4f) SENZA PIETA'
Se quei due Ka-ranta non avessero perso tempo a infierire sul corpo ormai inerme della Massa schiantata, forse avrebbero raggiunto il loro obiettivo.
Avessero proseguito la loro corsa senza perdere attimi preziosi ad accanirsi contro il nemico caduto, i due mostri avrebbero sicuramente raggiunto il cerchio delle Yaonai.
Solo pochi passi ormai li separavano dalla prima fila difensiva, eppure non seppero resistere al richiamo della vendetta e questo li condannò entrambi.
Le Schegge che oramai li inseguivano da presso si avvicinarono veloci alle loro spalle, con lunghi balzi li raggiunsero e con mazze fronzute li schiantarono prima che potessero lanciare verso il gruppo di Yaonai i blocchi di ghiaccio che stringevano in mano.
I Giganti di legno colpirono duramente, senza pietà selvaggiamente mirarono alle teste che esplosero in mille pezzi.
I corpi dei due Ka-ranta crollarono a terra e si spezzarono di colpo, riempiendo l'aria di schegge di ghiaccio che come proiettili letali raggiunsero il cerchio delle Yaonai.
Come tante saette affilate si conficcarono negli scudi di legno, ma una di esse passò attraverso la barriera e penetrò nel braccio di una fromboliera.
La sua compagna con lo scudo la coprì e la spinse all'interno del cerchio.
Faggiola raggiunse la Sorella ferita, alla luce dei fulmini estrasse la scheggia dal muscolo, bendò alla belle meglio la ferita e la rimandò al suo posto.
Lei, benché con un braccio solo a disposizione, dolorante e spaventata, vi ritornò assieme alle altre.
Le fromboliere tiravano senza sosta ovunque vi fossero Ka-ranta superstiti nel loro campo visivo, le ghiande che scagliavano dalle trecce volavano veloci, ma la pioggia, il buio e la paura disturbavano i loro lanci; benché colpissero il bersaglio, nessuna di esse raggiungeva punti vitali.
Grosse schegge di ghiaccio saltavano in aria ogni qualvolta un proiettile colpiva schiene, braccia e gambe, eppure nessuna ghianda colpiva in modo definitivo.
Ogni volta che le ghiande di piombo raggiungevano un Ka-ranta, sul campo di battaglia si levavano grugniti di sgomento, di dolore, urla di rabbia, eppure i mostri ancora in piedi seguitavano ad avanzare veloci incuranti a tutto.
Alcuni di essi si liberarono dalla furibonda lotta e si allontanarono veloci dagli assalitori.
Erano pochi, cinque o sei al massimo, nella calca e nel marasma della contesa era pure difficile stabilirlo con precisione, ma quello che si resero subito conto era che solo pochi attimi di corsa li separavano dal gruppo delle Yaonai e contro a quello si diressero, urlando furiosamente oscenità irripetibili.
Avevano un unico obiettivo nella mente e finalmente liberi di agire, a quello solo puntavano con tutte le forze che ancora gli rimanevano: Baliji.
I loro sguardi carichi di odio erano puntati sul ragazzo, su Baliji, non guardavano altro, non pensavano ad altro che a lui.
La loro Regina lo voleva a qualunque costo e loro temevano l'ira di Karahì sopra a ogni altra cosa.
Capirono subito che difficilmente avrebbero avuto un'altra occasione come quella.
La strada davanti a essi era sgombra, la distanza poca e nessuno a sbarrargli la via.
Tra i difensori pochi erano liberi e quasi nessuno badava a loro.
Le Schegge erano distanziate, le Masse e le Zolle erano impegnate a bloccare altri Ka-ranta che facevano di tutto pur di liberarsi a loro volta dalla battaglia.
I Ka-ranta si avvidero che solo alcune Torce li inseguivano da distante lanciandogli contro blocchi di metallo incandescente pur di fermarli, ma erano lontani e i loro colpi sortivano solo danni minori. Tentarono il tutto per tutto.
Nella foresta attorno a quei mostri volavano blocchi di pietre e plasma bollente, le asce sibilavano e tronchi interi si schiantavano su fango e membra.
Ovunque erano urla e morte. Alcuni di essi vennero raggiunti da proiettili e caddero mentre correvano, ma due Ka-ranta sfuggirono ai placcaggi e ai tiri.
Erano vicini ormai, pochi balzi ancora avrebbero travolto il cerchio delle Yaonai e sarebbero stati addosso a quelle donne che, come delle forsennate, gli lanciavano contro piccole ghiande micidiali.
Una di esse arrivò in pieno al bersaglio, un colpo fortunato di una fromboliera colpì tra gli occhi uno dei due assalitori.
La ghianda di piombo entrò in profondità nel cranio di ghiaccio e la fece esplodere in aria, poco prima che il corpo, trascinato dalla foga e dalla velocità, non si schiantasse in terra infrangendosi in mille pezzi.
L'onda d'urto delle schegge che sollevò nell'impatto con il suolo, fu tremendo.
Colpì in pieno tre Yaonai scudate che spinte indietro dal peso del ghiaccio, vennero sbalzate a terra.
Nel cadere spinsero di lato le fromboliere che vi si trovavano dietro, lasciando un pericoloso varco aperto nel cerchio difensivo.
Il Ka-ranta superstite se ne accorse, vide la breccia aperta proprio davanti a sé e fece per approfittarne.
Lanciò un urlo di vittoria quando si avvide dell'occasione unica che gli si presentava per arrivare a Baliji e vi si gettò deciso.
