Una giornata movimentata
Mycroft si svegliò, era consapevole che sarebbe stata un'altra lunga giornata. Si fece la doccia cercando di non disturbare Molly che dormiva tranquilla.
Riuscì a radersi benché le mani tremassero ancora. Fece attenzione a non tagliarsi, poi andò in cucina a preparare la colazione. Voleva farle una sorpresa. Tostò il pane e preparò la spremuta, prese la sua marmellata preferita e accese l'acqua per il tè. Quando tutto fu pronto si occupò di ravvivare il camino.
Quella mattina si sentiva bene, aveva dormito senza sognare, senza agitarsi. Sperava di passare la giornata piacevolmente, evitando problemi inutili a Molly.
Entrò, armato di un sorriso rassicurante in camera sua.
"Hopper! Sveglia dormigliona. Dopo non lamentarti che è tardi." Molly brontolò aprì un occhio solo per guardarlo, poi lo rimbrottò divertita quando vide il vassoio della colazione zeppo di cibo.
"Gesù, ma a che ora ti sei alzato? "
"Molly sono quasi le nove cosa credi?" Si fece serio.
Posò il vassoio nel letto cercando di non rovesciare tutto. Gli indicò il tavolino che stava di fianco. Si sedettero vicini. Molly avvertì il profumo dei suoi abiti puliti, insieme al quello del dopobarba. Finalmente si era rasato senza riempirsi di tagli. L'abbigliamento era accurato, anche il nodo della cravatta era perfetto.
Molly sprofondò nel desiderio. Lo trovò attraente, anche con i capelli corti e quel naso aquilino. Niente a che vedere con la bellezza angelica di Sherlock, ma le sembrò perfetto e seducente. Inghiottì un paio di volte, consapevole di voler sentire la sua passione. Voleva baciarlo, tempestarlo di carezze, ma si limitò a sfiorarlo sulla guancia, e peggiorò la situazione sentendo la sua pelle calda e liscia. Ruppe gli ultimi indugi.
Gli prese il viso con le mani, si portò sulla sua bocca, lo baciò con passione inconsueta.
"Sei bellissimo Mycroft. "Le sussurrò all'orecchio. L'austero Holmes non si scostò e la ricambiò dolcemente. Le labbra di Molly erano morbide e odoravano di arancia della spremuta.
"Questo è il più dolce buongiorno che ho ricevuto da diverso tempo." Myc si scostò da lei accarezzandola piano.
"Ce ne saranno molti. Myc, io ci conterei molto. "
La colazione finì in fretta, Molly si preparò per uscire. Volevano passeggiare, anche se il freddo era pungente.
"Ti voglio portare al laghetto, che non dista molto da qui. È pieno di uccelli che svernano, anatre selvatiche e altro. Non ti divertirai, ma imparerai qualcosa sulla fauna della campagna inglese." Molly indossò il cappotto pesante, e si avvolse nella sciarpa di lana. Aiutò Myc a indossare la giacca imbottita e le scarpe che gli aveva fatto acquistare per poter affrontare il freddo della campagna.
Myc non aveva abiti sportivi adatti, la vita a Londra non li richiedeva. Doveva mantenere degli standard di eleganza per il lavoro che faceva.
Vestito così, sembrava un'altra persona. Galantemente lui le aprì la porta, e si avviarono a passeggiare nel freddo intenso.
Dapprima Myc rabbrividì, poi mentre lo incitava a muoversi sentì il calore confortarlo. Ogni tanto si fermava a tirarlo per la manica mentre lui sbuffava, distratto da tutto quello che vedeva. Raggiunsero il posto che Molly gli aveva descritto. Lo riempiva di informazioni, tanto che alla fine Myc sapeva tutto sulla campagna circostante.
Informazioni che una vita prima, avrebbe ritenute ridicole, ma ora dette da Molly sembravano piacevoli ed essenziali.
Il laghetto che gli apparve davanti, non era grande, ma seppur isolato era frequentato da parecchia gente. La dottoressa aveva ragione era pieno di volatili che starnazzavano e si immergevano nelle acque gelate. La gente intorno si divertiva a fotografare e sembrava felice. Capì che bastava poco nella vita per essere sereni.
Un posto come quello lo aveva visto solo quando era bambino. La sua vita era stata piena solo di uffici anonimi e del Diogene Club.
Mycroft era intirizzito, non era abituato a stare all'aria aperta.
"Hooper, capisco che faccia parte della tua terapia per aiutarmi, ma mi farai raffreddare. Camminare va bene, ma qui sembra l'antartico! "
"Esagerato! Eri abituato al tuo caldo ufficio! Ora non più, quindi muoviti! Più avanti c'è un pub e ti concedo un po' di tregua!"
