Prologo


ABIGAIL


Mai, e sottolineo mai, io Abigail McGregor in tutti i miei vent'anni di vita avrei immaginato di ritrovarmi in una situazione del genere.

Seduta sul sediolino di questo taxi giallo e per di più puzzolente, esausta dopo cinque ore di viaggio da New York, sto seriamente pensando di chiedere al tassista di riportarmi all'aeroporto.

Insomma sono una studentessa di recitazione, e spesso anzi quasi sempre tendo ad essere più drammatica del dovuto, ma sto letteralmente per svenire dentro questo taxi a causa della paura incessante che mi attanaglia l'anima.

Forse avrei dovuto avvisarlo del mio arrivo un tantino prima, non quando l'aereo è atterrato, così giusto per sapere se fosse disposto ad ospitarmi.

Mal che vada mi ritroverò a vagabondare per le strade di San Diego sola soletta.

Già che ci sono potrei anche ripassare la parte di Giulietta, per lo spettacolo teatrale dell'open day.

Guardo le mani affette da un leggero tremolio e le chiudo intorno al manico della mia Prada.

Ai corsi di recitazione ti insegnano ad improvvisare, recitare ed ingannare non di certo a controllare la paura.

<Signorina io devo lavorare. Scenda immediatamente da questo taxi.>

Apre la portiera e con poca gentilezza mi afferra dal gomito trascinandomi sul marciapiede al fianco della mia valigia Louis Vuitton, già diligentemente posizionata.

Scosto con violenza la sua mano sporca di grasso e mi aggiusto la giacca color cammello, regalatemi dai miei genitori il giorno del mio compleanno l'anno scorso.

<Lei è un troglodita. Impari a trattare meglio le persone, il karma sa essere molto vendicativo.>

Gli faccio la linguaccia e mi volto non prima di averlo visto scivolare dal marciapiede.

Eh si, il karma è un gran bastardo.

Posiziono gli occhiali da sole sul naso e percorro il lungo viale costeggiato sia a destra che sinistra da casette a proprietà familiare.

Le case sono quasi tutte a due piani, e davanti hanno enormi giardini pieni di fiori e giochi per bambini.

Mi piacerebbe davvero vivere qui, in totale tranquillità, con famiglie numerose come vicini di casa ed un clima mite.

Arrivo davanti alla casa più possente dell'isolato, colorata di toni che oscillano dal grigio al nero, e subito i ricordi più belli passati qui mi invadono la mente.

Senza rimuginare troppo al lungo sulla pericolosità della mia visita, busso al citofono. Aspetto più di cinque minuti, ma nessuno sembra intenzionato ad aprirmi.

Spazientita controllo il cellulare costatando che il mio messaggio è stato consegnato, ma non è stato né ricevuto né tantomeno letto.

Mi volto verso la strada quando sento uno sguardo bucarmi la schiena.

Sollevo gli occhiali da sole sul capo in modo da potermi guardare meglio intorno, e lo faccio. Senza successo.

Almeno fino a quando non vedo una testolina bionda cercare di nascondersi, senza riuscirci, dietro le tende della finestra della casa adiacente a quella dove mi trovo io.

Impertinentemente mi reco a quella finestra e busso con insistenza.

Una donna sulla settantina con dei voluminosi capelli biondi ed un rossetto rosso fuoco sulle labbra, apre la finestra e mi saluta con cortesia.

<Buongiorno, desidera?>

Stiamo scherzando.Prima il tassista adesso la nonnina, dove diavolo sono finita? Di Alice nel paese delle meraviglie c'è ne già una.

<Lei mi stava spiando.> Le punto il dito contro mentre annuisco sicura per avvalorare la mia tesi.

Passo troppo tempo con mio padre senza rendendomi conto che apprendo i suoi comportamenti da avvocato penalista di successo per metterli in pratica nella vita vera.

<Non ha le prove per dirlo.>
Ribatte, aggiustandosi quel disgustoso cerchietto color fucsia che porta in testa.

