歌舞伎 Kabuki
Selena's POV
"Sarò pronta tra un quarto d'ora" Felipe è trepidante. Adora il Kabuki, e non vedo l'ora di condividere questo momento con lui. Mi ha detto di vestirmi comoda: uno spettacolo di Kabuki dura solitamente una giornata intera e si pranza a teatro negli intervalli. Felipe ha preparato un pranzo tutto giapponese: tamagoyaki, una frittata alla giapponese a sua detta deliziosa; pollo fritto alla giapponese, e le poteto korekki, crocchette di patate. Ripenso al nostro pranzo del giorno prima: Felipe, cuoco provetto, alle prese con un frigorifero pressoché vuoto... La sua faccia incredula è rimasta impressa nella mia mente, la sua mascella toccava il pavimento. "Non puoi vivere così" mi ha detto con la promessa che mi porterà a fare la spesa in modo da tenere un po' di provvigione per la casa. Quando usa termini militari mi uccide... Alla fine abbiamo ordinato d'asporto: per lui insalata di pollo e per me chicken nuggets...
Ho indossato un semplice vestito con plissé argentati a riprodurre le pieghe di un abito bagnato, accompagnato da tacchi argento e una borsa nera di Hermès in cui posiziono varie bottigliette d'acqua naturale, il mio lucida-labbra, il telefono e il portafogli. Sistemo un'ultima volta i capelli e mi opacizzo ancora un po' con la cipria. Mi guardo allo specchio e il risultato mi soddisfa moltissimo. Proprio mentre prendo la borsa che ho appoggiato all'ingresso sento il mio telefono squillare. "Una chiamata da Feli" sento Siri leggere per me "Siri, rispondi" dico.
"Muñeca, ya estoy afuera!" La voce di Felipe è presa dall'eccitazione più totale, sembra un bambino. "Arrivo!" gli rispondo e attacco la chiamata. Recupero la borsa ed esco di casa. Percorro velocemente il vialetto e vedo la sua macchina attendermi. Apro lo sportello ed entro. Sta cantando Rose di Anna Tsuchiya. Mi ricorda quando, a sedici anni, vedemmo l'anime "Nana" in una notte. Ordinammo fiumi di schifezze e avevamo fazzolettini a volontà. Io piansi a dirotto e, nella penombra, Felipe aveva gli occhi rossi e lucidi. "I need your love, I'm a broken rose!" mi unisco a cantare con lui, lui si gira a guardarmi e continua a cantare ancora più forte. "Maichiru kanashimi your song, Ibasho Kodokuna my life!" e iniziamo a ridere come bambini.
"Buongiorno princesa, sei pronta?" mi dice lui mostrandomi un sorriso meraviglioso. Ha indosso una felpa semplice di Tommy Hilfiger, un jeans e delle converse. "Ma perché ti sei vestita come se dovessimo andare ad una prima della Scala?" mi chiede lui perplesso. "Stiamo andando a teatro, non potevo mettere una felpa..." rispondo io. "Be', lo spettacolo dura tutta la giornata, in Giappone è senso comune mettersi comodi" dice lui, serio.
"Ho solo paura di avere dolore ai piedi, sai, per le scarpe..." gli dico, guardandomi i piedi. "Ho delle ciabatte con me, puoi indossarle se ti faranno male i piedi" mi dice lui, continuando a guardare la strada.
Il teatro è nel centro città e non appena arrivati, Felipe cammina con passo veloce, preso dall'emozione. "Selenita, fammi una foto con la locandina, porfa!" Sembra un bambino, faccio per allontanarmi ma lui mi afferra. "Insieme..." mi dice e mi stringe. Prendo il telefono e scatto una foto di noi due davanti alla locandina. Yoshitsune Senbon Zakura, Yoshitsune e i mille fiori di ciliegio. Felipe mi spiega la trama: nel periodo Sengoku, quello che è il medioevo giapponese, Minamoto no Yoshitsune deve sopravvivere agli intrighi dei signori del Giappone... "Wow."