Molly si era resa conto di averlo spinto troppo, faticava di più a starle dietro da quando erano usciti.
Dentro al pub lui acquistò un po' di colore, presero una cioccolata calda con i biscotti, aveva bisogno di energia. Sapeva che a lui piacevano i dolci, spesso Sherlock lo prendeva in giro.
" Sento freddo fino alle ossa. Poi torniamo, spero, non sono ancora così in forze." Holmes la guardava con la faccia mortificata, era dispiaciuto di essere così debole.
"Lo so, ti ho spinto un po' troppo." Molly gli prese le mani e le massaggiò per scaldarle. "Tranquillo, poi torniamo a casa."
Mycroft aveva fiducia di lei. Era ancora difficile per ora, tornare alla normalità. Si confortarono a vicenda, scaldandosi e parlottando di quel posto inusuale.
Improvvisamente ci fu un parapiglia e un tipo vestito malamente urtò una vecchia signora tentando di rapinarla. Le strappò via lo zaino e corse verso l'uscita, dirigendosi verso di loro che erano l'ultimo tavolino vicino alla porta. Molly si impaurì, perché vide negli occhi di Myc il guizzo del fratello più giovane. Capì che sarebbe intervenuto, aveva lo stesso sguardo di Sherlock.
Mycroft, benché non fosse avvezzo a situazioni del genere, aspettò che gli fosse vicino e con una velocità che lasciò il rapinatore di stucco, lo afferrò per il braccio e lo bloccò.
Questo tentò di colpire Holmes con un pugno, ma andò a vuoto, Mycroft con forza lo spinse a terra, gli fu sopra serrandogli il braccio dietro la schiena. Il ladro urlò dolorante e lasciò cadere lo zaino. Holmes lo tenne saldamente, finché arrivò un poliziotto che prestava servizio al laghetto.
"Myc, stai bene?" Molly si assicurò che fosse illeso, lui sollevò la testa. "Va tutto bene, per fortuna che doveva essere una vacanza tranquilla." Rise, tenendo stretto il tizio che si agitava. Mycroft lo consegnò al poliziotto. Era seccato per il clamore suscitato. Doveva tenere un profilo basso e invece era finito tra gli applausi della sala.
"Ben fatto signore! La prego lasci le sue generalità al mio collega." Mycroft guardò Molly allarmato.
"I documenti!" Le sussurrò piano con il volto tirato. "Non li ho con me, sono lontano dal mio tutore, Sherlock è a Londra. E se non ti ha fatto una delega, sono nei guai." Brontolò agitando la testa.
Molly afferrò la situazione, non aveva autorizzazioni per lui, perché nessuno ci aveva pensato. Erano stati superficiali.
"Mycroft vediamo se riusciamo a sistemare le cose lo stesso. Cosa ti possono fare?" Le mani di Molly si avvolsero sulle sue.
"Trattenermi, finché non arriva Sherlock!" Mycroft si irritò, prese a innervosirsi tirandosi il polsino della camicia.
Quando giunse il poliziotto Molly parlò per lui, fu chiara ed esaustiva. Ma purtroppo nonostante il gesto altruista, Mycroft finì nei guai
"Dottoressa Hopper, sono costretto a trattenere il suo amico, non potrei lasciarlo andare senza trovarmi nei guai. Si risolverà tutto rintracciando il fratello, ma per ora," il sergente si girò verso Mycroft, " dobbiamo portarla con noi, signor Holmes."
Mycroft aveva il disappunto scritto in faccia. Mai in tutta la sua carriera si era visto fermare dalla polizia, che conosceva fino ai più alti livelli. Si incupì e si allacciò a Molly.
"La dottoressa potrebbe venire con noi? Non conosco questa zona e nemmeno dove volete portarmi." Mycroft aveva cambiato rapidamente espressione, Molly lo strinse più forte.
"Certo signor Holmes verrà con noi alla stazione di polizia di Stamford Hill, lì vediamo di risolvere la cosa, non si preoccupi." Il poliziotto fu comprensivo visto il gesto altruista che aveva fatto.
Holmes non riusciva a distogliere lo sguardo da Molly, si sentiva perduto. Era inquieto e agitato dalla situazione assurda in cui si era cacciato, proprio lui, Mycroft Holmes, the British Government.
Molly aveva mandato un messaggio a Sherlock. Intimandogli di raggiungerli in fretta. Doveva trattenere la rabbia di Mycroft che si era fatto instabile.
