia strada, fino all'ufficio.
Federica è oltre la soglia che mi attende con una lunga lista di impegni e scopro che uno di questi è richiamare Serena. «E questo?»
«Ecco, ha chiamato ieri sera.»
Perché ha chiamato in ufficio e non al mio cellulare? Riguardo il foglio. «Ha detto cosa voleva?»
«No, signore.»
Continuo a sforzarmi di pensare che forse è stato solo un errore, o magari ha provato a chiamare Claudio, che non ha risposto, e si sarà preoccupata. Ma perché chiamare nel mio ufficio?
La giornata è passata in fretta.
Mi metto alla guida e continuo a ignorare quell'unico punto che non ho cancellato dalla lista degli impegni.
Chiamare Serena non mi alletta affatto e sono sicuro che fosse solo preoccupata per Claudio. Inoltre ho un impegno con Luca questa sera. Ho davvero bisogno di passare del tempo con persone diverse; io e lui non ci vediamo da un po', quindi perché non approfittarne.
Il ristorante al quale ci siamo dati appuntamento non è lontano dal mio punto di partenza e la fame comincia a farsi sentire. Non ho mangiato granché nell'ultimo periodo.
Parcheggio l'auto e noto Luca che attende impaziente.
«Ma tu guarda, ti sei fatto crescere la barba?» Mi abbraccia e sorride con affetto.
«Avevo bisogno di un piccolo cambiamento.»
«Hai fatto proprio bene. Ti dona.» Mi da una pacca sul braccio. «Vieni, andiamo a riempire le nostre pance!»
«Sì, sto morendo di fame.»
Tra una sciocchezza e l'altra, finalmente mettiamo qualcosa sotto i denti e comincio a sentirmi già meglio.
Luca è sempre stato quello più divertente dei tre e il meno propenso alle relazioni, nonostante anche io ce l'abbia sempre messa tutta per evitare gli impegni a lungo termine. Parlare con lui mi ha sempre aperto un mondo diverso dal solito modo di pensare e le sue opinioni sono state illuminanti il più delle volte. Magari può darmi dei buoni consigli anche questa volta.
«Allora, mi parlavi di questa Clara. È quella giusta?» mi chiede di punto in bianco, tra un boccone e l'altro.
«La verità è che non lo so. Sono stato bene con lei e devo ammettere che mi manca.» Prendo un sorso di vino «ma non so dirti se mi sono innamorato.»
«Qualcosa c'è, o non ti mancherebbe così tanto.»
«Chi dice che mi...» alzo gli occhi e lo ritrovo a fissarmi. Lo sguardo che mi rivolge mi costringe a tacere.
«Non ci sentiamo da quanto, due mesi? E la prima cosa che fai, appena mi senti, è parlarmi di lei. Io dico che una domanda in più dovresti portela.»
Metto giù le posate e rilasso le spalle, rassegnato a quella verità incontestabile.
«Persino io mi sono innamorato.» Riprende a mangiare come se avesse detto una cosa qualunque.
«Impossibile», accenno un sorriso, credendo che mi prenda in giro.
«Si chiama Sara.» Prende un altro boccone. «Se vuoi te la presento. Stiamo insieme da tre settimane, dopo che lei mi ha rincorso per un anno.»
«E tu hai ceduto? Certo che cambiano le cose.»
«No, amico, è lei che si è arresa. Così ho capito che in realtà mi piaceva averla intorno e sono stato io a cercare lei. Succede.» Si piega nelle spalle.
La semplicità con cui ne parla è disarmante. Vorrei saper essere come lui. «Quindi la ami?»
«Da impazzire.» Il suo sguardo è profondo e mette su un'espressione seria. Quelle parole sono l'unica verità che possiede e le custodisce gelosamente.
«Tu eri peggio di me con le relazioni. Cos'è cambiato?»
«Ti ricordi di quella frase che ripetevo sempre?»
«Come dimenticarla. "Dopo mezzanotte la mente fa pensieri strani. Sarebbe meglio che ti trovassi sempre nel tuo letto quando succede". Non è tanto che mi è passata per la testa.»
«Già. Beh mi sono reso conto che qualunque cosa facessi, dopo mezzanotte pensavo solo a lei.»
Rimango senza parole. Mi sforzo di ricordare le notti di questo ultimo mese e mi rendo conto che per me vale lo stesso. Posso passare le giornate distratto dal lavoro, dagli amici, persino da mia madre, ma quando sono da solo, nel mio letto, l'unico pensiero che alberga la mia mente è Clara. Quindi è questo l'amore? Allora perché l'ho tradita?
«So a cosa stai pensando», interrompe i miei pensieri. «L'attrazione fisica è una cosa diversa. Forse quella con cui l'hai tradita, l'hai desiderata per così tanto che non hai saputo tirarti indietro. Per di più mi hai detto che eri ubriaco. Hai commesso un errore, ma sai anche tu che provi molto più di un'attrazione per Clara.»
Sospiro. «Da quand'è che sei diventato così saggio?»
Lui sorride. «L'amore ti cambia, amico mio.»
La serata è stata piacevole e decidiamo di concluderla con il bicchiere della staffa in un bar poco distante.
