Una serata difficile

Il loro primo giorno nel vecchio cottage trascorse tranquillo. Mycroft riposò fino a sera.

"Mi hai lasciato dormire! E le nostre passeggiate? " Lui sbuffò, si alzò e si stiracchiò rilassato.

"Diciamo che oggi si fa pausa." Molly gli diede un buffetto leggero sulla guancia. Mycroft la vide infreddolita e ravvivò il fuoco nel camino. Le fiamme illuminarono il suo volto che si era colorato, non era più pallido come la mattina. Anche le rughe sulla fronte si erano distese.

Si avvicinò incuriosito al laptop dove Molly si era persa a leggere.

"Posso guardare cosa fai, Hooper? Sono un po' annoiato."

Gli fece posto. "Non credo ti interessino, sono insetti, sto cercando quelli autoctoni. Molti si cibano dei cadaveri, ci servono per stabilire i luoghi del ritrovamento dei corpi."

Mycroft fece una smorfia di ribrezzo.

"Dio, Molly! Sono disgustosi. Io trovo già orribili i ragni."

"È il mio lavoro, ti ricordo che seziono cadaveri e sono medico forense. My British Government alla fine volete sempre risposte nei casi di omicidio. E le volete in fretta." Non prese sul serio le sue smorfie schizzinose. E si concentrò sul lavoro che non approdava a nulla.

"Peccato che questi graziosi animaletti siano descritti in lingue difficili da tradurre, alcuni vengono ritrovati in paesi poco menzionati."

Mycroft guardò interessato il computer. "Posso aiutarti se vuoi, così faccio qualcosa di buono, te li traduco io. Dammi una mezzora e vedo cosa posso fare." Lei lo fissò seria, poi prese a sorridere pensando che si burlasse di lei.

"Cinese, giapponese, coreano, russo. Ice Man sei pazzo! E come fai? Nemmeno il traduttore ci azzecca, se non sbagliando in maniera vergognosa."

La guardò divertito con un sorriso pieno. "Non mi conosci proprio, Molly Hopper! In due ore ho imparato il serbo, che aveva radici slave con prestiti da turco e tedesco, tutto per salvare il mio caro fratellino prigioniero. È vero che il mio cervello è inibito e funziona solo al 30 percento, ma fammi provare."

"Va bene, ti lascio il portatile. Vado in cucina e vedo di imbastire la cena."

Molly giudicò positivo che si interessasse a qualcosa, pur di non vederlo annoiato girare per il cottage. Si spostò nella piccola cucina, ogni tanto gettava lo sguardo su di lui assorto nel suo lavoro.

Era consapevole dei piccoli passi in avanti che avevano fatto, però la strada le sembrava ancora lunga e impervia. Ma era fiduciosa come una bambina a cui era stato fatto un regalo inaspettato: Mycroft.

Holmes si immerse nei suoi studi delle lingue, non si accorse nemmeno del passare del tempo. Annotava la traduzione su di un foglio, era talmente preso che si tolse la giacca e rimase con il gilet e la camicia a quadri che tanto detestava. Ogni tanto si fermava riflettendo, sollevava lo sguardo cercando Molly, con un sorriso riconoscente.

"Hopper, sono insetti inquietanti. Come fai a sopportare questi esseri orribili." Brontolò stringendo gli occhi.

"Ti ricordo che faccio autopsie. Di persone! Quelli sono il minimo sindacale."

Rise divertita, e finì per dargli un bacio sulla fronte. Lui si alzò e ne reclamò uno vero, la prese per la vita attirandola a sé.

"Posso, mia piccola dottoressa amante degli insetti, darti un bacio? "

"E me lo chiedi, Mycroft? Fallo e basta." Si lasciò stringere dalle sue mani, ora sicure e forti.

Lui le premette delicatamente le labbra sulle sue. Sapeva di te alla vaniglia, la sua Molly. Fremette di piacere, la baciò con una passione che sorprese anche lui. La desiderava, come non era mai successo con altre vuote donne che aveva frequentato.