"Molly, per Dio, nessuno ha pensato di portare un minimo di documenti per me? Mi concederai che sono stato completamente fuori di testa per occuparmi di questo."
Lui era seccato oltre il consentito.
Cercò di tranquillizzarlo, seduta sul sedile posteriore dell'auto della polizia cercava di placarlo. Gli teneva la mano, ma lui la allontanò e si ritrasse. Sbuffò incollerito, maltrattando la cerniera della giacca imbottita.
"Myc, smettila si sistemerà tutto." Cercò di rassicurarlo.
Ma sbottò acido. "Scusa Hopper, ma adesso è meglio che mi lasci sbollire. Non sono proprio lucido."
Si strinse nella giacca alzando il bavero per proteggersi. Non sapeva nemmeno lui da cosa. Non era Molly il problema, era il suo comportamento altalenante e irascibile. Capì che le doveva una spiegazione.
"Hooper, non mi sono mai sentito tanto umiliato. Ero abituato a ben altro. Tutto questo mi sembra una condanna per quello che ho cercato di fare." Si abbarbicò nel fondo dell'auto.
Era troppo furioso. La dottoressa rimase silenziosa, decise di lasciarlo smaltire la delusione e l'impotenza di non poter salvare sé stesso da quella posizione scomoda. Lui che aveva avuto nelle sue mani la Governance del paese.
Il viaggio fu breve, ma carico di tensione. Mycroft mantenne la calma, anche se lei vedeva il suo viso contratto che cercava di seppellire le emozioni per rimanere freddo e impassibile. Ma sapeva bene che non avrebbe resistito a lungo.
Pregò che Sherlock arrivasse presto, prima che Mycroft crollasse. Gli mandò un ulteriore messaggio, dove gli implorava di sbrigarsi.
Vennero fatti accomodare in una sala di aspetto troppo scarna per essere accogliente. Poche sedie e nulla da distrarsi. Non era fredda, ma nemmeno comoda. Mycroft dapprima cominciò a camminare nervoso, poi finì per stancarsi, cedette e si sedette vicino a lei. Era sudato, e il tremore alle mani era riapparso.
C'era il panico nei suoi occhi grigi. "Molly non so quanto tempo riuscirò a reggere, dimmi che mio fratello è vicino! Se sto male mi porteranno in ospedale, presto mi ritroverei in una clinica governativa. Non aspettano altro." Holmes impallidì, tanto che Hooper si spaventò.
"Sta tranquillo, tra poco sarà qui. Sei stato coraggioso, non pagherai per il tuo gesto. Stai vicino a me e riposa un po'." Lo prese per il braccio e lo fece appoggiare con la testa sulla sua spalla, lo sentì tremare, ma lo calmò con carezze affettuose.
"Chiudi gli occhi Myc, ti tengo io, non dubitare del mio affetto." Mycroft si aggrappò a lei in tutti i sensi, nella stanchezza fisica che in quella mentale. E riuscì a rilassarsi nell'attesa di Sherlock.
Non si rese conto di quanto passò, lei lo proteggeva dolcemente.
La voce di Sherlock li scosse entrambi. Molly lo aiutò ad alzarsi, senza farlo apparire troppo spossato. Sherlock entrò con il sergente che teneva dei documenti in mano.
"Mycroft scusa la mia dimenticanza, ma è tutto chiarito, si va a casa." Sorrise con un gesto d'intesa verso Molly, prese il fratello sottobraccio e lo trascinò fuori alla svelta.
"Grazie di tutto sergente. Cercherò di essere più attento." Mycroft stava per replicare, ma Sherlock fu veloce a portarlo fuori costringendolo a rimanere muto. E lo spinse in auto.
"Veloce, Molly andiamo." Il fratello minore si sedette dietro, al suo fianco, era ansioso di andarsene via in fretta.
"Cosa hai combinato Sherlock?" Mycroft digrignò i denti stizzito lo conosceva bene quello scellerato. "Cosa hai fatto? In cosa mi hai cacciato?"
"Fratello, hai voluto fare l'eroe? E io in poco tempo come potevo avere i documenti per portarti via? "
"E quindi?" Il vecchio Holmes lo guardava esasperato, sapeva i metodi del fratello.
"Diciamo qualche firma... falsa." Mycroft si portò le mani in faccia, quasi volesse nascondersi.
"Dio, e se lo scoprono? Mi metti con le spalle al muro, così ti tolgono la tutela. E io divento di loro proprietà."
"Stai tranquillo, non se ne accorgeranno e domani stesso con l'aiuto di Lestrade saranno sostituiti con gli originali. Adesso mi premeva portarti a casa." Brontolò. "Mi avete mandato messaggi sempre più pressanti, per Dio." Sherlock sorrise prendendolo per la giacca e spingendolo contro lo schienale dell'auto.
