Capitolo 4


Capitolo 4



Mi accingo a portare la tavola sotto il mio corpo, nuoto e finalmente quando arriva l'onda giusta, salgo su di essa facendomi equilibrio con entrambe le braccia.
Scivolo sull'acqua provando una sensazione unica. Non cado neanche una volta e noto in lontananza i bambini esultare come pazzi, assieme a Beth.


Esco dall'acqua e corro verso di loro.
«Facciamolo! Facciamolo!» Esclama applaudendo una bambina.
«Non è semplice come sembra» ridacchio.
Beth mi si affianca, «io non lo farò mai» dice a denti stretti.
Scoppio a ridere e comincio ad elencare tutte le difficoltà ai ragazzetti di fronte a me.
Poi ad uno ad uno li avvicino all'acqua, con la loro tavola da surf tra le mani. Spiego loro come posizionarsi e soprattutto a stare in perfetto equilibrio senza mai cadere; ovviamente questa è semplicemente una spiegazione, dal momento in cui neanche uno di loro è riuscito a sopravvivere lì sopra per più di cinque secondi.


Prima di far ritorno, raggiungiamo Dylan, che ci aveva accompagnati. Sta seduto in chioschetto vicino alla spiaggia, sorseggia una bevanda con la cannuccia poggiata alle labbra. Ha lo sguardo perso.
«Dylan, Dylan... è stato bellissimo» sbraita uno di loro, mentre si precipitano tutti addosso a lui.
Quest'ultimo gli sorride e gli chiede cos'abbiano imparato.
«Grace è grande!» Esclama un ragazzino.
Lui mi rivolge un'occhiata ammiccante e poi si mette in piedi. Esce dal portafoglio dei soldi e li deposita sotto il bicchiere.
«Andiamo birbanti» applaude indirizzandoli verso l'uscita.
Beth si avvicina al fratello e lo prende da un braccio, stritolandoglielo.
«Come mai tu ed Alexandra ieri eravate... insomma... separati?» Le chiede accigliata.
E' una iena. Ne abbiamo parlato per l'intera nottata. Non mi ha fatto chiudere occhio.
Continuava a ripetere quanto fossero distanti, quanto fossero freddi e tra le tremila domande corrispondevano tremila supposizioni probabilmente tutte inutili.
«Beth posso gestire la mia vita senza raccontarti ogni dettaglio?» Sbuffa lui.
Beth lo spintona, «razza di deficiente, io devo saperle queste cose. Alexandra sembra una con la puzza sotto il naso» mette il broncio ed incrocio le braccia al petto.
Dylan accenna una risatina, «dimmene una che ti è mai andata a genio» commenta ironico.
Abbasso immediatamente il capo e noto con la coda dell'occhio che Beth ha rivolto il suo sguardo su di me. Dylan rotea gli occhi e si dilegua più avanti. E così viene a rompere a me.
«Secondo me c'è qualcosa sotto» esordisce.
«Ma posso fumare?» Domando guardandomi intorno.
Lei alza le spalle. «Passane una anche a me.»
Sfilo dal pacchetto di Camel due sigarette, accendo la mia e porgo subito dopo l'accendino a Beth.
«Dico... non lo trovi strano che non si parlino?» Continua.
Getto il fumo fuori dalla bocca ed osservo il cielo. «Non me ne frega» borbotto.
«Sì, neanche a me infatti...» mugugna.
Abbozzo un mezzo sorriso. Quando si tratta di Dylan, non si fa mai gli affari suoi. E' più forte di lei.
«E se lo chiedessi a lei?» Fa dopo qualche secondo.
Sbuffo. «Ormai che ci sei falli mollare» dico sarcastica.
Lei mi osserva maliziosa. «Se me lo chiedessi, lo farei senza pensarci due volte» annuisce.
Le do una gomitata e lei scoppia a ridere.
Dylan in lontananza ci fissa, con le braccia conserte ed il muso. «Vi muovete?» Dice seccato.
«Quando guardo te... mi sale l'ansia» sbotta la sorella avanzando verso di lui.
Dylan gli risponde con una smorfia, mentre io rimango in silenzio.


