Capitolo 3.
Due settimane dopo sucesse un imprevisto.
Lui dovette partire per l'Inghilterra per alcuni problemi di lavoro.
Era partito senza dirmi nulla.
Aveva solo lasciato un biglietto sul tavolo mentre ero a fare la spesa.
Ero furiosa con lui.
Poteva almeno avvertirmi, invece niente.
La rabbia si trasformò in tristezza, mi aveva lasciata sola. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonato e invece...
Iniziai a credere che mi odiasse.
Passarono le ore, ed ero sdraiata sul suo, anzi ormai nostro letto.
Aspettavo un messaggio, una telefonata, un qualcosa da lui ma niente.
Affondai la testa sul cuscino quando sentii un tintillio prevenire dal mio cellulare.
A malavoglia allungai il braccio e presi il telefono per vedere che cosa era.
Era un messaggio, da Davide.
-"Tornerò presto, te lo prometto"
~"Puoi almeno dirmi cosa ci fai là?"
-"Vedrai..."
~"Che intendi?"
-"Forse ti piacerà, comunque aspettami, arriverò molto presto"
~"Capisco, va bene. Allora...buonanotte"
-"Buonanotte a te, piccola guastafeste"
~"Hmmmmm, non chiamarmi così!"
-"Ahahahahah"
Continuammo a parlare per ore, era divertente parlare con lui. Avevo sempre il sorriso stampato in faccia. In qualche modo mi faceva felice "stare" con lui.
******************************
Un mese dopo, ero a fare la spesa. Tornata a casa mi aspettava una sorpresa bellissima.
Era Davide che mi aspettava sul ciglio della porta con il suo solito sorriso.
Lasciai cadere le borse che avevo in mano e gli saltai adosso cadendo a terra abbracciandolo forte, non volevo staccarmi da lui.
Ero al settimo cielo.
-"Te l'avevo detto che sarei tornato presto"
~"Beh, "presto". Un mese non è poco. Era un eternità senza di te"
-"Uuuuh, confessioni in corso"
Arrossii leggermente.
~"S-smettila, sai bene cosa intendo, scemo."
-"No, non dicevo a te" abbassò la voce guardandomi dritta negli occhi. Mi prese la testa e si avvicinò sempre più al mio viso. Ero rossa come un pomodoro.
A un centimetro che le nostre labbra si toccassero si fermò.
"Ora hai capito cosa indendevo?"
Annuii leggermente. Lui si avvicinò sempre di più fino a che le nostre labbra si scontrassero.
Il mio primo bacio lo diedi a lui.
Ci alzammo da terra, uno di fronte all'altro. Poi lui, all'improvviso, si mise in ginocchio, prese qualcosa dalla tasca del suo giubbotto ed estrasse una scatolona rossa.
"So che è strano chiederlo così preso ma..."
Aprì la scatoletta con dentro un anello con un diamante sopra. Certo, doveva valere un sacco, e lo aveva presa per me.
Continuò la frase.
"Ambra, vuoi sposarmi?"
Senza esitare mi buttai di nuovo per abbracciarlo. Piangevo dalla felicità, e solo dei "sì, sì, sì!" uscivano dalla mia bocca.
Ci sposammo poco dopo. Il matrimonio andava a meraviglia. Davide era mio marito, non potevo chiedere altro.
Anzi sì, dei bambini.
E sono stata accontentata.
Partorí due bellissimi bambini. Luca e Angela.
Esatto, proprio voi piccoli miei.
Ecco la storia di Come Ho Conosciuto Vostro Padre.
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