Capitolo uno

Merry, merry, merry go round
I don't want to see you down
I don't want to see you frown
Merry go round

Riconosco questa canzone trasmessa in radio, è di Machine gun kelly, uno dei miei rapper preferiti.
È una delle mie canzoni preferite perché racconta una storia: quella di una ragazza che ha scelto di far uso di droghe, rovinando così il suo futuro e provocando il suo tragico destino, quello di suo figlio e purtroppo anche quello del suo fidanzato che tornato dopo anni dalla guerra, ritrova la sua ragazza morta a terra con in grembo il loro figlio e dopo aver realizzato ciò, non può che unirsi per completare la famiglia.
Una triste storia raccontata così bene da farmi sentire il peso di una scelta sbagliata, che ha comportato una distruzione letale di ciò che si è creato da anni.
Io per fortuna, posso ritenermi estranea a tutto ciò, perché ho sempre fatto le scelte più giuste per me e anche per gli altri.
Non ho alcun peso sulla coscienza, sono fiera di ciò che sono e soprattutto dei miei successi.
Sono una studentessa modello e un ottima pianista.

«Sbrigati Annabelle, devi portare Giovanni a scuola, ricordi?» ribadisce mia madre dalla camera.
Mi schiaffeggio la fronte: accidenti, me ne ero completamente dimenticata.

In pochi minuti la mia mano è intrecciata a quella del mio fratellino, il freddo mattutino tiene freschi i nostri animi, desiderosi di entrare in un posto caldo.
Successivamente mi ritrovo nell'ultimo tratto per giungere a scuola, guardo l'orologio e noto che mancano tre minuti al suono della campanella. Accelero la mia camminata, ma vengo frenata da un voce familiare: «Annabelle! Bel aspettami!».

Mi giro verso la direzione da cui proviene la voce e scopro che é Elisa sulla sua bicicletta.
«Che ci fai qua? Non eri ammalata?» chiedo sorpresa dalla sua presenza.

«Come potrei perdermi questo giorno speciale?» chiede raggiante.
«Ma di che parli?» domando confusa.
«Il karma ha compiuto il suo corso» afferma sollevata.
«Continuo a non capire» confesso confusa.
«Mi prendi in giro? Oggi non hai ascoltato il telegiornale?» indaga, inarcando il sopracciglio.

«Non ne ho avuto il tempo. Però adesso arriva al sodo, sono già in ritardo, cosa succede?» chiedo impaziente.

«La Troia è morta» conclude.
Spalanco gli occhi, cerco di studiare i suoi lineamenti per capire se è veramente vero ciò che dice, oppure se è un altro dei suoi scherzetti di cattivo gusto.

«Ieri sera è stato ritrovata verso mezzanotte nel fiume da una ragazza che era di passaggio, si pensa che si sia suicidata» mormora.
Sono immobile con gli occhi fissi sulla mia compagna di scuola, non riesco ad elaborare ciò che mi ha appena detto. È come se il mio sistema fosse sovraccaricato.

Suicidio?
«Non è una notizia grandiosa?» domanda, interrompendo i miei pensieri.
«Ti sembra grandioso...» mormoro con un filo di voce.
«Per anni quella Troia, vipera, non ha fatto altro che rendermi la vita impossibile, con le sue prese in giro, i suoi scherzetti del cazzo, ora finalmente se n'è andata nel posto che merita... all'inferno» continua, con un sorriso.
Ho lo sguardo perso e la sua voce che si ripete continuamente nella mia mente, è felice della sua morte.
Osservando la mia reazione, scende dalla sua bici, la poggia sul marciapiede e si avvicina a me.
«Perché sei così turbata, neanche a te stava simpatica o sbaglio?» domanda, poggiando la mano sui fianchi. Io rispondo col silenzio.

«Senti non c'è alcun problema se sei felice della sua morte, non ti devi sentire in colpa per questo, è lei che è stata una persona orribile non sei tu e non siamo noi» sussurra mentre mi tiene stretta in un abbraccio.

«Okay» pronuncio, sciogliendo l'abbraccio.

«Dai forza sbrighiamoci, non voglio perdermi il discorso del preside» afferma riprendendo la sua bici.
Dopo quella conversazione, la giornata scolastica è proceduta tra pianti di chi voleva bene alla Troia, i sorrisi repressi e i finti pianti di chi invece non aspettava altro che arrivasse la sua ora.

Io tra questi due gruppi ero stata reclutata nel secondo, ma non riuscivo ad avere lo stesso spirito di chi ne faceva parte.
Certo, non mi era mai andata a genio, ma non riuscivo a gioire di quello che l'era successo.

Per tutto il giorno i professori e il preside, l'hanno definita una ragazza splendida, con una battuta sempre pronta per far ridere la classe, solare e intelligente.
Purtroppo era stata rovinata dalle cattive compagnie ed era stata molte volte incompresa.

Stronzate, erano tutte bugie, nessuno aveva il coraggio di definirla per quello che era davvero: una studentessa che veniva a scuola solo per scaldare il banco, che si vestiva sempre con un abbigliamento non consono e che andava contro il regolamento scolastico, che non perdeva occasione per denigrare chi per lei doveva essere inferiore, perché aveva un difetto fisico oppure era semplice di carattere un po' più fragile degli altri, per non dire tutto questo era stata usata la parola: incompresa.

Per finire il discorso, ci hanno spronato a parlare con loro e con la polizia se avessimo visto qualcosa o sapessimo il motivo per cui avrebbe dovuto compiere quell'atto estremo.

Sempre che sia trattato di questo perché il suicidio era solo una presunzione e non una certezza.
Inutile dire che tutti speravano che fosse così, perché in caso contrario ci sarebbe stata una caccia all'assassino.
Nessuno era ancora pronto per fare i conti con i propri scheletri nell'armadio.

Io non avevo nulla da dire, non la conoscevo e non avevo visto nulla, né sentito niente.

Spero vi sia piaciuto, ricordate di votare e mi piacerebbe anche ricevere dei commenti con le vostre impressioni❤
SiDarlyng

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