Arrivati al campus notiamo Alexandra uscire da un bungalow. Sembra agitata e si sistema i capelli. Dylan posteggia, ma non scende dal bus e continua a fissare la sua ragazza imperterrito. Beth s'incammina verso l'uscita e i bambini proseguono dietro di lei. Io rimango, invece, per ultima.
«Non scendi?» Chiedo con tono severo.
«Che te ne frega» sbotta antipatico.
Mi volto scattante e mi paro contro la il suo viso. Lo spintono con una mano sul suo petto e lui mi guarda dritto negli occhi. «Adesso basta» scandisco ogni singola parola. Me ne infischio della sua fidanzata che ci fissa da sotto. «Cerca di smetterla, prima che ti faccia passare le pene dell'inferno qui dentro.» Dico a denti stretti minacciosa.
Accenna un riso amaro. «Le sto già passando» borbotta.
«Ah sì? E perché mai?» Sbotto nevrotica.
«DYLAN» Alexandra lo chiama.
Lui la guarda con la cosa dell'occhio. «Perché non te ne vai? Intendo... perché non scompari e basta?» Strizza gli occhi.
«Perché voglio renderti impossibile ogni singolo giorno fin quando mi sputerai in faccia quanto mi odi, quanto non mi ami più e quanto sia la persona più cattiva in questo mondo» respiro affannatamente. Non gli lascio il diritto di rispondere e scendo veloce.
Nel momento in cui Alexandra sta per salire il primo scalino, Dylan mette in moto e fa retromarcia come un furetto.
«Dove diavolo va?» Domanda corrucciata Beth.
«EHI DYLAN» urla la fidanzata agitando le braccia. Poi si volta a fissarci.
«Bambini andiamo a fare merenda» ordino dolcemente con voce squillante.
Tutti esultano, mentre io gli faccio strada.
Li faccio sedere in riva al lago, tutti ordinatamente a cerchio, ordino loro di non toccare l'acqua e di non farmi impazzire e nel frattempo loro sgranocchiano il ben di Dio.
Quest'oggi non ho ancora visto il mio piccolo Chad; non partecipa all'attività di surf, ma nel pomeriggio lo ritroverò nella gara ad ostacoli. Sono elettrizzata persino io.
Ethan e Brian hanno trascorso l'intera notte a creare il percorso, spero sia divertente.


«Grace posso sciacquare le mani?» Un bambino unto di nutella mi mostra le manine, è sporco persino in viso. Così avanzo e mi inginocchio, mi sporgo e con una mano prendo dell'acqua per passargliela poi intorno alla bocca e sul naso. Lui ride a più non posso.
«Grace io devo fare la cacca» ed ecco una bimba.
Sgrano gli occhi e mi precipito. «Non riesci a trattenerla?»
Lei scuote il capo, nascondendosi il naso e la bocca con una mano.
«Bene» prendo un lungo respiro, mi guardo attorno con le mani sui fianchi. «Bimbi... guardate in cielo... fra un po' spunterà una navicella spaziale» indico con un dito il cielo.
Tutti alzano gli occhi a bocca aperta, persino la bimba al mio fianco.
«No, tu no» la prendo in braccio con forza e la porto poco più distante, in mezzo ad un cespuglio. Le abbasso i pantaloncini e lei ridacchia.
«Ma io mi vergogno» dice dondolando.
«Dai, io mi volto e tu la fai» dico annuendo.
Lei abbassa ed alza il capo velocemente. Mi giro ed osservo i bambini. Stanno ancora fissando il cielo. Che ingenuità!
Attendo qualche istante, «fatta?»
Sento dei lamenti e mi scappa da ridere. Sembra sforzarsi.
«Fatta» urla.
Ci avrei giurato! Fa una puzza della Madonna.
Mi tappo il naso e mi volto. «Ferma che prendo i fazzolettini» le ordino.
Corro verso il mio zaino e ne esco un pacchetto. Quando corro in suo soccorso, lei mi guarda ansiosa.
«Me lo asciughi tu?» A quella domanda vorrei morire. Impreco nella mia mente e poi trattenendo il fiato mi abbasso per pulirle il sederino.
Non ho neanche mai cambiato un pannolino ai miei nipoti e guarda che mi tocca fare.
Dovrò raccontarlo ad Emily, credo dia di matto!
In quell'istante sento ridere a crepapelle i bambini alle mie spalle. Mi volto e loro ci indicano, mentre si sorreggono la pancia.
«Mostriciattoli... non ridete» dico severa. Non c'è modo di zittirli.
«Ehi voi» il vocione di Brian irrompe. Tutti smettono. «Adesso basta... non si fa» li rimprovera. «Su, andiamo cattivoni» accenna una smorfia con il naso. Poi si volta verso di me. «La prossima volta chiama qualcuno e porta la bambina in un bagno. Evitiamo queste situazioni.» Decreta con tono serio.
Sospiro, sbuffo ed osservo la bimba mortificata.
«Brian, è colpa mia» si colpevolizza la piccola.
Lui la fissa con occhi da cucciolo, si avvicina e si inginocchia di fronte a lei. Le pizzica una guancia e poi sorride. «E' tutto okay» la rassicura.
«Loro ridevano di me» abbassa il capo triste.
«Loro avranno una lezione di solletico» parlotta con tono simpatico.
Abbozzo un mezzo sorriso a testa bassa.
«Non avercela con Grace» dice lei a denti stretti al suo orecchio.
«Sempre» ridacchia lui e poi si rimette in piedi.
Mi guarda e poi si dilegua.


