7a) IL SUCCESSORE
Giunti accanto all'altare, Flot glielo mostrò.
Vide che sulla superficie della pietra vi erano incisi con grande precisione dei simboli e delle linee di cui non comprese il significato, anche se alcuni di essi gli parevano familiari.
Puntavano tutti verso Est, verso il sole nascente. La curiosità lo portò ad avvicinarsi, ma quando provò a sfiorarli con un dito, Flot gli bloccò il polso a mezz'aria con la mano. D' istinto usò il braccio ferito e questo gli provocò una smorfia di dolore. La fronte gli si imperlò di sudore per lo sforzo, ma non urlò. Solo dopo un po' riuscì ancora a parlare.
La sua voce era ferma.
"Fermo, non toccarli! Sono la cosa più sacra del nostro popolo! Solamente la Grande Madre e io possiamo farlo. Chiunque altro lo facesse, sarebbe immediatamente scacciato ed espulso dai nostri villaggi. Chiunque, anche il Gopanda Leta, capito?".
Colto alla sprovvista Wal annuì ritirando la mano e allontanandosi di qualche passo da lui. Aveva commesso un' altra sciocchezza e se ne sentì avvilito. Il rimprovero di Flot non aveva nulla di adirato, piuttosto pareva preoccupato per lui e voleva proteggerlo; sebbene questo Wal si sentì inadatto per ciò che quella gente si aspettava che facesse.
Probabilmente Flot comprese il suo disagio a tutte quelle cose nuove. Fu dispiaciuto per l'amico e riprese con maggiore calma.
"Non potevi saperlo. Non sentirti in colpa per questo. Qui è tutto nuovo per te" gli disse.
Wal annuì, ma non per questo si sentì meglio. L'incertezza lo schiacciava come un macigno.
"Cosa si aspetta il tuo popolo da me?" gli fece dopo un poco. La domanda fece piacere a Flot. Parve non aspettare altro, ma al tempo stesso si comportò come se non sapesse come iniziare. Poi, all'improvviso fu come dare la stura a un fiume a stento trattenuto e ora libero di scendere a valle.
Sospirò a fondo, quasi fosse un liberazione.
"Ieri il mio popolo ti ha conosciuto e ti ha dato in sposo alla Grande Madre che ha accettato di unirsi in matrimonio con te" iniziò dicendogli "Questo è un grande onore per noi e anche per te. Da semplice uomo sei diventato il rappresentante in terra del Padre di Tutti... " nel pronunciarne il nome indicò il sole e si inchinò leggermente in segno di deferenza "... che insieme alla Madre Terra, uniti, danno la vita a tutto. Rappresenti il nostro Dio: ne sei l'immagine vivente. Per un anno sei la Sua carne, la Sua ombra e la Sua cenere. Per il mio popolo tu stesso sei diventato un Dio, un Dio vivente che darà la vita a tutti coloro che lo vorranno!" aggiunse con enfasi, indicandogli con un ampio gesto i segni incisi sulla lastra. Si era calato completamente nel ruolo di sacerdote del suo Dio e del suo popolo. Wal lo percepì nei gesti e nella voce e ne ebbe timore.
"Sei il Suo Messaggero" riprese Flot dopo aver appoggiato le mani sull'altare, facendo scorrere delicatamente le dita nelle consunte linee incise nella pietra
"Vienimi vicino Wal, ora ti mostro".
"Ieri eravamo qui" aggiunse, percorrendo l'incisione fino a raggiungere, toccandolo, il cerchio verde "Alla Festa di Koikai, il giorno in cui tutto ha inizio per noi. Il nostro Padre ha dovuto lottare duramente, ma grazie al nostro aiuto ieri ha iniziato il suo cammino tenendosi per mano alla Grande Madre" indicò, toccandolo delicatamente, il disco nero più piccolo. Wal notò che indugiò molto in quel punto, accarezzandolo a lungo prima di ritornare a parlare "Per dieci lune gli apparterrà completamente e camminerà con lei nella vita... " con la mano descrisse un'ellisse che partiva dal cerchio verde, toccava il cerchio giallo, tornava indietro a incontrare il cerchio marrone, oltrepassandolo poi fino al più grande dei cerchi bianchi. A quel punto il movimento si fermò nell'aria.
"Là" aggiunse con un improvviso cedimento nella voce "all'inizio dell'inverno lascerà la sua sposa ai suoi compiti di Grande Madre. Sarà un momento molto importante per il mio popolo...".
"La Scelta, vero?" disse Wal, obbligandolo a voltarsi per lo stupore. Capì di avere colpito nel segno quando lo vide annuire lentamente, posando nel medesimo tempo lo sguardo su Ranuncolo che se ne stava alla distanza assegnata. Ignaro di essere osservato, il Sednor lanciava piccole pietre verso il pianoro, al limitare della foresta. A Wal parve di scorgere una scintilla d'odio in quello sguardo.
