6)LA LUNA PERDUTA
Ora ottava, quarto viaggio dSN
3° decade mese di Omondi
anno 627 dsdSI
Lo sconosciuto è tornato e non era solo, questa volta: assieme a lui c'era una donna e la sua vista ci ha fatti sembrare ancora più miseri di quello che già siamo. Indossava un semplice vestito fatto di foglie, eppure il suo aspetto era quanto più di regale mi ricordassi in una donna. Era altissima, di carnagione chiara, occhi scuri e con lunghissimi capelli gialli a formarle una coda che portava arrotolata a vita. Nessun ornamento le cingeva collo o polsi, eppure non molte mogli, figlie o concubine dei Grandi delle Genti avrebbero rivaleggiato in eleganza e portamento con quella donna. Quando è arrivata, il silenzio è sceso in mezzo a noi. Uno alla volta ci siamo messi in piedi e l'abbiamo salutata, benché il nostro aspetto fosse quanto di più misero potesse esserci. Per fortuna abbiamo acqua a volontà e il giorno prima, per la prima volta dopo molto tempo, ci eravamo lavati. Anche se per i vestiti non potemmo fare che rozzi rammendi, almeno erano puliti. Non avevamo nulla da offrirle, se non cibo e acqua che lo sconosciuto stesso ci aveva fornito, ma quando glieli ho offerti lei li ha rifiutati. I suoi occhi erano colmi di stupore, direi quasi meraviglia, nel vederci. Si teneva a distanza da tutti noi. In ogni momento cercava la protezione dello sconosciuto che mai la lasciava sola. Eppure, oltre al timore, ci guardava con interesse e curiosità, forse addirittura con compassione. Al loro arrivo lo sconosciuto è venuto diretto verso di me e mi ha salutato con rispetto. Sia lui che la donna che l'accompagnava hanno pronunciato parole a cui ho risposto nella nostra lingua, però non credo mi abbiano capito più di quanto io abbia capito loro. La donna indicava spesso il fiume e la sponda opposta, quella da cui eravamo arrivati. Pronunciava parole incomprensibili, ma i suoi gesti indicavano a Sud. Non capendo, annuivo, non sapendo se ciò fosse quello che lei desiderava. Nemmeno sapevo se quel gesto potesse avere un significato per i due ospiti. Ringrazio il Signore Mio, l'Altissimo Padre di Tutti, per questo dono meraviglioso che ci ha fatto inviandoci queste due persone, però abbiamo passato buona parte della giornata cercando di comprenderci, scambiando inutilmente parole che oltre alla cortesia non raggiungevano alcuno scopo. Purtroppo, questo è un grave problema che dovremo affrontare nel futuro. Attorno a noi, ad ascoltare muti i nostri gesti, stavano i miei figli e i servi, affascinati e silenziosi davanti alla bellezza e alla eleganza di quella donna. Spero che anche questo non diventi un problema in futuro, perché sono molti mesi che non vediamo una donna e i miei ragazzi potrebbero comportarsi in modo avventato. Credo l'abbia capito anche lo sconosciuto: benché abbia fatto il possibile per apparire tranquillo e rilassato, per tutto il tempo non ha tolto la mano dal pomolo del pugnale che porta nella cinta. Probabilmente non si fida di noi e non posso dargli torto dopo l'aggressione avventata che ha subito da parte di Fiolet. Comunque, alla fine, i nostri sforzi per comprenderci non ci hanno condotto a molto. Lo sconosciuto e la donna si sono alzati e se ne sono andati. Chissà se li rivedremo ancora. Io credo di sì, o perlomeno lo voglio sperare. Perché credo che fosse il volere del Sole Invitto che noi arrivassimo fino a qui e che incontrassimo queste persone in questo luogo. Assecondiamo il suo volere e godiamoci quello che abbiamo. Cibo e acqua non ci mancano, la stagione è bella e calda e il tempo sembra stabile. L'unico cruccio è la salute di tre famigli che non migliora, nonostante lo sconosciuto li abbia ancora visitati e gli abbia dato delle pozioni che aveva con sé. Rataniel fa quello che può per aiutarli, ma se non si riprenderanno presto, temo per la loro vita. Li affido al Signore Nostro e alla Sua benevolenza.