«Io sono Marta» si presenta mentre mi tiene la mano ed avanziamo verso il suo bungalow.
Le sorrido. «Che bel nome» ammetto.
«Mia nonna si chiamava così» dice fiera. «Ed io sono bellissima come lei.»
«Non ho dubbi» l'avvicino a me e le accarezzo il capo.

Marta si sistema ed indossa un altro pantaloncino ed un'altra maglietta. Poi la riaccompagno dai compagni.

Ho solo voglia di riposare un po', così mentre tutti pranzano, io mi distendo su di un telo fuori il mio bungalow. Metto le cuffie alle orecchie e socchiudo le palpebre.
Rimango nella pace dei sensi per un'abbondante quarto d'ora. Sento solo il fischiettio degli uccellini, i suoni della natura ed avverto il sole bollente cuocermi la pelle.

«Grace Grace» mi sento scuotere improvvisamente. Sussulto e spalanco gli occhi.
Chad è di fronte a me, in ginocchio. Mi sorride e mi abbraccia impulsivo. Sorrido e lo stringo.
Noto anche Dylan, che, probabilmente, l'avrà accompagnato. Ha tra le mani un sacchetto.
«Ti abbiamo portato il pranzo» si fa spazio tra le mie gambe e si siede. Avvolgo la sua vita con le mie braccia e gli lascio un bacio sul capo. Dylan si abbassa e mi mostra un panino, poi dell'aranciata ed una vaschetta di fragole.
«Grazie» mormoro ancora sorpresa.
«Ha insistito» Dylan si siede fuori dal mio telo e ci osserva.
Addento il pane, mentre fisso Dylan, sta guardando altrove. Vorrei che tutto tornasse come prima, quando lui era divertente, solare e sempre allegro con me. Mai il muso lungo, mai questo atteggiamento. Eravamo così spensierati qualche mese fa.
«Voi vi amate» esordisce Chad.
Dylan, a quel punto sussulta, sgrana gli occhi e serra la mascella.
A me va quasi di traverso il boccone e sono costretta a bere immediatamente, per deglutire meglio. Poi prendo un lungo respiro.
Nessuno dei due fiata, mentre Chad attende una risposta. Credo che ognuno di noi qui aspetti di dire qualcosa. A me viene solo da imprecare.
«No» parlo immediata io.
Dylan annuisce. «No» sentenzia di rimando.
Ci fissiamo a lungo.
«E allora... allora perché non vi parlate?» Chad è accigliato.
«Chad ma sai cosa ho scoperto?» Lo guarda attentamente. «A Karen piaci un sacco» mostra un sorrisetto beffardo.
Chad si volta a fissarmi. «Crede che sono stupido» scuote il capo afflitto.
Scoppio a ridere ed imbocco l'ultimo pezzo di pane, masticando lentamente.
Improvvisamente il piccolo si mette in piedi, correndo verso un cespuglio pieno di fiori variopinti.
«Credo che sia meglio farci cambiare i turni, così che non ci scontriamo spesso» esordisce lui con occhi bassi.
«Codardo» dico amaramente.
«Non voglio vederti, chiaro?» Avvicina il suo capo più al mio.
«Perché?» Domando sfinita.
«Perché...» sbotta, ma viene interrotto dal ritorno di Chad.
Ha un mazzolino di violette tra le mani e me lo porge. Gli rivolgo un gran sorriso, poi mi avvicino per dargli un bacio in guancia.

