11b) LE STRADE SI DIVIDONO

Difatti, una sera, davanti a un falò scoppiettante, l'allegra atmosfera che sempre accompagnava quelle riunioni, si spense.

Successe in un istante, arrivando veloce come un lampo che illumina il cielo fino ad allora sereno e provocando nei presenti il medesimo effetto preparatorio: chi lo vede, attende impotente il tuono che lo seguirà, sapendo che arriverà e non potendo fare assolutamente nulla per impedire che ciò accada.

Neko all'improvviso disse che sarebbe partito assieme a sua moglie Pino Argentato e quelle tra le loro figlie che avessero voluto seguirli.

Tutti ammutolirono, il gelo scese sui cuori; le menti, di colpo, si fermarono.

Neko, proseguì.

Sarebbero ritornati al Nord a cercare Vandea e i suoi figli.

Anche se sarebbe stato difficile e complicato ritrovarli, lui, sua moglie e le figlie dovevano portare a termine quello che avevano lasciato in sospeso.

Tutti rimasero silenziosi a guardarsi l'un l'altro, senza sapere cosa dire davanti a quella decisione già presa: avevano capito che il momento tanto temuto, infine era giunto.

Per quanto tristi, uno alla volta dovettero palesare le proprie decisioni agli altri.

Il prossimo a parlare fu Thorball; anch'egli disse che sarebbe partito con loro.

Da un po' di tempo aveva ritrovato la nostalgia di casa, del suo mare, della loro gente, delle sue mogli e dei suoi figli, e usando loro come scusa, si giustificò.

Disse a Baliji che come Compagno di Disgelo aveva mantenuto la sua parola, che l'aveva accompagnato per un lungo tratto, ma ora sarebbe tornato indietro.

Voleva sapere cosa fosse successo al popolo Varego, se esisteva ancora qualcosa di loro, oppure se lungo le coste che li avevano visti crescere restavano solo pietre spoglie.

Voleva che i Vareghi sapessero quello che era successo al Sud, mentre loro lottavano lungo le rive dell'oceano contro le orde di Karahì.

Voleva che i sopravvissuti della loro gente sapessero che il loro sacrificio non era stato vano.

Inoltre aveva un motivo molto più profondo e personale per lasciare Baliji e tornare verso quelle che erano state le loro comuni terre d'origine.

Un motivo triste, ma purtroppo reale come lo scorrere del tempo.

Grazie a Neko aveva capito che presto il passare degli anni avrebbe segnato nei corpi la differenza tra lui e il suo Compagno di Disgelo.

Lui sarebbe presto invecchiato e Baliji, invece, no.

Quando l'inverno dell'uno fosse giunto, per l'altro a malapena sarebbe terminata la primavera e allora la sofferenza per il distacco sarebbe stata maggiore.

Perciò, per quanto lo facesse con immenso dispiacere, Thorball preferì seguire le orme di Bigorn l'Ardito e andarsene verso casa, prima che fosse troppo tardi per farlo.

Terminò dicendo che tornare tra gente che come lui sarebbe invecchiata e morta, era la cosa migliore per tutti.

"Magari" disse per alleggerire un poco la tensione, con stampato sul volto un sorriso querulo che, nonostante le sue buone intenzioni, nessuno fraintese "Fondo anche io una mia casa, chissà. Quella dei Valorosi! Così la chiamerò e vi aspetto tutti quanti per l'inaugurazione".

Era raggiante, quando lo disse. Sorrise, ma sapeva di mentire.

Al pari degli altri sapeva che non si sarebbero rivisti mai più e per quanto facesse, riuscì soltanto a strappare qualche debole sorriso sui volti tesi dei suoi compagni. Non insistette, d'altronde nemmeno lui aveva voglia di fingersi allegro, in un momento come quello.

In effetti, quella sera di inizio estate fu un momento di profonda tristezza per chiunque dei presenti attorno a quel falò.

Fu il momento che tutti, chi prima, chi dopo, più di ogni altro temettero di affrontare, da quando i due gruppi furono finalmente riuniti: dire, infine, quale strada avrebbero seguito.

Ognuno dovette decidere con il cuore, ben sapendo che qualunque scelta esso avesse preso, avrebbe comportato perdite e ferite profonde.

Nell'imbarazzo generale i primi a parlare dopo del piccolo Varego, furono Radice e Faggiola: dissero che loro due, in quanto l'uno Figlio del Sole e l'altra Grande Madre, sarebbero rimasti.

Avevano degli obblighi verso la loro gente e non li avrebbero abbandonati.

Poi toccò a Ranuncolo.

Il Sednor parlò con decisione, già da tempo aveva deciso cosa fare.

Lui sarebbe rimasto con la figlia e Ali, la nipote.

Inoltre era Setmin, un medico:

"Con Baliji il lavoro non mi sarebbe mancato" disse accennando un debole sorriso verso il genero.

Al contrario del suo paziente non aveva ancora perso tutte le speranze di recuperare almeno in parte anche l'uso della mano destra, ma in fondo vi era anche un'altra verità che lo tratteneva a rimanere, molto più radicata, benché troppo banale da essere detta esplicitamente davanti a tutti.

Nei suoi occhi di due colori vi era soltanto felicità, al pensiero di avere una famiglia a cui badare.

Poi toccò a Lilith parlare.

Anche lei sarebbe rimasta: era la Signora dei Tumbà, oltre che madre, suocera e nonna, disse convinta.

Aveva già perso per ben due volte la famiglia e non avrebbe permesso che succedesse ancora una terza.

Sarebbe rimasta, con il suo popolo e con la sua famiglia.

Quando lo seppe, Dan ne fu felice e tirò un sospiro di sollievo.