Ora settima, secondo viaggio dSN
1° decade mese di Kimani
anno 627 dsdSI
È passata una settimana dalla visita della misteriosa donna. Purtroppo di lei e dello sconosciuto non abbiamo più avuto notizie. Secondo i miei figli dovremmo spostarci lungo il fiume e andarcene. Sono stanchi di stare fermi in questo posto senza fare nulla e vorrebbero risalirlo. A parte Rataniel, Safaret e Colaniel, tutti gli altri iniziano ad avere dei momenti di rifiuto per il dolore, momenti in cui si allontanano dai feriti e da quello che può ricordare la morte e la sofferenza. Credo che sarebbero capaci di abbandonarli incuranti del loro stato, soltanto per non vedere più gente soffrire. Forse il viaggio, la perdita di tutti i loro cari, dei loro amici e coetanei, la ferocia degli Un, i patimenti del corpo e della mente, sono stati troppi per la loro età e di tutto questo solo io sono il colpevole. Per tenerli occupati ho detto ai ragazzi di cercare legna, tanta legna asciutta, perché dispero per la vita dei tre famigli più gravi. Nonostante le cure non migliorano in nulla e credo che non arriveranno a vedere il prossimo sorgere della gloria del Nostro Dio. Il Padre di Tutti non voglia, ma nel caso servisse costruire delle pire per i nostri compagni, almeno non saremo impreparati. Anche se non hanno dimostrato entusiasmo per questo compito fisico, lo stanno facendo. Sono svogliati e apatici. Comunque li capisco: è dura dimenticare quella bestia orrenda che ci ha sbarrato il passo. Nella notte li sento urlare nel sonno, hanno incubi di cui non parlano mai e anche se da svegli ridono e scherzano, i loro occhi sono diventati duri e spietati. Io stesso la sogno e durante la notte sono inquieto. Al risveglio cerco di comportarmi come se nulla fosse, eppure so che nulla è come prima e mai lo sarà più. Potessi espiare per i miei peccati e per il male che ho fatto a tutta la mia gente lo farei. Se solo sapessi cosa fare per alleviare il dolore dei miei figli lo farei, ma sono impotente. Non ho forze morali da dare a nessuno, eccetto che con l'esempio. Per il resto mi sento come svuotato, un sacco senza sostanza e consistenza per restare ancora in piedi. Ho questo dono nelle mani che non conosco più e che ora temo per la potenza che ha mostrato senza il mio volere: mi spaventa il non sapere quando si manifesterà ancora. Non mi sento di usarlo nemmeno per accendere un fuoco, perché temo di vederlo ancora sfuggire al mio controllo. So che ci ha già salvato la vita in più occasioni e dovessi usarlo ancora lo farei, ma il non conoscere a fondo questo lato oscuro del Mio Dio, mi inquieta. Comunque, grazie al clima clemente e al tempo che si mantiene stabile, da quando siamo arrivati sulla riva di questo fiume non lo abbiamo ancora acceso. Ma se sarà necessario farlo, userò il mio dono per incendiare le pire dei nostri compagni. Loro non devono patire per la mia codardia. Nessuno, deve più patire per essa.
Ora sesta, terzo viaggio dSN
1° decade mese di Kimani
anno 627 dsdSI
Come temevo nella notte i tre famigli hanno ritrovato la pace raggiungendo in spirito il Loro Dio. È giunto il momento che i loro corpi vengano purificati con il fuoco, perché possano tornare a vivere ancora.
Carne, ombra e cenere compongono un uomo. Riunite in un'unica essenza in vita, dopo la morte devono essere separate affinché, finalmente libere, possano fluire ancora in nuova vita. Così ci hanno insegnato e così abbiamo insegnato. Finché sarò in vita io, così sarà.
Ora nona, quarto viaggio dSN
3° decade mese di Kimani
anno 627 dsdSI
Stamane è ricomparso lo sconosciuto.