Allungò la mano già certo di afferrare la preda, quando dal buio della foresta comparve una figura piccola, veloce, avvolta in un mantello Tumbà, che correva ricurva per evitare colpi e schegge che cadevano ovunque attorno a lei.
Lanciò un urlo che Baliji non tardò a riconoscere. Era Radice e stringeva un'ascia bipenne tra le mani. Arrivavano i soccorsi dal villaggio Ratnor.
Appena in tempo.
Subito dietro al Sednor arrivarono altre due figure: anch'essi urlavano come degli ossessi e in mano stringevano lunghe spade Vareghe.
Erano Thorball e Fredrik.
Quando lo videro scoperto davanti al mostro, lo chiamarono per nome, corsero veloci davanti a lui per coprirlo e lo protessero, come da sempre avveniva tra Compagni di Disgelo Vareghi.
Radice invece si accostò al bruto e vi si avventò contro come una furia.
Troppo sicuro di essere già vincitore, il Ka-ranta si accorse tardi di lui.
Era distratto, era certo di aver vinto e questo gli fu fatale.
Lo vide all'ultimo, con la coda dell'occhio vide che il giovane mirava alle sue fragili ginocchia, ma non fece in tempo a spostarsi e tanto meno a difendersi.
La lama del Sednor oltrepassò il primo ginocchio con un colpo solo e di slancio tranciò anche il secondo. Il Ka-ranta si schiantò a terra, scese diritto, con quello che rimaneva delle gambe si piantò nel terreno molle di pioggia e vi si trovò bloccato, rimanendo in piedi. Nell'impeto della corsa Radice lo oltrepassò, rotolò sul terreno fradicio e lo lasciò dov'era, con la mano ancora tesa verso Baliji e gli occhi furenti.
Thorball venne in aiuto al compagno, arrivò addosso al mostro urlando oscenità inenarrabili e lo colpì al basso ventre con lo spadone.
Di punta spinse a fondo con tutto il peso e tutta la forza che aveva. Conficcò in profondità la spada, la lama passò da parte a parte il corpo e scassò la schiena.
Un profondo solco scavò il ventre di ghiaccio, attraverso il quale si vedeva dall'altra parte.
Il Ka-ranta non ebbe tempo di portare la mano alla ferita che anche Fredrik lo colpì, ferendo il braccio inerte, tranciandoglielo di netto.
Aggredito contemporaneamente da più parti il mostro rimase frastornato, incredulo per la rapidità dell'attacco subito, dolorante, ma ancora tendeva la mano rimastagli verso Baliji. Le sue dita distese afferravano l'aria, lo cercavano invano, si tendevano inutilmente per afferrarlo, eppure era a meno di un passo da lui. Ancora uno sforzo e sarebbe stato suo.
In uno spasimo, incurante di dolore, si tese ad acciuffarlo e forse ci sarebbe riuscito, se Faggiola non avesse urlato un ordine e le Yaonai, ripresosi dallo scompiglio, non si fossero chiuse in formazione davanti al suo corpo.
Non c'era spazio per lanciare ghiande, così compatte vennero avanti e spinsero tutte quante assieme contro il ventre martoriato. Dietro gli scudi, un muro solido lo bloccò.
Benché gravemente ferito e già intravedendo la propria fine, il mostro ancora non desistette e reagì con la forza della disperazione.
Lanciò un disperato urlo di rabbia, diede uno strattone indietro e tirò forte una gamba piantata nel fango.
Riuscì a sfilarla dal pantano e usandola come una picca, prima che le Yaonai potessero schivarne il colpo, la piantò negli scudi delle donne.
Due di loro, le più vicine, rimasero schiacciate sotto l'orrendo moncone e caddero nel fango. A nulla poterono gli scudi contro una tale violenza.
I corpi tranciati delle due donne rimasero semi sommerse nel pantano, mentre le altre, colte di sorpresa dalla reazione inaspettata del mostro, alcune caddero, altre, le più, indenni vennero sbalzate lontano.
Formatosi nuovamente un varco davanti a lui, il Ka-ranta si protese in avanti, la gamba liberata dal fango, nel fango si piantò ancora in profondità, questa volta bloccandosi del tutto.
Era finita.
Era bloccato, tremendamente ferito, pezzi di ghiaccio scricchiolavano a terra dagli orrendi squarci dei colpi subiti, sbilanciato in avanti, era serrato alle gambe in modo irreparabile e percosso da ogni lato. Non aveva più speranze.
Eppure ancora si sforzò ad allungare allo spasimo le dite taglienti verso il volto di Baliji. Mancava poco, pochissimo.
Erano a pochi centimetri dall'afferrarlo, quando il ragazzo, rimasto fino ad allora inerme per il terrore, trovò finalmente la forza di reagire.
La lama che con tanto amore Alfons forgiò per lui, sibilando nell'aria, tranciò quelle dita mostruose tese verso i suoi occhi in un colpo solo. Con un suono cristallino, una alla volta cedettero facilmente e rotolarono a terra.
Incredulo di averlo potuto fare, il Varego le vide cadere ai suoi piedi.
Rinvigorito da questa prima vittoria sul proprio terrore, Baliji alzò ancora lo spadone e sferrò un altro colpo.
Portando un tremendo fendente colpì in pieno il polso cristallino del Ka-ranta che di schianto cedette e crollò con un tonfo sordo nella fanghiglia accanto alle dita.
Era stato facile, molto facile.
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