28a) IL FIORE BLU

Wal annuì senza dire nulla. Non ricordava di avere invitato qualcuno a cenare in sua compagnia, però se Ranuncolo diceva che era così, preferì crederci. Aveva già commesso troppi errori con quella gente e si sentiva troppo stanco per combinarne altri volutamente.

Si cambiò rapidamente, lasciando cadere in terra i vestiti sporchi che vennero raccolti da Ranuncolo e posati in una cesta. Non poté fare a meno di vedere ancora il fiore blu posato sul cuscino e di sentirsene incuriosito.

"Di chi è quello?" fece a Ranuncolo e il Sednor gli disse che era della sua ospite. Con pochi, rapidi movimenti il servitore avvolse la lunga chioma attorno alla vita del suo padrone e poi si allontanò di qualche passo per vedere se l'effetto complessivo poteva essere soddisfacente.

Compiaciuto del risultato andò a prendere la cesta degli indumenti e fece per uscire, ma si bloccò sulla soglia. Una Ratnor entrò decisa e appena lo degnò di un cortese saluto. Wal avrebbe voluto chiedere al suo servitore qualcosa di più sulla sua ospite prima del suo arrivo, ma ormai non avrebbe avuto più nessuna utilità perché era arrivata e non faceva nulla per nascondere il suo interesse verso il padrone di casa.

La Ratnor si fece avanti decisa, gli andò vicina e gli fece un inchino elegante. Nel suo sguardo Wal percepì il rispetto che quella gente gli tributava come rappresentante del loro Dio, eppure una velata superiorità faticava a essere trattenuta dai gesti e dai comportamenti della donna, che rimase ferma davanti a lui, in attesa.

Era bellissima come tutte le donne della sua gente, di poco superiore della sua età, elegantemente cinta in una semplice stola di colore blu chiaro, avvolta più volte attorno il suo corpo che, cadendole molle su di un fianco, le lasciava una spalla libera. Aveva la pelle del volto chiara e liscia delicatamente truccata e nell'inchinarsi aveva sparso nell'aria attorno a sé un profumo dolce e intenso che Wal giudicò un poco nauseante. A vita portava avvolta la lunga coda di capelli che per l'occasione non aveva il solito colore giallo a cui aveva fatto l'abitudine, bensì un gentile color turchino che accompagnava il vestito. Nei piedi dei semplici sandali anch'essi di colore azzurro le vestivano delicatamente i piedi fino alle caviglie. La donna sembrava completamente a suo agio, al contrario di Wal che si sentiva piuttosto teso davanti a lei. Non capiva chi fosse e se l'avesse già incontrata in qualche altra situazione, però non voleva essere scortese. Per gentilezza le rivolse un saluto prontamente restituito con un elegante movimento della testa.

Superate le prime formalità si trovò a corto di risorse e non seppe più cosa dire e cosa fare. Cosa richiedeva l'etichetta di quel popolo? Nessuno glielo aveva detto e lui non sapeva come muoversi nella sua nuova veste di Gopanda Leta. Cosa voleva quella donna da lui e cosa si aspettava che facesse?

Ranuncolo dovette accorgersene perché disse prontamente:

"Marsal dei Mandi mi ha dato il permesso di dirti il suo nome, ed è inutile che lo ridica una seconda volta. La cena è pronta sul tavolo e non avete che da servirvi. Se non hai più bisogno di me, mi ritiro, mio signore".

Wal fu grato dell'aiuto che il Sednor gli aveva dato, sebbene continuasse a non ricordare nulla di quella donna. Gli fece cenno che poteva andare, poi tornò a concentrarsi sulla Ratnor. La fissò intensamente. Aveva un corpo perfetto e quel profumo che portava addosso era inebriante e nauseante al tempo stesso. Sapeva di foresta in decomposizione, di funghi, di muschio. Lo stimolava e lo eccitava verso Il corpo di femmina che sapeva esserci sotto quel vestito. Nonostante la stanchezza, sentì dei formicolii risvegliarsi nel suo basso ventre e iniziò a desiderare di possedere quel corpo. Eppure, nonostante questo, sentì che quella donna era sciatta. Nella sua bellezza sorprendente era uguale ad altre centinaia di donne del suo popolo e non aveva nulla che la distinguesse da loro.

<Un fiore per quanto meraviglioso, si perde in un campo di fiori meravigliosi> pensò Wal.

Come intuendo il suo sconcerto, la donna si diresse verso il letto, prese il fiore blu che aveva lasciato sul cuscino e se lo mise tra i capelli, appena dietro l'orecchio sinistro. Sembrava un poco stizzita per averlo dovuto fare.

Appena l'ebbe fatto Wal si ricordò dell'episodio che li aveva portati a incontrarsi il giorno dopo il suo matrimonio. Lei era la donna che temeva che lui potesse bruciarla con un semplice tocco, anche se ora non sembrava avere più lo stesso timore di allora. Wal fece il possibile per mascherare che solo allora l'aveva riconosciuta, nascondendosi dietro a un sorriso.

"Sono contento di rivederti, Marsal dei Mandi " le disse, ricordandosi che aveva anche appetito e che le vivande erano già sul tavolo. Le porse una mano e quella non esitò a porgergli la sua.

"Vedo che non temi più di bruciarti, ora" le disse e fissandola in volto vide che l'unica cosa che bruciava in quel momento era l'ardore nei suoi occhi. Iniziava a capire che cosa desiderasse quella donna e se ne compiacque. In fondo era la stessa cosa che desiderava anche lui.

Si avviarono verso la tavola e si sedettero. Brindarono con un boccale di birra a testa. Wal aveva sete, ne trangugiò una buona metà con una sola sorsata, mentre vide che la donna beveva con maggiore attenzione.