"Abbiamo i biglietti preferenziali, niente fila!" mi dice e, tenendomi stretta la mano, mi porta verso il botteghino. "Esperate! Devo chiamare Sylvie per sapere dove sono!" Felipe sbuffa, preso dall'impazienza. "Avevamo dato un orario, perché non sono ancora qui?" Controbatte. "Sono sicura saranno qui a brevissimo. Chiamo Sylvie..." e, detto ciò, mi allontano per farle una telefonata.
La linea è libera e al secondo squillo sento la voce di Sylvie. "Chèrie, je suis tellement desolèe..." dice lei a bassa voce, "Mark, muoviti!" sento urlare, poi improvvisamente "Saremo lì tra circa venti minuti" mi comunica
"Va bene, è un problema se iniziamo ad entrare in sala?" Le chiedo. "No affatto, ci vediamo dentro, chèrie. Immagino Felipe sia carico di emozione" dice lei comprensiva.
"A dopo allora!" Mi congedo e attacco la chiamata. Mi riavvicino a Felipe che sta osservando la piccola mostra sul Kabuki all'interno del teatro. Gli afferro il braccio e lui si gira di scatto. "Guarda che belli questi abiti, vengono usati per le onnagata, i ruoli femminili. Gli attori più pregiati del Kabuki interpretano questo ruolo" mi dice lui guardando uno stupendo kimono rosso ed una elaboratissima parrucca nera. "È incantevole..." dico io, lo osservo meglio e vedo stampe di draghi e uccelli, rappresenta un paesaggio. "Mi dispiace molto averci fatto tardare ad entrare ma, volendo, possiamo andare in sala" dico abbassando lo sguardo.
Felipe mi alza il viso. "Non scusarti, non è colpa tua. Sei qui con me a realizzare un mio sogno. Grazie, Selenita" mi guarda e mi bacia a stampo. Così, nel mezzo del teatro. Le sue labbra morbide incontrano le mie, rapidamente. Mi prende la mano e insieme entriamo in sala.
Felipe mi spiega che i posti che ha selezionato sono altamente strategici: ci troviamo in prossimità dello Hanamichi, la passerella da cui usciranno i personaggi dirigendosi al palco principale. Felipe mi tiene per il braccio con fare signorile.
"Signora, la sua poltrona..." mi dice facendomi accomodare, sono accanto a lui e vedo perfettamente sia il palco principale sia la passerella. Vedo che sulla mia seduta c'è una piccola radio, degli auricolari sigillati e un libretto. Sono genuinamente emozionata di vedere questo spettacolo. Felipe si accomoda ed è teso e retto sulla poltrona. Vederlo così trepidante ed emozionato mi riempie di felicità e sono pronta ad entrare in questo mondo così lontano... Mi ha detto che sta realizzando un suo sogno, io accanto a lui sono pronta a vederlo realizzarsi.
"La cascata dove Yoshitsune lavò il suo cavallo nella provincia di Yamato..." leggo guardando un'opera stupenda sul libretto. "Xilografia policroma di Katsushika Hokusai..." continua Felipe, tecnico e preciso.
È un esperto... Sono davvero fortunata a essere qui con tale Pico della Girandola del teatro giapponese.
"Sai, originariamente, il Kabuki era il teatro per le persone del popolo, definito scurrile e grossolano, ma in sé porta una grande bellezza..." dice lui guardandomi intensamente. Lo vedo prendere qualcosa dalla tasca. "Per te..." mi porge qualcosa, è un piccolo origami a forma di gru. La carta è decorata con fiori colorati e contornati d'oro. "Felipe..." lo prendo tra le mani "...è incantevole!" sorrido leggermente. "Come te" dice lui, lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Lo spettacolo sta per iniziare, dove sono Sylvie e Mark?" chiede lui mentre mi sistema la radio inserendo gli auricolari nel jack. "Sylvie mi ha detto che sarebbero arrivati a breve" rispondo io. Le luci si fanno più soffuse e sul palco sale un uomo. "Sono Suzuki Satoshi, ambasciatore giapponese in Italia. Sono fiero di presentare il Giappone nel progetto "Teatro e culture del mondo", spero possiate apprezzare l'antica arte del Kabuki così come, ancora oggi, viene apprezzata nel Sol Levante" dice lui toccandosi il cuore "Vedremo Yoshitsune Senbon Zakura, un'opera che ha superato i secoli ed è tutt'oggi amata dal mio popolo, buona visione." La sala esplode in un applauso fragoroso e Felipe applaude così forte da rendere le sue mani rosse.