«Bravi, bravi... fate gli asociali» Beth si getta addosso al fratello.
Lui irritato si mette in piedi immediatamente. «Torno dentro... Chad andiamo» gli porge una mano e lui gliela stringe. Saltellando va via anche lui.

«Basta adesso! Mi state annoiando» sbuffa Beth. «Stasera, dopo il falò... io e tu rubiamo un bus e ce ne andiamo da qualche parte» impone severa.
«Andiamo a bere» propongo distendendomi nuovamente a pancia in su.
Lei mi osserva dall'alto. «Sei troppo buona con loro... mandali a cagare.» Borbotta alzandosi i capelli in una coda. «Dylan non lo riconosco più...» scuote il capo sovrappensiero. «Credo che in parte sia per te, credo gli abbia spezzato il cuore» ammette sincera.
A quel punto sento un nodo alla gola, deglutisco, ma non riesco a cacciarlo via. Scoppio a piangere davanti la mia migliore amica. Lei sgrana gli occhi e mi abbraccia senza fiatare.
«Mi ero promessa di trascorrere un'estate tranquilla» singhiozzo. «Non sopporto loro che mi evitano... sono così importanti» socchiudo le palpebre, mentre le lacrime ricadono lungo le guance.
Lei mi attanaglia il viso con entrambe le mani e mi costringe a guardarla. «Eravamo in bagno entrambe, io piangevo per Scott, che gran cazzata facevo!» Esclama con voce tremante. «Tu con quegli occhi forti, quella lingua da so-tutto-io, con quegli atteggiamenti da spavalda e strafottente mi guardasti e mi dicesti che non ne valeva la pena» aggiunge ed io annuisco mordendomi il labbro inferiore. «Non lasciare che gli altri ti feriscano e che vedano quanto in realtà tu sia terribilmente fragile ed emotiva» mi accarezza il capo. «Ti adoro per questo, ma non lasciamo che conoscano tutti la verità. Lasciamo credere agli altri che tu sia forte sempre. Stringi i denti e manda a fanculo» respira profondamente. «Non voglio più vederti piangere.» Ordina minacciosa.
Asciugo le lacrime e tra un singhiozzo e l'altro la ringrazio.
Amo la mia migliore amica. Ha ragione lei. Devo lasciar correre, proprio come fa Dylan.
«Devo parlare con Ethan» mi metto in piedi e nonostante le guance arrossate e gli occhi lucidi, mi incammino per raggiungerlo. Beth mi rincorre senza esitare.