<L'ho vista con questi occhi.>
Con l'anulare e l'indice indico prima i miei occhi e poi la sua figura, ma la nonnina non sembra disposta a cedere.

<Sta cercando il giovanotto che abita in quella casa? È davvero un bravo ragazzo, mi aiuta sempre con le buste della spesa. È uscito stamattina presto, ma lascia sempre una chiave sotto il tappeto.>

Prima che possa dire qualsiasi cosa richiude la finestra, lasciandomi tramortita dall'intera conversazione.

Ritorno davanti alla sua casa, mi abbasso e sotto l'enorme tappeto nero con la scritta Welcome in bianco trovo la chiave d'ingresso.

Non posso credere che l'abbia davvero nascosta sotto il tappeto, è troppo cliché anche per uno come lui.

Apro la porta e subito un odore di tabacco e menta mi pizzica le narici.

Gironzolo per la casa notando come non sia cambiato niente dall'ultima volta che sono stata qui, se non per la nuova fotografia di noi due insieme posizionata in una cornice d'argento al fianco delle altre che ci ritraggono insieme agli altri.

Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui è stata scattata quella foto. Dovevamo partire per l'Italia, ma a causa di alcune prepotenze da parte sua perdemmo l'aereo, non prima di aver effettuato una maratona disperata in tutto l'aeroporto.

Alla fine eravamo entrambi sudati, puzzolenti e stanchi, ma felici e quella era l'unica cosa a contare davvero.

Salgo le scale trascinando con enorme fatica la mia valigia. Arrivo nella sua camera, spalanco le persiane e chiudo le tende.

Mi getto a pancia in giù sul costoso letto king size, rigorosamente coperto di lenzuola nere, abbraccio il suo cuscino e cerco di schiacciare un pisolino.

Viaggiare per cinque ore è faticoso, mentire a tutti lo è ancora di più.

Nonostante sia una ragazza con il sonno facile in questo caso non riesco a chiudere occhio forse perché la mia mente non fa altro che architettare piani malefici.

Non ha ricevuto alcun messaggio quindi sono ancora in tempo per organizzare una sorpresa.

Cancello il messaggio che gli avevo mandato, apro la valigia ed inizio a studiare l'intimo che ho portato per questo weekend pre natalizio.

La mia scelta ricade su un baby doll rosso fuoco semplice, con solamente alcuni ricami sulle coppe e sulle mutandine.  Mi cospargo della sua fragranza Burberry preferita, sciolgo i capelli e sono pronta.

In punta di piedi scendo in cucina ed inizio a cercare le candele che ho lasciato qui l'ultima volta.

Dopo venti minuti di imprecazioni e pianti isterici le trovo nel mobiletto sotto la TV a schermo piatto.

Le accendo e traccio un percorso che va dalla porta alle scale tirando un sospiro di sollievo per avercela fatta a completarlo con il materiale a disposizione.

Spruzzo un po' del mio profumo nell'aria e lascio un bigliettino ai piedi delle scale con su scritto cercami.

Torno nella sua camera, nascondo la mia valigia dietro la porta, chiudo nuovamente le persiane e vado a nascondermi.

Seduta sulla comoda sedia di pelle nera non faccio altro che girare in tondo, stanca di dover aspettare così tanto.

Mi fermo davanti alla libreria e scansiono con cura ed attenzione i libri a disposizione, facendo ricadere la scelta sul classico per eccellenza :Orgoglio e Pregiudizio.

Assorbita completamente dalla lettura del comportamento troppo ingenuo di Jade e quello da finto duro di Darcy non mi accorgo del suo arrivo e quando due mani mi afferrano per la vita, le parole mi muoiono in gola ed il cuore inizia a pompare più forte.

Con uno scatto chiude il libro gettandolo ai miei piedi, ed inizia a tracciare una scia di baci dall'orecchio al collo con le sue morbide labbra.

<Il tuo profumo è inconfondibile Baby Doll.>

Con un gesto secco gira la sedia permettendomi di guardarlo finalmente, dopo tanto tempo, negli occhi.

