Capitolo 1- LEI

                              

Un leggero bagliore di luce filtra dalle persiane della finestra aperte.

Apro gli occhi e lancio immediatamente uno sguardo alla sveglia. Sono appena le sette del mattino, ma la parte del letto accanto a me è già troppo fredda.

Troppo pigra per alzarmi e andarlo a cercare, riappoggio la testa sul cuscino e cerco di riaddormentarmi. Ma il sonno è ormai svanito.

Mi rigiro tra le coperte, coprendo il mio corpo nudo con il lenzuolo che sa ancora di noi, e mi fermo ad osservare il soffitto. La supernova, sui toni del viola e del rosa chiaro, è raffigurata mentre é in procinto di esplodere. Per certi versi mi ricorda me. Prima o poi esploderò anche io, perché è questo che fanno le bugie, esplodono e distruggono tutto ciò che le circonda.

Scendo dal letto King Size, e a piedi nudi, inizio a girovagare per la stanza alla ricerca del mio intimo.

Trovo il reggiseno ai piedi della porta della cabina armadio, e le mutandine sotto il letto.

Infilo i capi intimi velocemente. Ma prima  di scendere al piano di sotto, mi fermo ad indossare anche la sua camicia celeste, sporca sul colletto del mio rossetto rosso.

In punta di piedi scendo le scale, rabbrividendo per il contatto freddo con il pavimento, percorro il corridoio e mi fermo sullo stipite della porta della cucina.

Una visione paradisiaca si affaccia davanti agli occhi. Il mio uomo, in tutto il suo splendore, ancheggia a ritmo di musica mentre prepara la nostra colazione.

Il suo sedere marmoreo è sicuramente un dono divino per me che sono stata tanto, ma tanto brava a dire tutta la verità  ultimamente.

Se organizzassero una gara di bugie geniali, io sarei la regina indiscussa.

<Ti allieta quello che vedi?> Si volta con la forchetta tra le mani, mostrandomi il suo petto nudo flagellato da addominali scolpiti.

Ho sempre pensato avrebbe potuto fare o il modello o anche l'attore, ma lui ha scelto un'altra strada, e va bene così.

<Mi allieta molto di più vedere l'opera d'arte che ho realizzato.>

Lo raggiungo, e non posso non buttare lo sguardo sulla sua schiena dipinta da lunghi segni rossi provocati dalle mie dita. Percorro con il polpastrello le linee lasciate e lo sento fremere sotto il mio tocco.

Continua a friggere l'uovo nonostante le mie mani siano ancorate intorno alle sue costole.

Con cautela, per non farmi scoprire, faccio salire le mani all'altezza del petto e quando raggiungo il collo inizio a fargli il solletico facendolo ridere di cuore.

Mi blocca con velocità i polsi, e si volta verso di me. Mi solleva dalla vita e mi poggia sul bancone posizionandosi tra le mie gambe. Mi tempesta la guancia di baci umidi fino a quando il mio stomaco non richiede attenzione.

Facciamo colazione nella massima tranquillità. Ridiamo e scherziamo. Ci raccontiamo tutti gli avvenimenti verificatisi nel periodo in cui non ci siamo visti. Cerchiamo di recuperare il tempo perso, e nonostante non sia facile l'atmosfera sembra leggera.

Il campanello trilla diverse volte, insistentemente.

Si alza dal tavolo e cammina verso la porta. Curiosa, mi ritrovo a fare lo stesso.

Sulla soglia, una ragazza dai lunghi capelli neri si butta tra le sue braccia stampandogli un bacio appassionato sulle labbra.

Il cuore smette di battere, la sudorazione aumenta e la vista si appanna a causa delle lacrime che minacciano di scendere lungo le guance.

Lui si sottrae dal bacio pulendosi le labbra con il dorso della mano. Si volta verso di me e mi guarda supplichevole.

Salgo le scale velocemente, getto la sua camicia a terra ed indosso i vestiti che avevo quando sono arrivata qui.

Inizio a raccattare le mie cose, mentre lui cerca di spiegarsi e di togliermi gli oggetti dalle mani per impedirmi di andare via.

<Non è come credi BabyDoll> Mi accarezza la guancia, ma il mio corpo prova solo ribrezzo.

La scosto con uno schiaffo e prendo la valigia. Con enorme difficoltà scendo le scale stando attenta a non inciampare a causa del peso del mio bagaglio e alla potenza delle sue mani che cercano di trattenermi.

Quando arrivo in soggiorno, la ragazza è seduta comodamente sul divano. La mia voglia di tirare qualche cazzotto aumenta.

Appena si accorge della mia presenza, si alza e raggiunge l'uomo che credevo mi amasse.

<Lucas che succede?> La sua voce é quella di un'oca evasa probabilmente da un ovile.

Per non parlare del suo vestiario. Una minigonna praticamente inesistente le fascia il sedere, lasciando le sue gambe nude. Un top nero le copre soltanto il petto, e le scarpe la slanciano anche troppo.