"Ora stai sereno, basta preoccupazioni." Il maggiore non riuscì a replicare, doveva per forza affidarsi al fratello.
Giunti al vecchio cottage, Molly rimase zitta, e lasciò i due fratelli un po' da soli. Mycroft stanco e rassegnato, si lasciò andare sul divano
Sherlock si sedette con lui. "Senti, Myc, ho commesso un errore, ma rimedierò. L'importante è che tu sia con noi. Ho una delega per Molly che è autorizzata a prendersi cura di te. Ora puoi girare tranquillo." Sherlock cercava di sminuire l'accaduto.
"Oh, ma grazie fratellino! Visto che adesso mi sento come un pacco scaricato da uno all'altro di voi. Sono ammirato da come mi trattate!"
"Siamo preoccupati per te, mi pare ovvio! Non fare scenate inutili, lo sai quanto è difficile la situazione in cui ci troviamo tutti."
Mycroft aveva perso la pazienza, sbottò senza freni, urlò tutto il suo disappunto. Guardò stremato suo fratello, che invece era troppo tranquillo per quello che aveva causato.
"E se non volessi rimanere con voi? Basta con questi sguardi compassionevoli. Non te l'ho chiesto io tutto questo! Sei un irresponsabile, Sherlock, come sempre."
Il detective arrivò a pochi centimetri dal viso di Myc. Lo minacciò con lo sguardo.
"Sto facendo tutto il possibile per te, almeno fossi riconoscente. Cosa pretendi! Che possa riparare senza danni a quello che stavi per fare a tutti noi? Razza di idiota, sei tu l'irresponsabile!"
Molly intervenne decisa. Rivolse uno sguardo rabbioso verso Mycroft. Lo fronteggiò esasperata dal suo comportamento. Quei continui cambi di umore erano devastanti.
"Basta ora! Mycroft non essere stupido, non siamo pietosi con te! Lo sai bene." Si avvicinò risentita, la sua voce incrinata.
"Abbiamo sbagliato, perché non sappiamo come comportarci. Se vuoi evitare di finire segregato in una clinica governativa devi fare quello che diciamo. E Sherlock si sta impegnando per proteggerti. Quindi faresti bene a stare zitto!"
Mycroft Holmes si ammutolì, la bocca aperta, non se lo aspettava da Molly, accusò il colpo. Prese la giacca imbottita.
"Lasciatemi solo per un po'. Datemi tregua, vi chiedo questo favore. Tornerò ve l'assicuro." Uscì senza voltarsi.
Molly si strinse a Sherlock, era già pentita.
"Lasciamolo fare Molly, si sente sottopressione e questo non lo aiuta." Sherlock si avvicinò al suo viso. La scrutava attento.
"Come sta andando tra vuoi due? Mi sembra che sia nata qualcosa di più di un'amicizia. Non credo di sbagliarmi." La guardò dentro a quegli occhi castani in ansia per suo fratello.
"Stava andando tutto bene fino a stamattina, si era sciolto quel tanto da poterlo sostenere. Ma è pieno di dubbi sulla sua condizione e perde il controllo facilmente. Piomba in questi momenti dove è irrazionale e attacca tutti."
Molly prese Sherlock per le mani. " Hai ragione, ci amiamo, sa essere dolce e affettuoso, ma allo stesso tempo si irrigidisce nei suoi principi!" Lei abbassò lo sguardo. "Come si può cambiare una persona che ha vissuto sempre solo." I suoi occhi si erano fatti tristi.
Il detective le sollevò il mento. "Solo il tuo amore, Molly potrà aiutarlo e la tua pazienza. Se solo riuscissimo a fargli entrare in quella zucca che gli vogliamo bene! È vero, spesso sono stato assente, ma il suo modo di fare non mi aiutava." Il giovane Holmes si spostò verso la finestra e lo vide in lontananza camminare lentamente avvolto nella giacca imbottita. E si sentì il cuore piccolo e rotto.
"Vorrei correre da lui, ma devo lasciarlo fare." Anche lei si avvicinò e lo vide sparire.
"Non farà cose stupide vero Sherlock?" Mormorò spaventata.
"Non so cosa c'è nella sua testa. Ma diamogli fiducia." Si fece cupo. "Ho una sorella impazzita e un fratello che ha cercato di uccidersi. Non sono più sicuro di nulla." Guardò Molly con gli occhi azzurri che nuotavano nell'incertezza. "Mycroft era la mia roccia. Ora so che era pieno di fragilità."
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