10)SANZARA
Era stato lui a salvarlo, allora.
Alle sue spalle vide anche l'altro Aldaberon, infido avversario da cui guardarsi per non essere distrutto nell'anima, nel corpo e nella mente. Lui l'aveva gettato nel pozzo. Lui l'aveva venduto alla melma. Lui aiutava la viscida materia impedendogli di risalire a nuova vita. Avrebbe dovuto odiarlo, invece ne provò pietà. Doveva essere una terribile vita la sua, disseminata solo di infamia e vigliaccheria.
All'improvviso provò una fitta dolorosa alla testa e quelle immagini finirono: apparve il ramoscello d'oro che spuntava da una colonna del suo letto, illuminato dal sole del primo mattino. Si immaginò ad allungare una mano per prenderlo, ma subito svanì.
Al posto vide due occhi scuri che fissavano i suoi, mani che stringevano le sue, il grande fiume al loro fianco scorreva lento e placido; un uomo e una donna che si amavano e guardavano insieme oltre il fiume. Sognavano di dare qualcosa di meglio alla loro gente. Wal si ricordò del matrimonio del giorno prima, delle emozioni che aveva provato nello stare accanto alla Grande Madre, nel toccarla e parlare con lei. Si ricordò del momento in cui si riconobbero e fu come se il tempo non fosse mai passato. Tanto, tantissimo tempo: trecento anni erano passati da quando l'acqua del fiume aveva lambito i loro piedi.
L'Antico gli fece passare davanti agli occhi le immagini di una giovane pianticella, un tenero virgulto che ancora faticava e reggersi ritta da sola, poco più che due foglioline e il baccello ancora attaccato. I giorni scorsero rapidissimi uno dopo l'altro e il virgulto crebbe. Divenne pianta e crebbe, crebbe...
Lunghi rami fluenti scivolavano morbidi fino al terreno e ondeggiavano cullati dal vento. Le foglie fremevano come se ridessero. Tutto attorno altre piante, anche loro nel vento gentile che le scuoteva delicatamente.
Ora sapeva che quegli attimi non erano suoi. Il tempo non era il suo. Altri lo vissero.
La familiarità che sentì per quella donna nelle ore in cui si amarono intensamente, non gli apparteneva. Aveva rivissuto un episodio della vita di Aldaberon l'Antico. Egli amò riamato una Grande Madre del passato. Tramite nuovi corpi le loro anime si poterono incontrare ancora per qualche momento. La Grande Madre e lui furono il tramite. Quanto amore sentì fluire nelle vene in quegli attimi che condivise al posto loro. Come era puro e forte il legame che legò in vita quelle creature, che, separate da così tanto tempo, eppure avevano ancora così tanto da darsi non appena il fato glielo concedeva. Provò invidia per quello che ora sapeva non essere mai stato suo. Anche a lui sarebbe piaciuto poterne condividere uno simile, anche se in cuor suo si domandò se non l'ebbe già avuto in passato.
Lentamente dovette separarsi da quei ricordi. Lo fece a malincuore, però dovette. L'Antico fu delicato nell'allontanarlo, quasi si rendesse conto di quanto doloroso fosse togliere di colpo una gioia del genere da un'anima, ma era geloso di quello che stava provando il ragazzo in quel momento. Con un ultimo sforzo gli cancellò quelle sensazioni così forti e tutto divenne nero attorno a Wal.
In seguito comparvero immagini fioche, che fece fatica a mettere a fuoco. Una foresta, alberi e verde, verde dappertutto: un uomo inginocchiato che raccoglieva del muschio cicatrizzante per il suo amico. Wal trasalì, era lui.
Anche quelle erano arrivate dall'Antico allora, lui gli aveva dato modo di aiutare Flot nel momento in cui più ne aveva bisogno. Da solo non avrebbe saputo farlo, lo sapeva. Aveva avuto bisogno della sua sapienza per riuscirci. In quella sentì un fiume di riconoscenza scorrergli dentro. Non sapeva ancora come, però percepì che doveva sdebitarsi con quell'uomo che l'aveva aiutato così tante volte.
Poi, così come erano iniziate, all'improvviso lo scorrere delle immagini si interruppe e Wal percepì un sospiro malinconico. Quello di Aldaberon. L'Antico, il vero.
