8b)UNIONI FELICI

Quarta guardia, ottavo viaggio dSN

1° decade mese di Mandi

anno 628 dsdSI

I lavori procedono alacremente. Da quando è iniziato il mese di Mandi, ogni giorno che passa è sempre più evidente l'avvicinarsi della primavera. Il Mio Dio, l'Altissimo Padre di Tutti, ogni giorno scalda le nostre esistenze e ogni mattino attendo con ansia il suo sorgere per adorarlo. La neve è ormai sciolta e nei prati attorno alla palude spuntano fiori bianchi e gialli che rallegrano occhi e cuori. Una moltitudine di farfalle bianche danzano da un fiore all'altro continuamente. L'aria resta frizzante alla mattina e fresca alla sera, ma durante il giorno è una gioia sentire il calore del Sole Invitto sulla pelle.

È la vita. Null'altro che la vita che ritorna come tutti gli anni, eppure quest'anno la sento nell'aria e l'aspetto con ardore crescente perché potrebbe essere una nuova alba per la mia gente. Gioisco per loro, per la speranza che va ritornando nelle loro menti, perché l'effetto del bacio della Yaonai va scemando sempre più dal mio corpo. Ne ho parlato con Varego e lui è d'accordo con me. L'aveva già notato, ma per delicatezza non voleva parlarmene prima che fossi io a farne cenno. Pazienza, sono pronto a restituire quello che mi è stato donato. Ho già vissuto molto e comunque non sopporterei l'idea di sopravvivere a nessuno dei miei figli. Inoltre sono lieto di avere questo tempo da dedicare affinché le cose migliorino almeno per loro. Almeno in parte, potrò recuperare agli sbagli che ho commesso. Da quando hanno saputo delle nozze sono più allegri ed euforici. Lavorano alacremente alla costruzione delle capanne e ascoltano i consigli di Carpinobella senza discutere. Sorridono, scherzano e si divertono, come facevano un tempo. L'unico contrariato pare essere Flot, al momento lasciato un poco in disparte dai miei figli. Queste sono giornate frenetiche, in cui si comincia a lavorare al sorgere del sole e si prosegue fino a che c'è luce. Adesso non c'è tempo per altro e lui, al contrario del padre, non ama il lavoro fisico. Da parte mia devo ancora mantenere la mia solenne promessa con la Yaonai Madre e attendo con ansia il momento in cui la incontrerò, per ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me.

È dal giorno del canto del Merlo che ho intenzione di farlo, ma non ho più avuto l'occasione di incontrarla. Non si è presentata al nostro villaggio nemmeno quando sono giunte le Yaonai per conoscere i loro futuri mariti, eppure a detta di Varego è lieta di questa unione.

È successo alcuni giorni fa, era da poco passata l'alba ed eravamo già tutti al lavoro. Loro sono apparse all'improvviso al margine della foresta e hanno atteso immobili che Varego venisse ad avvisarci. Devo dire che all'incontro i più emozionati erano i miei ragazzi. Come dargli torto, in fondo, perché queste donne pianta sono di una bellezza rara. Quello che nel resto del mondo si conta come eccezione, unica e preziosa, qui rientra nella norma. Sono una più bella dell'altra e l'aria della primavera le rende ancora più fresche e desiderabili di quello che già non siano. Per quanto siano tutte molto riservate, loro stesse hanno scelto con quale compagno passeranno la vita e nessuno dei miei ha avuto niente da ridire. Tutti erano felici, un'atmosfera lieta si spargeva in tutto il campo. L'unico che si teneva un poco in disparte era Flot che, pur non dicendo nulla, mi pareva un lupo in agguato attorno a un gregge inerme. Forse il mio istinto di padre si starà sbagliando, ma non credo che quel ragazzo lascerà stare i miei figli. Dovrò parlarne con Rataniel e dovremo vegliare. Quando poi le ragazze se ne sono ritornate nella foresta, i lavori sono ripresi ancora più alacremente di prima. Non c'era più spazio per mugugni, torti o discussioni. Si lavorava tutti insieme come un tempo. Sia lodato il Padre di Tutti per tutto questo. Sia lodato anche Varego, per tutto quello che ha fatto per noi.

Prima guardia, primo viaggio dSN

3° decade mese di Mandi

anno 628 dsdSI

Il gran giorno è arrivato e, sia Lode al Sole Invitto, è terminato. Solo ora che tutto è finito e ogni coppia ha raggiunto la sua nuova capanna, inizio a capacitarmi che tutto questo è successo veramente.

