31)PENTIMENTO
In fondo come avrebbe potuto capire che Flot, in quello sguardo puntato su di lui, vide per un momento gli occhi del padre e li riconobbe. Ne ebbe terrore e tenerezza insieme, perché erano gli stessi occhi carichi di tristezza e sgomento che vide quando lui, trecento anni prima, gli conficcò un pugnale nella schiena per impedirgli di cambiare Il Libro delle Foglie, incredulo che suo figlio potesse arrivare a tanto per la sete di potere.
Lui, Aldaberon dei Vareghi, l'uomo che Flot da bambino aveva adorato; l'uomo che aveva tentato con la Grande Madre di cambiare le sorti del popolo della foresta, morì con un ferro in mezzo alle spalle, fissando attonito chi lo aveva ucciso. Flot in quel momento si sentì disarmato. Quello sguardo lo colpì come uno schiaffo in pieno volto. Ne aveva riconosciuta la commiserazione per la sua debolezza e non poteva sopportarlo. Avrebbe accettato più facilmente uno sguardo carico d'odio piuttosto che la commiserazione, la pietà che c'era in quegli occhi.
In passato solo un'altra volta gli era capitato di vedere quello sguardo, circa centocinquanta vite del Sole prima, negli occhi di un altro Varego anche lui chiamato Aldaberon come suo padre. Anche lui veniva dal Nord e parlava come se avesse una missione da compiere. Ma era uno sciocco arrogante, presuntuoso a tal punto da non capire di avere davanti a sé quello che cercava: il Libro delle Foglie che Flot nascose perché nessuno potesse più leggerlo.
Si fece fermare per arroganza e stupidità dalla Guardiana che era attenta a proteggere il libro e sparì per sempre inghiottito da lei. Pensava di essersi definitivamente tolto il problema, ma invece si sbagliava. Il passato era nuovamente tornato a cercarlo. Non avrebbe mai avuto fine quella storia, allora?
Forse Wal non aveva ancora compreso del tutto chi aveva di fronte a sé, ma di certo prima o poi l'avrebbe scoperto e cosa avrebbe dovuto fare Flot in quel momento? L'amnesia di cui il ragazzo era vittima, per quanto l'avrebbe tenuto lontano dalla verità? Cosa avrebbe fatto allora? Cosa avrebbe fatto lui, allora?
Flot non era più il medesimo uomo di centocinquanta anni prima, quando il primo dei successori di suo padre venne a cercarlo. Lo spietato esecutore delle Leggi delle Foglie di allora, adesso era solo un uomo spaventato e alla fine dei suoi giorni. Solo una pallida parvenza di quello che era stato.
Ma al contempo come avrebbe reagito il suo amico se avesse saputo da altri, quello che lui aveva fatto alla sua famiglia? Guardò Wal che seguitava a curargli il braccio ed ebbe un brivido. Si affrettò a rassicurarlo che non era niente, che poteva continuare a fare quello che stava facendo. Ma come avrebbe potuto Wal, da quel veloce trasalimento, comprendere che Flot avesse capito solo in quel momento chi lui fosse veramente.
Come avrebbe potuto infine capire, quale tremendo sbaglio avesse fatto Flot quella mattina nella foresta, solo e roso dalla gelosia dopo il matrimonio del giorno prima, a gettarsi contro la Guardiana perché lo uccidesse? Se sua moglie Salice che Ride, la Grande Madre delle Yaonai, non fosse stata pronta a intervenire per fermare quella bestia feroce, a quest'ora Flot il Maestro del Sole sarebbe scomparso e non avrebbe potuto più riparare almeno una parte dei torti fatti in quei secoli di cieca arroganza.
Dopo quello sguardo, Flot capì che quello che lo sgomentò durante il matrimonio della Festa di Primavera non fu un tradimento da parte di sua moglie. Il bacio che lei e Wal si scambiarono sul palco non era nulla, ora lo sapeva. Le effusioni che all'improvviso i loro corpi si scambiarono, non avvenivano tra loro. Quello che aveva scambiato per amore tra sua moglie e il nuovo marito, apparteneva a un amore molto più antico, che aveva conosciuto bene ed era ormai dimenticato da tutti, eccetto che da lui.