"Esatto, la Scelta. Ma quello è il nome che usano i Sednor. Per noi è la Festa di Sitati" aggiunse, tornando a contemplare i segni sulla pietra e sfiorando con delicatezza il piccolo cerchio bianco. "Quando la Luna sarà piena, la Grande Madre compirà il suo sacrificio per noi e tornerà alla Madre terra, mentre tu... " disse voltandosi a guardarlo in volto "Tu tornerai a noi come Messaggero del Sole. Allora sarai Lui!" aggiunse inchinandosi profondamente davanti a Wal che rimase a bocca aperta per quello che aveva sentito. Si aspettavano veramente che facesse tutto questo? La salivazione si arrestò, la bocca divenne arida come sabbia. Una improvvisa paura lo assalì, lo portò a fissare l'interno del vulcano; desiderava ardentemente buttarsi di sotto:
<Un attimo solo e tutto sarebbe finito> si disse, ma in qualche modo si rese conto che quel pensiero non era suo. Gli giungeva come una eco lontana da qualche angolo nascosto della sua testa e sentiva che gli era nemica. Scrollò la testa e riprese il controllo. Si ricordò che già il giorno prima aveva provato sensazioni simili, quando si trovò nei pressi della Guardiana assieme a Flot. Riavendosi riprese anche coscienza di quello che gli stava dicendo l'amico.
"Ma... ma il tuo popolo non mi conosce" disse incespicando un poco "Come può pensare che io possa... " venne interrotto prontamente da Flot.
"Al mio popolo non interessa chi sei" fece lui, scuotendo la testa "A loro interessa solo che tu lo faccia. Il resto non ha importanza".
"Ma fare cosa, insomma!" fece piccato. Cominciava ad averne abbastanza di tutti quei misteri. "Se non volessi fare quello che volete e me ne andassi?".
Lentamente Flot scosse la testa.
"Non è possibile, hai accettato il tuo ruolo sposandoti con la Grande Madre" aggiunse mesto "Ormai appartieni a loro".
"A voi, vorrai dire. Anche tu fai parte di quel popolo!".
A questo punto Flot parve accasciarsi su sé stesso. Il sacerdote lasciò il posto al ragazzo che Wal aveva conosciuto. Per la prima volta vide il suo amico piangere. Una lacrima gli solcò la guancia mentre lo fissava diritto negli occhi. Provò immediatamente una gran pena per lui.
"Cosa ti tormenta, Flot? " gli domandò dimenticandosi di tutto il resto. Improvvisamente si rese conto che se il destino l'aveva portato lì, quella era la sua strada. Se l'uomo che l'aveva salvato da una morte certa aveva bisogno, lui c'era. Qualunque cosa fosse successa.
Come percependo i suoi pensieri, Flot gli disse che era tutto inutile, che non poteva fare nulla per lui. Ma Wal insistette ancora e alla fine l'altro cedette. Tornando a guardare i segni incisi sulla pietra, Flot riprese ad accarezzare la piccola luna nera che aveva davanti.
"Avevo una moglie fino a poco tempo fa" iniziò dicendogli. Ogni parola gli costava fatica e un dolore immenso.
Per Wal fu come un fulmine a ciel sereno. Come se si fosse aperto improvvisamente uno squarcio di luce in un cielo tempestoso, comprese. Gli sguardi, gli atteggiamenti del giorno prima tornarono tutti al loro posto in un sol momento. Quello che prima gli pareva ingarbugliato, divenne chiaro. Prima ancora di rendersi conto di aver parlato, disse a mezza voce: "La Grande Madre!".
Flot rimase ad accarezzare la piccola incisione nella pietra, ma dal suo lento annuire Wal capì di essere nel giusto.
Lentamente, a bassa voce quasi temesse che il vento potesse portargliela via, il giovane Ratnor riprese a parlare:"Si chiamava Salice che Ride, prima di diventare la Grande Madre". Wal si sentì in colpa per quello che era successo e l'altro glielo lesse in volto.
"Tu non c'entri" gli rispose "Nessuno ha chiesto il tuo parere, siamo entrambi vittime. Tu, la Grande Madre, io. La legge del mio popolo è spietata e niente può cambiarla. Una volta che il ciclo ha avuto inizio, DEVE! ... deve giungere a termine. Non c'è nulla che si possa fare".
Wal avrebbe voluto saperne di più, però proprio quando fece per parlare ancora, Ranuncolo li chiamò a gran voce, attirando la loro attenzione verso il basso. Sporgendosi oltre l'altare, nella direzione indicata dal Sednor, videro che qualcuno era appena uscito dalla foresta e di corsa si avvicinava a grandi passi al sentiero che portava verso la cima del vulcano. Era un uomo e pareva volare tra una asperità e l'altra del terreno, tanto era rapido il suo passo e leggero il suo incedere.
"Radice!" esclamò Flot nel riconoscerlo. Il suo sguardo sembrò illuminarsi alla vista del giovane ragazzo che li avrebbe raggiunti da li a poco.
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