16)LA BATTAGLIA DELL'INVERNO
Doveva trovarsi nel Regno del Legno e nei pressi del Regno della sua amica Tartara, la Signora della Terra. Si aspettava di trovare prati e foreste, invece tutto era gelo e ghiaccio. Faceva molto freddo ed era più buio di quando era partita, ma in quella poca luce scorse che non c'erano più alberi verdeggianti attorno a sé. Anche la terra era tutta ricoperta di uno spesso strato di ghiaccio compatto. Venti gelidi sferzavano quella landa desolata sollevando aghi di ghiaccio che le ferivano la pelle e le congelavano le membra. Se la vita avesse desiderato una culla, avrebbe scelto altri luoghi.
Senza pensarci oltre, voltò il carro verso Nord, verso Orrido, l'unico luogo che avesse mai definito casa, e dopo non molto vi arrivò. Delle terre che aveva sorvolato, nulla era come l'aveva lasciato. Anche la montagna che le si parò davanti in quella landa desolata non aveva più nulla della meraviglia che era stata prima. Orrido era stata alta, maestosa e bella, tanto temibile quanto ammirata. A miglia di distanza sorgeva poderosa e fiera, sede dell'Ordine e dei Soluni, prigione sicura del Tempo e barriera contro il Caos. Sporgeva dalle pianure come un dente aguzzo di solida roccia, con la cima perennemente persa nelle nebbie. Ma ora non più. Come un pallido ricordo di quello che fu, era ridotta a un misero troncone ghiacciato ripiegato su se stesso, vinto e sferzato violentemente da venti così forti da portare via massi enormi come fossero fuscelli. Giganti di ghiaccio lavoravano tutto attorno con enormi mazze e picconi per sgretolare la roccia che sarebbe stata allontanata dal vento. Erano Ka-Ranta, i servitori della Regina del Ghiaccio.
Allora la Luna comprese. Erano stati traditi. Alleate, la Signora del Ghiaccio e la Signora del Vento insieme assediavano la dimora dove il Sole giaceva ferito. Allora lui, dove sarà lui, ora? Dove sarà Rapace?
KARAHI' e SOFFIACE, maledette!
Si erano ribellate all'Ordine appena avevano potuto e avevano invaso gli altri regni. Ora comprendeva il sorriso beffardo che le aveva rivolto il vegliardo del Nord nella casa del Fato. Invece di essere presente dove più serviva la sua presenza, a difendere l'Ordine dal Caos, lei era là a perdere tempo in richieste inutili che nessuno avrebbe ascoltato. Aveva fatto il gioco delle forze che detestavano i Soluni e l'Ordine che rappresentavano. Aveva lasciato che il Tempo prigioniero fuggisse e divenisse Tiranno. Con il suo errore gli aveva permesso di sgretolare il passato un poco alla volta e gli effetti del suo sbaglio erano sotto i suoi occhi. Man mano che si avvicinava a quello che rimaneva di Orrido, si rendeva conto della portata del suo gesto sconsiderato e di quello che ne conseguiva.
Se le due Regine del Nord avevano invaso anche i territori del Sud, voleva dire che i Regni del Ferro e del Fuoco erano stati annientati e invasi.
<Separati come erano saranno stati presi alla sprovvista e sopraffatti> pensò la Luna, ricordando i gesti di rassegnata impotenza dei vegliardi dell'Est e dell'Ovest.
A quello si ricordò anche della calma sconsolata del vegliardo del Sud e di quanto paresse dispiaciuto per quello che il loro mondo stava vivendo.
Ne rivide gli occhi tristi, eppure ancora fieri e non domi. Una luce ancora avvampava in essi e al ricordo di quella luce la speranza tornò. La Luna ricordò di averlo scorto preoccupato, contrito e dispiaciuto, ma non sconfitto. Anzi, era ben fermo e solido sul suo scranno, ascoltava e non reagiva.