Si scusò per la sua irruenza. Molly si stupì alla sua delicatezza, lo prese per la nuca accarezzandolo e stringendolo allo stesso tempo. Riprese a baciarlo dove lui si era fermato. Mycroft si sentì trasportare, mentre il suo corpo non rispondeva più hai suoi comandi, ma il desiderio prevaleva e faceva quello che la natura dettava. Si imbarazzò tanto da doversi staccare da lei.

E capì, la dottoressa saggia e dolce, lo rassicurò.

"Avremo tempo Mycroft. Tutto il tempo che ti serve." Lui confuso si scusò e cercò di rimettersi in ordine.

Si sciolse lentamente dall'imbarazzo e i suoi occhi grigi brillarono, mentre la guardava incantato.

"Molly mi fai un effetto che non provavo da tempo, nonostante i farmaci! Non sono un satiro." Mycroft scosse la testa sconsolato, le diede un casto bacio sulla fronte e tornò al computer.

Molly rise divertita. "Oh, Myc, va bene anche se diventi un satiro imbizzarrito." Le allungò una manata sul sedere trovandolo inaspettatamente sodo. "Però, my english man, hai delle qualità nascoste tutte da scoprire..."

Lui la guardò di sbieco e le sorrise felice. "Uhmm, le scoprirai un po' alla volta. Ma ora lasciami lavorare."

Mezzora dopo le consegnò le traduzioni, scritte con una calligrafia squisita, d'altri tempi. Indossò la giacca e si sentì soddisfatto.

"Ecco Hopper, le descrizioni dei tuoi insetti rari e repellenti. Spero che non mi farai cenare adesso." Sghignazzò sereno, mentre la raggiungeva in cucina.

"Come hai fatto Myc a imparare così rapidamente dei vocaboli che non conosci. "

Lo guardò ammirata e stupita.

"È sempre stata la mia croce, ma anche il mio orgoglio. Questa intelligenza oltre la media, che ho avuto a corredo della mia vita. Ma che ha distrutto Eurus e portato alla droga Sherlock. Una condanna se non sai gestirla. Io l'ho nutrita con la solitudine e nel comportamento gelido che ho dovuto adottare, un distacco e un prezzo alto da pagare, Molly."

Si era inquietato nuovamente, in bilico tra passato e presente, tra l'amore di Molly e le sue incertezze.

"Adesso Myc ci sono io vicino a te." Cercava di confortarlo vedendolo vacillare ancora.

"Hooper, ho molta strada da percorrere, lo sai cosa stavo per fare."

Si passò la mano sulla fronte, rabbrividendo. I suoi occhi cambiarono all'istante e divennero sospettosi. Era instabile, i suoi cambi di umore erano repentini.

"E se ci riprovassi Molly? Ci hai pensato? Quando ti fermerai di darmi i farmaci, non sai come reagirò. Potrei trascinarti nell'abisso con me. " Era in piena crisi regressiva.

"È per questo che siamo qui isolati, perché ti voglio tirare fuori dalla depressione. Perché voglio averti vicino con tutta me stessa. Sento che sarà diverso, perché ci amiamo."

La dottoressa gli si parò davanti, fu quasi violenta. "Io non ti lascerò affondare Myc, sono un'egoista e voglio passare la mia vita con te."

Mycroft indietreggiò, impaurito da tanta determinazione e finì per aggredirla verbalmente.

"Avanti mia piccola Molly! Non sai nulla di me. Sei troppo fragile e innocente. Finirò per seppellirti nei miei stessi problemi."

Holmes, minaccioso, allo sbando, accorciò lo spazio che li separava, le fu troppo vicino. "Sei una ragazzina incosciente!" Molly si impaurì.

Mycroft vide il suo movimento, capì cosa stava per fare. Se avesse voluto fermarla sarebbe stato facile, ma sapeva che lei ne aveva un disperato bisogno e si preparò arrendevole.

Molly lo schiaffeggiò con tutta la forza e la disperazione che aveva accumulato. L'ice man sentì il bruciore dello schiaffo sulla guancia, ma non si mosse, né reagì.

La giovane donna avvilita, si allontanò nascondendo le lacrime, lui prese i fogli sparsi sul pavimento e li posizionò sul tavolo.

Lasciò che si sfogasse mentre apparecchiava nervosamente la tavola. Pentito per i suoi sbalzi di umore, la raggiunse e la strinse per le spalle.

