Il drago e il coniglio

Felipe's POV

Non riesco a stare fermo. Sono rimasto in silenzio per dieci minuti, accasciato contro la porta. Sentire le urla strazianti di Selena, tutto quello che ha portato dentro... Ribollo di rabbia. Perché? Perché ha dovuto sopportare tutto questo da sola, perché non me l'ha detto? 

Non riesco a rimanere immobile, la chiamata si è staccata e sono entrato in uno stato di irrequietezza. Ora sto correndo verso casa sua, ho bisogno di sfogare l'energia prima di vederla. Non posso sopportare il pensiero di lei, paralizzata sul pavimento freddo mentre... quella merda! Gli spaccherei tutti i denti e gli strapperei le palle. Piccole gocce di pioggia iniziano a cadere e scendere sul mio volto. Lascio che la pioggia mi bagni, cade prima lentamente poi sempre più velocemente. Dio che rabbia, se solo potessi, farei in modo che tutto ciò non fosse mai accaduto.  Ma non posso sapere cosa provi, cosa abbia provato. 

Tutti i momenti che abbiamo passato: i sorrisi, le risate, le lacrime. Lei portava dentro di sé tutto questo e io non mi sono accorto di niente. 

Corro, veloce, voglio arrivare da lei il prima possibile. Guardo le luci della città, le vedo passare mentre corro. Niente ha senso o importanza se non Selena. Prendo il telefono e cerco il suo ultimo accesso: 22:43, sono le 23:10. Continuo a correre, ormai nemmeno sento più la pioggia che mi infradicia. 

La farmacia all'angolo della casa di Selena, sono vicino. Respiro affannosamente e continuo a tenere duro. Sento i quadricipiti che urlano di dolore. Mi tiro via i capelli dalla faccia per vedere più chiaramente. E, poco più avanti, intravedo il cancello di Selena. 

Sono stato impulsivo, troppo impulsivo. Non ho dato preavviso, sono partito e sono corso verso casa sua. E se non volesse vedermi? Io ho bisogno di vederla, ma lei vuole vedere me? Mentre nella mia mente si scatena una guerra, arrivo davanti casa sua. Rallento e riprendo fiato.

Appoggio le mani vicino al portone esterno. Inspiro ed espiro, più e più volte, finché non riprendo un accenno di fiato. Busso il campanello. Aspetto... niente. Busso una seconda volta, una terza... Niente. Appoggio la fronte al cancello. Lacrime scendono e si confondono con le gocce di pioggia. 

"Selena, ti prego, rispondimi" sussurro. Sento il portone aprirsi con uno scatto. Alzo lo sguardo e lei è lì, davanti all'uscio di casa. Mi avvicino, piano. Le gambe mi reggono a stento. Ha gli occhi rossi, le occhiaie le scavano gli occhi scuri. Lei si avvicina e mi prende, stringendomi a sé.  Sento le sue lacrime bagnarmi la spalla, poi inizia a singhiozzare. Lì non resisto e mi lascio andare al pianto. 

"Felipe... scusami, guardati" mi prende il viso. Non m'importa di come stia io, l'unica cosa che conta è come stia lei.

Dopo poco sento un peso cadere su di me... no, no, no. La prendo tra le mie braccia ed entro in casa. La poggio sul divano all'ingresso e mi siedo per terra. Sono zuppo, sento freddo ma non m'importa. 

Le accarezzo la fronte, respira affannosamente. Oh Selena, quanto dolore starai provando adesso, quanto ne hai già patito... Rimango in silenzio e lascio che il rumore della pioggia inondi la stanza. 

"...lipe, Felipe?" Sento una voce che mi risveglia, sarò crollato senza accorgermene. Selena mi guarda dal divano, i suoi occhi sono vuoti, inespressivi. Mi alzo all'istante e rimango a distanza. Lei mi prende la mano e mi avvicina a sé facendomi stendere accanto a lei e sentendo le palpebre pesanti, lascio che Selena appoggi la testa sul mio petto e, mentre le accarezzo i capelli, cadiamo in un sonno profondo. 

Il mattino seguente...

Sento il sole filtrare dalla finestra. Selena è ancora sul mio petto, le carezzo la fronte. Chiamo il bar Stella e chiedo di portare due croissant. Sono i migliori della zona. Le alzo il viso delicatamente e, facendo attenzione che non si sveglio, la poggio sul cuscino. 