Quando lo scorto è insieme a Dylan ed Alexandra. Stanno discutendo sul percorso da fare fra qualche oretta. Io irrompo come un fulmine.
«Ethan ho una richiesta da farti, posso parlartene?» Sospiro.
Dylan è confuso ed incuriosito. Mi fissa di sbieco.
«Certo, dimmi subito» dice Ethan disponibile, ma corrucciato.
Osservo i presenti. «In privato per favore» decreto.
«E' successo qualcosa?» Chiede lui osservandomi negli occhi.
Sbatto le ciglia e respiro profondamente. Alzo il petto e guardo Dylan. «No. Ti dispiace un attimo?»
Dylan ed Alexandra si dileguano, ma prendono strade opposte. Quando lei si accorge che il fidanzato non l'ha seguita, cambia direzione correndo verso di lui.
«Amore» lo richiama.
Li evito e rivolgo lo sguardo su Ethan.
«Ti chiedo di non impegnarmi in nessuna attività in presenza di Dylan e per favore quando c'è lui fa che non ci sia io» sentenzio. Non è una vera richiesta, ma quasi un'imposizione.
Ethan aggrotta la fronte ed assottiglia lo sguardo. «Sapevo ci fosse qualcosa» si massaggia il mento. «Comunque ci provo, ma non posso assicurarti di riuscirci sempre» scrolla le spalle.
«Grazie» indietreggio.
«Ma perché non risolvete?»
Beth si intromette, parandosi davanti. «Ehi, perché non pensi per te?»
Ethan gli rivolge un sorrisetto malizioso. «Scusami Betta» la sfotte.
Non riesco a trattenere una risata, ma nascondo la bocca con una mano.
«Betta ti manda a farti fottere» risponde acida, ma ironica lei.
Ethan ride e poi saluta, «fra un'ora puntuali per la gara» ci punta l'indice contro.
Li osservo a braccia conserte, ma non riesco a starmi zitta. Devo necessariamente farle notare il mio punto di vista. «Ma quanto ti piace?» Scuoto il capo.
Beth mi fulmina. «Non dirlo neanche» sbuffa. «E poi è fidanzato» si giustifica.
Annuisco con suono gutturale e le passo un braccio intorno al collo, quasi strozzandola. Lei fa finta di affogare e poi nasconde il capo nell'incavo tra la mia spalla ed il mento.
Siamo noi l'amore, quello che non marcisce.



POV BRIAN

Sono rinchiuso con Alexandra nel mio bungalow. Sono su di lei, mentre lei geme sotto di me. Il pavimento in legno è caldo e sto sprecando così tante energie che non ne avrò neanche un po' per dopo. Le sue gambe sono avvolte intorno alla mia vita ed è sempre più vogliosa, il suo bacino spinge sempre di più verso il mio e la sua intimità sembra voglia esplodere. E' tutta un fuoco.

Improvvisamente qualcuno bussa alla porta. Lei fa finta di nulla e continua a spingere, sorreggendosi dalle mie natiche. Io mi blocco e mi metto in piedi. Indosso velocemente i boxer ed i pantaloncini.

«Porca puttana» dico a denti stretti.
Lei si massaggia l'intimità con una mano, si morde le labbra e mi fissa provocante. «Fregatene, vieni qua» dice ansimando.
L'acchiappo da un braccio e la tiro in piedi. Lei mi fulmina con gli occhi.
«Ti devi immediatamente vestire» le ordino nervoso a denti stretti.
Bussano nuovamente e la voce di Ethan si fa sentire.
«Brian? Dormi?»
Alexandra indossa la biancheria intima e poi il vestitino. Lega i capelli con una mollettina ed incrocia le braccia al petto.
«Ed ora?» Sbuffa.
La spingo verso il bagno e la chiudo a chiave.
«Brian sei una merda» carica un pugno contro la porta, mentre io mi dileguo per andare ad aprire.
Fingo di essermi appena svegliato, sbadiglio e stiro le braccia.
«Scusami Ethan... avevo un terribile mal di testa» strizzo gli occhi.
«Tranquillo, però dobbiamo muoverci... andiamo» fa cenno di seguirlo.
Mi guardo dietro e sospiro. «Dammi un secondo, mi sciacquo la faccia... vi raggiungo» annuisco.
«Va bene» si dilegua.

Rientro, corro in bagno, apro la porta ed Alexandra esce scattante. Poi indosso una maglia e le scarpe.
«Come faccio ad uscire?» Domanda con le braccia conserte.
La guardo da capo a piedi, «problemi tuoi » la lascio lì, mentre avanzo verso l'uscita.
Rimane sbalordita e non si muove di mezzo centimetro. Non è mica colpa mia se è una puttana!