"Molly, basta! Perdonami, cerchiamo di prendere quello che ci viene concesso. Ma stai sicura che farò di tutto per guarire. Mi stai aiutando molto, e te ne sono grato."

Molly si voltò con gli occhi pieni di lacrime e lo accarezzò sulla guancia che aveva colpito con tanta rabbia. Lui le prese la mano, la portò sul suo cuore. La tenne stretta per un po' cercando di rassicurarla. Sapeva che era amareggiata, ma ancora tenacemente innamorata.

"Scusami, mia piccola Molly, e cerca di sopportarmi."

Si prepararono la cena in silenzio mentre Myc le passava il cibo, la sfiorava piano, sentendo tutto il dolore per il male che era riuscito a farle per l'ennesima volta.

Così la serata finì scivolando lenta e malinconica, davanti al televisore e al tepore del camino.

Molly non si avvicinò, Myc si adeguò, rimanendo con la testa appoggiata allo schienale. Mentre la stanchezza di quella giornata lo vinse e gli fece chiudere gli occhi.

La sua mente era alterata, stanca quanto lui.

Non c'era nient'altro che lo potesse sollevare in quel momento, perché rivedeva tutto il dolore di Molly, e quello di Sherlock. Con le mani tremanti si strinse la stoffa della giacca sopra il cuore, si addormentò così.

Si preoccupò vedendolo abbattuto. Ma il risentimento che provava ebbe il sopravento. Si convinse che stava bene.

Era combattuta tra la preoccupazione e la rabbia. Si barcamenò tra i sentimenti che la dilaniavano. Poi cedette. Si avvicinò a Mycroft con la voce rotta.

"Stai bene Myc. Mi fai preoccupare."

Si risvegliò e con gli occhi insonnoliti annuì.

"Molly sto bene stai tranquilla, sono stanco. Forse è meglio che tu mi faccia l'endovena, così vado a letto." Ma la sua voce tradiva il tormento per quello che era successo. Avvertiva il rimpianto di non essere in grado di reggere lo stress e di ripagare il suo amore.

La fissò per un po' cercando di accarezzarle il volto. Ma le braccia erano pesanti, non riuscì a farlo. Si stizzì e girò la testa. Molly lo rassicurò, gli prese la mano e la portò sulla sua guancia. "Sta sereno, sai che ti amo."

Riconoscente a quel gesto, le baciò le dita sottili. "Perdonami ancora." Un dolce sorriso gli illuminò il volto, la dottoressa lo aiutò ad alzarsi e lo portò a letto.

Lo spogliò, gli fece indossare il pigiama, gli parlava piano prima di addormentarlo. Sapeva che lui temeva quel momento. Gustarono insieme un tè caldo seduti sul bordo del letto. Myc continuava a dirle che sarebbe stato bene.

Molly, il cuore devastato, lo strinse a sé, leggeva la disperazione sul suo viso. Capiva perché lui era cosi indeciso nel loro rapporto.

Mycroft sapeva di non essere tutto sé stesso, ma solo una parte, la parte più debole di tutto il suo corpo. Lo fece stendere e preparò l'iniezione che lui tanto odiava, ma stavolta si sorprese vedendo che lui le porgeva il braccio.

"Ancora poche volte, Molly e poi combatterò per uscirne. Mi basta sapere che tu sarai con me."

Si fece seria e prima di addormentarlo lo baciò. Prima sulla fronte poi sulle guance e per ultimo sulle sue labbra piene.

Mycroft, non distolse lo sguardo mentre gli infilava l'ago nella vena, era sereno e chiuse gli occhi lasciandosi andare. Sapeva quanto odiasse il buio che lo portava via.

Lo coprì, gli sistemò le lenzuola e spense le luci.

Fu allora che cedette, pianse e singhiozzò distrutta.

Mycroft la uccideva, le sottraeva le forze. Era così vulnerabile, senza alcuna difesa da farla star male. Aveva la capacità di renderla furiosa, eppure il suo amore cancellava tutto e lasciava solo il dolore feroce di non riuscire a guarirlo.

Perché alla fine quello che le importava era di restituire Mycroft alla vita. Qualunque vita lui volesse.

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