16🌶

01:40

Sul display del cellulare le due cifre emergono al solo sfioro delle dita.

Affondo la faccia nel cuscino odiandomi profondamente per non essere ancora riuscita a prendere sonno.

Ho sonno, ma sono troppo occupata a correre in bagno per riuscire a dormire.

Cosa racconto domani ai miei clienti? Due sonori sbadigli, ecco cosa!

"Gentilissimi signori, scusate l'aspetto a dir poco trasandato, ma sono due notti che non riposo bene. Per cause ancora da sincerare lamento forti disturbi all'apparato digerente, con insistenza al mattino, per non parlare delle innumerevoli volte che fuggo al bagno!"

Devo tornarci, sono sgomenta, è la quarta volta che corro in bagno da quando, due ore fa, ho deciso di mettermi a letto. Inizio a pensare di avere un problema di restringimento improvviso della vescica, non esiste altra spiegazione logica.

Resisto.

Non ce la faccio.

Accendo la luce.

La spengo.

Posso resistere.

Voglio resistere.

Pretendo di dormire!

Non posso.

Sono costretta a correre, lo stimolo è diventato insopportabile.

Accendo nuovamente la luce e fuggo in bagno.

Che strazio!

Il corridoio che precede la camera è magicamente illuminato da una misteriosa luce bianca proveniente dal soffitto, alzo gli occhi verso l'imponente lucernario e, esattamente sopra di me, la luna ha assunto dimensioni enormi. Alzando una dito al cielo potrei sfiorarla. Distinguo con estrema facilità i milioni di crateri sulla sua superficie e il bordo stranamente smerlato, ricorda un enorme confetto bianco coperto da milioni di zuccherini.

Con il naso all'insù la sto osservando incantata.

«Cosa fai ancora in piedi?»

Sobbalzo da terra cacciando un urlo.

Con una mano mi appoggio alla parete che ho di fronte mentre con l'altra cerco di tenere il cuore dentro al petto. Andrea è vicino a me, quasi divertito del mio panico. Inspiro profondamente cercando di calmarmi e, a fatica, riacquisto il controllo di me stessa. «Hai per caso intenzione di farmi prendere un colpo?»

«Non volevo». Fa una smorfia cercando di nascondere il palese divertimento.

«Ero assorta e sinceramente, credevo fossi ancora di sotto». Il cuore lentamente ha ripreso un ritmo regolare.

«Ti ho vista passeggiare nel corridoio per ben due volte».

«Quattro per la precisione. Le prime te le sei perse - sorrido - saranno stati i litri di tè che ho bevuto in questi giorni, non so, ma ho continuamente voglia di fare pipì».

Alzo lo sguardo, mi sta fissando, i suoi occhi verdi bosco sono incollati ai miei, ho un brivido lungo la schiena, istintivamente distolgo lo sguardo. «Torno a dormire, è... É molto tardi». Tossisco paonazza in volto e palesemente in imbarazzo, lo faccio di nuovo mentre mi volto verso la porta della camera, quando la sua mano afferra saldamente il mio polso.

Un battito del cuore, forte, intenso, proprio in fondo alla gola mi arresta il respiro, chino il capo verso il basso come se sopra il pavimento in legno fossero scritte a chiare lettere le motivazioni del suo gesto.

«Carola.»

Il suono del mio nome vibra nell'aria e nel mio petto. Chiudo gli occhi, prendo fiato, li apro nuovamente e mi volto.

É a un passo da me, avvolto da questa insolita luce bianca, mi osserva sbattendo lentamente i suoi occhi penetranti, ha il respiro affannoso che, come brezza, percepisco sul volto.

Inghiottisco a fatica, senza distogliere lo sguardo.

Silenziosi, l'uno di fronte all'altra, inconsapevoli di quello che ci sta accadendo, sembriamo due pedine in balia degli eventi senza determinazione alcuna. Il mio polso è ancora stretto nella sua mano e vorrei, con tutta me stessa, non lo lasciasse più.

All'improvviso molla la presa, ho un sussulto e, senza forza, la mia mano ciondola lungo il corpo mentre la sua rimane a mezz'aria, indecisa sul da farsi.

Due, tre, quattro secondi non so, poi un bacio, caldo, passionale, desiderato.

D'impeto, come un fulmine a ciel sereno, le sue labbra hanno catturato le mie mentre le nostre lingue sono avvinte l'una con l'altra.

Inerme davanti ad Andrea, con gli occhi socchiusi e le braccia lungo i fianchi, assaporo ogni palpito e sensazione di questo fortuito momento insieme, le forti mani che sfiorano il mio volto, il suo corpo caldo seminudo a ridosso del mio e il profumo inebriante, così intenso da scatenarmi conturbanti sensazioni.

