Prima dell'ora di Libertà
Camminavo pensieroso con un drummino tra le labbra, uno zaino pieno di libri in spalla e un peso che era il doppio di quello dello zaino, che gravava direttamente sul mio coppino, per la mole di stronzate che avrei dovuto fare.
Mi trovai davanti a un bivio tra le stradine del parco.
Dalla prima proveniva da sola una ragazzina molto giovane, altissima e completamente nuda, dal corpo magrissimo e ossuto, interamente dipinto a mo' di arcobaleno. Aveva gli occhi scurissimi e i capelli castani, labbra fin troppo carnose, cosce lunghe e sottili ma sostanziose e piccoli ma attraenti seni variopinti, con capezzoli piccoli e turgidi. Le ascelle, il pube e le gambe erano coperti da folti e sottili peli castani. Non portava trucco, ma era comunque irresistibilmente attraente. Nella magrissima mano destra, su cui era tatuato un simbolo della pace, aveva un libro, sulla cui copertina nera regnava la scritta rossa "LA CULTURA CREA (IN)DIPENDENZA" mentre nella sinistra teneva una coloratissima armonica a bocca e un piccolo pennello, ancora pieno di vernice.
Dalla seconda stradina arrivavano invece una donna e due uomini.
La donna, di un'età compresa tra i 30 e i 40 anni era avvolta in un elegante vestito da sera, coperto da una ricca pelliccia nera. Il trucco pesante era distribuito talmente bene sul volto, incorniciato da curatissimi capelli rossi tinti, da non notarsi a colpo d'occhio. Attraverso l'ampia scollatura del vestito si intravedeva un seno alto e voluminoso. Tra le lunghissime unghie smaltate di un viola stranamente tenebroso una lunghissima e sottile sigaretta. Nell'altra mano un frustino nero da sesso sadomaso. Il suo sguardo, sempre dall'alto verso il basso, anche grazie ai tacchi vertiginosi che la rendevano costantemente instabile, incuteva timore e seduceva allo stesso tempo, come quello di una Mistress esperta, che prende il gioco un po' troppo sul serio.
Accanto a lei i due uomini quasi identici, molto probabilmente gemelli, entrambi bassi, tozzi, stempiati e dallo sguardo ebete. Il primo indossava un maglioncino completamente anonimo, jeans altrettanto anonimi e mocassini. Aveva in una mano un crocifisso, nell'altra il telecomando di una TV.
Il secondo indossava un cappellino snapback, una lercia canotta su cui regnava la scritta "fuck the police" e delle vecchie e consunte Adidas TopTen. Tra le dita della mano destra teneva una busta di polvere bianca e in quella sinistra un telecomando, identico a quello del gemello.
Ogni volta che la Mistress inciampava o perdeva l'equilibrio uno dei due, o entrambi, la tiravano su.
La ragazza più giovane arrivò innanzi a me, mi strinse calorosamente la mano e si presentò: "Ciao Rick, io sono la Libertà!"
Aveva una voce estremamente dolce, tranquilla e musicale.
Fece a mala pena in tempo a terminare l'ultima parola che i due nanetti si misero tra me e lei, spintonandola violentemente.
"Buongiorno signor Riccardo Leone Compagnero, io sono la divina, venerabile Autorirtà"
Il suo tono era severo, ma abbinato a una voce seducente e sensuale
"Loro invece" disse indicando i due ometti "sono i fratelli obbedienza: Volontario e Involontario"
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