Mangiarono con calma, parlando del più e del meno, senza che lei fosse minimamente imbarazzata del fatto che lui fosse lo sposo della Grande Madre. Anzi, più volte fece allusione alla cerimonia del matrimonio e all'onore che le aveva concesso nell'invitarla a condividere il pasto e il suo tempo. Era senza pudore e completamente a suo agio, come se quello che stava per accadere fosse una cosa senza troppa importanza. Anche la Grande Madre non parve dare molta importanza al fatto di essere stata la moglie di Flot, prima di giacere con lui. Ma a Wal, a quel punto della cena, di tutto questo non interessava più assolutamente nulla. Quel profumo inebriante gli entrava nella mente ogni volta che lo aspirava e lei pareva giocare con le spalle e i capelli per farseli annusare da lui, che mangiava, beveva birra e la desiderava. Come era nauseante e dolce quel profumo, eppure poco alla volta si stava impossessando di lui che stava per perdere il controllo senza rendersene conto. Quando sentì che la birra gli alterava troppo i sensi finse soltanto di sorseggiarla, ma ormai la testa girava e sentiva di non essere più padrone di sé. La birra, il profumo, quel corpo bellissimo che non faceva nulla per nascondersi, lo portarono a dimenticare tutto il resto. La donna ne era cosciente, si muoveva in modo che lentamente la stola le scendesse lungo la spalla che lo sosteneva, scoprendo un po' alla volta il seno che Wal non riusciva a smettere di fissare. Quando poi, con un ultimo misurato movimento, apparve il capezzolo turgido da sotto il tessuto, lui non capì più nulla. Senza dire una parola si alzò, prese in braccio la Ratnor e la gettò sulle coperte del letto senza che lei opponesse la minima resistenza.

Il risveglio del mattino dopo fu tragico.

Quando riaprì gli occhi, Wal fu assalito da una ondata di nausea incredibile. La luce del sole inondava la stanza. Nel naso aveva ancora quel profumo eccessivamente dolce che ora lo disgustava, la testa gli scoppiava e lo stomaco era in subbuglio. Dormiva nudo sulle coperte in disordine del letto e aveva un braccio di donna appoggiato sul petto. Seguendolo con lo sguardo arrivò al corpo di donna che dormiva al suo fianco. Il volto era rivolto verso di lui. La riconobbe per il fiore azzurro che ancora spuntava da sotto l'orecchio.

Era rotto in più punti, aveva perso molti dei suoi petali e aveva un aspetto ben misero rispetto alla sera precedente. La donna dormiva profondamente e aveva un sorriso soddisfatto disegnato sulle labbra. Era bellissima ancora adesso, nonostante fosse spettinata, il trucco attorno gli occhi fosse sbavato e una striscia di colore le arrivasse fino alla guancia. Eppure, nonostante la bellezza, Wal sentiva che non provava nulla per quella donna. Anzi, no. Una cosa la provava,  fastidio.

Senza troppi riguardi si tolse il braccio di dosso e lo lasciò cadere sulle lenzuola. La donna si mosse nel letto senza svegliarsi. Mugolò qualcosa. Si voltò dandogli le spalle e non si mosse più. Lui poté ammirarle le curve perfette delle anche che si perdevano nelle lunghe gambe affusolate leggermente divaricate da lasciar indovinare una leggera peluria sul pube. Non provò nessun desiderio.

Sapeva di aver fatto solo quello che la donna desiderava da lui, eppure ora non si sentiva soddisfatto. Provava quasi fastidio per aver perduto il controllo la sera prima e di essersi comportato in quel modo. Non era stato così quando aveva passato la notte con la Grande Madre. Anche se lui e Salice che Ride erano stati spettatori che avevano concesso i loro corpi all'Antico e alla sua amata, quello che aveva provato attraverso le sensazioni del suo avo erano ben altra cosa rispetto a quello che sentiva adesso.

La pienezza di emozioni che aveva provato allora nel suo animo era ben altra cosa dal vuoto che percepiva ora. Anche le sensazioni che aveva percepito scorrere tra quei due corpi dopo l'amplesso, erano agognati attimi completamente appagati e ardenti desideri ancora da placare. Non come ora che desiderava soltanto scendere da quel letto e allontanarsi il più in fretta possibile. Infastidito dal sentirsi così vuoto, scese le gambe dal letto ma fu colto dalla nausea e dal capogiro.

Dovette fermarsi per riprendere il controllo. Ancora si ricordava di come era andata con quell'altra donna Ratnor che si era ritrovato nel letto, il mattino dopo al suo matrimonio.

<Come si chiamava?> Si disse, ma per quanto si sforzasse non ne ritrovò il nome nella memoria. Al ricordo di quella mattina non poté trattenere un sorriso amaro. Qualcosa gli stava dicendo che tutto questo aveva qualcosa di profondamente sbagliato.

Non sapeva se era collegato al fatto che si era appena sposato o che non provava nulla per la donna con la quale aveva passato la notte, eppure dal suo passato faceva capolino un ricordo ancora nascosto che iniziava a tormentarlo. Lo sapeva. Lo sentiva. Gli voleva dire qualcosa che lui non sapeva ancora interpretare, ma che a suo tempo sarebbe esploso nella sua mente, all'improvviso, come le altre cose che erano già venute a galla. Gettò un ultimo distratto sguardo al corpo di donna steso nel suo letto e ritornò a quell'altra mattina.

Di quell'altra donna gli era rimasto impressa la dignità e lo sguardo mesto. Il suo corpo sapeva di buono e gli aveva lasciato una sensazione piacevole, anche se non se ne ricordava ancora il nome. Nella sua voce, nei suoi occhi c'erano un desiderio e una dolcezza che in Marsal non aveva trovato.

Ma com'era il suo nome?


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