È stata una giornata entusiasmante e gioiosa insieme: la prima, dopo tanta sofferenza. Vedere tutti i miei figli accasati mi ha reso felice e orgoglioso di loro e Varego lo era assieme a me. Oggi ho potuto constatare quanto simili siamo, quell'uomo venuto dall'estremo Nord e io. La Yaonai Madre, invece, è differente, fredda e distaccata mette soggezione con il solo sguardo. Quando è arrivata preceduta dalle otto Yaonai che portava in spose, sembrava una regina. Dietro di lei venivano altre Yaonai. Due a due la seguivano in silenzio, disponendosi a cerchio attorno al nostro piccolo gruppo fino a circondarci completamente. Continuavano a uscire dalla foresta in una processione che pareva non terminare mai. Erano migliaia, tutte giovani e belle, vestite di foglie e rami che le ricoprivano fino ai piedi. Tutte avevano una lunghissima chioma che tenevano arrotolata alla vita. Solo alcune, poste a guardia della Yaonai Madre, la portavano intrecciata e avevano un sacchetto appeso a vita. Erano quelle che avevano lo sguardo più fiero di tutte e non smettevano di guardarsi attorno, quasi temessero qualche pericolo improvviso. In silenzio le Yaonai continuarono a girarci attorno fino a quando anche le ultime non furono uscite dalla foresta e non ebbero raggiunto le altre. La radura della palude ne era piena. Ovunque mi girassi vedevo Yaonai. Erano bellissime e inquietanti al tempo stesso. I loro volti pallidi non tradivano emozioni, eppure con il silenzio e i loro sguardi ci soverchiavano in numero di cento a uno e Varego le descriveva come valenti guerriere. Pare impossibile che tali bellezze possano diventare letali, eppure ringrazio il Signore Mio, l'Altissimo Padre di Tutti, che siano venute in pace.

Quando anche le ultime si furono sistemate attorno a noi, la Grande Madre sollevò le mani e tutte si voltarono verso di lei. Una giovane Yaonai dalla chioma intrecciata si staccò dal cerchio e le portò un ramo di vischio. Si avvicinò lenta e solenne. Con evidente orgoglio Varego, ritto al mio fianco, mi sussurrò che era sua figlia, Salice nel Vento. La Grande Madre prese il vischio in mano, ancora scintillante d'umidità della foresta. Quel piccolo ramoscello pareva d'oro alla luce del sole; quando lo piegò e lo arrotolò come una corona che si posò solenne sul capo, brillò tra le mani della donna pianta. Le bacche scintillavano come gioielli alla luce del mio Dio e mi facevano sentire la sua presenza. Ero felice, con il cuore gonfio di gioia. Io e i miei figli la guardavamo estasiati, silenti per la grazia che sapeva mettere in quei semplici gesti, facendoli diventare solenni. Nessuno fiatava. Si avvicinò a ognuna delle otto ragazze ponendole una mano sulla testa. Quando poi parlò nella loro lingua sibilante e misteriosa, la tensione si ruppe e tutto divenne facile. Varego e io pronunciammo poche parole, ognuno nella lingua dell'altro per simboleggiare l'alleanza tra i nostri popoli. Io benedii uno a uno i miei figli e li guardai attentamente: alcuni erano poco più che ragazzi con pochi peli radi sulle guance, eppure con gli abiti che Carpinobella aveva saputo ottenere tagliando e cucendo le coperte di fibre vegetali, ripuliti e sbarbati, facevano bella figura. Ero fiero di loro e glielo dissi. Per colpa mia avevano sofferto molto, ma oggi, in parte, venivano ripagati di quello che avevano perduto. Loro lo sapevano e i loro occhi me lo dicevano. Avevamo ritrovato l'armonia, il pericolo era passato. Sia lode all'Altissimo Signore Mio.

Seguirono il pasto che le Yaonai portarono abbondante e battute più o meno salaci. A un certo punto della festa, Varego e io invitammo la Grande Madre a visitare il nostro villaggio, le nuove capanne e i focolari circondati da pietre che ognuna di esse aveva: io ero fiero di quello che avevamo ottenuto e Varego con me mostrò soddisfazione, ma la Yaonai rimase impassibile, diffidente quando le mostrai come accendevamo il fuoco. Non volli offenderla, parlammo all'esterno. Varego traduceva per entrambi. Rimasi a guardarla per tutto il tempo, affascinato da quella semplice corona di vischio sulla fronte e da quella chioma lunghissima che le scendeva lungo al fianco prima di cingerla a vita. Varego e io, per quanto indossassimo abiti nuovi, eravamo ben poca cosa in confronto a lei. Non ci volle molto a metterci d'accordo. Affinammo gli accordi dei matrimoni con misurata cortesia, in quanto non ci fu una reale trattativa. In questo la Yaonai fu tassativa: le femmine nate dalle nuove unioni, alla nascita verranno consegnate a lei. A noi resteranno i figli maschi.

