4d)ESODO
Guardia seconda, settimo viaggio dSN
2° decade mese di Sankale
anno 626 dsdSI
Approfitto di queste ore di attesa, per riposare un poco e tracciare qualche parola su questo foglio. In molti siamo già riuniti. Mancano ancora all'appello le Marche che arrivano da più lontano, i Lagunari e i Riparii di Sopra e di Sotto. Mi auguro che il loro ritardo sia dovuto soltanto alla distanza e agli inconvenienti del viaggio. In fondo la notte è stellata e la luna dopo l'eclissi è tornata luminosa. Non è un problema trovare la via, questa notte. Almeno questo è facile in queste ore, perché l'aria è fredda e pungente e il terreno su cui sediamo sporgente e scomodo. Il campo è silenzioso, non ci sono canti e risa, ma solo volti stanchi e piedi gonfi. Degli Un, per ora, nessun segno. Forse l'eclissi li ha spaventati per davvero. Speriamo, anche se dubito che Singaruk-ba-Balai si impressioni facilmente come i suoi guerrieri. Comunque, per questa notte, riparati come siamo dai Monti Bassi alle nostre spalle, ci concediamo il lusso di accendere i fuochi da campo, poi si vedrà. In fondo ne abbiamo tutti un gran bisogno: un minimo di conforto che ci dia ancora un' idea di casa, prima di essere gettati nell'ignoto. Ovunque io vada, incontro occhi smarriti e mani nervose. Sebbene le parole tentino di dare conforto mascherando la verità, siamo tutti impauriti e, per quanto l'eclissi sia stata uno spettacolo entusiasmante, la tristezza per quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle è palpabile in ognuno di noi. Solo qualcosa di tangibile come un fuoco da campo può dare quel senso di sicurezza che ora ci manca. Inoltre, ho scoperto che un pasto caldo, per quanto ridotto e povero, ha il potere di riempire di coraggio il cuore tanto quanto lo stomaco. Per cui rendiamo grazie all'Altissimo e non perdiamoci d'animo. Nonostante la nostra Marca sia partita per ultima, viaggiando in linea retta e non incontrando intoppi lungo la via, i Taurini sono arrivati tra i primi. Abbiamo camminato veloce e per quanto abbia avuto la possibilità di cavalcare per tutto il tempo, sono a pezzi. Non c'è muscolo del mio corpo che non implori riposo e desidero soltanto dormire. La mia scarsa attitudine alla vita all'aperto ha lasciato il segno sulla resistenza fisica e le sessanta primavere che pesano sulle mie spalle sono un ulteriore fardello che devo trascinarmi dietro. Ma nonostante questo non mi lamento, perché sono molti quelli che stanno peggio di me e per molti di essi temo che il Signore Nostro riceverà le anime prima dell'alba. Quello che più mi angustia è il sapere che non potremo in nessun modo portare i cadaveri con noi e nemmeno potremo santificare i loro corpi con il fuoco purificatore: saremo obbligati ad abbandonarli nella pianura, dopo averli seppelliti e calpestati per non lasciare traccia delle loro sepolture...
Mi avvisano ora che hanno avvistato le colonne dei Riparii e dei Lagunari avvicinarsi all'accampamento. Sia reso grazie al Padre di Tutti! Ora vado, altro lavoro mi attende prima di concedere il riposo del giusto alle mie ossa.
Ora nona, ottavo viaggio dSN
2° decade mese di Sankale
anno 626 dsdSI.
È stata un'altra giornata massacrante, inoltre abbiamo perduto tutte le nostre vacche, i buoi e i vitelli! Abbiamo perduto tutto, ora. Ogni cosa! Abbiamo avuta salva soltanto la vita e per questo rendiamo grazie all'Altissimo Luminoso. Tutte e nove le Marche sono al sicuro su questo costone di roccia da cui possiamo vedere tutta la pianura. Sotto di noi gli Un si dispongono in circolo. Si accampano anche loro.