Raggiungo il percorso, nel quale sono tutti radunati, in tenuta sportiva. Grace ha uno short così minuscolo che le si intravede mezzo sedere, la sua amica, invece, è più consona.
Quando Dylan mi si affianca, mi sento soffocare. E' terribile ciò che sto facendo, è vero.
«Hai visto Alexandra?» Domanda corrucciato.
Alzo le sopracciglia fissandolo e scuoto il capo. «No, non era con te?»
«No» decreta schiarendosi la voce.
«Va tutto bene tra di voi?» Esito.
«Grace ha voluto cambiare i turni con me... insomma gliel'avevo chiesto io, ma lei l'ha fatto sul serio» esordisce sbottando.
Deglutisco rumorosamente. «Meglio, no?»
Sospira. «Sì» sussurra.
«Allora ragazzi manca qualcuno?» Ethan urla al megafono.
Improvvisamente spunta Alexandra correndo. «Eccomi, scusate... ero andata a fare una corsetta» fine il fiatone e mi lancia occhiate ammiccanti. La evito.
«Perfetto... come ben sapete saremo divisi in squadre... così che i bambini non siano soli e qualunque cosa accada avranno un supporto.» Esordisce Ethan gesticolando. «Ci saranno due adulti per squadra: Dylan ed Alexandra, io e Beth, Brian e Grace» conclude.
Rivolgo gli occhi su Dylan che mi fissa serio, poi su Grace che sembra fregarsene. Beth le mormora qualcosa e lei risponde annuendo. Finalmente mi osserva, è parecchio seria. Prevedo litigi.


Ci posizioniamo in fila, io e Grace siamo davanti al nostro gruppetto e siamo i primi a svolgere la prova. Sono tutti carichi ed euforici. Quando Ethan dà il via scattiamo. Il percorso prevede degli ostacoli, quali pozzanghere piene di fango, arrampicata con una corda, equilibrio su un'asta e cose del genere. Chi termina nel minor tempo possibile vince.
Grace è parecchio allenata, corre ed aiuta i bimbi, mentre io sembro impedito a volte. Sapevo che non dovevo darci dentro prima.
Quando ci troviamo a strisciare sul fango lei termina per prima, ma invece di correre avanti posiziona un piede sulla mia schiena spingendomi più in basso. La mia faccia diventa marrone e puzza terribilmente. I bambini si fermano a ridere e poi seguono Grace.
Che bello essere derisi per mano di una donna! Grandi soddisfazioni.
Giungiamo poi di fronte dei secchi posizionati in ordine su di un albero, uno sopra all'altro. L'obiettivo è quello di fare canestro con delle palline e finirle tutte. I bambini ridono a più non posso, io riesco a centrare solo due volte, mentre per Grace ho perso decisamente il conto. Così scatta via.
Ed ecco un tunnel fatto con del cartone, in cui immettersi e dopo uscire per trovarsi di fronte ad un reticolo di fili e nastri ingarbugliati tra di loro, tra i quali districarsi. Sembro un cretino lì in mezzo. Grace è poco più avanti di me, così allungo un piede e lei inciampa aggrovigliandosi ancora di più. Si volta in cagnesco a fissarmi. E' nera. Così riposizionandosi, riprende il gioco. Inutile ammettere che i bambini siano più veloci e atletici di me. Molti di loro hanno finito persino prima di Grace.
Fin quando sono rimasto solo io e l'ultimo gioco rimane quello degli anelli. Sul terreno sono piantate delle asticelle di varie dimensioni e noi con gli anelli dobbiamo centrare il bersaglio.

A sorpresa sono colui che riesce meglio, Grace stavolta è bocciata.

