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Driin...Driin
Sobbalzo dal letto. «Il cellulare!»
Che ore sono? Non lo so... E' ancora notte...
Solo un matto può chiamare in questo momento. Perlustrando con il palmo della mano la parete alla disperata ricerca della luce, maledico l'istante in cui ho deciso di non spegnerlo.
Driin... Driin
«Arrivo!» urlo come se il pazzo o pazza dall'altra parte del filo potesse sentirmi.
Niente luce, vado a tentoni.
Questo è il comodino... il letto... Proseguo con le dita lungo il fianco del materasso dove, alla fine, dovrebbe trovarsi la poltrona con la borsa, ma attorno ho solo il vuoto.
Con il mignolo del piede sinistro sbatto violentemente nella fiancata del letto accasciandomi a terra dolorante mentre il cellulare perde ogni speranza cessando di squillare, finalmente.
Dopo una quantità di tempo interminabile il dolore lancinante al piede si è placato, mi alzo e raggiungo zoppicando la borsa dentro cui vedo il telefonino ancora illuminato.
Senza neppur avere la possibilità di guardare il mittente della telefonata, il cellulare ricomincia a squillare.
«Mamma?» Mi lancio sul letto sospirando. Cosa vorrà alle sei del mattino? Ho paura di scoprirlo. «Mamma dimmi!»
«Pronto Carola!» La voce di mia madre è squillante, a tratti stridula, tutto ciò che un timpano ancora assonnato non vorrebbe udire.
«Puoi parlare più piano per favore?» Il suono proveniente dalle mie corde vocali invece è piuttosto gutturale e profondo.
«Cosa ti è successo tesoro? hai una voce orribile»
Cosa mi è successo? Sono stata sbattuta giù dal letto alle sei del mattino, ecco il problema. Per giunta non ho ancora visto alla luce il mio povero dito che, pulsando all'impazzata, sta disperatamente gridando aiuto.
«Mi hai chiamata a un orario in cui la maggior parte delle persone ancora dorme - seccata continuo - io faccio parte di quella metà»
«Ma così ti perdi la parte migliore della giornata tesoro»
Perché mi ha chiamata? Perché è così dannatamente felice? Perché non ho un fratello, una sorella o un cane con cui condividere questo tormento?!
«Ti correggo, questa è la parte migliore della nottata - puntualizzo tutte le sillabe - n-o-t-t-a-t-a!»
Sbuffa. Lei! Sono io la parte lesa.
«Lasciamo perdere i convenevoli e parliamo di cose serie»
Già immagino l'importanza della conversazione.
«Appena finita la mia meditazione mattutina ho osservato le varie convergenze astrali».
Sospiro nuovamente, questa volta per trattenere la calma che sta piano, piano sfuggendo.
«Leggere Il sole 24 ore o La Nazione ti fa schifo?»
«Sei cinica come tua nonna. Riesci sempre a distruggere la mia aurea positiva». Sembra lievemente irritata, ma con un colpetto di tosse torna serena e beata per continuare la conversazione, noncurante di aver chiamato la figlia all'alba per motivazioni a dir poco assurde.
«Vuoi sapere cosa riesci a rompermi tu? - ormai il risentimento è passato lasciando spazio all'esasperazione - taglia corto dai, volevo dormire un altro po'».
«Tornando alle congiunzioni astrali ho visto che nei prossimi tre giorni ti accadrà qualcosa di esagerato, inaspettato, imprevisto e inimmaginabile».
«La tua telefonata!» tuono.
«Questi consigli dovresti prenderli con più serietà. Ho fatto più di un controllo, le stelle non mentono mai. Vorrei, però, che riuscissi a stare tranquilla, perché l'inaspettato non sempre è negativo».
Per scongiurare la iattura mi tasterei volentieri ciò che la natura non mi ha dato.
«Grazie per il suggerimento, ne terrò conto, buonanotte». Adesso la calma è a dir poco polverizzata.
«Buongiorno tesoro, adesso è buongiorno». Incurante della sciagura lanciatami, parla sempre con quella vocina sgargiante e, sicuramente, avrà un sorriso smagliante stampato sulla faccia.
«Appunto. Buonanotte!»
Chiudo la conversazione, getto il telefono lasciandomi cadere nuovamente fra le braccia di Morfeo.
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Drin... Driin... Driiin... Driiiin
Il campanello. Mi tuffo dal letto direttamente nel soggiorno in direzione della porta d'ingresso.