È già quasi il tramonto, avremo ancora un paio di ore di luce poi saremo al buio. La giornata è stata limpida, quindi confido nella luna per avere un poco di luce, di cui tutti quanti abbiamo un gran bisogno. Fra la mia gente c'è sconforto e rassegnazione, per cui ho dato loro il permesso di accendere i fuochi anche per questa notte. Non avrebbe senso privarli di questo conforto, quando Singaruk-ba-Balai sa perfettamente dove siamo e dove vogliamo dirigerci. Ci ha quasi raggiunti nella pianura e per poco tutto il nostro piano falliva. Non so come abbia fatto, ma è riuscito ad attraversare il fiume prima di quanto credessi e ha portato con sé tutti i suoi guerrieri. Tutti i nostri presupposti di sparire senza lasciare traccia, si sono rivelati vani; tutti i nostri preparativi inutili. Ora nemmeno volessimo, potremmo tornare sui nostri passi. Da quando li abbiamo avvistati nella pianura, gli Un hanno dimostrato tutta la loro ferocia e determinazione nel volerci distruggere uno a uno. Molti dei nostri sono stati calpestati senza pietà dai loro cavalli. I ritardatari, gli anziani, i più deboli, tutti coloro rimasti indietro per qualche motivo, sono stati massacrati. Se non fosse stato per le mandrie che gli abbiamo lanciato contro, ci avrebbero sterminati tutti quanti prima di arrivare al sicuro nel canalone. Questa valle è stata la nostra salvezza, ma ha soltanto un ingresso e sbuca verso un unico colle che dovremmo raggiungere in due giorni di cammino. Ci siamo salvati mettendoci in trappola. A meno di tornare indietro ora che ci siamo salvati, non ci resta che continuare a salire verso la cima.
È stato difficile per la mia gente separarsi dai buoi, dalle vacche, dai vitelli, dalla loro esistenza intera e dalla vita tranquilla e agiata che quegli animali hanno sempre permesso loro di condurre, ma già dopo le poche ore che ci sono volute per arrivare su questo costone, risulta evidente che non sarebbe stato possibile portarle con noi. Avremmo comunque dovuto lasciarle. Su questo fondo pietroso è penoso anche per i cavalli avanzare senza rischiare di spezzarsi le zampe a ogni passo, inoltre salendo il foraggio per le mandrie sarebbe stato impossibile da trovare. Più in alto le montagne sono coperte di nuvole e in questo momento quasi certamente sulle cime nevica. Per quanto la maggioranza di noi sia gente di pianura che fino a pochi giorni fa detestava percorrere lunghe distanze, nessuno è così ingenuo da pensare che si tratterà di una passeggiata. Abbiamo tutti quanti messo in gioco la nostra vita con questa fuga, ma è ugualmente dura per coloro che hanno dovuto aizzare le mucche a correre lontano, a scappare verso gli Un per salvargli la vita: vederli così abbacchiati e tristi è difficile per me che ne sono soltanto il mandriano delle anime, figuriamoci per loro che hanno mangiato, dormito, gioito e disperato insieme a quelle bestie. Ogni tanto scorgo un sorriso amaro sulla bocca di quelli che più animosamente di altri le incitavano ad andarsene: spero che ripensino alla espressione sbigottita e spaventata di Singaruk quando si è visto travolgere, e quasi disarcionare, da vacche da latte e vitelli che non facevano paura a un neonato. Quello è stato un bel momento per tutti noi, ma quell'essere abominevole ha subito trovato il modo per farci pagare l'affronto che ha subìto: ha fatto riunire dai suoi tutte le mandrie sotto il costone che ci ha dato riparo e ha fatto uccidere a colpi di freccia cinquecento capi sotto i nostri occhi disperati, impotenti e inorriditi. Ne potevamo sentire l'agonia mentre si dissanguavano nella prateria. Ne udivamo i muggiti chiedendoci increduli come quegli esseri orribili potessero lasciarle soffrire in quel modo: un poco di pietà, per amore dell'Altissimo e Luminoso Padre di Tutti! Poi le grida di vittoria, il giubilo dei guerrieri Un per ogni facile colpo portato a segno su animali inermi! Infine i richiami di Singaruk! La sua maledizione su di noi.
Ancora mi vengono i brividi se ripenso alle sue parole:
-Anca- tek! Mio potente signore, ripaga quelle genti con il tuo potere! Accetta questo sacrificio in tuo onore, fa che quelle montagne siano la loro tomba!-
Poi le urla di giubilo dei suoi guerrieri alle sue parole. Domani senz'altro ci inseguiranno anche su questi monti, ma per il momento non si muoveranno da dove sono. Macelleranno e mangeranno le nostre bestie; si lorderanno e berranno il loro sangue, poi, domani, gonfi di potere, faranno di tutto per raggiungerci. Confido nel Signore Mio che i loro cavalli non ferrati incontrino i medesimi disagi dei nostri a salire su queste rocce e si convincano a lasciarci andare. Per maggiore sicurezza, quando sarà completamente buio, partiremo in silenzio, lasceremo il campo e cammineremo fino a dove potremo alla luce della luna. Abbiamo stabilito la formazione della colonna che, per quanto sarà possibile, manterremo per tutto il tragitto. Per non fare torto a nessuno, seguiremo la disposizione delle nostre genti lungo il Grande Fiume: per primi andranno i Taurini, poi gli Speziali, i Sabatini, i Rondelii, i Confinari e i Fluviali, i Riparii di Sopra e i Riparii di Sotto e per ultimi verranno i Lagunari.