Perché Flot sapeva che Salice che Ride, come Grande Madre, portava dentro di sé le anime di tutte coloro che l'avevano preceduta, compresa quella di sua madre. Era la Grande Madre che conservava la memoria storica delle Yaonai, il suo popolo. Ognuna di esse lo faceva, fin dai tempi più antichi.
E lui, Walpurgis dei Mandi, vittima designata per la prossima Festa della Merla a raggiungere il loro Padre Celeste, il Sole, per portargli il loro aiuto; marito di sua moglie e suo amico devoto, portava dentro di sé l'anima inquieta e mai appagata del suo vero padre mortale, Aldaberon il Varego, ucciso di suo pugno per raggiungere l'immortalità. Coloro che si scambiarono quel bacio e quelle effusioni davanti a lui erano le anime dei suoi genitori, risorti per un istante e ritrovati insieme in quei corpi dopo secoli.
Nello stesso posto e nello stesso momento, si erano incontrati ancora e avevano liberato una passione mai sopita dopo secoli di oblio. Mai avrebbe potuto crederlo. Mai, avrebbe osato crederlo possibile! Quella era la vera eternità, forse!
Averlo capito lo liberò improvvisamente di paure e ansie accumulate in secoli di vita gretta e arrogante. Secoli vissuti con un rimorso sordo che mai aveva ammesso a sé stesso, improvvisamente si laceravano. Ora che finalmente l'aveva compreso si sentiva libero di credere a qualcosa che fosse giusto solamente per lui e non per quel popolo di ingrati. Questo non lo sollevava dalle sue responsabilità, certo, i crimini commessi prima o poi gli sarebbero caduti addosso ed era pronto a sopportarne le conseguenze. Però era ancora vivo, aveva ancora la possibilità di rimediare ad alcuno di essi.
I suoi sbagli non dovevano perpetrarsi dopo di lui. Quella storia doveva finire con la generazione che l'aveva iniziata. Doveva aiutare Wal nella sua missione e far in modo che la storia riprendesse il corso degli eventi come l'avevano pensato suo padre e sua madre tanto tempo prima. Solo così, le loro anime sarebbero state finalmente placate. Se non poteva riportare in vita i suoi genitori, poteva almeno tentare di far sì che suo fratello di seme, suo figlio, non commettesse ancora gli stessi suoi errori.
Radice poteva ancora salvarsi, non era ancora diventato un Ratnor e non aveva ancora avuto l'abbraccio vitale della Grande Madre. Lui e sua moglie potevano fare qualcosa per salvare loro figlio da un futuro di scelte grette ed egoiste. Per farlo dovevano unirsi in un unico, grande scopo, che era anche quello di Wal, il marito di sua moglie. Uniti forse avrebbero potuto salvare quello che di bello ancora c'era in quella foresta. Ma come farlo? Per riuscirci avrebbero dovuto manovrare la prossima Scelta, l'ultima in cui lui avrebbe avuto potere. Salice che Ride, sarebbe stata d'accordo? Non lo sapeva, doveva parlargliene. Avrebbe avuto ancora fiducia in lui? E Wal? Lui come avrebbe reagito a tutto questo, debole e spaesato come era?
I dubbi di Flot erano molti, le speranze di riuscire poche, però ora intravedeva un barlume di luce dove prima c'era soltanto tenebre.
Con un accenno di speranza per il futuro tornò a guardare Wal. Aveva quasi del tutto liberato il braccio dalla fasciatura, era sudato e sporco di quella gelatina infame che gli era uscita dalla ferita. Lui stesso provava ribrezzo nel vedere cosa era diventato il suo sangue e si domandava come potesse l'amico non esserne sconvolto e fuggire lontano da lui.
Eppure era lì, accovacciato in terra a fare quello che nessuno della sua gente avrebbe mai fatto. Loro l'avrebbero scacciato immediatamente, lasciandolo solo nella foresta. Lui, invece, no. Lentamente spostava il muschio che aveva messo sulla ferita, staccandone un pezzetto alla volta e posandolo in un contenitore a parte. Non badava nemmeno più a pulirsi, era sereno in quello che stava facendo e per un momento Flot ne fu invidioso.
