3a) IL MATRIMONIO DELLA FORESTA
Subito non comprese, ma nella penombra in cui si teneva nascosto, gli parve che il suo amico avesse gli occhi lucidi e fissasse con intensità la donna al suo fianco. La Grande Madre gli sorrise. Il profumo di linfa fresca l'avvolgeva e si spandeva a ogni suo movimento. Come era buono. Lo respirò a fondo e se ne sentì inebriato come se avesse bevuto vino.
La testa prese a girargli, un sussurro nel cervello gli disse senza preamboli di farsi da parte.
Non capiva, qualcosa andava oltre la sua comprensione, eppure ancora una volta sentì che quella donna non era un'estranea per lui.
I suoi lineamenti, il suo sorriso, i suoi occhi... Chi era? Eppure li conosceva!
Un barlume di consapevolezza lo portò a comprendere:
Non ora, ma in qualche luogo e in qualche tempo li aveva già visti, amati forse.
Forse non lui, forse qualcun altro, ma la sensazione che all'inizio lo assalì e lo sconvolse, divenne presto così forte e presente da essere reale come la mano che stringeva nella sua.
Una sorta di tenerezza fece breccia nel suo cuore e sentì gli occhi umidi. Un'emozione antica lo travolse impetuosa.
Il profumo di linfa fresca evaporò. Un dolce e penetrante odore di caprifoglio l'avvolse prendendone il posto. Lo respirò come fosse oro. Chiuse gli occhi quando lo riconobbe. Un desiderio che andava oltre alla sua comprensione lo convinse a farsi da parte.
Senza che se ne rendesse conto strinse forte la mano della donna che si voltò a guardarlo. Quando i loro sguardi si incrociarono, sembrò non meno stupita di lui .
Portò la mano al volto di Wal e glielo accarezzò dolcemente, guardandolo come se l'avesse visto solo in quel momento.
" Sei tu?" gli chiese avvicinandosi tanto a lui da sfiorarne il corpo. Visibilmente emozionata, la sua voce fu un soffio: tremava d'incertezza, ma Wal la comprese ugualmente. L'udì e la riconobbe con il cuore.
Il profumo di lei gli inondò le narici e lo inebriò. Il rumore della folla sparì; la radura non esisteva più per loro due in quell'istante. Le dita di lei scorrevano lente sul suo volto e a quel lieve contatto una coltre di nebbia densa li avvolse.
Vorticandogli attorno li portò lontani nel tempo. Quando si dissolse si ritrovarono sulla riva di un grande fiume, soli. La folla, la radura, Ratnor e Sednor, tutto svanito. Solo il fiume, lui e la donna che aveva preso in sposa. Attorno a loro, il rumore sommesso dell'immane quantità d'acqua che scorreva lenta sovrastava ogni cosa.
Prima di rendersene conto le rispose: "Sì, sono tornato". Leggendogli le parole sulle labbra lei comprese. Sorrise felice.
Lievemente, teneramente si sfiorarono le labbra e in quel bacio ci fu una dolcezza che Wal non seppe spiegarsi, ma che condivise con immensa gioia.
Qualcosa che ancora non conosceva l'invase; una felicità profonda si unì nelle bocche accostate e a sua volta accarezzò lentamente il volto della donna. Insieme si voltarono verso il fiume che scorreva maestoso e osservarono la riva lontana dell'altra sponda. Si mormorarono qualcosa che il rumore delle acque sovrastò e portò via con sé.
Ma fu solo un attimo: udirono una voce imperiosa e tremante, la nebbia fitta ricomparve ancora, li circondò facendo scomparire ogni altra cosa oltre a essa.
Quando si dissolse davanti a loro non c'era più il fiume, ma Flot, che li guardava disperato ponendosi tra essi e la gente nella radura. Non pareva nemmeno il medesimo uomo di poco prima. I suoi occhi, il suo viso, la bocca distorta in una smorfia di dolore, ne ripetevano ancora i nomi.
"Cosa avete fatto, pazzi!" sussurrò tra i denti.
Nessuno a parte i due sposi poté vederne il volto disfatto dalla sofferenza e una profonda tristezza assalì Wal davanti a quello sguardo impotente. Imbarazzati gli sposi si scostarono uno dall'altra tenendosi ancora per mano. Il fiume non c'era più, l'attimo che li aveva circondati era svanito così come era venuto. Erano tornati nella radura e con un sospiro ripresero contegno. Lentamente Flot fece a tutti e due cenno di proseguire. Sospirò a fondo per ricomporsi, prima di tornare al suo posto nella penombra, due passi dietro di loro.
Profondamente turbata la Grande Madre si rivolse ancora alla sua gente:
"Che vengano portati i fasci!" ordinò stentorea.
Subito alcuni Sednor corsero verso un grande mucchio di fascine accatastate nei pressi delle tavolate esterne.
Wal le aveva notate, ma credeva che servissero per i fuochi accesi nella radura. Invece vide che i Sednor ne prendevano una per mano, andandosi poi a posizionare in fila uno dietro all'altro, formando una lunga coda. Quando anche l'ultima fascina venne raccolta, Wal vide altri Sednor sollevare qualcosa che fino a quel momento era rimasto nascosto dall'erba
Quattro di loro, alzandosi all'unisono, sollevarono sulle spalle un palo di legno lungo una decina di metri, appuntito da una parte e grosso quanto una gamba. Era pesante.