"Ora sai quello che posso dirti. Fanne buon uso" disse allora l'Antico.
Wal riaprì gli occhi, davanti a sé trovò i due Aldaberon, seduti come prima a guardarlo. Perse la vista dell'anima, le cose tornarono come prima e alcune smisero di avere consistenza. Anche gli altri due Aldaberon, il Timido e lo Sfrontato, erano svaniti. Non li vedeva più, anche se ne percepiva il tocco leggero sul volto.
Il canto gli arrivava ancora. Fioche e lontane le parole lo attiravano a sé.
Ranuncolo con la sua bella voce roca e calma, Radice e la freschezza del suo timbro e Flot con la sua voce stanca e delusa, lo chiamavano. Doveva tornare per loro, per lui.
Quanta amarezza c'era nell'amico, pensò. Quanta fatica, nonostante la giovane età.
Pensare al suo amico rimasto dall'altra parte lo riempì di nostalgia. Provò nostalgia anche per il suo corpo rimasto vuoto ad attenderlo e desiderò tornare a riprenderselo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto in quel mondo di anime: il passare del tempo non era come dall'altra parte, anche il sole pareva non muoversi mai.
L'antico se ne accorse, vedendo il suo dubbio annuì comprensivo.
"È giusto, devi tornare. Non sei ancora il Messaggero del Sole, è pericoloso per te rimanere troppo a lungo da questa parte. Se il fato lo vorrà, ci ritroveremo a lottare insieme per il nostro futuro, altrimenti lo faremo altrove, nel corpo di altri come noi. Vai adesso, loro ti scorteranno al confine" disse indicando gli Aldaberon invisibili. "Non temere, sanno quello che fanno. Fidati di loro".
Wal si accorse che in realtà non temeva assolutamente nulla. Si fidava degli uni come degli altri, indistintamente.
"Come fanno a farlo?" domandò, però, all'Antico.
"Con la loro fede. Possono perché credono di potere. Questo è il loro segreto. Ma ora vai, non pensare a noi. Ti ritroveremo sempre, anche quando non vorrai" fu la sua risposta. E per la prima volta Wal avvertì nella sua voce una nota ironica.
Già si era alzato per andarsene, che in quel momento udì giungere da lontano un colpo di tamburo simile a un rombo di tuono, provenire da Nord. Tutti e tre si voltarono in quella direzione e Wal rivide lontanissima la barriera bianca all'estremo confine del mondo. Sembrava brillare più di prima, luccicava inviando verso di loro scintille e fulmini. Un punto al centro dell'orizzonte era luminoso da non poterne sopportare la vista. Wal sentì su di sé tutta quella luce accecante e dovette voltarsi per non venirne sopraffatto.
"KA-RANTA!" esclamò all'improvviso l'Infame, interrompendo così il suo lungo silenzio. Sembrava terrorizzato, tremava di paura. L'Antico lo guardò con disprezzo, anche se confermò annuendo con vigore. Si chinò, frugando per un po' nella nuvola prima di estrarne un'arma, un'ascia di foggia antica, a due tagli a forma di ali di farfalla. Bruscamente invitò l'altro a fare lo stesso.
"Karahì ti ha individuato!" disse rivolgendosi a Wal "È stata veloce questa volta. Lo è sempre di più, purtroppo. Sta mandando i suoi Karanta a prenderti. Vattene, presto, e non voltarti mai indietro. Loro sanno cosa fare!".
Un veloce cenno di saluto, dopodiché si involò verso Nord, subito seguito dal più incerto spirito che portava il suo medesimo nome. Dalle nuvole vicine Wal vide che altre figure si staccavano veloci e si dirigevano a Nord. Tutte brandivano asce e le agitavano minacciose.
Il tamburo che aveva dato l'allarme continuava a battere furiosamente annunciando il pericolo in avvicinamento. In breve il cielo intero fu attraversato da figure. Comparvero dal nulla e andarono tutte nella stessa direzione: verso quella distesa bianca in fondo al mondo. Da essa pure giunsero figure, bianche come il ghiaccio.
Mentre guardava gli uomini sfrecciare vicino e attorno a lui, Wal ne rimase affascinato e a un tratto una parola gli salì alle labbra, improvvisa e misteriosa :
"SANZARA!".
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