Avrebbe voluto anche lui ritrovare quella serenità d'animo, quando poi ricordò quanto tormentato fosse stato il passato dell'amico, non l'invidiò più. Erano simili, loro due. La vittima e il carnefice avevano in comune il tormento per quello che doveva succedere nel loro futuro, inseguiti da un passato che non voleva lasciarli andare. Erano simili molto più di quanto Wal potesse mai immaginare. Un moto di commozione rischiò di sommergerlo, delle lacrime gli salirono agli occhi, ma si obbligò a ricacciarle indietro. Non tutto era perduto, allora. Poteva ancora sentirsi parte di qualcosa, dopotutto.
Quando poi, con un ultimo strappo leggero, anche l'ultimo brandello di benda liberò finalmente la pelle del braccio di Flot, Wal riconobbe tutta la gravità della ferita.
Il foro nel muscolo aveva smesso di sanguinare, però la pelle tutto attorno era tesa, lucida e calda. Il braccio era gonfio dal gomito fino alla spalla, emanava un leggero odore di putrefazione e lui non aveva nulla per curarlo. Per trovare il necessario avrebbe dovuto andare nella foresta e perdere la possibilità di parlare con il suo amico, solo che lui aveva fretta. Appallottolò la fascia e la posò dentro a un contenitore di legno.
Si pulì le mani con un panno, ma era già tutto inzaccherato da quella gelatina. Quella sostanza aveva sporcato tutto: il pavimento ne era impregnato, la tunica, sporca così come i pantaloni. Se non voleva destare sospetti, avrebbe dovuto cambiarsi prima di uscire da quella stanza.
"Come ti sembra?" gli domandò Flot, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Lui lo guardò. Non se la sentì di mentirgli. Preferì dirgli la verità.
"Non è bello, la ferita si è infettata e non ho nulla per curarti. Con i vestiti in questo stato non posso uscire e soltanto nella foresta potrei trovare il necessario per farlo. Mi dispiace, ma questo è tutto quello che posso dirti".
Si aspettava una reazione di panico come aveva visto nella foresta, invece Flot rimase tranquillo. Con due dita si tastò la pelle livida e violacea attorno alla ferita e annuì.
"Puoi guarirmi?" gli domandò, mascherando un tremore crescente.
"Se avessi i medicamenti giusti, penso di sì. In caso contrario tra non molti giorni l'unica soluzione sarebbe l'amputazione". Si stupì della sicurezza che ebbe nel fare la diagnosi, ma era certo che gli venisse dall'Antico. Probabilmente doveva essere stato un bravo curatore ai suoi tempi.
Flot sapeva cosa significasse un rimedio del genere. Gli era capitato di vedere dei Sednor curati in quel modo e come Ratnor ne rabbrividì. Loro erano i Perfetti. Non ammettevano difetti fisici che non fossero degne di loro. In nessuno. Tanto meno nel loro Maestro del Sole, poteva essere ritenuto accettabile uno scempio simile. Sarebbe stata la sua fine!
Poi si ricordò che la sua fine era già stata decretata ed ebbe uno scatto di rabbia. Si scostò la lunga coda di capelli che stava per imbrattarsi nel sangue sparso sul pavimento e nel farlo scoprì l'anello di Wal che ancora portava legato al braccio sinistro. Se ne era dimenticato negli ultimi giorni, ma il vederlo gli fece venire in mente la soluzione che non trovava. Poteva funzionare, purché...
"Hai ancora la treccia di capelli che ti ho donato?" gli chiese di botto.
Preso alla sprovvista Wal rimase stupito. Anche lui spesso dimenticava di portare il dono di Flot al braccio. Ormai faceva parte di sé tanto quanto il braccio a cui era legato. Istintivamente si portò la mano dove sapeva di trovarlo e lo sentì spesso e compatto sotto il tessuto.
"Certo, perché me lo chiedi?"
Ma Flot non fece in tempo a rispondergli.
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