Che ore sono? Sono confusa e per la seconda volta in poco tempo sono stata svegliata di soprassalto.
Che fine ha fatto la sveglia, non ha suonato? Non l'ho sentita? Potrei averla direttamente spenta nel sonno.
Prima di rispondere al citofono schiarisco la voce per evitare l'effetto appena balzata dal letto, anche se purtroppo è la palese verità.
«Prova... Prova... - non va bene. Tossisco ancora - prova... Prova...» accettabile.
Alzo la cornetta. «Chi è?»
«Sei in casa? - è Tania, piuttosto agitata - hai appuntamento con i Safin nel tuo studio fra meno di mezz'ora. Sbrigati, sono quasi le nove e trenta».
«Le nove e trenta? - gelo - le nove e trenta?»
«Puoi ripeterlo quanto vuoi, l'ora non cambierà». Veramente simpatica.
«Faccio più veloce che posso. Se dovessero arrivare, pensa a qualcosa per ingannare il tempo».
Con voce vagamente sarcastica risponde. «Intonerò il Korobeiniki».
Me la immagino già con il colbacco mentre canta. «Non scherzare, la situazione è già abbastanza complicata - tossisco, nuovamente, la voce se ne sta andando - falli accomodare, offri qualcosa e, se chiedono di me...»
«Cosa molto probabile!»
Simpatica la ragazza...
«Dì che sto rientrando da un cantiere».
«Lo so, lo so. Sbrigati però. Preferisco non stare da sola con il signor Safin. Incute terrore».
Ripensando ai nostri colloqui Tania non ha tutti i torti. E' piuttosto enigmatico.
«Se perdiamo tutto il tempo parlando al citofono trovano anche lo studio vuoto. Vai e aspettali».
Aggancio con forza la cornetta mentre, in lontananza, sento squillare il cellulare.
«No! Tutti adesso no!» Corro in camera da letto saltellando come una gazzella per rispondere, sperando con tutto il cuore che non sia di nuovo mia madre. Prima di risentirla ho bisogno di almeno quattro o cinque giorni di pausa.
«Ciao Andrea - inserisco il viva voce, volo l'apparecchio sul letto, inizio a spogliarmi continuando a parlare - Cinzia mi ha chiamata alle sei, ti rendi conto, le sei - lancio maglietta e slip sul pavimento, afferro il cellulare e corro in bagno - per cosa poi?! Le congiunzioni astrali - ruggisco nervosa - se ti interessa nei prossimi tre giorni mi accadrà qualcosa di inaspettato. Per ora, e sono al primo giorno, la luna è avversa, speriamo nei prossimi - serro i pugni dalla collera e continuo - non ho sentito la sveglia, devo ancora fare la doccia e, grazie all'astrologa, ho un terribile mal di testa».
Sento in sottofondo le sue risa mentre aziono la doccia.
«Ridacchiare non mi aiuta, anzi la tua chiamata mi fa ritardare, ho un appuntamento fra pochissimo e dire che sono in ritardo è poco - scosto la mano facendo una smorfia, scotta - se devi dirmi qualcosa di importante urla perché sto entrando in doccia».
«Chiedo il permesso di parlare».
«Permesso accordato e alza il tono, ti sento male».
«Adesso?» sta letteralmente ululando.
«Ok!»
«Domani sera Gianni e Giulia fanno la festa di addio al nubilato e celibato - nonostante stia urlando, capisco dall'inflessione la sua illusoria contentezza - insieme - un attimo di silenzio - scapperei volentieri in un altro paese - silenzio - ma non posso».
Chiudo l'acqua, afferro l'asciugamano ed esco. «Vengo - silenzio - puoi abbassare la voce».
«Un fulmine! - si schiarisce la voce - comunque, grazie».
«Non devi ringraziarmi. Questo fanno gli amici, si aiutano a vicenda».
«Si».
«Ultimamente poi, se escludo qualche uscita con te e una chiacchierata con Benedetta, sono stata schiava dell'ufficio». Afferro il telefono e scappo nel guardaroba.
«Passo a prenderti domani alle otto».
Stacco dalla gruccia un abito verde. «Dove andiamo?»
«Al Beach Club, un locale sulla spiaggia».
Indosso l'abito e mi contorco per agganciare la zip. «Si, ma dove?» Saltello pure.
«Tutto ok?» Deduco abbia percepito la mia difficoltà.
«Fatto - sospiro - non riuscivo ad agganciare la lampo dell'abito. Dov'è?»