È passata una luna esatta dall'ultima volta che l'abbiamo visto. Sia ringraziato il Padre di Tutti, è giunto appena in tempo, perché dubito che avrei potuto trattenere ancora buona parte dei miei figli dal partire per andare verso le sorgenti di questo fiume. Sono stanchi di stare fermi e vogliono fare qualcosa oltre a oziare tutto il giorno. Benché ogni giorno il cibo comparisse al limitare della foresta, lui non si era più fatto vedere dopo la sua venuta con la bellissima donna vestita di foglie e i miei figli più grandi già ironizzavano sulla situazione. Come temevo, la vista di una tale bellezza, il cibo abbondante e il riposo fisico, hanno risvegliato istinti che il pericolo prolungato aveva placato in tutti noi e molti di loro sperano di incontrare altre donne come la nostra visitatrice. Contano i giorni attendendo inutilmente la sua venuta e già chiamano questo periodo La Luna Perduta. A dire il vero, pure io devo ammettere di aver ripensato spesso al volto e al corpo di quella donna e sfido qualunque uomo sano che la veda anche una sola volta a non fare altrettanto. Ma torniamo a noi. Lo sconosciuto è arrivato alle prime luci dell'alba. Avevo appena terminato di lodare il Mio Dio, quando l'ho visto spuntare dalla foresta e venire verso di me. Portava a tracolla una bisaccia più voluminosa del solito e sembrava corrucciato. Ci siamo salutati cordialmente, poi ci ha contati. Siamo rimasti in quattordici: i miei nove figli, quattro famigli e io. Per fortuna stiamo tutti bene e la salute è ritornata anche a coloro che avevano piccole ferite superficiali. Ci ha fatto spegnere accuratamente tutti i fuochi e ha voluto che facessimo sparire anche le tracce dei falò. Fatto questo ci ha fatto raccogliere le poche cose che avevamo e ci ha fatto capire che dovevamo seguirlo. Abbiamo camminato lungo la sponda del fiume, discendendo il suo corso senza fretta. Dopo aver camminato per buona parte della giornata, siamo arrivati in un punto dove il grande fiume forma un'ansa ampia e larga e il terreno, zuppo d'acqua, diventa pesante e paludoso. Sembra una zona morta, molto umida, non ci sono alberi se non piccoli cespugli e canne di fiume altissime. Qui l'acqua scorre lenta e il terreno sembra come sospeso su di essa: a camminarci sopra si ha l'impressione di cadere: cede sotto il peso del passo, ribolle, ondula, ritornando intatto una volta passati oltre. La foresta è lontana e di legna ne vedo poca, comunque lo sconosciuto ci ha fatto segno di fermarci qua e ci ha mostrato come costruire dei ripari, tagliando e intrecciando le canne. Con un acciarino ci ha acceso un fuoco con la poca legna che ha trovato e ci ha invitati a cercarne altra: credo voglia farci capire che questo diventerà il luogo dove vivremo. Molti dei miei figli non sembrano entusiasti della prospettiva, ma se così sarà, almeno avremo un tetto sulla testa e un luogo dove tornare. Dalla bisaccia che portava a tracolla, lo sconosciuto ha tirato fuori cibo, un coltello grande per tagliare le canne e un pezzo di tessuto ottenuto intrecciando foglie e fibre da quelle piante: ce l'ha offerto, credo voglia farci capire come farci dei vestiti in sostituzione degli stracci che a malapena ci ricoprono. Da poco lo sconosciuto se ne è andato. Prima di partire mi ha salutato: ha indicato il sole che scendeva a occidente, poi il punto dove sorge al mattino a oriente. Ci siamo scambiato un sorriso prima che se ne andasse: credo che lo rivedremo domani, al sorgere del sole.
Ora nona, quinto viaggio dSN
3° decade mese di Kimani
anno 627 dsdSI
Come pensavo, questa mattina lo sconosciuto è comparso. Ha portato cibo e altro tessuto di fibre intrecciate che ha dato a Rataniel, poi ha controllato che ci fossimo tutti e che avessimo combustibile per il fuoco. Sembra aver apprezzato particolarmente la protezione in pietre che abbiamo fatto attorno al focolare. Dopo aver mostrato ad alcuni dei miei figli più giovani come tagliare le canne senza ferirsi le mani e ad altri come pescare con una rete che aveva portato seco, è venuto da me, si è seduto e ha iniziato a parlare. Indicava se stesso, me e le cose che avevamo accanto. La sua voce era aspra e le parole che pronunciava quasi impossibili da comprendere, però ho compreso all'istante che cercava di comunicare con me e la cosa mi ha riempito di gioia. Abbiamo passato tutta la mattinata a dirci e a ripeterci suoni e parole incomprensibili per entrambi, ma almeno è un inizio. Nel pomeriggio ha costruito con i ragazzi altre reti con le canne e a Rataniel ha mostrato erbe, foglie e radici curative. Si è allontanato dal campo più o meno alla medesima ora di ieri, indicando ancora il punto dove il sole sarebbe sorto l'indomani. Io gli ho risposto con un cenno affermativo della testa: spero abbia capito che ho compreso le sue intenzioni. Questo uomo è di intelligenza pronta e pieno di curiosità. Mi piace la sua compagnia, è vivace e affatto noiosa. Ho reso grazie al Signore Mio, l'Altissimo Padre di Tutti, per questi doni che ci ha inviato.
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