Le Yaonai che hanno acconsentito a unirsi con i miei figli saranno libere di andarsene quando vorranno, così come lo furono quando decisero di venire. Al villaggio non sarebbero mai mancati cibo, acqua, tessuto per coperte e vestiti, ma il fuoco non doveva arrivare vicino alla foresta per nessun motivo.

Io accettai senza discutere. In cambio dissi alla Yaonai quello che le aveva promesso. Le raccontai di come attraversammo il fiume passando nelle viscere della terra. A un certo punto la sentii sibilare qualcosa che Varego tradusse in: La Porta degli Antichi Padri!

Non ho capito a cosa alludesse, però.

Credo parlasse dello "Specchio", di quel tratto di fondale trasparente in centro al fiume, ma non ne sono certo, perché subito dopo, accennando al lago di lava e al mostro che vi trovammo, vidi la donna divenire livida in volto. Varego al contrario si fece pallido, imbarazzato mi mise una mano sul braccio per fermarmi. Ma oramai era tardi: senza volerlo, suppongo di averle detto qualcosa che Varego le aveva tenuto nascosto. La Grande Madre sibilò nella sua lingua qualche parola al marito: era furiosa con lui, aveva il volto contratto dalla rabbia. Si allontanò immediatamente verso la foresta. Varego dopo avermi salutato velocemente le andò dietro. Non disse nulla, ma nei suoi occhi lessi timore e preoccupazione. Non li rividi per tutto il resto del giorno. Finito il banchetto, le Yaonai tornarono in corteo nella foresta con alla loro testa Flot e la sorella, Salice nel Vento. Noi rimanemmo soli, con la famiglia aumentata e tanta speranza per il futuro. Rataniel e io accompagnammo una a una le coppie verso le loro capanne e per ultimi Rataniel e Carpinobella stessi, che ho lasciato poco fa davanti alla loro, prima di rientrare nella mia.

Sono felice del silenzio che regna nel nostro accampamento, e, spero, che presto possa diventare un villaggio pieno di urla di bimbo.

Wal si tolse lentamente la maschera. Sentire parlare della madre e della parte che aveva avuto nel matrimonio di quella gente oramai morta da tanto tempo, l'aveva fatto sentire strano e imbarazzato. Guardò Neko perplesso. Il Gangi gli chiese:

"Come ti senti? Ce la fai a continuare ancora?".

Lui rispose con un cenno affermativo e l'altro lo incalzò a proseguire con il manico della pipa. Nel momento che riportò la maschera sul volto, percepì il formicolio nello stomaco che precedeva la comparsa di qualche spirito.

Pensava si trattasse di Walpurgis, invece come un lampo gli comparve l'immagine della ragazza con la testa mozza sotto il braccio: fece un sussulto quando la vide e la sentì sussurrare dalle labbra morte:

"Ricordati di me! Rifallo per me!".

Fu un attimo, poi scomparve lasciandolo sbigottito. Era da molto che non lo ritrovava, eppure eccola lì, a ricordargli che le doveva un risarcimento.

Ma quale! Cosa voleva da lui!

Neko si accorse del suo turbamento, ma prima che potesse dire qualcosa Wal lo fermò. Sentiva lo spirito di Walpurgis solleticargli i centri nervosi del cervello: voleva fargli capire cosa si aspettava da lui. Comprese e lo lasciò fare. Le dita scivolarono sulle pagine di carta, girandole una a una: Walpurgis non voleva che continuasse a leggere dove si trovava ora, voleva andare oltre.

Come un automa Wal vide la mano scorrere pagine su pagine di manoscritto, saltandone a manciate intere, scontenta fino a quando non trovò quella che cercava.

Solo allora si posò sul foglio scelto e lo lisciò piano. Era tutto stropicciato e piegato. Delle chiazze tonde avevano sbiadito in alcuni punti l'inchiostro. Potevano essere gocce di pioggia, o forse lacrime ormai scomparse, non sapeva.

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