Mi dirigo verso la cucina, le preparerò una colazione ricca, ha bisogno di riprendersi. Inizio ad aprire gli scaffali della credenza silenziosamente e butto un occhio ogni tanto per controllare che non si svegli. Ora dorme più serenamente e respira regolarmente. Prendo delle uova dal frigorifero, del prezzemolo e del caffè dalla credenza. Prendo una ciotola dal cassettone sotto il lavabo e apro le uova al suo interno. Inizio a mescolarle aggiungendo del sale e del formaggio, poi spezzetto il prezzemolo. Metto tutto in una padella rovente e aspetto per poter strapazzarle. 

A parte, preparo del riso bianco e metto su la macchinetta per il caffè. Vedo delle arance che sembrano succosissime, le afferro dall'isola della cucina, le taglio e le spremo mettendole in una brocca. Metto il riso in due ciotole e adagio le uova al di sopra. Mi appoggio al bancone e mi giro a guardare Selena. È tranquilla e dorme ancora. Sento il mio telefono vibrare, i croissant sono qui. Esco e ritiro il pacchetto, li adagio sul vassoio. Il caffè soffia, lasciando una leggera scia di vapore che esce dal coperchio della macchinetta. Lo lascio raffreddare e poi lo poggio sul vassoio. È tutto pronto. 

Mi avvicino al divano e mi accovaccio per essere più vicino a lei. "Selena, su, svegliati. È pronta la colazione" le sussurro. Lei mugugna, ancora presa dal sonno. La accarezzo "Su, si fredda tutto" la prendo per una mano e lei si gira, guardandomi.

"Hai preparato tu tutto questo?" mi guarda confusa, gli occhi ancora socchiusi. "Be' si, ho pensato ti facesse piacere mangiare qualcosa..." le accarezzo i capelli con dolcezza. "Se non ne hai voglia, fa nulla. Si mette da parte" Abbasso lo sguardo, non voglio che lei si senta forzata nel fare nulla. Mi desto dai miei pensieri vedendo che afferra un croissant al cioccolato bianco e lo porta alla bocca. 

"Hmm, è buonissimo" vedo un sorriso appena accennato sul suo volto e mi si alleggerisce di poco il petto. 

"Non mangio nulla dal pranzo di ieri. Grazie, ne avevo bisogno..." dice lei sorridendomi. Io mi appoggio al divano e lascio che la testa si accasci pesantemente. Selena mi carezza una guancia, il suo viso si avvicina al mio finché non sento le sue labbra toccare le mie, leggermente ed io rispondo senza fare pressione. Le sorrido, sento le guance calde e mi perdo nell'osservarla. 

"Dovrebbe esserci qualcosa che ti può andare nell'armadio di Mahmoud, hai bisogno di una doccia..." constata lei. 

Per quanto detesti l'idea d'indossare i vestiti di quello stronzo, indosso ancora la maglietta nera e il pantaloncino di ieri sera. Con riluttanza, lascio che lei mi porti verso l'armadio e scelga qualcosa che possa entrarmi. Mahmoud è più basso e meno formato di me, avrei potuto spezzare qualche maglietta con un mio solo deltoide... 

Prendo una maglietta nera semplice e dei pantaloni di una tuta e Selena mi porge degli slip nuovi. Fortunatamente ne ha acquistato un paio proprio qualche giorno prima che lo stronzo andasse via di casa. La ringrazio e, lasciandole un bacio sulla guancia, mi dirigo verso il bagno. 

Selena's POV

Mi siedo sul divano e mi lascio andare. Quello che ho provato la sera prima mi ha  destabilizzata. Ancora non capisco come mi sento ma, dopo la colazione, penso di sentirmi sicuramente più in forze di prima... Sento dal bagno la doccia aprirsi e l'acqua cadere, Felipe sarà entrato in doccia. Respiro profondamente e lascio che le emozioni si ridimensionino, così come faccio da dieci anni a questa parte. Sono diventata fin troppo forte per lasciare che i miei demoni mi divorino ancora una volta. Mi prendo il braccio e accarezzo le piccole ferite che sono ormai trasparenti. Prendo un'altra tazza di caffè e noto che Felipe non ha toccato cibo. 

Mi lascio accarezzare dal cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra e dal sole che mi riscalda. Come il sole sorge ogni giorno, anche io mi do forza e mi rialzo. Porto il vassoio in cucina, intenta a pulire la mia tazzina, quando sento il campanello. Che strano, penso, non aspetto visite...

Mi avvicino alla cornetta: "Chi è?" chiedo.

"Habibti, ti prego, aprimi."

Sono sconvolta, è Mahmoud. 

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