«Punta Ala».
Aggrottando la fronte chiedo. «Punta Ala?»
«Ci sono stato un paio di volte, è carino, direttamente sulla sabbia».
«Mi fido». Con il pennello inciprio un po' il volto. Tossisco.
«Qualche problema?»
«Cipria in polvere - continuo a truccarmi, il tempo stringe - cosa fai stasera?»
«Niente di particolare - indugia - ieri mattina mentre facevo jogging nel parco una ragazza si è affiancata e... dopo due chiacchiere... stasera usciamo».
«Sempre il solito». Scuoto la testa. E' una calamita, non cambierà mai.
«Me lo hai chiesto per...?»
«Vorrei andare al cinema stasera!» Mentre sto terminando la frase mi dirigo in cucina per scovare qualcosa di commestibile. Apro e riapro i pensili, ma oltre a qualche barattolo vuoto, bottiglie d'acqua, vino e spezie scadute non trovo niente.
«E' inutile che rovisti... non troverai niente».
«Lo so. Lo so. Ho fame! E' Tardi. Uffa!»
Perché mi lamento? Basterebbe ogni tanto fare un salto al supermercato. Apro il frigorifero come ultima spiaggia. «Bingo! Pizza!» Sembro una bambina in un negozio di giocattoli, mi brillano gli occhi.
«Carola è la stessa che ho portato mercoledì sera?»
Come mai si preoccuperà? Ha solo due giorni ed è sempre stata in frigo.
«Si» indugio per un attimo, ma ho troppa fame per non tentare quindi, decido di addentarne un pezzo, anzi due.
«Non mangiarla!» urla.
«Troppo tardi!»
«Come fai...?» bofonchia dall'altra parte della cornetta.
«Ho fame!» Guardo il trancio rancido che ho in mano, non ha proprio un bell'aspetto.
«Tornando a stasera...» dico masticando.
«Sputa quella roba Carola... Adesso!»
Voltandomi eseguo l'ordine, poi riprendo il discorso. «Vado con mia nonna al cinema, non preoccuparti, va pure al tuo appuntamento».
«Sicura?»
Annuisco.
Si mette a ridere «Ce la vedo tua nonna alla prima dei vendicatori».
«Appunto! Mi faccio due risate - prendo al volo la borsa e il cellulare - devo scappare, ci sentiamo più tardi».
«Ok, ciao». Aggancia mentre faccio lo stesso. Metto il telefono nella borsa ed estraggo agenda e penna.
"Estetista e parrucchiere urgentissimi".
Guardo l'orologio.
«Le dieci e dieci minuti!»
Esco spedita. Dannazione, mi staranno sicuramente aspettando.
🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽🍽
Sono insieme a Tania in un ristorante dalla parte opposta di Ponte Vecchio, ogni tanto pranziamo qui il venerdì se, come oggi, è anche una giornata di sole il tempo lo troviamo di sicuro.
Fortunatamente abbiamo proprio il tavolo sul balcone che si affaccia sul fiume. Osservo serena il panorama, un gruppo di ragazzi sta giocando a pallone sull'argine opposto, uno sciame di canoisti scivola nella corrente mentre un leggero venticello ci scompiglia dolcemente i capelli, se non faccio molto caso al colore leggermente verdastro del fiume la vista ed il contesto appaiono piacevoli.
«Cosa mangi?»
Distolgo lo sguardo dal ponte in favore di Tania che sta scrutando il menù.
«Tutto».
Dopo aver sputato i due bocconi di pizza rancida ho digiunato e se non arriva al più presto un cameriere, addento la bistecca del signore a fianco che sembra deliziosa.
«Buongiorno, cosa posso portarvi?»
Finalmente.
Tania con voce indecisa mugugna. «Non saprei...»
«Torno più tardi?»
«No!» strepito, forse troppo concitata, ho turbato anche la cameriera. Moderando i termini. «Volevo dire che abbiamo deciso. Vero Tania?» Accenno un sorriso forzato.
"Muoviti, veniamo in questo ristorante quasi tutte le settimane e hanno lo stesso menù da sei mesi. Dannazione deciditi!"
Niente.
Prendo il toro per le corna e inizio l'ordinazione sperando che nel frattempo la lumaca di fronte sciolga i suoi dubbi.
«Vorrei un risotto alla milanese, un'insalata mista, senza uova e tonno e per concludere un filetto alla griglia. Grazie.»
Prima di scrivere la cameriera mi osserva perplessa. Cosa avrò detto di strano?!