Per un po' aveva temuto di dover restare ancora una volta solo a decidere.

Anche Zorkan grugnì soddisfatto alla notizia, prima di tornare a stendersi al fianco del suo padrone.

Le undici figlie di Neko, in gruppo, lasciarono che a parlare per tutte quante fosse la maggiore e, attraverso lei, dissero che avevano deciso di tornare tutte quante al Nord, assieme ai genitori.

Avevano nostalgia delle loro Schegge, della neve, del freddo delle loro terre e mal sopportavano il caldo asfissiante e afoso di quelle in cui erano giunte.

Tra di esse, alcune, quattro, sarebbero partite con compagni Tumbà e le altre, per quanto fossero contrarie a quelle unioni, non ebbero nulla da obiettare.

Le Schegge, le Zolle e i pochi altri Giganti sopravvissuti al disastro del mondo che li aveva conosciuti, sarebbero andati nella foresta e sarebbero scomparsi dai paraggi prima che gli uomini della pianura li vedessero.

Forse i discendenti degli Eridani non avrebbero compreso la loro esistenza e preferivano rimanere nascosti ai loro occhi, piuttosto che creare problemi.

Sarebbero diventati leggende buone per la sera e il fuoco, a cui nessuno avrebbe creduto se non i bambini e i deboli di mente.

A conti fatti, a eccezione di Neko, Pino Argentato e le figlie di costoro, Thorball, di qualche Yaonai che non sopportava la vista delle ampie pianure che vi erano oltre la foresta e di un centinaio di Tumbà che vollero tornare a vedere cosa fosse successo alle loro terre, la maggior parte dei fuggiaschi decise di approfittare dell'ospitalità degli Eridani e lavorare la terra che veniva messa loro a disposizione.

In fondo vi era ancora così tanto spazio libero ai piedi di quelle montagne, che nemmeno in cento anni avrebbero potuto dissodarla tutta.

Inoltre era una terra grassa, buona da lavorare e pascolare.

Benché rimanere prospettasse a chi rimanesse una vita senz'altro meno avventurosa che il partire nuovamente, questa scelta spaventava meno delle montagne che avrebbero dovuto scalare per andare ancora oltre a dove erano già arrivati.

Infatti, furono pochi coloro che vollero tentare la fortuna e attraversare le impervie catene montuose per andare ancora più a Sud, alla ricerca della Terra dei Vitelli, eppure nessuno glielo impedì.

Altri invece sentirono parlare di un grande deserto a Ovest e altri ancora di immense distese d'erba a Est.

Curiosi di vederli, alcuni decisero di partire alla loro ricerca e a tutti costoro Neko diede consigli, disegnò cartine e sentieri; prospettò passaggi e passi da seguire, per poterli raggiungere.

Nessuno di coloro che fuggì dalla Foresta delle Yaonai venne lasciato senza informazioni sulla strada da seguire e nessuno, se desiderava andare, venne incoraggiato a restare.

Baliji lasciò che tutti quanti si sentissero liberi di fare le scelte che volevano e così fece anche lui, che parlò per ultimo: in comune accordo con Mirta, avevano deciso che sarebbero rimasti presso gli Eridani, avrebbero allevato Ali secondo le loro leggi e le avrebbero raccontato dei suoi avi, chi erano e da dove venivano, in modo che, a suo tempo, una volta cresciuta avrebbe potuto scegliere cosa fosse meglio per sé e quale strada scegliere.

Con le mani in quello stato non se la sentiva di arrampicarsi ancora su delle montagne, inoltre voleva sapere di più sulla gente operosa e ospitale di quelle terre. Voleva capire se ricordavano qualcosa di Walpurgis, delle loro radici e della grande fuga che li condusse fino a quelle pianure, ancora in gran parte libere al tempo del loro arrivo, più di trecento anni prima.

Attorno alla lastra di rame di Alfons avrebbe fatto costruire una casa, disboscato la foresta, dissodato e coltivato della terra.

Aveva una donna, una figlia, un passato da dimenticare e un futuro da costruire. Avrebbe cambiato vita, di sua libera scelta l'avrebbe fatto, anche se sapeva con certezza che la nostalgia del suo mare non l'avrebbe mai lasciato del tutto, né nei sogni a occhi aperti che avrebbe fatto durante il giorno, tanto meno in quelli che avrebbe avuto nel sonno della notte.

Avrebbe seppellito tutti i suoi fantasmi nel lavoro e avrebbe vissuto.

Semplicemente avrebbe vissuto.

Infine, quasi fosse un suggello sopra a quello che fu il suo passato, davanti a tutti, Baliji, Colui che aveva scelto per il Destino, ormai divenuto un Gopanda-Leta per i Vareghi, chiese a Neko un ultimo favore: se nel tornare al Nord avesse ritrovato Vandea viva, doveva farle sapere che la porta della sua casa sarebbe sempre stata aperta per lei, per i figli che aveva avuto con Fredrik e per Tholle e Thrand, i due gemelli che nelle vene avevano il suo sangue.

Il passato era lontano ormai, ma ora più che mai si rese conto che i legami di sangue erano una cosa strana: benché esili e sfilacciati, resistevano anche oltre il tempo e la distanza e recidere del tutto ogni minima speranza di una riconciliazione con quelli che erano anche figli suoi, la considerava una scelta errata.

Ne aveva parlato a lungo assieme a Mirta e anche lei era d'accordo, la porta della loro casa sarebbe sempre stata aperta per chi fosse venuto in pace.

Neko gli sorrise e si disse disposto a fare come desiderava.

Accettò e gli promise che avrebbe fatto tutto il possibile perché la cosa potesse avverarsi.

Seduta al suo fianco, Pino Argentato sorrise, accennando il suo assenso.

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