Capitolo nove


Un bacio delicato, come un fiore appena sbocciato in primavera. Le tue labbra si muovevano esperte sulle mie donandomi un piacere che cresceva ad ogni minuto. Era buio, riuscivo a malapena a scorgere il tuo viso bellissimo eppure era perfetto: noi due insieme, i battiti dei nostri cuori che acceleravano sempre di più, le nostre mani che intraprendevano un viaggio tortuoso senza meta tra i nostri corpi, le nostre lingue che assaporavano il gusto delle nostre bocche. Durante quel momento magico, avevo il cuore in subbuglio: non sapevo cosa stessi facendo, avevo per la prima volta spento completamente il cervello abbandonandomi a te come una preda che si lascia intrappolare dal suo cacciatore. Ti conoscevo poco eppure sentivo un legame sacro fra noi due, come una promessa di un "per sempre" che non muore mai, che va oltre le difficoltà, aldilà della morte. «Ovunque sarai sappi che da ora in poi ci sarò anch'io» sussurravi mentre facevamo l'amore, trovando in quella frase una dichiarazione anche se non del tutto esplicita. Non riuscivo a controllarmi quando stavo con te e a fingere, cosa che non mi era mai risultata difficile, con un solo sguardo riuscivi a capire ogni cosa della tempesta che cercavo di reprimere. Mi illudevo di riuscire a capire cosa ti turbasse così tanto da avere scatti di rabbia, che stupida illusa: non avevo capito niente.

Stando con te ho sempre creduto che mi rendessi una persona migliore, meno cattiva, meno odiosa, ma adesso mi rendo conto che non facevi altro che rendermi più debole, mi manipolavi così da sottomettermi. Per tutta la nostra relazione oltre ad essere la preda, avevo interpretato il ruolo della bella addormentata e ciò che mi indusse in quel personaggio fu proprio quel primo bacio con cui ho potuto sfiorare le porte della felicità.

In seguito i baci si fecero più intensi e passionali, eravamo sempre più desiderosi di sentirci appartenenti uno all'altro. I sentimenti che provavo crescevano e mi innamoravo di te, dei tuoi occhi neri come la pece, delle tue labbra carnose, del tuo irresistibile sorriso che illuminava le mie giornate più buie. Tuttavia ero insicura, non avevo quella certezza che tu ricambiassi quell'amore che ti offrivo, quindi ti stuzzicavo in cerca di una tua reazione.

Esattamente come un pesce che abbocca all'amo, diventavi un cane rabbioso: attaccavi chiunque cercasse di approcciarmi, sorridevo compiaciuta "un gesto romantico" pensavo. In realtà il tuo era solo sete di possesso non volevi altro che avere il controllo su di me, di

Oramai sono passati anni, mesi che sembravano interminabili, istanti di terrore in cui ti guardavo negli occhi e non riuscivo a vedere niente di buono, non eri in te. Sebbene mi facevi sempre più paura ho continuato a restarti accanto perché ti amavo. Col tempo ho imparato a conoscerti, proprio come si impara ad usare un marchingegno dal libro delle istruzioni, con la differenza che sebbene io abbia imparato i tuoi tasti, non riesco a manovrarti perché sei sempre un passo avanti a me.

Non so più se ti amo, se ti odio, se ti voglio qui accanto a me oppure che tu sparisca dalla faccia della terra. Ciò che so è che morirò presto, ho sempre meno forze di starti accanto e sei tu la causa di tutto ciò. I ricordi belli che ho con te sono sbiaditi e riaffiorano solo quando leggo queste pagine in cui ho custodito, ciò che c'era di più prezioso del nostro amore. Non mi so spiegare questa tua rabbia, anzi cattiveria non riesco a spiegarmi il sorriso che compare sulle tua labbra quando mi trovo a terra piegata dal dolore, quando ti supplico di avere pietà di me e tu per tutta risposta diventi più violento. Dopotutto però io ti appartengo, sono la tua dolce preda e non finirai di torturarmi finché non mi vedrai in fin di vita. Dopodiché passerai a cacciare una nuova preda e la distruggerai e poi un'altra ancora. Mi chiedo quando finirà questa strage, se sarai tu stesso a porre fine o ci sarà qualcun altro. Comunque vada spero che le pene che mi hai fatto dannare diventino anche le tue.

Con tanto amore a infinito odio,

Minnie




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