8. Crisantemo D'Autunno

Genere Narrativa Storica, di GiuliaEsse4


Il racconto si apre con l'introduzione al personaggio principale: un bambino di nove anni, figlio di un pescatore, proveniente da un povero villaggio coreano. La descrizione dei luoghi e dei personaggi, l'atmosfera che permea le righe, permettono subito l'immersione in questo mondo lontano da noi, nel tempo e nella cultura. Ciò che si respira è calma, a dispetto di quanto accade. Calma e devozione sono la giusta descrizione al comportamento del piccolo Seung, di suo padre e del Generale Kim. Calma e devozione che solo nei racconti ambientati in quelle terre sanno trasmettere. Seung è intenso, in ogni suo pensiero e movimento, sempre, anche quando si lascia coinvolgere in qualche marachella tipica dei bambini della loro età. Perché, sebbene si dimostri più maturo della sua età, resta sempre un bambino. Ed ecco che, dopo i primi capitoli in cui impariamo a conoscere Seung e quello che sembra sarà il suo migliore amico, si presentano le prime difficoltà e altri personaggi. L'amicizia sbocciata quasi per caso, seppure forzata da altri fattori, tra Seung Hyun, Kang Jo e Min Rin somiglia proprio a un fiore delicato, pronto a esser spazzato via da un soffio di vento, proprio come le peonie, usate per una metafora molto simile. E poi arriviamo a conoscerli, viverli, da adulti. Ognuno di essi tormentato dal passato e dal presente, con l'incertezza del futuro. Sul finale non dico nulla, ma ci sta tutto; per come è cominciata la storia e per come si è evoluta, non ci avrei visto nulla di diverso.

E ora passiamo ad analizzare i punti che, mi ero ripromessa, avrei cercato nelle storie che leggo.

1) Mondi fantastici, governati da regole ben studiate; che siano futuristici o medievali non importa, ma devono funzionare. Per certi versi mi vanno bene anche mondi reali e attuali, ma occhio alla coerenza e al punto 8.

Non potevo trovare più coerenza di così. Sebbene la storia sia ambientata nella Corea medievale, l'atmosfera creata è proprio quella tipica dei racconti di questo genere: delicata, seppur violenta all'occorrenza, paesaggi in cui si respira quel tipo di oriente che, personalmente, adoro.

2) Personaggi misti. Inteso che preferisco storie che abbiano personaggi secondari quasi protagonisti, con storie di rilievo alle spalle, motivazioni solide e un passato ben costruito, ma non necessariamente complicato.

Del protagonista e dei due coprotagonisti non c'è nulla da dire. Hanno un solido background, caratteri forgiati dal contesto nel quale sono cresciuti e coerente per tutto l'arco narrativo, dall'infanzia all'età adulta (giovane, in realtà, perché sono adolescenti quando il racconto termina, anche se per l'ambientazione sono considerati adulti). Poi ci sono i secondari: il Ministro Choi, il Generale Kim, Baek Soo, Min Won, la Consorte e Goo Myung. Ognuno di loro è studiato, nelle descrizioni e nei dialoghi, caratterizzato in modo da renderli riconoscibili e distinguibili dai piccoli dettagli.

3) Potrebbe essere anche un 2bis, riguarda l'età dei personaggi. Mi va bene tutto, purché non siano tutti adolescenti. Gli adulti, come i bambini, esistono e si comportano da ciò che sono.

In questa storia ci sono bambini a cui è stata negata l'infanzia, giovani adulti cresciuti con troppe responsabilità e adulti dalla ferma convinzione di essere nel giusto.

4) Dialoghi realistici, sì. Non devono servire a snocciolare eventi del passato in stile flashback. Gli amici parlano di tutto, i compagni di viaggio discutono sulla loro meta. Una cricca di delinquenti magari pianifica un reato.

Dialoghi difficili, questi, dove bisogna tener conto dei diversi ranghi e sono riusciti molto bene. Ho anche apprezzato l'utilizzo di termini tipici della lingua e dell'epoca.

5) Indizi. Quelli li adoro. Lasciare dei piccoli bocconcini in giro per la storia e ritrovarmeli sbattuti in faccia dopo qualche tempo. Magari indicazioni su un possibile voltafaccia o doppio gioco.

Di indizi ce ne sono, messi lì, in bella mostra, oppure sistemati quasi senza dar loro importanza, ma abbastanza da lasciare con il dubbio se poi le cose andranno come pevisto.

6) Cliché/Non-cliché. È difficile partire da un cliché e ritrovarsi con un personaggio che di standard ha poco o nulla. Alcuni li cerco e spero anche di trovarli, ma poi c'è tutto il contorno che deve essere caratterizzante del personaggio o della situazione.

Quando si ha a che fare con storie ambientate in terre lontane dalla nostra cultura, ci si aspetta di trovare dei punti che accomunano il genere. Qui ci sono e sono stata felice di trovarli, perché senza di loro Crisantemo d'Autunno non sarebbe stato quello che è. La caratterizzazione dei personaggi ha reso unica la storia, ma devozione, intensità dei sentimenti e il soffermarsi su particolari come un fiore, un movimento, un profumo, sono cose che, personalmente, ricerco in storie come questa.

7)Descrizioni solo se necessarie. Non mi interessano le liste della spesa o le cartoline di un panorama. Tranne in alcuni casi. Se un personaggio ne vede un altro per la prima volta, è normale che lo studi bene, se lo ritiene importante e ne ha tempo. Se sono vecchi amici non lo farà mai, a meno che non ci sia qualcosa che colpisce. Stesso discorso per i luoghi. "Quel ramo del lago di Como..." Lucia lo stava abbandonando. Stesso discorso per il vestiario.

Le descrizioni sono funzionali alla storia, minuziose quando serve, per soffermarsi su un particolare che sottolinea uno stato d'animo, appena accennate quando superflue. Ancora adesso ho la sensazione di girare per le vie di Seorabeol, oppure nel giardino del palazzo dei Hwarang o del Ministro Choi.

8) Coerenza. Ogni personaggio ha un suo carattere e difficilmente devierà dalla propria strada, a meno che non ci siano motivi particolari che prima o poi verranno fuori, ma non dal cilindro magico e fatti di proposito. La coerenza, per me, significa anche che razze non umane hanno un metro di valutazione e una morale differenti da noi. E ci metto anche la coerenza delle regole che governano il mondo creato, se si tratta di fantasy. In caso di fantascienza le regole hanno come base fisica e chimica reali, poi vanno bene le evoluzioni, ma con criterio.

Di coerenza ne ho trovata, non c'è che dire. La storia scorre fluida, senza intoppi o stonature, né forzature. Il lavoro di Giulia si percepisce in ogni momento, ma è invisibile, come deve essere.

9) Grammatica. Ce la metto, ma non sono tanto rigida, sbaglio anche io. Solo vorrei non trovare cambi di tempo fantasiosi ed errori ricorrenti che commette mia figlia in seconda elementare, ecco.

Nulla da eccepire sulla grammatica, almeno per le mie conoscenze.

10) Linguaggio adeguato al racconto. Dialoghi, pensieri, le descrizioni stesse, saranno differenti a seconda dell'ambientazione. In genere sopporto anche un registro molto alto, ma tenuto per tutto il racconto potrebbe stancarmi.

Sebbene i toni siano un po' più elevati rispetto a dialoghi e pensieri moderni (cosa giustissima, tra l'altro), lo stile non stanca e non risulta pesante da leggere.

Io direi, senza ombra di dubbio, che la storia merita di esser letta. Grazie, Giulia, per avermi permesso di conoscere questo piccolo gioiello.

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