Un bagliore si accese nel cuore della Luna. Forse non tutto era perduto, forse nel Sud più lontano c'era ancora qualcuno ad aspettarla! Quel pensiero la rincuorò, però ancora non si decise ad andarsene. Già una volta aveva sbagliato nel fare una scelta e non voleva ripetere una seconda volta il medesimo errore. La fretta, la Fretta, ora iniziava a conoscerla e a temerla.
Non sapeva cosa fare e poco alla volta la disperazione si impossessò di lei. Rimase ferma, sospesa a mezz'aria bene in vista, indecisa se andare o restare. Sagace brontolò furiosa, si agitò facendo scricchiolare il piccolo carro.
I Giganti più vicini a lei si accorsero della sua fioca luce e della Ragacia che trainava il carro. Lenti e minacciosi si avvicinarono con mazze e picconi sollevati. Non potevano credere a un simile colpo di fortuna: una sola di quelle bestie mostruose e le altre non si vedevano in giro. I Ka-Ranta avevano sempre detestato le Ragace e queste li ricambiavano odiandoli in modo assoluto. Benché separata da Rapace, sola e vulnerabile, Sagace prese a urlare, zagramando il suo urlo potente a sfidarli. Nemmeno l'ululato del vento poté sovrastarlo, corse per la landa fino ai Giganti che ancora non l'avevano vista e tutti si voltarono nella loro direzione, però anche altre orecchie altrettanto potenti lo udirono.
Dall'interno di quella che una volta fu una montagna maestosa, si levò un ruggito orribile che fece voltare di scatto tutti i Ka-Ranta che la stavano scalfendo con colpi poderosi.
"RAPACE!" gridò la Luna.
Udendola, Sagace raddoppiò i suoi sforzi per farsi sentire e altrettanto fece Rapace dall'interno del suo nascondiglio, portando per qualche momento lo scompiglio tra i Giganti di Ghiaccio. La Luna ne approfittò per ragionare.
<Se Rapace è ancora là, ci deve essere anche il Sole con lei> pensò la Luna <e se i Giganti assediano ancora Orrido, vuol dire che al momento è al sicuro>.
Vedendo arrivare i Giganti troppo da presso, voltò il carro. A fatica convinse Sagace a calmarsi e si diresse verso Sud, allontanandosi veloce. Ormai anche Soffiace si era accorta del suo ritorno e le inviò contro tutti i venti che aveva per ribaltare il carro e fermarla nella sua corsa a Sud. Ma né Bora e nemmeno Maestrale poterono riuscirci. Tifone e Uragano non poterono raggiungerla tanto era veloce, Refolo e Soffio si scostarono al suo passaggio, terrorizzati dal suo impeto e dalla sua rabbia.
Volò diritta verso Sud, senza mai fermarsi né cambiare direzione, inseguita da venti e tormente che le ululavano di fermarsi a combattere, se ne aveva il coraggio. Ma lei non si lasciò ingannare, non si fermò, perché non era il coraggio a mancarle, era il Tempo, nuovo tiranno che tutti avrebbero presto imparato a temere. Si ricordava molto bene di come fosse alta e imponente la montagna che aveva trovato ridotta a un troncone informe: quanto avrebbe potuto resistere ancora all'assalto di Soffiace e di Karahì, non lo sapeva. Se non trovava in fretta qualcuno disposto ad aiutarla, tutto sarebbe andato perduto.
Da sola non avrebbe mai potuto farcela e il Sole era assediato e ferito.
A pensarci venne assalita dallo sconforto, eppure condusse Sagace con mano ferma e sicura.