A fine percorso sono tutti che ci attendono. Ethan applaude ai bambini e Grace si getta a terra devastata. Beth se la ride e Dylan mi fissa in cagnesco, mi balena persino l'idea che Alexandra gli abbia spifferato qualcosa. Poi penso che avrebbe fatto di peggio e cancello tutto.
«Avete impiegato 15 minuti» dice Alexandra. «Dai amore tocca a noi» si trascina Dylan e i bambini del loro gruppo esultano. Chad è tra di loro ed osserva Grace sconsolato e deluso.
Credo si sia innamorato di lei. Come biasimarlo?


Mi siedo ad inizio percorso ed attendo che tutti terminino. Alexandra e Dylan hanno impiegato 18 minuti, mentre Beth ed Ethan solo 14. E quindi ecco il gruppo vincitore.
«Siete stati tutti bravi bimbi» consolo gli altri.
«Noi abbiamo perso perché non c'era Grace» Chad mette il muso a Dylan ed Alexandra rimane a bocca aperta.
«Chad... avremo modo di vincere un'altra volta» Dylan si inginocchia di fronte a lui e gli parla dolcemente.
«Io volevo Grace» il piccolo incrocia le braccia al petto ed abbassa il capo.
Alexandra fulmina il fidanzato e quando nota avvicinarsi Liz la squadra da capo a piedi.
«Che ha di speciale?» Borbotta.
Mi prendo un secondo per osservarla. Si pettina i capelli con le mani, scioglie dei nodi, mostrando un'espressione di dolore in viso. Cammina lenta sculettando e non si guarda mai accanto, sempre avanti a testa alta, con il solito sguardo di superiorità, con la solita sfacciataggine che la contraddistingue. Credo che se sentisse cos'ha da dire Alexandra sul suo conto, le tirerebbe i capelli. E' pericolosa.
«Non ti conviene» intimo ad Alexandra, lasciando che anche Dylan mi senta.
Lei assottiglia lo sguardo e mi fissa. Dylan, invece, sospira. Lo sa anche lui di che pasta è fatta Liz. Improvvisamente quest'ultima si accorge delle occhiate furtive di tutti e tre, non perde un secondo per mostrarci la sua disapprovazione.
«Che avete da guardare?» Domanda irritata.
Alexandra sorride beffarda. «Dicevo a Dylan quanto tu sia bella, fai qualche dieta per avere un fisico così perfetto?» Che voce da gallina.
Dai Liz, rispondi come sai fare solo tu.
E così avanza cauta. «Non ho bisogno di alcuna dieta per avere un bel culo, delle belle tette ed un fisico da far invidia» e termina con un sorriso perfetto.
Nascondo la bocca con una mano, ma dentro sto ridendo malignamente.
Dylan, invece, abbassa il capo e con delle smorfie con le labbra cerca di mascherare il divertimento.
Alexandra boccheggia per qualche istante. «Bè, posso capirti» si mostra davanti a Liz, volteggiando.
«Posso darti qualche dritta, però» Grace la sta sfottendo.
«Del tipo?» L'altra incrocia le braccia al petto infastidita.
Grace inclina il capo da un lato e la scruta. «Dacci dentro di più» le schiaccia un occhio.
«E' questa la tua dieta cara Grace?» Alexandra accenna una risatina.
«Perfetta, no?» A quelle parole sbianco, mi volto ad osservare Dylan che improvvisamente si è fatto serio. Sta guardando, però, altrove.
Liz con un altro? E' davvero possibile?


«Ragazzi stasera arriverà la mia fidanzata ed insieme a lei un nostro caro amico, che lavorerà qui con noi» spiega Ethan.
Uno nuovo? Fin quando aveva annunciato l'arrivo di due nuove ragazze era tutto okay.
Alla fine chi si sarebbe mai aspettato Beth e Grace? Adesso non è proprio tutto apposto.
Sono sicuro che metterà gli occhi su di lei. E' impossibile non farlo.
Dovrò fare i conti con la mia gelosia incontrollata e smisurata.




Angolo autrice. BUONGIORNO GENTE! Come state? Io sto crepando dal caldo, sto facendo la sauna. Comunque ci saranno delle GROSSE novità nei prossimi capitoli. Cose che non potete neanche minimamente immaginare. Alla prossima, baci!


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