Davanti a questa moltitudine ci saremo io e i miei nove figli che la precederanno per cercare i passaggi migliori per la colonna. Le mie mogli, le nuore e i nipoti, resteranno al sicuro con le altre donne, nel centro. Dietro di noi, all'accampamento resteranno i Lagunari e per tutta la notte si dedicheranno ai fuochi, badando che restino accesi anche quando ci seguiranno nella fuga, sperando che questo basti a ingannare le bestie Un. Forse è soltanto una mossa disperata di un popolo destinato a scomparire dalla faccia della terra. Può darsi! Ma noi, io, per intercessione del Sole Invitto, abbiamo una cosa che gli Un non hanno e non avranno mai, almeno fino a quando dipenderà da me consegnarglielo. Il sole scende in fretta oltre le cime, è quasi troppo buio per scrivere. Preferisco passare questi ultimi minuti di luce a guardarmi la terra che ho tanto amato e che probabilmente non rivedrò mai più. Addio, Terra dei Vitelli! Domani, il Sole sorgerà vedendoci altrove. Speriamo che questo non lo faccia infuriare.
Terza guardia, primo viaggio dSN
3° decade mese di Sankale
anno 626 dsdSI
Nevica, fa un freddo tremendo e da questa mattina sembra che le forze della natura si siano alleate contro di noi. Purtroppo molti bambini e tanti anziani, resi deboli dal freddo e dalla stanchezza, non si sono risvegliati dal sonno notturno. Ho fatto quello che ho potuto, il Dono del Fuoco ha difeso la maggioranza di coloro che hanno deciso di seguirmi, ma l'età e la stanchezza hanno provato anche il mio fisico: la luce che riuscivo a far scaturire dalle mie mani non era forte come speravo e il calore che si diffondeva da esse non era sufficiente a raggiungere quarantasettemilacinquecentododici persone. Tanti eravamo ieri sera. Le nove Marche degli Eridani ieri sera erano un popolo, ma almeno in mille si sono arresi nella notte. Tra di loro anche quattro dei miei nipoti più piccoli. Questa mattina tutta la colonna era un lugubre gemito di dolore e ognuno di quei morti era una ferita lacerante nella mia anima. Inoltre non potremo nemmeno sotterrarli: la neve e il gelo ci impediscono di scalfire il terreno. Dovremo lasciarli dove sono, seppelliti nella neve che li ha coperti nella notte. Anche se volessimo soltanto spostarli, rischieremmo di spezzarne i corpi, tanto sono fragili. Mi vergogno. Davanti ai morti, davanti ai parenti che mi chiedono una benedizione per i loro cari, ogni gesto che impartisco mi ricorda il mio fallimento come Grande Vecchio degli Eridani. Quando ci incamminiamo vengo subito seguito dai miei Taurini. Da quando siamo partiti non si allontanano da me un solo momento e mi dimostrano un affetto che rasenta la devozione. Come posso deludere così tante persone che mi danno così tanto? Almeno i Taurini pare che sopravvivano meglio rispetto agli altri; sono forti, fiduciosi e in salute, anche se il cibo scarseggia per tutti e pure loro hanno perduto molti dei più deboli. Forse il Potere del Fuoco, il calore che per buona parte della notte riesco a elargire come una coperta sopra al mio popolo, protegge meglio coloro che mi sono più vicini, rispetto a quelli più lontani. Vorrei conoscere di più del mio dono, vorrei poter fare di più, ma non posso.
Mi sento responsabile di tutti e vorrei salvarli tutti, ma abbiamo poco cibo, il freddo aumenta man mano che saliamo e manca almeno una giornata intera prima di arrivare al colle. Procediamo troppo lenti, la neve ci intralcia. Siamo in ritardo di due giorni, i cavalli sono morti di freddo e li abbiamo mangiati, ma almeno gli Un hanno smesso di seguirci e sono tornati indietro. Il Setmin dei Lagunari ci ha fatto sapere che da ieri sera non ne hanno più visti. Sia lode all'Altissimo! Tra poco farà chiaro, faremo la conta di quelli che non si risveglieranno e partiremo. I miei figli mi hanno detto che più avanti la valle si restringe tra due ripide pareti di roccia che si perdono nelle nuvole tanto sono alte. Dovremo fare attenzione in quel punto, speriamo che in alto non ci sia troppa neve.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top