1a) LA GRANDE MADRE

Incerto sul da farsi attese, si guardò attorno, dopodiché fece un passo avanti e oltrepassò la porta. Appena dentro la riconobbe subito. Era la stanza che gli era apparsa poco prima!

Il letto a forma di bocciolo era esattamente dove gli era apparso a eccezione per il piccolo ramo sulla colonna. Le foglie erano delicate ed esili, poco più che in germoglio. E le bacche non splendevano come nel sogno: erano solo gemme accennate sul legno.

Il letto era vuoto. Si guardò attorno alla ricerca della Grande Madre.

Non vide nessuno, anche se sentì di non essere solo. Era osservato, un vago prurito ai piedi glielo diceva.

Nell'aria udì un leggero respiro, tranquillo e sereno. Proveniva da una delle quattro colonne del letto, quella più lontana da lui. C'era qualcuno che si nascondeva. Non si mosse, solo attese. Dopo non molto udì un fruscio e da dietro la colonna uscì una ragazza con indosso il vestito di foglie e rami intrecciati della Grande Madre.

Dimostrava più o meno la sua età, la carnagione chiarissima e occhi scuri, lunghi capelli gialli le scendevano dalla nuca e le si arrotolavano alla vita. Aveva lo sguardo triste e altero al tempo stesso. Si muoveva lenta, studiandolo attentamente. Il mento sollevato e il portamento fiero lo fecero sentire a disagio. Non era la persona che si aspettava di incontrare e ne rimase confuso. Sentì un calore improvviso salirgli in volto e questo non sfuggì alla ragazza.

"Sei arrossito, Walpurgis dei Mandi" gli disse avvicinandosi di qualche passo.

Nel suo incedere non c'era la maestosità che Wal ricordava di aver visto nel precedente incontro e neppure indossava la corona di foglie intrecciate, eppure era lei, ne era certo.

"Sono contenta che tu sia riuscito a venirmi a trovare. Ti aspettavo. Ma vedermi ti mette a disagio? Non sembri molto contento di essere qua".

Sentendosi scoperto il calore in viso aumentò ed ebbe l'impressione di andare a fuoco.

La cosa sembrò divertire la donna.

"Non devi fraintendermi" riuscì a malapena a dirle "Solo non sei come ti ricordavo, Grande Madre. Tu sei... ".

Non volendola offendere non terminò quello che intendeva dirle. Ma intuendo le sue intenzioni fu lei a farlo per lui :

"La Grande Madre che conoscesti non c'è più, sono io ora la Grande Madre". gli disse senza incertezze, eppure da un mal celato dispiacere comparso sul suo volto, Wal comprese che c'era qualcosa d'altro.

L'inverno ha visto il bianco dei suoi occhi, pensò tra sé e sé.

"Mi dispiace, non sapevo che fosse morta" disse " Tu sei così giovane e... ".

Ma a un cenno nervoso della ragazza si arrestò. Era stizzita.

"Non serve questa deferenza nei miei confronti, Walpurgis. Rende solo le cose più difficili".

Non capiva, nemmeno sapeva come comportarsi. Rimase fermo dov'era, non sapendo più cosa dire o cosa fare.

Fino ad allora la Grande Madre gli aveva parlato con gentilezza, eppure in fondo al suo cuore aveva paura di quella ragazza così bella. Attese che si calmasse e fosse lei a dirgli cosa fare.

In fondo non dovette attendere a lungo. Come rendendosi conto quanto fosse inutile lottare oltre, la Grande Madre sospirò decisa e sollevò il mento.

Andandogli vicino lo prese per mano e lo portò con sé vicino al letto. Il contatto con la pelle della donna lo fece sobbalzare. Era fredda. Morbida ed elastica, ebbe l'impressione di toccare una foglia. Lentamente la donna gli accarezzò il volto prima con una mano e poi con l'altra, seguendone i contorni degli occhi, delle orecchie, del naso e giù fino al collo.

Poco alla volta la tensione che Wal provava si allontanò sotto quel contatto leggero. Era piacevole sentire quelle dita così delicate sulla pelle e chiuse gli occhi senza cercare parole che sarebbero state inutili.

La lasciò fare senza opporre resistenza: sentì le sue dita scivolargli lungo il collo e poi sulle spalle, lungo le braccia e sulle mani. Infine la ragazza gli strinse entrambe le mani con le sue. Ne avvertì il profumo nell'aria, era dolce e gradevole. Eccitante. Quando Wal riaprì gli occhi, lei era vicinissima. Sentiva l'odore di linfa fresca che emanava il suo vestito, sentiva un calore uscirgli dallo stomaco ed entrargli in ogni fibra del corpo. La donna non disse nulla, si scostò un poco da lui, gli lasciò le mani e alzò le braccia al cielo.

A uno schiocco delle dita i capelli le si sciolsero, il vestito di foglie si aprì sulle spalle e scivolò in terra con un fruscio leggero. Rimase nuda senza mostrare il minimo pudore davanti al Varego che ricambiava imbarazzato il suo sguardo. Adesso aveva compreso quello che voleva da lui. Gli sembrava tutto così... così assurdo.

