24a) UN'ERA GIUNGE AL TERMINE

Gli anni scorsero veloci e con essi le generazioni passarono.

Le battaglie combattute divennero le Quattro Stagioni dell'anno.

Le feste che un tempo le onoravano, divennero feste per raccolti e semine.

Così, stanchi dell'inutilità in cui trascinavano i loro anni, i Signori degli elementi si riunirono assieme ai Soluni per decidere cosa fare.

Tartara si ricordò del viaggio fatto dalla Luna quando si separò dal Sole e del Mondo che visitò alla ricerca del Fato Imperscrutabile. Capirono che Lui aveva già tutto previsto, che loro erano gli Antichi Padri di quel Mondo e che là dovevano andare, ormai. In questo Mondo non c'era più posto per i Signori degli Elementi e i Giganti loro servitori.

Presto o tardi anche gli uomini si sarebbero accorti che erano inutili e li avrebbero scacciati. Perciò, meglio andarsene ora, che ancora li adoravano e li rispettavano. Almeno avrebbero avuto un bel ricordo da portare con sé. Gli avevano insegnato tutto quello che sapevano, di più non avrebbero potuto fare per quei piccoli esseri. Tutti si dichiararono d'accordo, anche i Soluni, sebbene la Luna chiese un poco di tempo prima di partire: aveva ancora una cosa da fare prima di andare.

Il regalo speciale che voleva donare agli uomini e alle donne che erano venuti in loro aiuto. Era pronto, finalmente.

Convocò tutti gli abitanti del Regno, per donarlo a tutti coloro lo volessero. Alcuni vennero, molti no. Ormai molti non si piegavano più davanti a lei. Era l'ultima conferma che il loro tempo volgeva al termine.

Tra le prime ad arrivare furono le Yaonai, poi giunsero i Vareghi dalle lunghe spade e pochi altri popoli ancora.

<Come dimenticano in fretta gli umani >pensò la Luna, non rendendosi però conto che per lei, essere eterno, gli anni scorrevano diversamente che dagli uomini  e i secoli altro non erano che  la vendetta del Tempo, che la relegava poco alla volta nell'oblio.

Sentendosi stringere il petto dall'emozione di un' epoca al termine, insegnò ai pochi che ancora la vollero seguire come non dimenticare le cose passate.

Mostrò loro come incidere segni per ricordare cose e idee da tramandare, mostrò loro come era possibile che generazioni passate restassero vive nella mente di quelle presenti e future.

Insegnò loro a scrivere e per ultimo a leggere quello che avevano scritto.

Dei pochi venuti al suo cospetto, molti furono delusi dal suo dono e se ne andarono, condannando i loro posteri al nulla e scomparendo nell'oblio del tempo che dimentica.

Alla fine gli unici a restare furono le Yaonai e i Vareghi. Solamente essi impararono e ringraziarono per il dono prezioso ricevuto. Ora anche la Luna era soddisfatta.

Aveva insegnato agli uomini cosa era la memoria e poteva andarsene contenta.

Raggiunse gli altri Signori e insieme se ne andarono alla ricerca di una delle Sei porte che conducevano al Mondo degli Antichi Padri. Querculo aveva provveduto a prendere i Rami d' Oro per entrarvi e grazie a essi l'aprirono. Con i Signori degli Elementi andarono quasi tutti i Giganti al loro servizio. Anche loro si sentivano inutili in un mondo di uomini. Le uniche che decisero di rimanere da questa parte, furono le Schegge delle Yaonai. Per esse sarebbe stato impossibile separarsi dalle loro beniamine. Oramai si consideravano una cosa sola, sangue e linfa, legate per la vita. Si sarebbero prese cura le une delle altre, unite per sempre.

I momenti degli addii furono lunghi e carichi di tristezza per tutti, sia per chi restava, sia per chi partiva.

I Soluni salirono sul carro con il cuore gonfio per quello che era stato e non poteva essere più, perché il loro tempo era finito: un'era intera era passata e nemmeno se ne erano resi conto.

Per lungo tempo i Sei vagarono alla ricerca di una delle Porte, quando poi la trovarono, questa si aprì davanti a loro come se li stesse aspettando. Il fianco di una montagna si scostò polveroso, scavando un antro che si richiuse alle loro spalle. Poi si ritrovarono in quello che avevano a lungo cercato: il Mondo degli Antichi Padri era davanti a loro, fresco, colorato, intatto e perfetto. Non vi erano più le schiere di anime che la Luna aveva incontrato. Solo qua e là piccoli gruppi passeggiavano tranquilli, in attesa che una delle porte si riaprisse per gettarli nuovamente nel Mare della Vita. Erano coloro che già avevano vissuto e, al tempo giusto, l'avrebbero  fatto ancora.

Appena entrati i Giganti si dissolsero nell'aria e scomparvero. Tornarono ognuno a dissolversi nell'elemento da cui vennero fatti, perché erano stanchi, delusi, desiderosi solamente di scordare ed essere scordati. Avevano fatto il loro tempo ed era ora di tornare a casa.

