7)LA SCOSSA
Ora sesta, quarto viaggio dSN
3° decade mese di Sitati
anno 627 dsdSI
Ho freddo, il fuoco è acceso e la tenda all'ingresso è abbassata, eppure ho i brividi fino alle ossa. Credo di essermi ammalato gravemente. Anche il decotto per la febbre che mi ha portato stamane Varego non sembra aver avuto l'effetto sperato. Ho saputo che anche Luciano, uno dei miei servi sopravvissuti, è stato contagiato dallo stesso morbo che affligge me. Anche a lui Varego ha somministrato la stessa pozione. I sintomi sono gli stessi. Per quanto costui sia molto più giovane di me, anch'egli accusa forti dolori alle articolazioni e tremendi tremori al corpo. Purtroppo, però, al contrario mio, lui ha anche contratto una preoccupante congestione polmonare che lo porta a respirare a fatica. Temo non superi la notte. Sono tre giorni ormai che sento i suoi rantoli arrivare fino a me, che pur non gli sono vicino. Anche Rataniel, che lo ha visto da poco, per quanto non mi abbia detto nulla per non mettermi in allarme, è preoccupato. Gliel'ho letto negli occhi. L'umidità di questa palude non giova alla nostra salute e la mancanza di combustibile in questa zona, rende frustrante il provare a scaldare adeguatamente le nostre capanne. Le scarse, fumose fiamme che si levano da questi focolari alimentati con le canne, danno altrettanto poco calore che piacere. Inoltre la neve che sta cadendo da alcuni giorni rende ancora più miserabile la nostra situazione e ci rende sempre più simili agli Un da cui siamo fuggiti. Anche Varego ha capito che dobbiamo trovare una soluzione al problema del combustibile, altrimenti difficilmente arriveremo salvi alla primavera. Mi ha detto che ne ha parlato con sua moglie, la Regina, la Grande Madre di queste misteriose donne pianta che abitano questi boschi senza mai farsi vedere, però il legno della foresta ci è ancora stato vietato. Purtroppo l'atteggiamento delle Yaonai nei confronti del fuoco innervosisce i miei figli e alle volte li porta a trasgredire agli ordini ricevuti. Per loro il fuoco è naturale come l'aria che respirano e l'acqua che li disseta. Non riescono farne a meno e li capisco. In fondo sono stato io a insegnargli che il fuoco non dovrebbe essere negato a nessun uomo o donna, in quanto diritto naturale quanto l'acqua e l'aria, perciò ancora una volta sono io il colpevole di questo astio. Per quanto la Grande Madre non ci abbia mai lasciato mancare cibo fresco e acqua pulita, più volte li ho visti arrivare di soppiatto dopo aver sottratto un pezzo di legno secco caduto dagli alberi. Per le Yaonai questo è un furto, lo so. Dovrei rimproverarli, riprenderli, almeno ammonirli perché non proseguano in questi furti, però non posso farlo. In fondo comprendo l'ansia che agita i loro animi: nella loro terra avevano tutto e per colpa mia ora sono considerati dei ladri solamente perché vogliono preparare un pira da innalzare al nostro Dio. Proverò a parlarne ancora con Varego e vedremo di trovare una soluzione che possa andare bene per tutti. Da quanto mi ha detto l'ultima volta, suo figlio Flot ha avuto un'idea che pare interessante e ha deciso di lasciarlo provare. Non mi ha detto di cosa si tratta, però so che, a eccezione di Rataniel, tutti gli altri miei figli lo stanno aiutando a realizzarla e questo non manca di lasciarmi preoccupato. Confido nella saggezza del Signore Mio e spero che i loro sforzi abbiano successo qualunque cosa stiano tentando, però nonostante le rassicurazioni del padre, continuo a non fidarmi di quel giovane. L'influenza che ha sui miei ragazzi è aumentata troppo velocemente e, benché la sua pronta intelligenza ne faccia un capo capace, mi preoccupa alquanto. Chissà, forse sono solo geloso dell'affetto dei miei figli e dovrei ricordarmi più spesso che, prima della catastrofe, alcuni di loro erano sposati e avevano a loro volta dei figli.
Ma ora devo preoccuparmi di ben altra cosa, che non della mia diminuita autorità paterna: domani sarà il giorno che segna la Festività della nascita del Signore Nostro il Sole Invitto e io dovrò assolutamente essere in piedi per accendere la Pira Sacra che abbiamo preparato con tanta fatica. Purtroppo anche questo infastidisce la Grande Madre delle Yaonai. Se ci ha dato il permesso di professare la nostra fede lo dobbiamo soltanto all'intervento di Varego e alla nostra solenne promessa di non accendere fuochi al di fuori della palude. Spero proprio di essere in condizione di alzarmi, perché l'anno passato la nostra situazione era troppo travagliata e dolorosa per festeggiare la Sua nascita nel modo adeguato. Che possa il nostro Signore perdonarci per questa mancanza e non serbare rancore nei nostri confronti. Inoltre, cosa oltremodo importante per me, per l'evento saranno presenti anche Varego e suo figlio; un grande onore per noi tutti che suggella il patto che condividiamo con le Yaonai. Perciò voglia l'Altissimo che la notte, il riposo e la pozione di Varego, mi portino anche abbastanza salute da potermi alzare domani mattina senza febbre.