Baby doll

E si, credo di essere veramente la sua bambolina. Disposta a tutto per lui, anche a cacciarmi nei guai, ma  consapevole di un'unica cosa, io ho bisogno di lui come lui ha bisogno di me e questo non finirà mai.

<Posso finalmente assaggiare le tue labbra dopo tutto questo tempo?>

Inginocchiato ai miei piedi, con le mani intorno alla mia vita, mi guarda affamato aspettando quel mio segnale di assenso che non tarda ad arrivare.

Si mette in piedi trascinandomi con se.

Le sue mani sollevano il mio sedere costringendomi a circondare il suo bacino con le gambe.

Le mie mani nei suoi capelli per stringerli, toccarli, come a volermi assicurare  che tutto questo è reale.

Mantenendomi stretta a se, esce dallo studio per recarsi nella sua camera.

Con estrema delicatezza mi spinge sul letto senza mai spezzare quel dolce contatto.

Continua a baciarmi fino a farmi mancare il respiro, solo a quel punto stacca la sua bocca dalla mia, ma non completamente. Prende tra i denti il mio labbro inferiore portandomi a gemere contrariata.

Si solleva dal mio corpo quel poco che basta per potermi osservare meglio.

<È un regalo di Natale anticipato?>

Lo tiro dalla cravatta permettendo così alle nostre labbra di danzare ancora una volta insieme.

<Lo prendo come un si.>

In ginocchio davanti a me, guida le mie mani sul suo corpo.

La camicia bianca è la prima a volare via insieme alla cravatta, lasciandomi una completa visuale sul suo petto marmoreo.

Le mie mani corrono subito nel punto in cui, marchiato con inchiostro indelebile sulla pelle, ci sono quelle due semplice lettere che lo riconducono a me. La scritta nera Baby Doll troneggia padrona tra la clavicola e il cuore.

La bacio e la ribacio fino a quando le sue mani non trovano il laccio del mio baby doll. Pazientemente slaccia tutti i fili fino a farmi restare spoglia davanti ai suoi occhi maliziosi.

Le sue mani circondano i miei capezzoli facendomi gemere. La sua bocca ovunque su di me manda il mio corpo in estasi, ma la mia mente lucida è qui, pronta ad incanalare un altro momento tutto nostro.

Le mie mani impazienti trovano la cintura dei suoi pantaloni, con movimenti lenti la sfilo slacciando anche il  primo bottone dei pantaloni, che con il suo aiuto finiscono chi sa dove.

Non riesco neanche a spiegare come, ma all'improvviso è dentro di me.

Il piacere è talmente inteso da farmi contrarre le dita dei piedi, sento gli occhi pronti a lacrimare e le labbra in fiamme come tutto il resto del corpo.

Le mie mani ingabbiano la sua schiena e le unghie delle dita, smaltate di rosso, fanno un lavoro degno di Picasso.

La stanza è attraversata solamente dalla poca luce che arriva dalla lampada sul comodino. Il silenzio è attutito dai nostri gemiti e dal rumore dei nostri corpi che si fondono.

<È bello riaverti a casa. Mi sei mancata.>

Mi bacia la fronte, trascinandomi su di lui per poi coprire entrambi con le lenzuola, che profumano di noi.

<Mi sei mancato tanto anche tu.>

Gli bacio il petto prima di appoggiarvi la testa e chiudere gli occhi.

Non vorrei essere in nessun altro posto se non qui.


👜👜👜

N/A:
Ciao ragazze🌸
Ben arrivate in questa nuova avventura.

LA MIA VIA D'USCITA SEI TU (cioè questo testo) è lo spin-off dell'altro testo SENZA VIA D'USCITA.
Non è obbligatorio leggerlo, ma potreste trovare qualche difficoltà nella lettura.
I vari capitoli avranno le date proprio per questo motivo.

Finalmente siamo entrati nella vita di Abigail, la sorellina di Adam.

Spero che il prologo vi sia piaciuto, ma soprattutto spero di non essere caduta nel volgare o nel banale.

Grazie mille ♥️

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