Fecero fatica a sollevarlo. Wal li vide ondeggiare sotto il suo peso. Era colorato in cinque parti : per primo sulla punta vi era il nero, poi il verde, il giallo, il marrone e infine il bianco, che terminava in una campanella fissata alla fine del palo. A ogni movimento del battacchio tintinnava metallica. Lentamente, avanzando a passo cadenzato, i quattro uomini si avvicinarono alla lunga fila di portatori di fascine, li superarono, poi si posero alla loro testa, dove ancora si fermarono. Evidentemente affaticati si voltarono verso il palco. Grosse gocce di sudore colavano lungo le fronti e i volti sfigurati dallo sforzo. Ogni tanto lo scarto di uno di loro minacciava di far rovinare tutti a terra, ma resistettero.
Il tempo passò lento, gli sguardi dei quattro Sednor fissi sulla Grande Madre come se aspettassero qualcosa da lei, che rimase immobile tenendo per mano Wal. Dopo qualche tempo dalle tavolate vicine al palco si udirono dei mormorii, dei richiami a fare silenzio e poi ancora fruscii e colpi di tosse imbarazzati.
Poco alla volta il silenzio della radura venne rotto da borbottii e occhiate allibite.
Lei tardava, era turbata, ma alla folla questo non importava.
Era qualcos'altro che volevano da lei, non la sua compassione. Alle loro spalle, gli sposi udirono un sussurro rabbioso che fece sobbalzare Wal.
"Vai! Adesso!" abbaiò Flot e la Grande Madre si scosse, sollevò la figura e il mento sprezzante e con la mano libera fece cenno di proseguire.
I quattro Sednor sussultarono e tutti assieme urlarono con tutto il fiato che avevano in corpo :
"YAONAI!!".
Barcollando e caracollando si avviarono verso il centro della radura, seguiti dai portatori di fascine. Arrivati nei pressi della Guardiana proseguirono senza incertezze, si diressero verso l'entrata più vicina e l'oltrepassarono.
Wal vide che la siepe si mosse, si agitò un momento, ma non scattò. Per qualche istante le spine fecero una comparsa fugace. L'istinto assassino si rivolse in un cortorcimento furioso di spire e le spine si ritrassero. Li lasciò passare come la Grande Madre aveva ordinato.
Una volta all'interno, i quattro Sednor si diressero verso il centro della radura. La folla fece ancora silenzio.
Wal sentì una stretta feroce alla mano: la Grande Madre. Gliela strinse nella sua. Non pensava potesse essere così forte quella donna.
Al suo fianco, rigida e solenne, lei seguiva le azioni del piccolo corteo nella radura.
I Sednor avevano raggiunto la zona d'erba bruciata. All'improvviso i quattro uomini si fermarono, si posizionarono e insieme sollevarono in verticale il palo. Quando la punta si conficcò nel terreno, in una buca che accolse per tutta la lunghezza il colore nero, Wal sentì una fitta al cuore. Un dolore forte e improvviso. Fisico e quasi reale, lo colse così acuto da farlo sentire male. Gemette.
La donna si voltò a guardarlo, quasi volesse rassicurarlo o proteggerlo.
Fatto questo i quattro Sednor si spostarono di lato prima di crollare a terra esausti.
Al loro posto vennero avanti quelli con le fascine : si avvicinarono uno alla volta al palo, posizionandole con cura alla sua base fino a ché non ebbero coperto tutta la zona bruciata. Quando ebbero finito si voltarono e si diressero di corsa verso l'uscita. Sentendoli passare la siepe fremette di nuovo. Le spire si mossero emettendo un sibilo minaccioso. Mentre i Sednor si allontanavano raggiungendo gli altri, dalle viscere della terra salì un rumore cupo. Un sussulto improvviso sollevò il centro della radura. Dalla campanella in cima al palo si udì un unico tintinnio che risuonò cristallino, poi tutto tornò silenzioso.
Dalle tavolate tutto attorno alla radura si sollevò un applauso e quando anche l'ultimo dei Sednor oltrepassò la siepe, il guizzò istantaneo della Guardiana sigillò tutti i passaggi.
La Grande Madre respirò a fondo e dopo un'ultima stretta delle mani si rivolse al suo sposo. Aveva gli occhi umidi, quando gli disse:
"Vai ora, quando sarà il momento ci rivedremo ancora e parleremo. A presto, marito mio". Dopo un'ultima stretta le mani si slacciarono. La donna si avviò verso il fondo del palco e, senza rallentare il passo, entrò nel groviglio di rampicanti scomparendo in esso.
I due giovani uomini si trovarono soli. Per un momento si guardarono.
Negli occhi di Flot vi era posto soltanto per un odio così profondo che sconvolse l'amico: imbarazzato Wal non seppe cosa dire, ma Flot lo prese sotto braccio e lo riportò ai loro posti.
Si comportò come se nulla fosse successo.
La giornata di festa andava a incominciare e non doveva essere rovinata.
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