Ora però smetto di scrivere e mi corico, sono esausto .
Con queste parole ricominciava il manoscritto di Walpurgis l'Eridano, quando Wal, spinto da un impulso fortissimo che non seppe controllare, dovette aprirlo nel punto esatto dove, il giorno prima, aveva posto tra le pagine le sue tre foglie. Sapeva che era nuovamente lo spirito inquieto di quell'uomo che lo aveva portato ad agire in quel modo, però non voleva che si ripetesse l'esperienza del giorno precedente. Per quanto la giornata avesse avuto un finale piacevole, non voleva che potesse nuovamente agire come voleva con il suo corpo. Per il suo bene, per il suo equilibrio mentale e fisico, doveva imparare a controllarlo, a moderare gli impulsi che gli inviava senza lasciarsi condizionare fino in fondo.
Facendo forza su se stesso, si costrinse a chiudere il manoscritto, a riporlo nel tascapane e a raggiungere Mirta che lo attendeva per fare colazione. Lei era vicino al focolare e il paiolo posto sopra ai beccucci del gas fumava. Un profumo di frutti di bosco e menta invadeva la capanna. Accanto alla ragazza accovacciata c'erano un vasetto di miele trovato nella dispensa di Lilith e un po' di pane del giorno prima. Non era molto, ma per due sarebbe bastato. Lei gli sorrise invitante. Senza dire nulla iniziarono a mangiare.
Avevano passato insieme quello che restava del giorno precedente e tutta la notte. Il giorno dopo si erano risvegliati tenendosi per mano. Non avevano parlato molto in tutte quelle ore, eppure era come se si fossero detti tutto quello che c'era da sapere per comprendere che non si sarebbero più lasciati. Non si erano fatti promesse e nemmeno avevano rimestato nel passato. Ambedue erano coscienti di quanto fosse precaria la loro relazione. Lui era il Padre di Tutti. Pochi giorni ancora di pace e poi avrebbe dovuto partire per il villaggio di Rasmet, però ugualmente si unirono come fosse l'unica cosa giusta da fare.
Quando ebbero terminato la colazione, uscirono insieme sul molo. Videro che il sole era già alto. Avevano dormito fino a tardi. L'alba doveva essere passata da un'ora o due e nessuno era venuto a disturbarli. Il cielo era sereno, la temperatura mite e il villaggio ancora stranamente silenzioso. Della tempesta del giorno prima non rimanevano che pochi tetti da riparare e qualche molo da rinforzare, ma per il resto tutto era tranquillo e quieto come sempre. Addirittura troppo, vista l'ora. Pareva che nessun Tumbà fosse ancora desto e questo non era normale. Ormai Wal conosceva abbastanza quella gente da sapere quanto fossero mattinieri e attivi nelle prime ore del giorno. Cominciò a sospettare che nulla fosse stato lasciato al caso, visto che anche sua madre non si era più fatta vedere e per tutto il giorno precedente nessun Tumbà si era presentato alla porta della Signora per cercarla. Era strano tutto questo.
Sospettò che dietro a tutte queste coincidenze ci fosse lo zampino di Neko o forse di sua madre, oppure di Ranuncolo, oppure di tutti quanti loro assieme, però se anche così fosse stato, gli era nuovamente debitore. A tutti quanti, perché mai regalo, se di regalo si trattava, era stato così ben accetto. Rientrarono tenendosi per mano.
Dopo non molto avvertirono il sordo tonfo di un legno accostarsi al pontile con una manovra talmente maldestra che soltanto un sordo non l'avrebbe sentita. Subito dopo un secondo legno l'imitò altrettanto rumorosamente e due voci rudi e grossolane che parlavano una lingua straniera si udirono alzarsi dall'esterno. Fredrik e Thorball.
Li riconobbe subito e sorrise. Mirta invece si allarmò, guardò Wal preoccupata, ma lui la rassicurò.
"Non temere" le disse "Sono i miei amici. Volevano essere discreti. A modo loro ci avvisano che non siamo più soli. Vieni! Andiamo a riceverli".
Tenendosi per mano uscirono sul pontile proprio mentre Neko e Ranuncolo sbarcavano dalle leggere imbarcazioni che i due Vareghi legavano con gesti sicuri. Wal li salutò gioviale:
"Neko! Ranuncolo! Che piacere vedervi. Spero abbiate già mangiato, perché quel poco che avevamo l'abbiamo finito ora".
I due uomini più anziani si guardarono a vicenda e sorrisero. Ambedue non ricordavano l'ultima volta che l'avevano visto così allegro ed entrambi ne apprezzarono il miglioramento d'umore.
"Non temere. Sono lieto di vedere che ti sei rimesso completamente. Ieri ci hai fatto preoccupare non poco" gli rispose Neko "Buon giorno Mirta, mi auguro abbiate dormito bene". Rivolse alla ragazza un accenno di inchino.