<Lucas?> La mia più che un'affermazione è una domanda.
Scuote la testa e si stringe al fianco della donna.

Scappo, letteralmente, sbattendomi la porta alle spalle.

Raggiungo correndo la fine della strada e quasi vengo investita da un taxi, che poi suona a tutta forza il clacson contro di me.

Seduta sul margine del marciapiede,  aspetto più di cinque minuti, fino a quando un auto gialla accosta per far scendere un uomo e far salire me.

Il tassista mi porta all'aeroporto dove pago un biglietto di sola andata per New York.

Il viaggio prosegue nella disperazione più totale. Piango e soffio il naso continuamente mentre tutti i momenti passati insieme mi tornano alla mente.

L'uomo accanto a me, probabilmente un imprenditore, non fa altro che sbuffare e lamentarsi silenziosamente per il mio singhiozzare incessante.

Mister Giacca e Cravatta chiama addirittura la hostess e si fa cambiare posto.

Appoggio la testa al finestrino ed ascolto la musica. Ma mi assale la voglia di aprire quel minuscolo finestrino e gettare l'apparecchio nel vuoto perché tutte le canzoni della playlist mi ricordano di lui, di noi.

<Signorina deve svegliarsi. Siamo arrivati a New York.> La hostess che ha fatto cambiare posto al mio ex vicino, mi sveglia guardandomi con compassione e dolcezza.

La ringrazio silenziosamente. Mi stiracchio il corpo e scendo dall'aereo. Vado verso la parte di recupero bagagli aspettando con impazienza i miei. Quando la mia valigia mi passa davanti, cerco di sollevarla ma la forza sembra avermi abbandonata.

Mai in tutta la mia vita averi pensato di finire così, umiliata e distrutta da un uomo che credevo di amare e che credevo mi amasse. L'amore fa schifo, il genere maschile ancora di più, ma purtroppo non possiamo farne a meno.

Mister Giacca e Cravatta si avvicina, e senza dire niente, prende la mia valigia e la posiziona ai miei piedi.

I suoi occhi si fissano nei miei per minuti interminabili. Ed una parte remota della mia mente azzarda e dice che forse l'ho già visto. Ammazzo sul nascere il pensiero perché è decisamente impossibile.

<Grazie.> Lo ringrazio.

Mi allontano velocemente da lui e mi accingo a raggiungere l'uscita dell'aeroporto.

Accendo il telefono. Ignoro i cinquanta messaggi provenienti da quell'individuo, tralasciando anche quelli di Adam.

Cerco il suo numero in rubrica e schiaccio il tasto verde. Porto il cellulare all'orecchio aspettando che risponda. Al secondo squillo la linea si apre.

<Ti dispiacerebbe venire a prendermi all'aeroporto? Sono tornata prima e...> Mi interrompo per tirare su col naso, e lo sento trafficare con delle chiavi.

<Arrivo subito.> E prima che possa ringraziarlo ha già chiuso la chiamata.

Mi siedo su una panchina vuota, davanti ai posti riservati ai taxi, e quasi mi addormento a causa della stanchezza.

L'unica cosa che desidero adesso è farmi un lungo bagno rilassante, immersa nei sali profumati e nei petali di rose. Mangiare qualcosa e buttarmi a letto, per risorgere tra minimo una settimana.

Cerco la mia agenda nella borsa e quando la trovo inizio a sfogliare le pagine. Trovo il numero della compagnia e lascio un messaggio in segreteria. Non parteciperò allo spettacolo di Natale, non sono dell'umore e a differenza di quando si pensi, quando l'umore è nero lo sono anche le performance.

<So che non devo fare domande, ma se hai bisogno di aiuto per uscire da qualche guaio, io sono qui.> Mi accarezza la testa, e credo che lo faccia proprio perché l'ha visto fare tante volte ad Adam.

Mi alzo e subito trovo rifugio tra le sue braccia. Alan si è sempre preso cura di me, fin da quando è diventato amico di mio fratello, perché ha sempre desiderato una sorella più piccola ed invece ha avuto Dimitri. Ma dire che gli è andata male, non può proprio farlo. Quel ragazzo si getterebbe nel fuoco pur di salvare il fratello. Non ricordo nessuna rissa in cui non abbiano combattuto fianco a fianco insieme ad Adam, e qualche volte insieme a me, anche io so scazzottare, me l'ha insegnato proprio lui.

Scuoto la testa ed afferro il manico della valigia. Alan la posiziona nei sedili posteriori e sale dal lato del guidatore.

Mi volto un'ultima volta verso l'aeroporto dispiaciuta perché non ci tornerò così presto come avevo previsto.





👜👜👜

N/A:
Ciao ragazze 🌸
Pian piano entriamo nel mondo di Abigail.

Un mondo che comprende anche Alan. C'è già qualche cuore per loro, o preferite aspettate lo scorrere dei fatti?

Ci vediamo al prossimo capitolo. Grazie mille😘

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