«Mi permetto di farle presente che le nostre porzioni sono molto abbondanti».
«Lo so». La fisso lievemente scocciata, mi ha appena dato dell'ingorda. Se volessi trangugiare ogni loro portata e rotolare fino a casa cosa ci sarebbe di male?
Cosciente della gaffe si schiarisce la voce e passa a Tania che, dallo sguardo attento, mi sembra abbia finalmente scelto il suo piatto.
«Penne al pomodoro e basilico».
Mezz'ora di indecisione per ordinare pasta al pomodoro!
«Vino?»
«No grazie».
Si volta dirigendosi verso la cucina.
«Pensavo ordinassi, foca monaca in salmì o bisonte con salsa tonnata! Sembravi così indecisa».
«Simpatica - addenta un grissino - piuttosto, puoi spiegarmi come riesci a divorare qualsiasi cosa senza mettere su neppure un etto?» Si punzecchia con l'indice la pancia. «Io indosso già il salvagente per l'estate, dannazione!»
Scrollo la testa. «Non è vero, stai benissimo e non credere che io sia così magra come pensi».
«Se mangiassi le tue quantità assomiglierei a una balena con le gambe». Si schiaffeggia il sedere facendo voltare il vicino che nel frattempo ha finito la bistecca.
Beato lui!
Chiedo scusa con un sorriso e mi volto verso Tania.
«La mia è fortuna, solo metabolismo accelerato. E' ansioso come me!»
Mentre finisco la frase sento vibrare il telefonino. Lo prendo guardando chi è.
«Nonna? L'avrei dovuta chiamare più tardi - dico perplessa - mi hai preceduta... Pronto nonna? - la linea è molto disturbata - ti sento male, parla piano e scandisci bene». Chiudo l'altro orecchio per cercare di capire meglio.
«In autobus verso Perugia?» Forse ho capito male. Presto quindi la massima attenzione a tutto ciò che dice.
«Rientri Domenica mattina?»
Non voglio crederci è partita per una gita insieme alle sue amiche e io, come al solito, non sapevo niente.
«Giovane, hai portato con te le medicine?»
Maledizione capisco solo una parola qua e là.
«Le medicine nonna, le hai con te?»
Riesco a percepire un debole si.
«Chiama quando arrivi ok?»
Fruscio.
«Ti voglio bene».
Linea interrotta.
Getto il telefono in borsa sbuffando.
Tania sorride. «Miria è partita senza avvertirti».
Annuisco senza parlare.
«Stai tranquilla è grande e vaccinata».
«Cinzia chiama all'alba, non sento la sveglia, mia nonna parte senza avvertirmi, che bel venerdì!» Incrocio le braccia guardando fuori. Dopo qualche secondo mi ricompongo. «Teoricamente dovrebbe essere la sottoscritta, giovane e incosciente! Faccia pure cosa vuole, non ho intenzione di stare in pena per lei. Hai ragione è grande e vaccinata - alzo gli occhi al cielo - speriamo almeno in una chiamata al suo arrivo».
Cambio discorso per non pensare al peggio.
«Sei impegnata stasera? Volevo andare al cinema». Sfodero il sorriso implorante.
«Non posso - lei invece quello di scuse - ho prenotato al ristorante Giapponese, ci vado con Stefano».
Metto le mani avanti. «Figurati, non voglio interrompere una cena madre-figlio».
Il suo sguardo si illumina. «Vieni con noi, Stefanino ti adora».
L'idea non mi alletta, con tutto il bene che posso volere a Tania e suo figlio mi sentirei il terzo incomodo.
«Grazie mille per l'invito, ma avrei proprio voglia di andare al cinema. Ti sembrerà stupido, ma è la prima di Avengers».
Sospirando. «Fai come vuoi, se dovessi cambiare idea, sai dove trovarci».
Sbuffando continuo. «Andrò sola!»
Indispettita Tania mi getta contro una mollica di pane. «Cosa vai blaterando? - coprendosi il volto per la vergogna - vai al cinema da sola per vedere quei quattro muscolosi, quando il più bel fusto ha dormito a casa tua mercoledì notte?!»
Nel preciso istante in cui Tania termina la frase, per sua fortuna, arrivano i nostri due piatti fumanti.
«Buon appetito».
Ridacchia sistemando il tovagliolo mentre di tutta risposta la guardo di sottecchi scuotendo la testa.
«Contenta tu Carola... Buona visione!»
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