I lunghi capelli gialli di lei scendevano fino a terra, ondeggiandole mollemente sul corpo mentre si avvicinava. Lo prese per mano prima di iniziare a spogliarlo, prima la tunica, poi i pantaloni.

Alla vista dei peli sul petto del ragazzo rimase un momento a fissarli, poi passò sopra una mano, piano, come volesse sentirne la morbidezza sul palmo aperto. Lo portò accanto al letto e si stesero in silenzio. Passato il primo momento di smarrimento, Wal si sentì tranquillo. Quella donna non era un'estranea. Gli parve di amarla da sempre; il suo profumo, la sua pelle, i suoi occhi, la sua bocca gli appartenevano. La sua consapevolezza arrivava da lontano, sussurrata in qualche recondito angolo del suo cervello da una voce gentile.

Si amarono con foga senza dire una parola. Quel meraviglioso corpo di donna gli si concesse senza pudore.

Alla fine si ritrovarono stesi uno accanto all'altra ansimanti e felici. Si addormentarono abbracciati, risvegliandosi poi insieme, guardandosi negli occhi e tenendosi per mano.

Dopo un lungo momento lei si girò e gli diede un bacio sulle labbra. Leggero, appena percepito. Aveva un buon sapore. Il suo alito sapeva di linfa.

Incuriosita prese tra le dita la ciocca di capelli intrecciata che Wal portava al braccio e sorrise. "Di chi è questa?" gli chiese.

"È di Flot" le rispose. Poi ricordandosi le usanze di quel popolo, imbarazzato continuò :

"Mi ha dato il permesso di dire il suo nome".

Lei lo guardò fisso negli occhi, poi si voltò di scatto e scese dal letto.

L'aveva forse offesa? Non lo sapeva, non osava chiederlo.

La ragazza andò sul mucchio di foglie e rami del suo vestito e vi si pose in mezzo, raccolse i capelli con un gesto elegante e alzò le braccia come le aveva visto fare prima. Sollevò leggermente il volto, chiuse gli occhi e come per incanto rami e foglie si ricomposero attorno al suo corpo. Vorticando dal basso verso l'alto trovarono ognuno il proprio posto intessendosi come fossero cosa viva, con un leggero fruscìo di vento tra la chioma di un albero.

Sbalordito Wal la osservò seduto sul letto, vedendo quel vorticare di foglie in mezzo alla stanza. Una volta rivestita la ragazza si voltò verso di lui: negli occhi bruciava ancora la medesima fierezza di quando l'aveva incontrata, ma la scintilla di felicità era sparita.

"Ora va', Wal" gli disse "Ti ringrazio a nome di tutto il mio popolo. Ci rivedremo ancora, ma più tardi".

Con un elegante inchino lo salutò, poi si voltò. Si diresse verso la colonna del letto da cui era comparsa e scomparve dietro di essa. Wal, convinto di vederla uscire dall'altra parte, attese, invece nulla: per un attimo percepì un respiro lento e calmo e poi il silenzio. Era solo. Lo sentiva, anche i suoi piedi glielo dicevano, non c'era più nessun altro in quella stanza.

Perché l'aveva ringraziato, si domandò, semmai doveva essere lui a farlo.

Scese dal letto e si rivestì. Quando ebbe finito uscì dalla stanza e cominciò a scendere lungo la passerella. Era solo, vedeva soltanto foglie. Le stanze che oltrepassò erano vuote come quando salì.

Dopo non molto arrivò sotto le fronde e vide una moltitudine di persone in attesa. Lo spiazzo attorno all'albero ne era pieno, molte di più di quando salì. Non avrebbe saputo dire quante fossero, ma centinaia e centinaia di ragazzi e ragazze lo osservarono scendere lungo l'albero. Pareva che tutto il villaggio si fosse riunito apposta per lui. Ne ebbe timore, ma proseguì ugualmente.

Quando arrivò davanti ai primi si ritirarono lasciandogli un passaggio e così fecero quelli dietro, aprendosi davanti a lui come foglie davanti al vento. Nessuno parlava, tutti lo osservavano benevolmente e sorridevano. Lui anche sorrideva, non sapendo che altro fare. Mosse qualche passo, ma non sapeva dove andare.

In quel momento dalla folla uscirono Flot e Radice e lo raggiunsero.

"Vieni, Wal" gli disse Flot "È ora di festeggiare".

Negli occhi dell'amico brillò per un attimo una luce che lasciò Wal perplesso.

Percepì più che comprendere, che nello sguardo dell'amico vi fosse un'ombra velata da una tristezza che nascondeva cose non dette, ma non ebbe il tempo di domandargli nulla.

Le parole di Flot vennero udite da coloro che erano vicini; questi le dissero a quelli che stavano dietro e questi ancora a quelli che seguivano, fino a quando raggiunsero le ultime file. In poco tempo la notizia si allargò in ogni punto della radura: come un onda smossa dal sasso gettato nell'acqua prosegue fino alla riva per poi tornare indietro, così dalle ultime file si levò un grido di giubilo che ritornò di persona in persona verso di lui che si guardava attorno sbigottito senza capire.

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