Lo cingo stretto a me fino a sentirlo completamente premuto sul petto, affondo le dita nei suoi capelli scuri continuando a baciarlo con inarrestabile eccitazione e, quando le sue mani dalla nuca iniziano lentamente a scendermi lungo la schiena fin sotto la maglietta, brividi di piacere percorrono il corpo.

Nel profondo dei miei pensieri la voce della ragione tenta di portarmi sulla retta via.

"Cosa stai facendo Carola?"

Sai benissimo cosa sto facendo.

"Non devi farlo!"

Lo so.

"Perché continui?"

Lo voglio, voglio continuare.

"Ti complicherai l'esistenza."

Lo so, non mi interessa.

"Basta!"

«No...» l'ho detto, dannazione! Mi mordo le labbra strizzando gli occhi a pochissima distanza dal volto di Andrea. Era solo un maledetto e inutile pensiero, non volevo pronunciarlo, non intendevo interrompere tutto ciò, solo zittire quella odiosa vocina che ronza nella mia testa da un po'.

Andrea indietreggia con ambedue le mani nei capelli confuso e dispiaciuto. «Non...» borbotta qualche parola sottovoce che non riesco a capire e corre in camera.

Per qualche istante rimango immobile nel bel mezzo del corridoio, poi mi volto e percorro flebile quei pochi passi che mi separano dalla camera bloccandomi sulla soglia.

Mi appoggio alla porta bianca, sospiro ruotando la testa verso il corridoio dove eravamo pochi istanti prima.

Ho un sussulto solo vedendo l'ingresso ormai vuoto.

Devo andare da lui!

Corro verso la sua camera e spingo la porta mentre lentamente mi appare Andrea a torso nudo, seduto sul letto, chinato in avanti con ambedue i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa fra le mani.

Entro.

Alza lo sguardo fissandomi colpevole e, nello stesso istante, per tutta risposta chiudo la porta alle mie spalle.

Non si torna indietro. No.

Il rumore metallico della serratura decreta il punto di non ritorno.

Con passi lenti, ma decisi mi avvicino. Continuiamo a contemplarci senza abbassare mai lo sguardo.

A pochissima distanza dal volto di Andrea, in mezzo alle sue ginocchia divaricate, ho l'irrefrenabile desiderio di fare l'amore con lui, adesso, ora. Dai suoi occhi torvi intuisco che la voglia è reciproca.

Con il palmo della mano sfiora lentamente la mia coscia.

Sospiro ancora in piedi mentre Andrea, con gli occhi chiusi e visibilmente tormentato, appoggia la fronte sul mio ventre.

Mi chino fino a mettermi in ginocchio di fronte al suo volto e, prendendolo fra le mani, gli bacio il labbro superiore delicatamente e socchiudendo la bocca le nostre lingue si incontrano di nuovo.

É un bacio caldo, lungo, intenso.

Sospira mordendomi il lobo sinistro scatenando in me un vortice emozionale ed io, appoggiandomi al petto caldo, graffio la sua schiena per il piacere.

«Cosa stiamo facendo - mormora - io...»

Delicatamente con la punta delle dita cerco di distoglierlo da rovinosi pensieri. «Shhh...» sussurro lentamente mentre, alzandomi, tolgo la maglietta bianca rimanendo a seno nudo.

Sospira incredulo per il gesto che ho appena compiuto e, con mani e sguardo fermi, stringe i miei fianchi tirandomi a sé.

Mi sento in balia del suo volere quando, alzandosi, sfiora con estrema delicatezza la mia schiena e, d'impeto, mi bacia i seni. Rivolgo la testa indietro estasiata godendo rapita da così tanta passione e trasporto.

Togliamo gli ultimi indumenti che ci separano dalla completa nudità e, forse non pienamente consapevoli di ciò che stiamo facendo, ci abbandoniamo sul letto, l'una sopra all'altro.

L'ardore del corpo disteso sotto di me infiamma i miei sensi e le sue mani forti percorrono la mia schiena arcuata dirigendosi lentamente alla nuca. Mi bacia nuovamente facendomi scivolare lentamente sotto di lui.

Per un istante interminabile i suoi occhi verdi mi penetrano nel profondo. Con una mano sfioro i suoi capelli e, come se le parole uscissero senza preavviso, sussurro: «Continua...»

Per tutta risposta chiude le palpebre e appoggia la fronte sulla mia mentre con la mano destra scende lentamente dal seno ai fianchi, fino ad arrivare alla coscia che, con calma e assoluta maestria solleva, permettendogli di afferrare la natica.

In questa stanza fa caldo più che tra le fiamme dell'inferno e l'aria, traboccante di sensualità, ci rende irragionevoli mandandoci letteralmente in estasi.

Sguardi fissi l'uno nell'altro, l'ultimo barlume di esitazione, dopo solo totale, inebriante e assoluto piacere.

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