D'un tratto sento una voce all'orecchio: "Eccoci, qu'est-ce qu'a passé?" è Sylvie che si siede sulla poltrona accavallando le gambe, anche lei indossa i tacchi. Siamo davvero pessime. Mark indossa un cappellino con scritto "Americans do it better" ...No comment.
"Nulla di che, avete solo perso il discorso dell'ambasciatore giapponese che ci ha introdotto lo spettacolo. Una cosetta da nulla..." dico ironicamente non nascondendo la mia indignazione. Felipe nota Mark con gli occhiali da sole e il cappellino, ha la faccia schifata. "Davvero si è presentato così a teatro?" dice lui sconvolto, sussurrandomi nell'orecchio. Non posso non concordare con lui. Sylvie è elegantissima, al contrario, indossa una camicia di seta, una gonna in pendant e dei tacchi neri. Sono sicura abbia fatto del suo meglio, ma si sa, los americanos...
I musicisti salgono sul palco e si siedono in Seiza, come mi spiega Felipe, la seduta marziale, segnale che lo spettacolo sta per cominciare. Un tripudio di Taiko, tamburi giapponesi, introducono l'inizio. Dagli occhi di Felipe esce una lacrima, è al culmine della gioia. Gli stringo una mano e lui la porta al cuore, batte freneticamente. Il primo atto vola via come un lampo, è stupendo, i costumi, i dialoghi, la cadenza... Quanta arte. Capisco perché Felipe fosse così emozionato, è un qualcosa di incredibile.
Dopo un'ora arriviamo alla pausa. Io sono con le lacrime agli occhi, che storia tragica. Prendo un fazzoletto dalla borsa e mi asciugo le lacrime e ne porgo uno a Felipe che lo prende e mi sorride. Sylvie, accanto a me, si asciuga gli occhi con un foulard di seta. "Andiamo a pranzare?" dice Felipe con la voce rotta dal pianto. Annuisco. "Mark, chouchou, andiamo a pranzare!" dice Sylvie, visibilmente inalberata. Mark... dorme. Non ci posso credere. Sylvie gli lascia un ceffone sulla spalla. Sembra furiosa. "Ti sembra il caso? Americain de merde" urla lei. Felipe è rosso di rabbia, si alza e mi porge la mano. Mi prende sotto braccio e si avvia verso l'uscita. "Non posso crederci. Davvero. Como se puede ser así!" Felipe è nero. Io rimango in silenzio. Sylvie è in imbarazzo. Arriviamo al foyer del teatro, che hanno a piccola sala da pranzo, ci sediamo ad un tavolo e Felipe appoggia tutto quello che ha preparato. Mark, da buon americano, prende delle enormi porzioni di cibo, noi restiamo allibiti nel vederlo. "Menos mal que he cocinado por un ejercito..." dice Felipe portandosi la mano davanti agli occhi. Prende un piatto, mette un po' di tutto e me lo porge. "Por mi princesa..." dice lui sorridendomi. Prendo il piatto e sorrido di rimando.
Mark, con ancora il cibo in bocca esclama: "Ma cosa erano quei lamenti?"
Felipe non si contiene più. "Ignorante di merda! Ma ti sembra il caso? Un'arte teatrale antichissima! La tua gente non sa nemmeno dove stia di casa la classe e la finezza del Kabuki! Vai a vedere i food truck sulle strade, dove si vende colesterolo e morte. Hijo de..." Lo blocco. È visibilmente infuriato ma ha tutte le ragioni per esserlo. Se devo essere onesta concordo con lui. Sylvie vorrebbe sprofondare nella vergogna, si fa sempre più piccola dall'imbarazzo. Felipe lo nota e si rivolge a lei. "Non riguarda te, Sylvie, tu sei una signora. Come puoi stare con un essere come questo?" Dice lui gesticolando animatamente.
"Ma cos'ho detto di male?" dice Mark. Non appena termina di pronunciare queste parole sentiamo la campana, lo spettacolo sta per riprendere. Mentre rientriamo nella sala sento un fragoroso rumore di schiaffo dietro di me. Brava Sylvie...
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