Tristi nel vedersi abbandonare anche dai loro servitori, quando i Signori fecero per incamminarsi, due uomini comparvero solenni a sbarrargli la strada e la Luna li riconobbe, erano Caso e  Destino. Andando loro incontro, si inchinarono dandogli il benvenuto, poi li segnarono sulla fronte e li fecero passare uno alla volta senza dire una parola. Quel tocco leggero nascondeva un segreto a loro sconosciuto, svuotò a ognuno dei Sei Signori la mente.

I Signori degli Elementi se ne andarono ognuno dove volevano, dimentichi l'uno degli altri e sentendosi finalmente a casa.

Infine Caso e  Destino si pararono davanti al carro dei Soluni, per nulla intimoriti dai ringhi minacciosi delle Ragace che temevano per i loro padroni. Con un gesto stizzito le fecero tacere e quelle, come cuccioli bastonati, si ritirarono tremanti una accanto all'altra.

Caso prese per mano la Luna e la fece gentilmente scendere dal carro, mentre Destino fece cenno al Sole che poteva procedere.

"Andate, Padre di Tutti" gli disse vedendolo incerto su quello che si aspettavano da lui, "riprendete il posto che vi è stato assegnato".

Lui finalmente comprese e fece un mesto cenno con la testa.

I Soluni poterono scambiarsi solo un rapido sguardo prima che il Sole facesse sollevare il carro e andasse a prendere il suo posto nel cielo, proprio nel punto dove lei l'aveva visto la prima volta che era giunta in quel mondo.

Improvvisamente la Luna capì e si sentì morire.

Erano stati traditi ancora una volta. O meglio erano stati solamente delle pedine in un gioco immensamente più grande di loro. Il Fato Imperscrutabile aveva tutto previsto. Si era consegnato nelle mani dei Soluni travestito da Tempo perché lo custodissero prigioniero, certo che sarebbe venuto il giorno della fuga. Fato e  Tempo erano la medesima persona, due facce della stessa medaglia che li aveva attesi pazientemente, certo che alla fine avrebbero fatto esattamente quello che lui aveva stabilito.

Erano fuggiti da lui, per poi andare a cercarlo come unica soluzione possibile per la loro esistenza divenuta inutile. Lui li aveva ricevuti, come fa un padre adirato con dei figli troppo ribelli, mandandoli al loro posto prima di perdonarli. Così aveva fatto con il suo sposo, così avrebbe fatto con lei, ne era certa.

Li avrebbe puniti entrambi, glielo aveva predetto. Nel suo modo imperscrutabile, come lo avrebbe fatto glielo aveva già fatto vedere, ma lei era troppo presa dalle sue paure per comprenderlo. Come era stata sciocca. Nel cielo c'era posto per uno solo di loro alla volta e quello non era il suo momento. Per questo Caso la tratteneva gentilmente per mano, sorridendo mollemente ai suoi muti interrogativi, ma con ferrea presa che non avrebbe potuto spezzare. Una lacrima le scorse silenziosa quando vide il carro del suo amato allontanarsi verso il confine dell'orizzonte, scomparendo lento oltre a esso. Poco alla volta la sua luce scemò. Solo quando il giorno diventò Imbrunire,  Caso le lasciò la mano.

"Ora potete andare, Madonna Luna" le disse serafico "il mio Signore, che è anche il Vostro, ha stabilito che questa sarà la vostra dimora, d'ora in poi. Inseguirete il Vostro sposo in eterno, attraversando lo stesso cielo in tempi diversi. Questa sarà la Vostra punizione: essere uniti e separati al tempo stesso. Ma non temete, il mio Signore è magnanimo, vi vuole bene. Ci saranno dei momenti in cui le vostre strade si incroceranno. Siate rapida a coglierle, perché saranno brevi. Ma in quei momenti i Soluni torneranno e tutto potrà succedere, in quei brevi, rari, istanti".

Con un cenno della testa Caso le fece capire che non aveva altro da comunicarle e scomparve in un battito di ciglia. Comprendendo quanto fossero stati inutili i loro sforzi, la Luna si sentì sconfitta e andò a prendere il suo posto nel cielo oramai fattosi scuro. Vagò, in attesa che la prima Eclissi le permettesse di sovrapporsi al suo amore. La speranza di quei pochi attimi le diedero la forza necessaria per affrontare il suo lungo viaggio, che continua ancora ora, marito mio... ".

Quando Salice che Ride smise di parlare, Wal rimase a guardarla inebetito. Si era talmente immedesimato in quello che stava ascoltando, che a fatica si rese conto che la storia era terminata. Eppure qualcosa mancava in tutto questo. Qualcosa mancava perché tutto tornasse al suo posto.

"E Karahì?" le domandò di getto, come un assetato non ancora ebbro d'acqua.

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