"Gopanda... Mirta... !" fece Ranuncolo salutandoli entrambi. Era sorridente, quasi allegro. Oggi pareva molto meno preoccupato del giorno avanti.
"Padre, era da molto che non sorridevi. Sono lieta di vedere finalmente un poco di serenità nei tuoi occhi. Siate tutti i benvenuti" disse Mirta ai quattro uomini e se oltre al saluto avesse avuto l'intenzione di dire altro, il suo intento venne interrotto bruscamente da due rumorosi sacchi scaricati dalle barche sul pontile.
"Viveri" fece Neko voltandosi a vedere Fredrik e Thorball sbarcare sul molo.
"E birra, per brindare al successo di ieri!" aggiunse andando a stringere con le mani le braccia del ragazzo.
"A breve arriverà anche tua madre e potremo proseguire con la lettura del manoscritto. Non ti ha più dato dei problemi da ieri?" gli domandò guardandolo fisso fisso negli occhi.
"Chi, Walpurgis? No, solo stamane e per un breve momento. Non ti mento dicendo che oggi avrei preferito non vedere nessuno di voi, ma anche io sono curioso di sapere che altro può uscire da quei... come li ha chiamati? Fogli? Perciò siate i benvenuti, amici miei, ed entrate. C'è dell'ottimo decotto preparato da Mirta, per chi volesse. Venite!".
Fece strada, salutando con una manata sulla spalla Thorball e una sul petto Fredrik, man mano che gli sfilavano davanti. Scambiò qualche parola in Varego con loro, poi si sedettero tutti e tre attorno al focolare, accanto a Neko e Ranuncolo che facevano conversazione con Mirta. Dei cinque beccucci del gas, solamente uno era acceso e Ranuncolo fu lieto della parsimonia dimostrata dalla figlia. Prese volentieri una ciotola di decotto che gli porgeva, mentre Neko gentilmente rifiutò. Conversarono allegri per un po', tra battute salaci di Fredrik e Thorball e velati cenni di augurio ai due giovani innamorati da parte dei due uomini più anziani, ma quando un tonfo sordo li avvertì dell'arrivo di un altro legno al pontile, si fecero di colpo seri. Dei passi leggeri e appena percettibili si sentirono frusciare sul grezzo assito del molo e Wal non ebbe dubbi su chi fosse il nuovo arrivato. Andò ad alzare la tenda di canne all'ingresso giusto prima che Lilith la toccasse:
"Madre! Che tu sia la benvenuta nella tua casa!" le disse.
Lilith sorrise maliziosa a quella battuta: " Posso?"
Wal si accorse immediatamente dell'indelicatezza che aveva avuto nei suoi confronti e chinò la testa. Sarà anche stato il figlio di Lilith la Yaonai, ma lei era pur sempre la Signora dei Tumbà e lui soltanto il Gopanda-Leta.
"Perdona la mia impertinenza, Signora. Oggi stesso sarà mia premura tornare nella mia capanna. Ma ti prego, accomodati. Attendavamo te per iniziare a leggere le memorie di Walpurgis".
Lei accennò di gradire le sue future intenzioni, si tolse il mantello Tumbà, poi si diresse piano verso il focolare. Tutti si erano messi in piedi. Lei salutò uno a uno, lasciando per ultima Mirta. La ragazza teneva le mani giunte e la testa bassa. Era pallida e tesa. Lilith le si avvicinò e le sollevò delicatamente il mento. Improvvisamente le guance le si arrossarono.
"Mia cara" le disse la Yaonai "Auguro a te e a mio figlio tutto il bene possibile, anche se i giorni che ci attendono non saranno facili per nessuno. Ma adesso, su, basta con questo rossore che non ti è congeniale e dammi un poco del decotto che vedo sul fuoco. Il suo profumo è invitante e io non ho dormito bene, questa notte".
Mirta arrossì ancora di più e andò a prendere una ciotola di decotto, lo addolcì con miele e glielo porse con rispetto, mentre con un leggero cenno le diceva:
"Grazie, Signora. La tua benedizione è importante per me. Oggi stesso, se tuo figlio mi vorrà con sé, mi trasferirò nella sua capanna".
Wal era raggiante. Guardò la madre, Neko, infine Ranuncolo. Come padre della ragazza, questi gli fece cenno che a lui andava bene.
"Bene!" fece Lilith "Visto che siamo tutti d'accordo, possiamo andare avanti. Sediamoci. Mentre il Gopanda leggerà, io mi sorseggerò questo delizioso decotto".
"Se la Signora me lo consente" fece Neko "Si ascolta meglio una storia, fumando la pipa".
"Grande Vecchio, mi stupisci!" rispose secca lei "Da quando mi chiedi il permesso per una cosa che hai già deciso di fare?".
Piccato, finse di essere sorpreso. Comprese immediatamente che la Yaonai si riferiva al fatto che senza dirle nulla, aveva ordinato a tutti i Tumbà di non cercarla a casa sua per tutto il giorno precedente, ma dal sorriso trattenuto che le increspava leggermente i bordi delle labbra, capì anche che era già stato perdonato.
"Da oggi, mia Signora. Lo prometto".
"Bene. Se così sarà... Procediamo pure".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top