Entriamo e ordino due shot, mentre Luca invia messaggi alla sua ragazza.
Il posto è davvero carino, col suo arredamento moderno e la musica in sottofondo, perfetta per rilassarsi e fare due chiacchiere. Mi guardo in giro e quello che vedo sono per la maggior parte diciottenni o giù di lì, mentre qualcuno della nostra età ha preso posto più vicino alle salette private.
Sento gli schiamazzi arrivare fino al bancone e una risata di donna attira la mia attenzione.
«Ordinato?» mi chiede Luca, ma ormai sono preso da quel suono e mi avvicino ai tavoli posizionati in fondo, lasciandolo lì. Sapevo che sarebbe stata una pessima idea.
Un tipo tutto muscoli sta leccando quello che sembra un drink rovesciatosi sul braccio di una mora dai capelli corti alle spalle. Ride per il solletico che le sta provocando e, quando alza la testa, il mio sguardo ricade sul suo viso. Maledizione!
Le immagini di Clara tra le mie braccia e le mie labbra sul suo corpo, fanno scattare in me una rabbia mai provata prima. Quello lì ha scelto la donna sbagliata.
Lei smette di ridere e mette su uno sguardo rabbioso.
«Ehi!» poso una mano sulla spalla del tizio e lo costringo a voltarsi verso di me. «Toglile le mani di dosso!»
Lui si alza e mi affronta a muso duro. «E tu chi cazzo sei?»
Un pugno parte da solo e il tizio finisce steso sul divanetto, troppo ubriaco per reggere una lite. La nostra querelle finisce prima di iniziare, prendo Clara per il polso e la trascino con me fuori dal bar.
Nonostante i suoi sforzi per liberarsi dalla mia presa, non ci riesce, e opta per l'unica soluzione per lei possibile, quella di puntarsi con i piedi a terra.
«Lasciami!» mi costringe a fermarmi.
«È così che passi il tuo tempo ora?» Non riesco a voltarmi per guardarla. Vedere la rabbia nei suoi occhi mi fa davvero male.
Sento i suoi passi veloci e sempre più forti avvicinarsi. Si para davanti a me e mi tira un ceffone.
«Non osare paragonarmi alla puttana che ti sei scopato. Non hai alcun diritto di dirmi cosa posso o non posso fare!»
La mia guancia s'infiamma. Sollevo la mano per massaggiarla e lei sembra quasi pentita del gesto. «Quindi è una cosa normale che un tizio ti lecchi un drink dal corpo?» cerco i suoi occhi, ma lei evita il mio sguardo. «È così, quindi.»
«Ci stavamo solo divertendo.» Incrocia le braccia. «Non dovevi dargli un pugno.»
Finalmente i nostri occhi s'incontrano e sento il petto gonfiarsi per l'angoscia.
Sempre bella, dagli occhi smeraldo. Il nuovo taglio di capelli le da un'aria più sbarazzina e tutto ciò che vorrei è poterla stringere ancora a me. «Mi dispiace», sussurro. «Vedere un altro che assaggia il tuo corpo mi ha fatto perdere la testa.»
«Bene, così capisci come ci si sente.» Una lacrima scivola giù lungo la sua guancia e all'istante la spazza via con un gesto della mano.
Resto immobile, senza sapere cosa rispondere. Le sue parole colpiscono come lame affilate e non sa quanto vorrei poter cancellare quello stupido errore.
Approfitta della mia incertezza e prende al volo l'occasione per dirigersi verso il bar e tornare dentro.
Con uno scatto veloce nella sua direzione, l'afferro di nuovo per il polso. «Clara, mi manchi.» Lascio la presa e raccolgo il suo viso tra le mani «mi manchi», ripeto. La mia fronte contro la sua, i nostri respiri sospesi. Lei si è bloccata e non mi faccio scappare l'occasione. Le mie labbra prendono le sue, con una passione travolgente. Mi è mancato tutto di lei e vorrei solo poter ricominciare.
Clara partecipa al bacio e sento il mio corpo reagire al suo. Sembra tutto perfetto, un nuovo inizio; ma lei si allontana all'improvviso, spingendosi contro il mio petto. «Non mi basta più.» Scappa via, lasciandomi solo in una strada ormai semi deserta.
~
Luca si avvicina con cautela, raccogliendomi dal marciapiede dove mi sono seduto, accanto a quello che resta della mia dignità.
«È andata così male?»
«Vorrei poter dire che poteva andare peggio, ma non so come sarebbe possibile. Ormai l'ho persa.»
«È questo che hai sentito mentre la baciavi?» mi sorride. «Fidati, se così fosse non te l'avrebbe lasciato fare.» E sono queste parole a cambiare il mio umore. D'un tratto sento che la speranza si riaccende come una piccola fiammella dentro di me.
«Non fermarti qui con lei», mi da una pacca sulla spalla e mi accompagna all'auto.
Le sue parole sono di conforto e mi spronano a provarci ancora. Non è finita qui, non fin quando nei suoi baci ritrovo ancora delle sensazioni. Entro in auto e mi metto in marcia verso casa.
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