Ancora non poteva capacitarsi di come fosse cambiato tutto così in fretta e di quanto fosse fragile in realtà l'Ordine che avevano difeso strenuamente. Era bastato un imprevisto e tutto si era frantumato sotto i loro occhi increduli. Tutto l'Ordine si reggeva su due esseri che dovevano restare uniti per poterlo dominare, ma una volta separati, nessuno dei due era preparato a proseguire da solo. Non sapevano cosa fare e nemmeno come farlo, si sentivano persi, proprio come era successo a lei. La medesima cosa doveva essere successa al Sole, ne era certa. Avevano condiviso tutto per un'era intera e lo conosceva bene. Era fermo e risoluto nelle decisioni, ma solo dopo aver consultato l'altra metà indissolubile.
Uniti erano una forza inarrestabile, separati non valevano il tempo di un pensiero. Questo era stato l'errore dell'Ordine.
<Questo ci ha portati alla rovina e non dovrà ripetersi ancora in futuro> pensò la Luna e inconsapevolmente usò uno dei vantaggi del Tempo che ancora non conosceva. Poteva pianificare azioni e trovare soluzioni per un tempo che ancora non era stato e non era vicino a essere presente. Prima non potevano farlo, perché tutto era un eterno attimo che si comprimeva nel presente. Passato, futuro, speranze, sogni e desideri non esistevano perché non esisteva il Tempo, non avrebbe avuto senso e utilità averli. Prima tutto era immobile, stabile, niente poteva cambiare. Ora invece c'era il Tempo a cui nemmeno il Fato poteva comandare. Non tutto era già stato scritto, quindi: non tutto doveva andare come temeva lei, forse una speranza ancora c'era.
Man mano che si avvicinò sempre di più al limite meridionale delle terre del Sud, la speranza prese a affievolirsi.
Tutto era coperto di ghiaccio e il freddo era intenso. Il paesaggio era triste e piatto. Non più foreste lussureggianti sotto cui ripararsi, non più ruscelli gorgoglianti e fiori colorati che riempivano gli occhi di gioia: nulla, nemmeno il caldo rassicurante del suo amato Sole sulla schiena.
Un sobbalzo improvviso del carro la riportò alla realtà. Si destò come trasognata.
Quello che aveva immaginato non esisteva più, apparteneva forse a un tempo e un luogo ancora lontani dall'essere giunti.
L'aveva visto nel Mondo dei Padri Antichi e non apparteneva al mondo che i Soluni avevano conosciuto e governato. Era il futuro, lontano, incerto forse, ma ancora possibile. Capì che se lo voleva veramente, doveva conquistarselo lottando. A qualunque costo. Sferzò Sagace che si risentì, ma per l'affetto che portava alla sua padrona, ubbidiente accelerò.
I Soluni mai si erano spinti così lontani, mai si avventurarono in quelle terre che la Luna non aveva esplorato e non conosceva. Non sapeva nemmeno se avrebbe raggiunto per primi i confini del mondo, cadendo nel Vuoto Eterno, oppure i limiti del potere di Karahì. Però, spinta più dalla speranza che dalla certezza, proseguì. Sola e sperduta in quella landa ghiacciata, si sentiva fragile, impotente come mai le era successo in precedenza. Lei e Sagace volarono verso Sud ancora a lungo prima che le cose iniziassero a cambiare, però, poco alla volta, cambiarono.
Prima il freddo meno intenso e venti meno impetuosi, poi brevi tratti di terreno scoperto dal ghiaccio, le fecero ritornare la fiducia. Quando poi, finalmente, vide che le ultime lingue di ghiaccio si protendevano in avanti inermi, incapaci di avanzare ancora, si decise a scendere a terra in cerca di aiuto. In vista non c'era nessuno, solo terra dura e rocce sparse ovunque. Silenzio, freddo e ostilità la circondavano. Non ricordava di avere incontrato prima una tale desolazione.
<Se questo è tutto quello che ha da offrire Karahì al mondo> pensò <non glielo possiamo permettere>.
Ma lei era sola. Cosa mai avrebbe potuto fare?
Un rumore improvviso la fece voltare.
"Madonna Luna, siete tornata!" sentì gridare alle sue spalle da due voci concitate. Si voltò, sorpresa e spaventata, lì per lì non vide nessuno.
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